Che cosa pensano i cittadini europei dell’Unione europea? E gli italiani?

6 agosto 2014 di Mauro Varotto

La Commissione europea ha pubblicato i risultati dell’81^ indagine “Eurobarometro standard”, condotta, tra il 31 maggio e il 14 giugno 2014, attraverso colloqui individuali con 32.689 cittadini suddivisi tra 34 paesi europei: i 28 Stati membri dell’Unione europea, i cinque Paesi candidati all’adesione (ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Turchia, Islanda, Montenegro e Serbia) e la comunità turco-cipriota nella parte del paese, non controllata dal governo della Repubblica di Cipro.

Si tratta del primo sondaggio di opinione realizzato dopo le ultime elezioni del Parlamento europeo, avvenute lo scorso maggio: quindi, rappresenta un test significativo per conoscere ciò che gli europei pensano dell’Unione europea.

Tra i dati più significativi, vi è un deciso incremento del numero di cittadini che ritengono che la propria voce conti nell’Unione europea, che è salito dal 29% nel novembre 2013 al 42% dopo le elezioni europee: si tratta del valore più alto mai raggiunto da quando questa domanda è stata inserita, dieci anni fa, nel sondaggio Eurobarometro standard.

Gli italiani rappresentano una eccezione rispetto alla media europea: assieme alla Lettonia, siamo il Paese con il minor numero di persone (19% rispetto al 42% della media europea) che crede che la propria voce conti qualcosa in Europa.

Nella percezione di non contare nulla in Europa, quanto pesano la scarsa formazione e l’ancor più scarso “peso” dei nostri rappresentanti, non solo politici, nelle Istituzioni dell’Unione europea?

 

Altro dato rilevante riguarda il senso di appartenenza all’Unione europea: il 65% dei cittadini europei si sente a pieno titolo cittadino dell’Unione europea, rispetto al 59% dell’ultima indagine Eurobarometro dell’autunno scorso.

Anche sotto questo profilo, gli italiani – in compagnia con i cittadini della Bulgaria – sono in controtendenza: solo il 47% degli intervistati italiani si sente cittadino dell’Unione, mentre il 50% non si sente affatto cittadino europeo (rimane un 3% che non sa come sentirsi).

Gli italiani si sentono meno cittadini europei addirittura degli scettici inglesi!

In questa percezione di “estraneità” verso l’Unione europea, i suoi valori, le sue istituzioni e le sue politiche, quanto conta il “vizio” della nostra classe politica che, di fronte ai problemi e alle difficoltà, invece di risolverli, scarica le responsabilità sull’Europa, come ho scritto in un post precedente?

 

Questo dato è ancor più significativo se collegato alla percentuale di italiani che dichiara di conoscere i diritti di cui gode come cittadino dell’Unione europea: siamo gli ultimi in Europa, con il 64% degli italiani che dichiara, candidamente, di non avere la benché minima idea di quali siano i diritti che gli conferisce l’appartenenza all’Unione europea.

Eppure, siamo il Paese in cui vi è il maggior numero di “cattedre” universitarie che “dicono” di insegnare il diritto dell’Unione europea (ne ho personalmente contate “centinaia e centinaia”, anche in facoltà e dipartimenti in cui sembrerebbe un insegnamento non proprio pertinente) e anche il Paese in cui circola il maggior numero di “false verità” sulla stessa Unione, come ha evidenziato un autorevole economista in una recente pubblicazione, qui recensita.

 

Tra i tanti temi affrontati dall’ultima indagine Eurobometro, per i quali rinvio alla lettura del rapporto integrale, vorrei evidenziarne ancora uno: il sostegno all’euro.

La fiducia nella nostra moneta unica è in forte aumento: in 22 Stati membri su 28 (quindi, anche nei Paesi dove l’euro non è ancora la moneta ufficiale), la maggioranza assoluta dei cittadini è a favore dell’euro, compreso il 54% dei cittadini italiani.

Persino in Grecia, dopo il fallimento pilotato dello Stato e la cura “lacrime e sangue” a cui è stato sottoposto dalla “troika”, la fiducia nell’euro è in crescita del 5% rispetto all’autunno scorso: oggi, quasi il 70% dei cittadini greci si dichiara favorevole all’euro, dimostrando di essersi reso conto che il ritorno alla dracma sarebbe stata una scelta sbagliata e con effetti molto più negativi del programma di risanamento economico sin qui condotto.

 

Infine, come vedono i cittadini intervistati il futuro dell’Unione europea? Dopo le elezioni del nuovo Parlamento europeo, più della metà delle persone intervistate (il 56%) ha una visione ottimistica sul futuro dell’Unione europea, con un incremento del 5% rispetto all’autunno, mentre solo due persone su cinque non condividono del tutto tale opinione.

Ancora una volta, gli italiani intervistati risultano essere tra i meno ottimisti sul futuro dell’Unione: solo il 48% vede un futuro positivo per l’integrazione europea, contro il 46% che vede un futuro totalmente negativo.

Questa sembra una percezione legata soprattutto alla attuale situazione economica del nostro Paese: se è vero, da un lato, che il 63% degli italiani intervistati da Eurobarometro si dichiara soddisfatto del proprio tenore di vita nell’Unione europea, la quasi totalità degli italiani (94%) vede in maniera decisamente negativa la situazione economica dell’Italia, anche in prospettiva futura, a differenza della maggioranza degli europei che, per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria sette anni fa, ritiene che la situazione economica, nei prossimi 12 mesi, migliorerà o, comunque, non peggiorerà.

 

Dopo la lettura di questi dati mi chiedo se davvero noi italiani siamo “europei” solo quando conviene e solo quando le cose vanno bene per noi.

Il nostro è solo un europeismo di facciata?

Da Paese “fondatore” dell’Unione europea siamo diventati un ostacolo a una maggiore integrazione politica tra i Paesi europei, come sostengono autorevoli osservatori?

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

L’indagine “Eurobarometro standard” è stata istituita nel 1973. Ogni indagine è costituita da oltre 1.000 interviste faccia a faccia per ciascun Paese, realizzate in primavera e in autunno. I report vengono pubblicati due volte all’anno.

Accanto all’indagine standard, esistono anche indagini “speciali” su temi specifici e indagini “flash”, basate su interviste telefoniche, e studi qualitativi molto approfonditi.

I risultati di tutte le indagini Eurobarometro, sono disponibili sulle pagine web dedicate, nel sito della Commissione europea.

 

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