La partecipazione dei ricercatori italiani ai programmi dell’Unione europea sulla ricerca di frontiera
9 settembre 2014 di Mauro Varotto
Dal 2007 al 2013, il Consiglio europeo della ricerca (CER) ha gestito il programma “Idee”, un fondo dell’Unione europea di oltre 7,5 miliardi di euro, destinato al sostegno della “ricerca di frontiera”, svolta su iniziativa dei ricercatori in tutti i settori scientifici, tecnici e accademici, su temi scelti liberamente dai ricercatori stessi: sono stati approvati e finanziati 4.500 progetti di ricerca, selezionati tra le oltre 43.000 proposte progettuali pervenute da tutta Europa.
Quale ruolo hanno avuto i ricercatori e le istituzioni di ricerca italiane?
Il programma specifico “Idee”
Per rispondere alla domanda, è prima necessario fornire un rapido inquadramento del programma specifico “Idee”.
Adottato nell’ambito del Settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013), il programma aveva la specifica finalità di promuovere, come si è anticipato, la “ricerca di frontiera”, termine che indica una nuova concezione della ricerca fondamentale: una ricerca che si spinge ai limiti e oltre i limiti della comprensione comune, diventa un’avventura intrinsecamente rischiosa, penetrando in nuovi e impegnativi settori e caratterizzandosi per l’assenza di limiti disciplinari.
Le sovvenzioni del CER erano aperte a tutti i ricercatori e le équipe di ricercatori, senza distinzione di età, sesso o provenienza, che lavoravano in Europa, ed erano rivolte a tutte le discipline di ricerca, suddivise, ai fini statistici, in tre grandi aree principali: fisica e ingegneria, scienze della vita, scienze sociali e umane.
Sono stati due i principali sistemi di sovvenzione dei ricercatori alla base del programma:
- sovvenzioni di avviamento (Starting Grant), destinate ai ricercatori nella fase iniziale della loro carriera, allo scopo di offrire condizioni di lavoro che consentano loro di diventare responsabili di progetto indipendenti. Nel 2013, il grande numero di domande ha indotto il CER a suddividere queste sovvenzioni in due distinti inviti a presentare proposte: “sovvenzioni di avviamento” (Starting Grant) per i ricercatori in attività da 2 a 7 anni, dopo il conseguimento del dottorato di ricerca; sovvenzioni “di consolidamento” (Consolidator Grants), rivolte ai ricercatori in attività da 7 a 12 anni, sempre dal conseguimento del dottorato di ricerca;
- sovvenzioni destinate a ricercatori esperti (Advanced Grant), concepite per sostenere i responsabili di ricerca di punta e di fama, fornendo loro i mezzi necessari per continuare il lavoro delle loro équipe, alla ricerca di nuovi progressi nella loro linea di ricerca.
Nella fase finale del programma “Idee”, sono stati istituiti anche altri due tipi di sovvenzioni:
- sovvenzioni “Sinergia” (Synergy Grants), istituite nel 2012 e destinate a piccoli gruppi di ricercatori e alle loro équipe. Si rivolgono non a consorzi, ma a singoli ricercatori con competenze, conoscenze e risorse complementari che consentono loro di affrontare congiuntamente problematiche di ricerca alle frontiere della conoscenza, andando ben al di là di quanto i singoli ricercatori potrebbero realizzare da soli;
- sovvenzioni per la “verifica teorica” (Proof of Concept), una nuova modalità di finanziamento introdotta nel 2011, offerta ai titolari di sovvenzioni del CER, per determinare la capacità di innovazione di idee derivanti da progetti già finanziati, cercando di colmare un deficit di finanziamento nella primissima fase di un’innovazione.
Le sovvenzioni sono state assegnate dal CER sulla base di inviti a presentare proposte: la procedura di presentazione delle domande era articolata in un’unica fase, nella quale i proponenti dovevano presentare una proposta completa; la successiva procedura di valutazione era articolata in due fasi.
Le proposte erano esaminate sulla base del solo criterio della qualità scientifica (“eccellenza”), accertata per mezzo di valutazioni inter pares; l’accento veniva posto su progetti interdisciplinari e multidisciplinari, a rischio elevato e di natura pionieristica, condotti sia da nuovi gruppi, comprendenti la nuova generazione di ricercatori, che da gruppi di ricerca consolidati.
Le sovvenzioni erano concesse alle proposte migliori in base alla disponibilità di bilancio.
Le istituzioni di ricerca dell’Italia non attraggono ricercatori …
In generale, la maggior parte dei beneficiari delle sovvenzioni del CER sono stati cittadini del Paese della struttura di ricerca che li ospitava.
Tuttavia, come si può osservare dal seguente grafico, in numeri assoluti, il Regno Unito è risultato il Paese europeo che ha ospitato il più grande gruppo di ricercatori stranieri beneficiari delle sovvenzioni (426), seguito dalla Svizzera (237). Si tratta dei Paesi europei che attraggono più ricercatori. Al contrario, i Paesi che esercitano una minore capacità di attrazione sui ricercatori stranieri sono la Grecia (3%), l’Ungheria (8%) e l’Italia (9%).
Lo stesso grafico mostra anche un’altra tendenza: i ricercatori di alcuni Paesi preferiscono lavorare all’estero piuttosto che in casa loro. Si tratta di circa il 55% dei beneficiari greci, austriaci e irlandesi, i quali hanno preferito svolgere le attività di ricerca in sedi ubicate in Paesi esteri. I numeri assoluti sono molto elevati per Germania e Italia, con, rispettivamente, 253 e 178 ricercatori beneficiari di sovvenzioni del CER, ospitati in strutture di ricerca estere.
… ma i ricercatori italiani sono i più numerosi nelle équipe di ricerca europee
Tuttavia, i risultati relativi al programma “Idee”, oltre a rivelare la scarsa attrattività delle istituzioni di ricerca italiana, svelano anche un altro dato molto significativo.
Se si analizza la distribuzione per nazionalità dei membri delle équipe di ricerca sovvenzionate dal CER (indipendentemente dai Paesi in cui sono ubicate le istituzioni di ricerca ospitanti), si scopre che, in un campione di quasi 1.000 équipe di ricerca analizzate, i ricercatori italiani, tedeschi e francesi sono i più numerosi.
Il grafico è eloquente: l’Italia invia un gran numero di “cervelli” nel resto d’Europa (e del mondo).
Il fenomeno è stato ben descritto nella bozza di “Programma Nazionale della Ricerca 2014-2020”, presentato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca nei mesi scorsi, dove si legge:
“Il sistema della ricerca italiana è affetto, da qualche anno, da un’emorragia apparentemente inarrestabile, che non è compensata dall’attrazione dall’estero di ricercatori di pari talento e qualità. A titolo di significativo esempio si può prendere l’andamento della proporzione di vincitori italiani degli Starting Grants dello European Research Council (la forma di finanziamento riservata alle fasce più giovani) che hanno scelto di svolgere la loro attività all’estero: inferiore al 20% nel 2010, ha raggiunto quasi il 50% nel 2012, ed è risultata prossima al 60% nel 2013. Questi dati, si badi bene, non hanno nulla a che vedere con un virtuoso processo di mobilità, che, per definizione, dovrebbe presentare un equilibrio fra ingressi e uscite (come peraltro accade in altri paesi): per quanto riguarda l’Italia, gli ingressi sono quantitativamente trascurabili, se non inesistenti”.
Quanti progetti di ricerca di frontiera sono stati sovvenzionati dal CER in Italia?
Ogni progetto finanziato dal CER ha un ricercatore principale, il quale è ospitato presso una istituzione di ricerca (università, ente o centro di ricerca), ubicata in un determinato Paese partecipante al programma dell’Unione europea (Ue o extra-UE).
Quasi 600 istituzioni di ricerca, ubicate in 29 paesi, sia Stati membri dell’Unione europea che Paesi associati al programma “Idee”, hanno ospitato almeno un ricercatore beneficiario delle sovvenzioni del CER, assegnate tra il 2007 e il 2013.
Tuttavia, anche se i progetti sono proposti da équipe di ricerca composte da ricercatori che operano in diversi Paesi e anche se circa la metà dei membri delle équipe di ricerca sovvenzionate è di nazionalità diversa rispetto al ricercatore principale, le statistiche relative ai progetti valutati e ai progetti finanziati sono formulate imputando il singolo progetto al solo ricercatore principale e alla sede di ricerca in cui è ospitato.
Il sito web del CER, quindi, consente di ricavare i dati relativi ai progetti di ricerca di frontiera proposti da ricercatori principali ospitati presso istituzioni di ricerca ubicate in Italia, a prescindere dalla nazionalità dei ricercatori.
I dati disponibili riguardano le due principali tipologie di sovvenzione di cui si è scritto prima: le sovvenzioni di avviamento (Starting Grant), e, nel solo 2013, le sovvenzioni “di consolidamento” (Consolidator Grants); le sovvenzioni destinate a ricercatori esperti (Advanced Grant).
Sovvenzioni di avviamento (Starting Grant)
Dal 2007 al 2013, i progetti presentati da ricercatori nelle fasi iniziali della carriera, operanti in istituzioni di ricerca con sede in Italia, e valutati dal CER, sono stati 3.520, il 14% del totale delle domande valutate: 1.684 progetti nel settore della fisica e ingegneria, 1.196 nel settore scienze della vita e 640 nel settore delle scienze sociali e umane. Il numero di proposte progettuali provenienti dall’Italia, in termini assoluti, è stato molto elevato, inferiore solo al Regno Unito (4.067 proposte progettuali valutate) e superiore alle proposte provenienti dalla Germania (3.017).
Tuttavia, i progetti dei ricercatori che operano in istituzioni di ricerca italiane, approvati e finanziati, al termine della procedura di valutazione, sono stati solo 124 (il 5% dei 2.332 progetti approvati e finanziati dal CER): 62 nel settore della fisica e ingegneria, 29 nel settore delle scienze della vita e 33 nel settore delle scienze sociali e umane.
Quindi, il tasso di successo delle proposte progettuali provenienti dall’Italia è stato di appena il 3,8% (meno di 4 progetti ogni 100 hanno superato la fase di valutazione).
Il che può avere due significati: o le idee presentate erano di scarsa qualità, oppure erano ottime idee ma presentate male.
Nella graduatoria del numero di progetti approvati e finanziati dal CER, l’Italia risulta all’8° posto tra tutti i Paesi partecipanti, dopo il Regno Unito (498 progetti approvati, con un tasso di successo del 12%, il triplo dell’Italia), la Germania (328 progetti approvati, con un tasso di successo dell’11%), la Francia (315 progetti approvati su 2.109 proposti, pari al 15% di successi), i Paesi Bassi (192 progetti su 1.693 proposti, pari al 11%), Svizzera (147 progetti approvati su 739 candidati, pari al 20%), Israele (142 progetti approvati su 707 presentati, con il 20% di successi), Spagna (135 progetti approvati su 2.124, pari al 6% di successi).
Sovvenzioni di consolidamento (Consolidator Grants)
Nel 2013, unico anno in cui sono state assegnate le “sovvenzioni di consolidamento”, i progetti presentati da giovani ricercatori operanti in istituzioni di ricerca con sede in Italia, e valutati dal CER, sono stati 336 (il 9% del totale dei progetti valutati): 173 nel settore della fisica e ingegneria, 82 nel settore scienze della vita e 81 nel settore delle scienze sociali e umane.
Sono state presentate più proposte solo dal Regno Unito (690), dalla Spagna (431) e dalla Germania (429).
I progetti approvati e finanziati in Italia sono stati 20, poco più del 6% dei 311 progetti approvati e finanziati nel complesso a livello europeo: 10 nel settore fisica e ingegneria, 8 nel settore scienze della vita e 2 nel settore delle scienze sociali e umane.
Il tasso di successo delle proposte progettuali provenienti dall’Italia è stato di appena il 6%.
Nella graduatoria del numero di progetti approvati e finanziati dal CER, l’Italia compare al 6° posto tra tutti i Paesi partecipanti, dopo Regno Unito (60 progetti approvati), Germania (43), Francia (42), Paesi Bassi (29) e Svizzera (23).
Sovvenzioni destinate a ricercatori esperti (Advanced Grant)
Dal 2007 al 2013, i progetti presentati da ricercatori esperti, operanti in istituzioni di ricerca con sede in Italia, e valutati dal CER, sono stati 1.498 (il 12% del totale dei progetti valutati): 662 nel settore della fisica e ingegneria, 445 nel settore scienze della vita e 391 nel settore delle scienze sociali e umane.
Come nel caso delle sovvenzioni di “avviamento”, anche questa tipologia di sovvenzioni ha visto provenire dall’Italia un numero di proposte progettuali inferiore solo a quelle del Regno Unito (2.393 proposte) e superiore alle proposte provenienti dalla Germania (1.256).
Tuttavia, i progetti approvati e finanziati in Italia sono stati appena 107, il 6% dei 1.708 progetti complessivamente finanziati dal CER: 42 nel settore fisica e ingegneria, 32 nel settore scienze della vita e 33 nel settore delle scienze sociali e umane.
Il tasso di successo delle proposte progettuali provenienti dall’Italia è stato ancora molto basso: appena il 7%.
Nella graduatoria del numero di progetti approvati e finanziati dal CER, l’Italia si colloca ancora al 6° posto tra tutti i Paesi partecipanti, dopo il Regno Unito (402 progetti approvati), la Germania (244 progetti approvati), la Francia (213 progetti approvati), la Svizzera (152) e i Paesi Bassi (137).
Conclusioni
Considerato il successo del programma “Idee”, nell’ambito del programma quadro di ricerca e innovazione “Orizzonte 2020”, nel periodo dal 2014 al 2020 il CER gestirà oltre 13 miliardi di euro, quasi il doppio del precedente programma: fondi destinati a rafforzare l’eccellenza, il dinamismo e la creatività della ricerca europea.
Il CER assegnerà finanziamenti attraenti e flessibili per consentire a singoli ricercatori creativi e di talento, e alle loro équipe, di esplorare le vie più promettenti alle frontiere della scienza, sulla base di una concorrenza di livello unionale.
Queste risorse possono rappresentare per l’Italia o un’ulteriore emorragia di ricercatori e di talenti, attratti da istituzioni di ricerca di altri Paesi europei che sembrano offrire condizioni di lavoro, strutture e attrezzature, opportunità di carriera più invitanti, oppure può essere l’opportunità per valorizzare i ricercatori italiani e la loro creatività e, soprattutto, per attrarre ricercatori di altri Paesi.
Per ora, non resta che osservare che il modestissimo obiettivo di spesa in ricerca e sviluppo che si è data l’Italia per il 2020 – l’1,53% del PIL, rispetto all’obiettivo europeo del 3% fissato dalla strategia “Europa 2020” – e i limitati stanziamenti destinati alla ricerca dal nostro Governo e dalle nostre Regioni nell’ambito dei Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020, sono un chiaro segnale che chi ci governa e ci rappresenta non ha ancora capito a fondo l’importanza fondamentale che riveste la ricerca di base nella scienza e nella tecnologia per il benessere sociale ed economico del nostro Paese.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Il CER è stato istituito con una decisione della Commissione europea del 2 febbraio 2007, è composto da un consiglio scientifico indipendente ed è assistito da una struttura esecutiva ad hoc, l’Agenzia esecutiva del Consiglio europeo della ricerca (ERCEA).
Le statistiche sui progetti sovvenzionati sono pubbliche e disponibili nel sito web del CER.
La relazione è integrata da una relazione del Consiglio europeo della ricerca sull’attuazione scientifica e sulle realizzazioni del programma nel corso del 2013 e nel periodo 2007-2013:
European Research Council, Annual Report on the ERC activities and achievements in 2013, (2014)