La liberalizzazione del settore lattiero-caseario in Europa: come si è preparata l’Italia?

31 marzo 2015 di Mauro Varotto

Da domani, 1° aprile 2015, il settore lattiero-caseario dell’Unione europea sarà completamente liberalizzato e, come è noto, nel libero mercato, sopravvivono solo le aziende più efficienti e più competitive.

Il processo di liberalizzazione del settore è durato ben 12 anni.

Infatti, era il 2003 quando l’Unione europea annunciò, per la prima volta, la data ultima di eliminazione dei contingenti alla produzione nel settore del latte (le cosiddette “quote latte”), che erano state introdotte nel 1984, in un momento in cui la produzione di latte nell’Unione eccedeva di gran lunga la domanda, creando eccedenze strutturali.

La data fu poi confermata nel 2008, assieme a un ventaglio di misure finalizzate ad assicurare un “atterraggio morbido” del settore dei prodotti lattiero caseari sul mercato liberalizzato.

Nel corso degli anni, diverse riforme della politica agricola comune hanno aiutato il settore a orientarsi sempre più verso il mercato, fornendo via via la flessibilità necessaria ai produttori dell’Unione per soddisfare l’aumento della domanda di prodotti lattiero-caseari, soprattutto sul mercato mondiale, ma sostenendo e tutelando, nel contempo, i produttori che operano in zone dove i costi di produzione sono più elevati, quali le zone di montagna.

Nonostante le quote-latte, negli ultimi cinque anni le esportazioni di prodotti lattiero-caseari dell’Unione europea sono aumentate del 45% in volume e del 95% in valore.

Le attuali proiezioni di mercato indicano che le prospettive di crescita per il futuro rimangono forti, soprattutto per quel che riguarda i prodotti a valore aggiunto, quali i formaggi, ma anche per gli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari, nutrizionali e sportivi.

 

Che cosa hanno fatto i Governi italiani e, in particolare, i Ministri dell’agricoltura che si sono succeduti alla guida del Paese in questi 12 anni, per preparare il settore lattiero-caseario italiano – formato, in base all’ultimo Censimento dell’agricoltura del 2010, da 50.337 aziende che allevano vacche da latte – a questa nuova prospettiva e per fare in modo che i nostri prodotti di qualità si affermino sul mercato europeo e mondiale?

Non hanno fatto nulla.

A parte gestire in maniera davvero vergognosa la questione delle multe per le quote latte, come ho anticipato in due precedenti articoli, il totale immobilismo dei Governi e dei ministri dell’agricoltura italiani è finito solo con l’ultimo Governo, in carica dal 22 febbraio 2014, il quale, nella prima legge di stabilità che ha proposto, quella per il 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190), ha istituito, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, un Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario, dotato di 108 milioni di euro nel triennio 2015-2017.

Il fondo per il latte italiano di qualità concederà contributi agli allevatori, che saranno erogati in regime de minimis, cioè non superando, per ciascuna azienda, l’importo di 15.000, nel caso di aziende agricole, e di 200.000 euro in caso di aziende che, oltre alla produzione primaria, operano anche nella trasformazione e commercializzazione. Si tratta di piccoli contributi che, tuttavia, dovrebbero attivare investimenti ben maggiori, grazie alle garanzie sui prestiti messi in campo da ISMEA.

Naturalmente, dai contributi sono esclusi i produttori che non risultano in regola con il pagamento delle multe legate all’eccesso di produzione di latte rispetto alle quote assegnate in sede europea: quanti siano e quali siano, però, non si sa con certezza.

Saranno sufficienti questo fondo e queste risorse ad ammodernare il nostro settore lattiero-caseario che, oggi, produce latte a prezzi ben superiori agli altri produttori europei?

Oppure, già da domani, aumenteranno le importazioni di latte dall’estero e si assisterà alla graduale scomparsa dal mercato degli allevatori e dei prodotti lattiero-caseari italiani?

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

I Governi e i ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, che si sono succeduti dal 2003 al 2014 e che hanno avuto la responsabilità politica di gestire il processo di liberalizzazione del settore lattiero-caseario in Italia, sono stati i seguenti:

Governo Berlusconi II (11.06.2001- 23.04.2005):

Ministero delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno

Governo Berlusconi III (23.04.2005 – 17.05.2006):

Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno

Governo Prodi II (17.05.2006 – 06.05.2008):

Ministro delle politiche agricole e forestali: Paolo De Castro

Governo Berlusconi IV (08.05.2008 – 16.11.2011):

Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali: Francesco Saverio Romano (dal 23 marzo 2011), Giancarlo Galan (dal 15 aprile 2010 al 23 marzo 2011); Luca Zaia (da inizio legislatura fino al 14 aprile 2010)

Governo Monti (16.11.2011 – 27.04.2013):

Ministro delle politiche agricole e forestali: Mario Catania

Governo Letta (28.04.2013 – 21.02.2014)

Ministro delle politiche agricole e forestali: Nunzia De Girolamo (dimissionaria dal 27.01.2014), Interim Enrico Letta dal 27.1.2014 al 21.02.2014.

 

Per maggiori informazioni sul tema, comprese FAQ, illustrazioni esplicative, relazioni sul mercato e materiale audiovisivo (fotografie e filmati d’archivio inclusi), sono disponibili nel Server Europa dell’Unione europea in una apposita sezione dedicata.

 

 

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