Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia europea per la parità di genere

13 marzo 2020 di Mauro Varotto

Una delle sei priorità politiche dell’attuale Commissione europea è dare un nuovo slancio alla democrazia europea: la prossima conferenza sul futuro dell’Europa, di cui ho scritto qualche settimana fa, si colloca in questo contesto.

Tuttavia, hanno a che fare con questioni di “democrazia” anche i temi della parità e della non-discriminazione, rispetto alle quali il programma di lavoro della Commissione europea prevede alcune specifiche iniziative: una rinnovata strategia europea per la parità di genere, cui seguiranno misure vincolanti per la trasparenza delle retribuzioni; una strategia per la parità delle persone LGBTI; infine, un nuovo quadro post-2020 per le strategie a favore della parità di trattamento e dell’inclusione dei Rom.

Al momento la Commissione si è concentrata sulla strategia per la parità donna-uomo, presentando due importanti documenti: un piano di azione per il quinquennio 2020-2025 e una relazione sui risultati conseguiti dal piano d’azione triennale dell’Unione europea del 20 novembre 2017 intitolato: “Affrontare il problema del divario retributivo di genere”.

Tali iniziative danno attuazione al fondamentale articolo 8 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) che prescrive quanto segue: “Nelle sue azioni l’Unione mira ad eliminare le ineguaglianze, nonché a promuovere la parità, tra uomini e donne.”

Inoltre, l’articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea al primo comma sancisce che: “La parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione”.

La parità di genere, quindi, è un valore cardine dell’Unione europea, un diritto fondamentale e, per completare la panoramica, il secondo principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali, per il quale rinvio a un precedente articolo.

Non è da dimenticare che l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite prevede un obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5 relativo al conseguimento della parità di genere e dell’emancipazione di tutte le donne e ragazze.

Perché è necessaria una specifica strategia in Europa?

Osserva la Commissione europea che, anche se l’Unione europea è una delle aree più avanzate del pianeta nella parità di genere e ha compiuto notevoli progressi negli ultimi decenni, tuttavia alcuni dati sono allarmanti e su questi dati si fonda la strategia per la parità di genere 2020-2025.

Innanzitutto, la violenza e gli stereotipi di genere persistono in tutta Europa: nel territorio dell’Unione il 33% delle donne ha subito violenze fisiche e/o sessuali e il 55% ha subito molestie sessuali.

In secondo luogo, anche se le laureate superano numericamente i laureati, tuttavia le donne laureate guadagnano, in media, il 16% in meno degli uomini.

Infine, le donne rappresentano appena l’8% degli amministratori delegati nelle principali imprese dell’Unione.

Fino ad oggi nessuno Stato membro dell’Unione europea ha realizzato la parità tra donne e uomini.

Nell’indice sull’uguaglianza di genere dell’Unione europea del 2019 – elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) – gli Stati membri hanno ottenuto in media 67,4 punti su 100, migliorando di appena 5,4 punti il punteggio dal 2005 a oggi.

Per affrontare questo problema, la strategia delinea le azioni principali da intraprendere nei prossimi cinque anni e si impegna a garantire che la Commissione includa una prospettiva di uguaglianza in tutti i settori di azione dell’Unione europea.

Per assicurare che le donne in Europa siano libere dalla violenza e dagli stereotipi dannosi, la strategia propone misure giuridiche per qualificare come reato la violenza contro le donne. In particolare, la Commissione intende estendere la sfera dei reati in cui è possibile introdurre un’armonizzazione in tutt’Europa a forme specifiche di violenza contro le donne, tra cui le molestie sessuali, gli abusi a danno delle donne e le mutilazioni genitali femminili. In questo contesto, la stessa Commissione ha annunciato una legge sui servizi digitali per chiarire quali misure si attendono dalle piattaforme per contrastare le attività illegali online, compresa la violenza online nei confronti delle donne.

Per superare il cosiddetto “divario retributivo di genere” e per superare gli ostacoli che le donne continuano a incontrare nell’accesso e nella permanenza nel mercato del lavoro, innanzitutto la Commissione europea ha una consultazione pubblica sulla trasparenza retributiva: sulla base dei risultati di tale consultazione entro il 2020 la Commissione adotterà misure vincolanti a livello nazionale per assicurare la parità retributiva in tutti i settori, pubblici e privati. Inoltre, per consentire alle donne di realizzarsi pienamente nel mercato del lavoro, la Commissione intende aumentare l’impegno per mettere in atto le norme dell’europee sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata, in modo che donne e uomini abbiano un’autentica ed uguale libertà di scelta per quanto riguarda il loro sviluppo sia sul piano personale che su quello lavorativo. La parità di genere nel mercato del lavoro, e in materia di inclusione sociale e di istruzione, continuerà a essere oggetto di monitoraggio nell’ambito del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche, al fine di misurare i progressi compiuti dai singoli Stati membri.

Inoltre, poiché le donne continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali, fra l’altro nelle principali imprese dell’Unione, in cui rappresentano, come si è scritto sopra, solo l’8% degli amministratori delegati, la Commissione intende riproporre con forza l’adozione di una proposta del 2012 sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione. Inoltre, sarà promossa la partecipazione delle donne all’attività politica, in particolare alle elezioni del Parlamento europeo del 2024, anche tramite finanziamenti e la condivisione delle migliori pratiche. Per dare l’esempio, la Commissione cercherà di raggiungere, nell’ambito del suo personale, un equilibrio di genere del 50% a tutti i livelli dirigenziali entro la fine del 2024.

Infine, la Commissione migliorerà l’integrazione della dimensione di genere in tutte le sue politiche: tale integrazione avverrà inserendo sistematicamente una prospettiva di genere in ogni fase dell’elaborazione delle politiche in tutti i settori di azione dell’Unione europea, sia interni che esterni. La strategia sarà attuata utilizzando, come principio trasversale, la cosiddetta “intersezionalità”, vale a dire la combinazione del genere con altre caratteristiche o identità personali e il modo in cui tali intersezioni contribuiscono a determinare esperienze di discriminazione specifiche.

Si tratta di un concetto elaborato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) il quale definisce la “intersezionalità” come uno “strumento analitico per studiare, comprendere e rispondere ai modi in cui sesso e genere si intersecano con altre caratteristiche/identità personali e i modi in cui tali intersezioni contribuiscono a determinare esperienze di discriminazione specifiche”.

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione europea, Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025, doc. COM (2020) 152 del 5 marzo 2020

Comunicazione della Commissione europea sull’attuazione del piano d’azione dell’UE 2017-2019 “Affrontare il problema del divario retributivo di genere”, doc. COM (2020) 101 del 5 marzo 2020

 

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