L’Italia è un Paese fondatore o affondatore dell’Unione europea?

18 ottobre 2014 di Mauro Varotto

L’Italia è uno dei sei Paesi fondatori delle Comunità europee. Eppure, dopo oltre sessant’anni di partecipazione al processo d’integrazione europea, invece di essere uno dei Paesi che meglio incarna lo spirito e il progetto dell’Europa unita, invece di essere uno dei motori principali nella “creazione di un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa”, esempio e guida soprattutto per i Paesi di più recente adesione, ci ritroviamo a essere il Paese più negligente nel rispetto e nell’applicazione del diritto dell’Unione europea.

Persino i dieci Paesi dell’Europa centrale e orientale, che sono entrati a far parte dell’Unione solo tra il 2004 e il 2007, dopo decenni di dittatura e di assenza di democrazia, sono di gran lunga più rispettosi e più corretti di noi italiani nei confronti dell’Unione europea e delle sue regole: questi Paesi, ultimi arrivati, ci fanno da esempio non solo nella corretta applicazione delle norme unionali, aspetto al quale è dedicato questo articolo, ma anche in altri ambiti, quali il contributo agli obiettivi di sviluppo fissati dall’agenda “Europa 2020” e l’efficiente ed efficace utilizzo dei fondi dell’Unione.

La realtà di un’Italia “ultima della classe” anche nel rispetto dei doveri che si è liberamente assunta aderendo all’Unione europea (ma sempre in prima fila nel reclamare presunti “diritti” a ottenere dall’Unione deroghe, proroghe, surroghe, aiuti e finanziamenti a pioggia), emerge scorrendo la “31^ Relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’Unione europea”, pubblicata l’1 ottobre scorso dalla Commissione europea, la quale, come è noto, in base ai Trattati istitutivi, ha il compito di controllare che gli Stati membri osservino gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione europea, in particolare, che procedano a un recepimento completo e corretto delle direttive e a una adeguata applicazione del norme unionali nei diversi settori.

Ecco i principali risultati presentati dalla relazione della Commissione, aggiornati al 31 dicembre 2013.

Ritardi nel recepimento delle direttive dell’Unione europea

I ritardi nel recepimento delle direttive continuano a rappresentare il principale problema dell’Unione europea, poiché rallentano l’attuazione delle politiche comuni.

Nella seguente tabella è indicato il numero di procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea contro gli Stati membri per il ritardato recepimento di direttive, suddiviso per Stato membro, al 31 dicembre 2013, indipendentemente dall’anno in cui è stata avviata la procedura stessa.

L’Italia risulta non aver recepito 24 direttive dell’Unione europea: solo Cipro e Slovenia fanno peggio di noi nel negare ai propri cittadini la possibilità di avvalersi dei diritti conferiti dalle norme dell’Unione europea.

 
 
Denunce e petizioni di cittadini, imprese e organizzazioni

I problemi di recepimento e/o di applicazione del diritto dell’Unione europea sono esaminati dalla Commissione o d’ufficio o su segnalazione di cittadini, imprese o associazioni, i quali ultimi svolgono un ruolo sempre più importante nel segnalare le carenze e le violazioni compiute dagli Stati membri.

Le norme relative alla gestione delle denunce da parte di Cittadini, imprese, ONG e altre organizzazioni sono state definite dalla Commissione in una comunicazione pubblicata nel 2002 e aggiornata nel 2012.

Nel 2013 la Commissione ha ricevuto 3.505 nuove denunce, un numero che conferma il trend di costante crescita registrato negli ultimi anni: le denunce pervenute erano 3.141 nel 2012; 3.115 nel 2011 e 3.349 nel 2010.

Quale è lo Stato membro dell’Unione contro il quale è stato presentato il numero più elevato di denunce da parte di cittadini, imprese e organizzazioni?

L’Italia, con 472 denunce, la maggior parte delle quali relative alle norme sull’occupazione (120 denunce), sul mercato interno e i servizi (81) e sull’ambiente (64).

Seguono, al secondo posto, la Spagna, con 439 denunce, specialmente in relazione a occupazione (100 denunce), giustizia e ambiente (65 denunce ciascuno); al terzo posto, la Germania, con 297 denunce, la maggior parte delle quali relative a giustizia (64 denunce), mercato interno e servizi (57) e ambiente (53).

Procedimenti d’ufficio intrapresi dalla Commissione europea

Oltre ad agire sulla base di denunce, la Commissione esamina d’ufficio la corretta attuazione del diritto dell’Unione europea e, nel 2013 ha avviato ben 1.023 indagini, rispetto alle 791 del 2012.

Nel 2013, i tre settori in cui è stato individuato il maggior numero di potenziali infrazioni sono stati i trasporti (256 nuovi casi), l’ambiente (199 casi) e la giustizia (144 casi).

Quale è lo Stato membro dell’Unione che è risultato maggiormente interessato?

Ancora l’Italia, con 67 nuovi casi di potenziali infrazioni, seguito da Grecia (61 nuovi casi) e da Spagna (58 nuovi casi).

Risoluzione di problemi di applicazione del diritto dell’Unione europea

Bisogna chiarire che l’obiettivo della politica della Commissione in materia di controllo dell’applicazione del diritto dell’Unione non è quello di sanzionare lo Stato inadempiente, bensì di promuovere la corretta e più rapida applicazione dello stesso diritto.

Pertanto, nell’aprile 2008 la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa “EU Pilot”, una procedura permanente di “dialogo” con gli Stati membri, finalizzata a prevenire e a risolvere i problemi legati all’applicazione del diritto dell’Unione e a fornire risposte agli eventuali dubbi applicativi.

Sostenuto da una banca dati e da uno strumento di comunicazione on-line, “EU Pilot” offre la possibilità agli Stati membri di risolvere rapidamente i problemi con un processo che, in linea di principio, dovrebbe concludersi nell’arco di 20 settimane.

Nel 2013, questa procedura di dialogo ha interessato 1.502 nuovi casi e ha consentito di risolverne ben 1.366, senza avviare procedure di infrazione.

Tuttavia, sempre nel 2013, non sono stati risolti ma sono stati assoggettati al successivo avvio di procedure d’infrazione formali, da parte della Commissione europea, ben 396 casi “EU Pilot”.

L’Italia è, tra i Paesi dell’Unione, quello che ha registrato il numero più elevato di casi “EU Pilot” che si sono conclusi male: 33 casi “EU Pilot”, a seguito dei quali sono stati avviati procedimenti di infrazione, rispetto ai 34 della Spagna e ai 32 della Francia.

Questo significa che abbiamo difficoltà ad applicare le norme unionali anche con l’assistenza dei tecnici della Commissione europea ….

Quale è lo Stato membro dell’Unione in cui, alla fine del del 2013, risultava ancora aperto il maggior numero di casi “EU Pilot”?

L’Italia, con 147 casi, seguita da Francia (112) e Spagna (107).

Procedure di infrazione

Da quanto sin qui scritto, dovrebbe essere chiaro che, se uno Stato membro non pone rimedio a una asserita violazione del diritto dell’Unione europea, la Commissione europea può avviare una procedura d’infrazione.

In che cosa consiste questa procedura? In sintesi, la prima fase, definita “pre-contenziosa”, è scandita dall’emissione, da parte della Commissione europea, di una “lettera di messa in mora”, nella quale viene identificata la violazione del diritto dell’Unione e viene assegnato un termine entro il quale lo Stato può comunicare le proprie osservazioni e argomentazioni di risposta alla richiesta della Commissione.

Nel caso in cui non pervenga alcuna risposta o le informazioni trasmesse dallo Stato non siano valutate soddisfacenti dalla Commissione, alla messa in mora segue l’invio di un “parere motivato”, con cui la stessa Commissione constata la sussistenza della violazione e invita lo Stato membro a prendere tutte le misure necessarie per porre fine a tale situazione.

Infine, se lo Stato membro continua a non conformarsi al parere della Commissione, si può aprire la fase contenziosa della procedura di infrazione, dinanzi alla Corte di giustizia.

Ebbene, nel 2013 la Commissione ha avviato 761 nuove procedure d’infrazione.

Quale Paese dell’Unione, nel 2013, ha ricevuto il maggior numero di lettere di messa in mora dalla Commissione europea?

L’Italia, con 58 “lettere”, seguita da Francia (44) e Spagna (41).

Quale Paese dell’Unione, sempre nel 2013, ha ricevuto il maggior numero di “pareri motivati” dalla Commissione europea?

Sempre l’Italia, con 20 pareri, seguita dai 15 della Romania e dai 14 del Belgio.

Infine, un ultimo quesito per i miei venti lettori.

Secondo la Relazione della Commissione qui analizzata, alla fine del 2013 risultavano aperte in tutto 1.300 procedure d’infrazione, un numero in costante diminuzione rispetto agli anni precedenti.

Il quesito è il seguente: quale Stato membro dell’Unione europea risulta in testa alla classifica delle procedure di infrazione al diritto dell’Unione europea?

Se non riuscite proprio a immaginarlo da soli, guardate il grafico seguente, dove sono indicati, ripartiti per Stato membro, il numero totale di procedimenti d’infrazione che risultavano aperti al 31.12.2013, tra procedimenti di infrazione per ritardato recepimento di direttive e casi di recepimento non corretto e/o di errata applicazione.

Legenda: Parte delle colonne in blu: infrazioni per ritardo di recepimento di direttive. Parte delle colonne in rosso: infrazioni per recepimento non corretto e/o errata applicazione del diritto dell'Unione europea. Cifre in nero: numero totale delle procedure d'infrazione aperte contro gli Stati membri.
Legenda:
Parte delle colonne in blu: infrazioni per ritardo di recepimento di direttive.
Parte delle colonne in rosso: infrazioni per recepimento non corretto e/o errata applicazione del diritto dell’Unione europea.
Cifre in nero: numero totale delle procedure d’infrazione aperte contro gli Stati membri.

 

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Relazione della Commissione: “31a Relazione annuale sul controllo dell’applicazione del diritto dell’Unione europea (2013)”, COM(2014) 612 del 1.10.2014.

Informazioni dettagliate per ciascuno Stato membro e settore sono fornite in un documento di lavoro dei servizi della Commissione, pubblicato in formato elettronico sull’apposito sito internet della Commissione.

Il progetto “EU Pilot”, nato dalla Comunicazione della Commissione europea intitolata; “Un’Europa dei risultati – Applicazione del diritto comunitario”, COM(2007) 502 del 5.9.2007 e operativo dall’aprile 2008, mira a fornire risposte più rapide e complete a quesiti riguardanti l’applicazione del diritto dell’UE, in particolare quelli rivolti da cittadini o imprese, e a proporre soluzioni ai problemi che possono sorgere in tale ambito, quando risulti necessaria una conferma della posizione di fatto o di diritto in uno Stato membro. Il sistema è stato concepito per migliorare la comunicazione tra i servizi della Commissione e le autorità degli Stati membri.

La “bacheca della vergogna”, contenente “aggiornamenti” sulle procedure di infrazione in corso nei confronti dell’Italia, è pubblicata nel sito del Dipartimento Politiche Europee presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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