L’Italia è oggi un freno all’integrazione europea?
7 Maggio 2014 di Mauro Varotto
Al termine del libro sulla false verità che si sono costruite attorno all’Unione europea, che ho presentato ieri, Lorenzo Bini Smaghi si chiede che cosa impedisca oggi all’Europa di raggiungere un livello di integrazione economica e politica ben maggiore di quello attuale.
La risposta dell’autore è immediata: l’Italia.
Cito testualmente alcuni stralci, dalle pagine 172-174 del libro:
“L’Italia è diventata il perno su cui poggia il destino dell’Europa, per una serie di motivi.
Innanzitutto la dimensione. L’Italia è la terza economia dell’euro. Qualsiasi sviluppo che ci riguarda produce inevitabili effetti di contagio sul resto del sistema. Se l’Italia si riprende, si riprende tutta l’area dell’euro. Se l’Italia non si riprende, rischia di trascinare con sé l’intero continente (…). Perciò l’Italia è sotto continua osservazione dei governi, dei mercati finanziari, delle istituzioni internazionali.
Il secondo motivo è che l’Italia sta attraversando una crisi che dura ormai da anni. I dati sono inconfutabili. Già prima della crisi globale, era il paese che cresceva di meno al mondo, dopo Haiti, per effetto di una produttività stagnante e di un sistema economico ingessato (…).
Il terzo motivo, che colpisce soprattutto chi guarda al paese da fuori, è la crescente avversione nei confronti delle istituzioni europee. Dall’essere uno dei paesi più favorevoli all’Europa l’Italia è diventata uno dei più euroscettici”. [Uno dei motivi] è “la diffusa tendenza del paese a dare la colpa dei propri mali agli altri (…).
La principale fonte di preoccupazione di chi guarda all’Italia dall’esterno – dai governi alle istituzioni internazionali, dagli investitori ai commentatori – è proprio l’incapacità del paese di capire che i problemi sono soprattutto di origine interna. E che per risolverli c’è bisogno di profonde riforme che incidano in modo radicale sul sistema economico. Per riprendere a crescere non c’è altra via che quella di eliminare gli ostacoli che deve superare quotidianamente chi vuole intraprendere e creare posti di lavoro.
Fin quando l’Italia non cambia, è difficile che si possano creare i presupposti per fare significativi passi avanti nel processo di integrazione europea”.