PRIMA: un nuovo Partenariato per la ricerca e l’innovazione nel Mediterraneo

11 settembre 2017 di Mauro Varotto

Uno dei compiti dell’Unione europea è la promozione del progresso scientifico e tecnologico.

Lo è stato sin dalle sue origini, a partire dalla ricerca tecnica nel settore carbo-siderurgico e dalla ricerca nel settore nucleare, attraverso l’istituzione di una comunità europea a essa consacrata, l’Euratom, tutt’oggi attiva. Nel corso degli anni ’60 del secolo scorso, si è iniziato a intuire il potenziale della ricerca scientifica ai fini dello sviluppo economico: è iniziato così un dibattito politico che, in Europa, ha portato – in un fondamentale vertice dei capi di Stato e di Governo tenutosi a Parigi il 19 e 20 ottobre 1972 – alla definizione di una vera e propria politica comune nel settore scientifico e tecnologico, che si è sviluppata, nel corso degli anni e dei decenni, attraverso “programmi quadro” (errata traduzione in italiano del termine francese “cadre”, che significa “cornice” e non “quadro”) di durata pluriennale, il primo dei quali adottato con una Risoluzione del 25 luglio 1983 (Il programma quadro “Orizzonte 2020” è l’ottavo della serie).

Oggi l’art. 179 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea traccia in maniera netta il perimetro della politica europea di ricerca e sviluppo tecnologico. In poche righe, infatti, è condensato un percorso che ha accompagnato l’intero processo di integrazione europea:

“L’Unione si propone l’obiettivo di rafforzare le sue basi scientifiche e tecnologiche con la realizzazione di uno spazio europeo della ricerca nel quale i ricercatori, le conoscenze scientifiche e le tecnologie circolino liberamente, di favorire lo sviluppo della sua competitività, inclusa quella della sua industria, e di promuovere le azioni di ricerca ritenute necessarie ai sensi di altri capi dei trattati”.

 

Uno degli aspetti peculiari di questa politica europea consiste nel fatto che promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico è un compito che l’Unione europea condivide con i singoli Stati membri. Infatti, le azioni affidate alla responsabilità dell’Unione “integrano quelle intraprese dagli Stati membri” e riguardano i seguenti aspetti:

  1. attuazione di programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, promuovendo la cooperazione con e tra le imprese, i centri di ricerca e le università;
  2. promozione della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione dell’Unione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali;
  3. diffusione e valorizzazione dei risultati delle attività in materia di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione dell’Unione;
  4. impulso alla formazione e alla mobilità dei ricercatori dell’Unione.

Infine, l’art. 185 del TFUE aggiunge che nell’attuazione di programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione: “l’Unione può prevedere, d’intesa con gli Stati membri interessati, la partecipazione a programmi di ricerca e sviluppo avviati da più Stati membri, compresa la partecipazione alle strutture instaurate per l’esecuzione di detti programmi.”

E’, quest’ultimo, il caso della iniziativa PRIMA – Partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo, al quale è dedicato il presente articolo.

Il processo che ha portato al programma congiunto “PRIMA” è iniziato con la Conferenza euromediterranea sulla scienza, la tecnologia e l’innovazione, svoltasi a Barcellona nel 2012, il cui obiettivo era il rafforzamento della cooperazione nell’area mediterranea nel campo della ricerca e dell’innovazione, nel contesto degli obiettivi più ampi della politica estera dell’Unione europea nei confronti dei Paesi terzi che si affacciano sul Mediterraneo.

L’Unione europea ha deciso di partecipare al programma congiunto predisposto da alcuni suoi Stati membri con decisione (UE) 2017/1324 del Parlamento europeo e del Consiglio, grazie alla preminenza attribuita dal programma allo sviluppo e all’attuazione di soluzioni innovative e integrate per la gestione sostenibile delle risorse idriche e dei sistemi alimentari nell’area del Mediterraneo: infatti, PRIMA mira ad attuare un programma congiunto volto a promuovere le capacità di ricerca e innovazione e a sviluppare conoscenza e soluzioni innovative comuni per migliorare l’efficienza, la sicurezza, la protezione e la sostenibilità dei sistemi agroalimentari e dell’approvvigionamento e della gestione integrati delle risorse idriche nell’area del Mediterraneo.

La caratteristica più innovativa di PRIMA risiede nel partenariato, che coinvolge sia Paesi membri dell’Unione Europea (Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Grecia, Malta, Cipro, Germania, Croazia, Slovenia, Lussemburgo) sia paesi non UE del Mediterraneo (Israele, Tunisia e Turchia).

Il programma è aperto alla partecipazione di altri Stati terzi del Mediterraneo – Algeria, Egitto, Giordania, Libano e Marocco – con i quali sono in corso le trattative con l’Unione per definire accordi internazionali bilaterali di cooperazione scientifica e tecnologica che stabiliscano i termini e le condizioni della loro partecipazione a PRIMA.

Il programma prima prevede una dotazione finanziaria di 489 milioni di euro – di cui 220 a carico del bilancio dell’Unione europea e la rimanente quota coperta dai bilanci degli Stati partecipanti – per un periodo dieci anni, dal 2018 al 2028.

Il programma è gestito da un soggetto giuridico autonomo, designato dai partecipanti al programma: si tratta di PRIMA-IS ed ha sede a Barcellona.

PRIM-IS è responsabile dell’attuazione dell’iniziativa, sulla base di programmi di lavoro annuali, mediante la concessione di sovvenzioni finanziarie a una vasta gamma di attività di ricerca e di innovazione nell’ambito di progetti di cooperazione transnazionali, selezionate in basi a inviti a presentare proposte e finanziati o dall’Unione europea oppure dagli Stati che partecipano al programma.

Sono tre le aree tematiche principali in cui si concentreranno i progetti:

  • la gestione dell’acqua;
  • il sistema agricolo;
  • la catena del valore nel settore agri-food.

Temi trasversali di ricerca e innovazione potranno riguardare la sostenibilità dei suoli, la sicurezza alimentare, la rivoluzione digitale, la ricerca socio economica e lo sviluppo delle capacità per ricercatori e imprenditori.

 

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