Un indice di competitività dei Paesi e delle Regioni dell’Unione europea

19 giugno 2014 di Mauro Varotto

Il Forum economico mondiale (World Economic Forum) di Ginevra, dal 1979 pubblica regolarmente delle relazioni che valutano i diversi aspetti che concorrono alla competitività delle economie dei Paesi dell’Unione europea.

Qualche giorno fa, il 10 giugno, ha pubblicato il secondo report biennale di valutazione della competitività dei 28 Paesi dell’Unione, misurata sulla base dei progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia “Europa 2020” e dalle sue sette iniziative-faro, già ampiamente descritti in precedenti articoli.

Il report cade in un momento di transizione, sia istituzionale che politica, dell’Unione europea: oltre al rinnovo, entro l’anno, delle principali Istituzioni (l’elezione del Parlamento europeo è appena avvenuta; il rinnovo della Commissione europea e l’elezione Presidente del Consiglio europeo sono previsti in autunno), è in atto anche la revisione della stessa strategia “Europa 2020”.

Esso rappresenta, quindi, un’occasione di riflessione per individuare, sulla base di un insieme di importanti dati aggiornati, le riforme strutturali e le azioni più idonee per liberare il potenziale di crescita dell’Unione europea e dei suoi singoli Stati membri e per ridefinire il ruolo dell’Europa in un mondo post-crisi ben diverso da quello in cui eravamo abituati a vivere fino a qualche anno fa.

Bisogna anche aggiungere che, considerata la natura del “Forum”, una fondazione finanziata da centinaia di imprese multinazionali associate, leader nel proprio settore o nel proprio Paese, è altresì chiaro che il rapporto rappresenta uno strumento essenziale anche per le decisioni di investimento di tali imprese, poiché mette in evidenza, in modo oggettivo e indipendente da influenze  politiche, i punti di forza e di debolezza dei singoli sistemi economici nazionali.

Infatti, il “The Europe 2020. Competitiveness Report” mette a confronto le economie dei 28 Paesi dell’Unione europea – e di alcuni Paesi non europei delle economie più avanzate e di quelle emergenti – attorno alle tre priorità della strategia “Europa 2020” e ai progressi nella realizzazione delle riforme e delle iniziative previste dalle sette iniziative faro:

  • il grado di “crescita intelligente” è valutato in base a 51 indicatori relativi a quattro dimensioni chiave: qualità dell’ambiente in cui operano le imprese, grado di diffusione e utilizzo delle tecnologie digitali, capacità di innovazione e qualità dei sistemi di istruzione e di formazione;
  • il livello di “crescita inclusiva” è valutato sulla scorta di 13 indicatori relativi a due dimensioni chiave, occupazione e mercato del lavoro e la situazione sociale (in termini di accesso ai servizi di base; indice di povertà; mobilità sociale, ecc.);
  • il grado di “crescita sostenibile“, valutato in base a 7 indicatori relativi alla dimensione chiave della sostenibilità ambientale (dalla produzione di gas serra, alla qualità dell’ambiente naturale, ecc.).

La graduatoria generale vede l’Italia ferma al 21° posto tra i 28 Paesi dell’Unione europea, conservando, nonostante il calo del punteggio, la stessa posizione del 2012, come si può leggere nella seguente tabella.

 

Fonte: WEF, The Europe 2020 Competitiveness Report, 2014 Edition

Fonte: WEF, The Europe 2020 Competitiveness Report, 2014 Edition

 

Nell’asse “Crescita intelligente” della strategia “Europa 2020” l’Italia si colloca al 20° posto tra i 28 Paesi dell’Unione; nell’asse “Crescita sostenibile” al 19° posto; infine, nell’asse “Crescita inclusiva”, i cui parametri di valutazione si basano sul mercato del lavoro e sui servizi alle persone, l’Italia è all’ultimo posto.

Quali i principali “mali” dell’economia italiana? La mancanza di libera concorrenza, in molti settori economici, l’eccesso di burocrazia e di regole che gravano sulle imprese, lo scarso sfruttamento del potenziale di innovazione dell’ambiente imprenditoriale e la scarsa spesa in ricerca e sviluppo; la scarsa qualità dei sistemi di istruzione e formazione, soprattutto di livello universitario; infine, un mercato del lavoro inefficiente, in cui costo del lavoro e produttività viaggiano separatamente.

Nonostante la bassa performance complessiva, l’Italia ha ancora alcuni punti di forza, fondati, soprattutto, sul  ruolo dell’impresa: il sistema dei distretti industriali; la diffusa e ricca imprenditorialità; un buon potenziale di innovazione, che è alla base della sua capacità di competere sui mercati europei e internazionali sulla base dei prodotti e processi unici, piuttosto che su bassi costi o su disponibilità di risorse naturali.

 

La competitività delle singole regioni dell’Unione europea

Un dato interessante emerge dalla medesima analisi condotta confrontando la competitività delle regioni dell’Unione europea, attraverso la valutazione del grado di raggiungimento degli obiettivi della strategia “Europa 2020”.

Nell’immagine seguente si possono notare, in azzurro, le Regioni più competitive dell’Unione europea, quelle in cui i parametri di crescita fissati dalla strategia “Europa 2020” sono sostanzialmente stati raggiunti.

In verde, le Regioni che si trovano a metà strada, ma che sono fortemente motivate a raggiungere livelli di competitività elevati.

Infine, in arancione, le Regioni meno competitive, quelle in cui gli obiettivi di sviluppo di “Europa 2020” sono ancora ben lontani dall’essere raggiunti.

 

Fonte: WEF, The Europe 2020 Competitiveness Report, 2014 Edition

Fonte: WEF, The Europe 2020 Competitiveness Report, 2014 Edition

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Il Forum economico mondiale (World Economic Forum, abbreviato in WEF) è una fondazione senza fini di lucro, con sede in Svizzera, a Ginevra, sorta nel 1971 per iniziativa dell’economista Klaus Schwab, con il contributo della Commissione europea e delle associazioni industriali europee, nonché di numerose imprese multinazionali.

La fondazione è famosa perché organizza ogni inverno, a Davos, un incontro tra rappresentanti di primo piano della politica e dell’economia internazionale, per riflettere sulle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare.

Il motto del World Economic Forum, infatti, è “Committed to Improving the state of the World (impegnato a migliorare lo stato del mondo)”.

La fondazione opera anche come un think tank e pubblica numerosi documenti di approfondimento, sotto forma di report e analisi di scenario, sui temi della crescita economica, della finanza, della sostenibilità ambientale, dello sviluppo sociale e della salute: a esempio, dal 1979, il Global Competitiveness Report sulla competitività dei Paesi: dal 2001 il Global Information Technology Report sulla disponibilità di tecnologie informatiche e il Global Gender Gap Report sull’uguaglianza di genere; dal 2006, il Global Risks Report sui principali rischi globali; dal 2007, il Travel and Tourism Competitiveness Report sulla competitività dei trasporti e nel turismo; dal 2008, il Financial Development Report per la valutazione e il miglioramento dei sistemi finanziari, e, infine, il Global Enabling Trade Report per promuovere il commercio internazionale.

Il “The Europe 2020. Competitiveness Report. 2014 Edition”, è disponibile nel sito internet del Forum.

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