La lotta alla povertà in Italia: un nuovo inizio?

22 aprile 2016 di Mauro Varotto

Social-Inclusion-logo-RichAnche l’Italia, come gli altri paesi dell’Unione, è chiamata a fornire un contributo al raggiungimento dell’obiettivo della strategia “Europa 2020” di liberare dalla povertà almeno 20 milioni di persone entro il 2020, di cui ho scritto nel precedente articolo.

Il programma nazionale di riforma (PNR) “Europa 2020” – che annualmente, a primavera, il Governo italiano predispone e presenta alla Commissione europea – prevede l’obiettivo nazionale di sottrarre alla condizione di povertà e di esclusione sociale almeno 2.200.000 persone entro il 2020.

In questo articolo, dopo avere presentato i dati più aggiornati sulla situazione italiana in tema di povertà e di esclusione sociale, analizzerò le nuove politiche sociali del Governo italiano, il quale è impegnato in una importante opera di riforma strutturale del settore attraverso il cosiddetto “Social Act”.

I dati sulla povertà in Italia

L’indicatore sintetico di povertà e di esclusione sociale in Italia ha un valore del 28,3%, rispetto a una media europea del 23,5%: è uno dei tassi di povertà più elevati dell’Unione europea che ci allinea ai Paesi meno sviluppati.

Per quanto riguarda i tre indicatori specifici, invece, considerando i redditi disponibili per le famiglie a seguito dei trasferimenti sociali (in Italia si tratta quasi esclusivamente di trasferimenti pensionistici), quasi un quinto della popolazione residente (il 19,4%) risulta a rischio di povertà, rispetto al 17,1% a livello unionale.

Le persone gravemente deprivate in Italia sono l’11,6%, rispetto al 9% a livello unionale.

Infine, l’indicatore di esclusione dal mercato del lavoro evidenzia, sempre nel 2014, che in Italia il 12,1% delle persone di età inferiore ai 60 anni vive in una famiglia a intensità lavorativa molto bassa: il valore è leggermente superiore alla media dell’Unione europea pari all’11,1%.

Come evidenzia la seguente tavola – estratta dal Programma nazionale di riforma (PNR) 2016 – il Mezzogiorno è la zona del Paese con i più elevati tassi di povertà ed esclusione sociale.

In Sicilia tutti e tre gli indicatori presentano i valori massimi: il 40,1% dei residenti è a rischio di povertà, il 26,0% è in grave deprivazione e il 25,0% vive in famiglie a bassa intensità lavorativa.

Valori elevati si registrano anche in Campania e Calabria.

Da segnalare il dato riferito al rischio di povertà del Molise (32,1%) e quello relativo alla grave deprivazione materiale della Puglia (23,2%).

E’ chiaro che stiamo parlando di Regioni con i tassi di povertà più elevati dell’intera Unione europea, compresi i Paesi dell’Europa centrale ed orientale.

All’estremo opposto, le regioni del Nord, in particolare del Nord-Est, che è l’area meno esposta al rischio di povertà ed esclusione sociali: le situazioni migliori sono nel Triveneto e in Emilia Romagna, dove la quota della popolazione a rischio di povertà o esclusione non raggiunge il 17%; la Provincia autonoma di Bolzano ha il tasso di povertà e di esclusione più basso (9,7%).

Popolazione in famiglie a rischio di povertà e di esclusione sociale per incidenza complessiva e per i tre indicatori della Strategia Europa 2020 per Regione. Anno 2014.

Popolazione in famiglie a rischio di povertà e di esclusione sociale per incidenza complessiva e per i tre indicatori della Strategia Europa 2020 per Regione. Anno 2014.

 

Il “Social Act”

Di fronte ai dati appena riportati, il Governo italiano ha annunciato nel Programma nazionale di riforma (PNR), allegato al Documento di economia e finanza (DEF) 2016, un articolato pacchetto di interventi che mira a una riforma strutturale delle politiche sociali e assistenziali.

Il “Social Act”, come è stato definito, è un disegno di legge delega oggi al vaglio del Parlamento “recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali” (Atto Camera n. 3594).

In conformità ai nuovi indirizzi dell’Unione europea per le politiche sociali, che ho presentato nel precedente post, anche in Italia si adotta un approccio organico al sostegno delle famiglie in difficoltà, partendo in via prioritaria da quelle con minori a carico. A tal fine, il Governo intende investire ingenti risorse: un miliardo aggiuntivo all’anno a decorrere dal 2017, che consentiranno di introdurre una misura che copra più della metà della famiglie povere con figli minori.

Inoltre, con l’esercizio della legge delega le prestazioni di assistenza sociale verranno rese più eque e omogenee tra loro, mentre il sistema dei servizi sociali vedrà l’avvio di una regia integrata.

Il disegno di lotta alla povertà coinvolgerà tutti gli attori sociali, a partire dalle organizzazioni del terzo settore e del privato sociale. Un ruolo importante verrà svolto anche dalle fondazioni di origine bancaria, che parteciperanno con il governo alla realizzazione di un fondo contro la povertà educativa, che finanzierà per 130 milioni all’anno per il triennio 2016-2018 progetti rivolti ai minori poveri per migliorare l’accesso all’istruzione di qualità o strumenti formativi e di crescita individuale al di fuori della scuola.

Infine, la proposta di legge “Dopo di noi”, oggi al vaglio del Senato per la definitiva approvazione, introduce nuove disposizioni in materia di assistenza, cura e protezione per le persone affette da disabilità grave per il periodo successivo alla scomparsa di genitori o familiari, investendo quasi 240 milioni di euro in tre anni (Atto Senato n. 2232).

 

Il programma operativo nazionale “Inclusione”

Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Inclusione”, per il periodo 2014-2020, è un’assoluta novità per le politiche di coesione economica, sociale e territoriale condotte dall’Unione europea: per la prima volta, il Fondo sociale europeo interviene a sostegno delle politiche di inclusione sociale, concorrendo all’obiettivo di riduzione della povertà fissato dalla strategia “Europa 2020”.

Il PON “Inclusione” interessa l’intero territorio nazionale.

Ha una dotazione complessiva di 1.185 milioni di euro, di cui ed è articolato in 5 assi prioritari di intervento:

  • i primi due assi, entrambi intitolati “Sostegno a persone in povertà e marginalità estrema”, sono dedicati a supportare, rispettivamente, nelle regioni più sviluppate (asse 1) e nelle regioni meno sviluppate e in quelle in transizione (asse 2, riservato alle 8 regioni del Mezzogiorno), la sperimentazione di una misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta, basata sull’integrazione di un sostegno economico (sostenuto con fondi nazionali) con servizi di accompagnamento e misure di attivazione di tipo condizionale, rivolti ai soggetti che percepiscono il trattamento finanziario; inoltre, gli assi 1 e 2 intervengono nella riduzione della marginalità estrema nelle aree urbane attraverso il potenziamento della rete dei servizi rivolti alle persone senza dimora;
  • l’asse 3, intitolato “Sistemi e modelli di intervento sociale”, prevede azioni di sistema volte a supportare le amministrazioni responsabili, ai diversi livelli di governo, della attuazione di misure sociali e di integrazione delle comunità e delle persone a rischio di emarginazione. La finalità è quella di ridurre l’eterogeneità territoriale nelle risposte ai bisogni dei cittadini e favorire l’affermazione dei modelli più efficaci e appropriati di intervento, anche attraverso la promozione dell’innovazione sociale e della complementarietà delle risorse private e del terzo settore rispetto all’azione pubblica. L’identificazione di modelli appropriati di intervento sociale riguarda in particolare: l’integrazione delle comunità Rom, Sinti e Caminanti, e l’inclusione attiva di specifici gruppi di persone a rischio di discriminazione (ad esempio, servizi di sostegno per le vittime di violenza, di tratta e grave sfruttamento; interventi di inclusione attiva per i minori stranieri non accompagnati e i beneficiari di protezione internazionale, sussidiaria ed umanitaria, interventi di inserimenti lavorativo per carcerati ed ex carcerati). Sono inoltre previste azioni di sistema inerenti la promozione delle attività economiche a contenuto sociale, delle imprese sociali di inserimento lavorativo e di un’azione amministrativa socialmente responsabile; l’implementazione del sistema informativo dei servizi e delle prestazioni sociali; la definizione della denominazione dei contenuti delle professioni sociali e il loro riconoscimento uniforme sul territorio nazionale; la diffusione e scambio di best practices relative ai servizi per la famiglia.
  • l’Asse 4 “Capacità amministrativa” è finalizzato ad accrescere l’efficacia degli interventi in materia di inclusione sociale mediante il rafforzamento della capacità istituzionale e amministrativa delle pubbliche amministrazioni. E’ diretto a sostenere la capacità di programmazione e gestione delle politiche sociali e, in particolare, a rafforzare gli strumenti di governance che possono accompagnare il processo definitorio dei livelli essenziali delle prestazioni proprie della politica ordinaria ovvero l’integrazione dei servizi sociali in rete con le altre filiere amministrative (sanità, scuola, servizi per l’impiego) e la costruzione di meccanismi di confronto nazionale al fine di assicurare un coordinamento tra i responsabili regionali della programmazione sociale, a partire dall’utilizzo dei fondi unionali. L’Asse inoltre finanzierà azioni formative volte a rafforzare la capacità di lavorare dei diversi soggetti pubblici e privati chiamati a concorrere alla programmazione, realizzazione e valutazione degli interventi cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo;
  • infine, l’asse 5 “Assistenza Tecnica” è di sopporto alla programmazione, gestione, sorveglianza, controllo e valutazione del programma operativo.

 

Il Fondo di aiuti Europei Agli Indigenti (FEAD)

Il Programma operativo 1 del Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), approvato dalla Commissione europea e gestito in Italia dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, stanzia per il periodo 2014-2020 circa 789 milioni di euro per attuare sull’intero territorio nazionale una serie di interventi a favore di persone in condizioni di grave deprivazione materiale.

Le forme di povertà alle quali il programma intende far fronte sono le seguenti quattro:

  1. Povertà alimentare;
  2. Deprivazione materiale di bambini e ragazzi in ambito scolastico;
  3. Deprivazione alimentare ed educativa di bambini e ragazzi in zone deprivate;
  4. Deprivazione materiale dei senza dimora e altre persone fragili.

Il FEAD, quindi, finanzia principalmente l’acquisto e la distribuzione di beni alimentari agli indigenti.

Ulteriori interventi riguardano anche la fornitura di materiale scolastico a ragazzi appartenenti a famiglie disagiate; l’attivazione di mense scolastiche in aree territoriali con forte disagio socio-economico, allo scopo di favorire la partecipazione degli studenti ad attività pomeridiane extracurriculari; aiuti a favore delle persone senza dimora e in condizioni di marginalità estrema.

Questi diversi interventi prevedono attività di accompagnamento sociale (ad es. orientamento ai servizi, prima accoglienza e assistenza, ecc.) che possano sostenere e orientare la persona o la famiglia in stato di bisogno nella rete integrata dei servizi locali.

I vari interventi sono attuati attraverso una rete di organizzazioni partner costituite da amministrazioni pubbliche e associazioni non profit.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Documentazione di riferimento:

Programma Operativo Nazionale “Inclusione” 2014-2020

Programma Operativo 1 “FEAD” 2014-2020

 

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