La Conferenza sul futuro dell’Europa e la nascita di una sfera pubblica europea

8 luglio 2022 di Mauro Varotto

Dobbiamo al filosofo tedesco Jürgen Habermas la teoria della “democrazia deliberativa” e il concetto di “sfera pubblica”.

La teoria della democrazia deliberativa si propone esplicitamente di superare il riconoscimento della democrazia con i principi del voto, della maggioranza e di una concezione della politica quale regno della razionalità strumentale e spazio di aggregazione tra interessi irrimediabilmente contrapposti (J. Habermas, Fatti e norme. Contributi a una teoria discorsiva del diritto e della democrazia, Bari, Editori Laterza, 2013).

Pur conoscendo molteplici varianti (illuminante, in proposito, il lavoro collettaneo di Charles F. Sabel, Esperimenti di nuova democrazia tra globalizzazione e localizzazione, Armando Editore, 2013), alla base delle teoria della democrazia deliberativa vi è l’idea che la deliberazione pubblica tra i cittadini rappresenti l’unica fonte possibile di legittimità democratica: in altri termini, una decisione può considerarsi legittima solo nel momento in cui viene assunta a seguito di un processo di deliberazione – ovvero un processo discorsivo fondato sullo scambio di argomentazioni razionali – a cui possono partecipare tutti gli individui coinvolti dagli effetti della decisione stessa. Pertanto, una norma è ritenuta valida allorquando è stata precedentemente discussa e vagliata, all’interno di un dibattito libero a cui tutti gli interessati hanno pari possibilità di accedervi.

Inoltre, alla sfera pubblica spettano le funzioni di scoperta dei problemi e dei bisogni della comunità e, soprattutto, essa fornisce la giustificazione politica intrinseca alla democrazia perché è alla base del concetto di legittimità e di sovranità includere nel processo deliberativo tutti i potenziali interessati.

Pertanto se le decisioni democraticamente legittime sono solo quelle che coinvolgono tutti coloro che ne sono influenzati, nel contesto attuale, lo Stato-nazione – a causa della crescente interdipendenza globale – è ancora in grado di connettere coloro che decidono e coloro su cui ricadono gli effetti delle nome? Emerge il problema del deficit democratico dello Stato-nazionale, poiché in un mondo sempre più interconnesso – sul piano ambientale, economico, sociale e culturale – gli Stati combaciano sempre meno, nel loro raggio di azione sociale e territoriale, con le persone e le sfere che sono potenzialmente coinvolte dagli effetti di queste decisioni.

Come ha efficacemente scritto il giovane filosofo Manfredi Camici in un articolo intitolato “La questione della sfera pubblica europea”, apparso nel 2017 in Osservatorio filosofico, in cui anticipa i temi principali della tesi di dottorato intitolata “Unione e deliberazione: una prospettiva discorsiva per l’Unione Europea” del 2019:

“L’Unione europea nasce esattamente con l’obiettivo di far fronte ai nuovi problemi che sorgono sull’asse globale-locale, e impone un ripensamento della spazializzazione della politica. Ma come può un’istituzione transnazionale colmare la problematica del deficit democratico nel momento in cui è sprovvista di un demos, di una cultura condivisa, di mezzi di comunicazione comuni e di una sfera pubblica da cui trarre legittimità? Senza queste componenti risulta infatti impensabile dar vita ad una politica democratica e la strada verso il federalismo sembra preclusa in partenza”.

 

Il citato articolo mette a confronto le diverse tesi in campo, dando conto di un dibattito ancora aperto.

Da un lato vi è chi ritiene che a causa della pluralità linguistica (24 riconosciute ufficialmente) i cittadini dell’Unione europea non siano in grado di comunicare tra loro e che, inoltre, non vi potrebbe essere alcun dibattito europeo senza mezzi di comunicazione condivisi quali giornali e televisioni.

In uno studio di qualche anno fa due studiosi italiani scrivevano:

“Attualmente lo ‘spazio pubblico’ (un concetto che si avvicina a quello di società civile) resta ancora prevalentemente circoscritto alla dimensione nazionale. L’area politica dove si svolge il gioco democratico è quella degli stati nazionali” (Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli, La società europea, Il Mulino, 2015).

Dal lato opposto, invece, vi è chi sostiene che ciò che conta per la formazione di una sfera pubblica è la comunicazione e non la lingua e che, affinché si possa parlare di scambio comunicativo, è sufficiente che vengano (1) dibattute le stesse tematiche allo stesso tempo e con la stessa attenzione, (2) utilizzati gli stessi criteri di rilevanza e di riferimento per dibattere. Se questi ultimi sono gli elementi costitutivi della comunicazione è, dunque, possibile pensare ad una sfera pubblica europea, non più in termini monolitici, ma come europeizzazione delle molteplici sfere pubbliche nazionali.

Non è indispensabile, sostiene il filosofo tedesco Jürgen Habermas, che si condivida la lingua o i mezzi di comunicazione, ma è sufficiente che i singoli media nazionali parlino delle questioni europee contemporaneamente attraverso una prospettiva comune e condivisa. La soluzione non sta nella costruzione di una sfera pubblica sovranazionale, ma nella europeizzazione delle sfere pubbliche nazionali esistenti:

“Queste, senza dover modificare profondamente le infrastrutture in vigore, possono aprirsi l’una all’altra. I confini delle sfere pubbliche nazionali diverrebbero in tal modo i portali di vicendevoli traduzioni”. (J. Habermas, Perché l’Europa ha bisogno di una costituzione?, in Tempi di passaggi, Milano, Feltrinelli Editore, 2004, pp. 57-80).

Questo dibattito non ha solo implicazioni filosofiche e teoriche ma anche politiche e pratiche.

Infatti, nel presentare le modalità attraverso le quali darà seguito ai risultati della Conferenza sul futuro dell’Europa, che ha avuto inizio in occasione della Giornata dell’Europa 2021 e si è appena conclusa, dopo un anno di intensi lavori (ho anticipato le conclusioni della Conferenza in un recente articolo del blog al quale rinvio), la Commissione europea scrive che essa “è stata un esercizio paneuropeo di democrazia deliberativa senza precedenti, il più ampio e completo mai realizzato prima d’ora” e, aggiunge:

“La Conferenza ha dato nuova forza al funzionamento della stratificata democrazia europea, mostrando il potenziale di un autentico spazio pubblico europeo in cui i cittadini di tutta l’Unione possano impegnarsi sui temi che stanno loro più a cuore”.

In conclusione, la Conferenza sul futuro dell’Europa ha ottenuto un primo risultato: dimostrare che è possibile creare uno spazio pubblico europeo, cioè uno spazio di aggregazione degli interessi e di formazione dell’opinione pubblica che travalichi i confini nazionali.

Ora, però, nonostante i buoni risultati prodotti in termini di partecipazione di cittadini e associazioni, istituzioni, enti ed imprese nonché di quantità e qualità delle proposte, il successo di tale iniziativa paneuropea è legato ai cambiamenti che essa riuscirà a innescare nell’Unione europea.

In quest’ottica, nella dichiarazione comune del marzo 2021, Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea si erano formalmente impegnati a dare seguito alle proposte, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e conformemente ai Trattati, impegni ribaditi il 9 maggio 2022, durante la cerimonia di chiusura della Conferenza.

Il primo passo in questa direzione lo ha compiuto la Comunicazione della Commissione europea il 17 giugno scorso presentando una comunicazione significativamente intitolata: “Dalla visione all’azione”, la quale contiene una valutazione delle azioni necessarie per concretizzare le proposte emerse dalla Conferenza, offre una panoramica delle prossime tappe e illustra come trarre i massimi insegnamenti dalla Conferenza e integrare la democrazia partecipativa nel processo politico e legislativo dell’Unione europea.

Le proposte della Conferenza, illustrate nella relazione finale trasmessa alla presidente del Parlamento europeo, al presidente del Consiglio e alla presidente della Commissione europea, sono di ampia portata, ambiziose e lungimiranti. Si articolano intorno 49 proposte e 326 misure specifiche incentrate attorno a nome macro-tematiche:

  • cambiamento climatico e ambiente;
  • salute;
  • un’economia più forte, giustizia sociale e occupazione;
  • l’UE nel mondo;
  • valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza;
  • trasformazione digitale;
  • democrazia europea;
  • migrazione;
  • istruzione, cultura, gioventù e sport.

La citata comunicazione esprime la valutazione della Commissione europea per ciascuna delle 49 proposte. In particolare, l’allegato definisce quattro categorie di risposte:

  • iniziative già in atto che rispondono alle proposte, per esempio la normativa europea sul clima, nel cui contesto sono già entrati in vigore atti normativi che sanciscono gli obiettivi climatici dell’Unione, o la normativa sui servizi digitali;
  • iniziative proposte dalla Commissione europea per le quali viene richiesta l’adozione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, per esempio il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, la normativa sull’intelligenza artificiale;
  • azioni già previste dalla Commissione e che daranno seguito alle idee sulla base di nuove riflessioni scaturite dalla Conferenza, per esempio la normativa per la libertà dei media o il quadro legislativo per favorire la transizione verso sistemi alimentari sostenibili;
  • infine, nuove iniziative o settori di intervento ispirati alle proposte e che rientrano nelle competenze della Commissione. Tra gli elementi nuovi introdotti dalla Conferenza figurano un maggiore impegno a migliorare la comprensione dei problemi di salute mentale e proposte per affrontarli meglio a livello europeo. Altre raccomandazioni sono incentrate sull’alimentazione e la sicurezza alimentare e sul migliorare le informazioni sull’impronta ecologica dei prodotti e sulle loro prestazioni in termini di benessere degli animali. Sono stati proposti anche un approccio coordinato a livello europeo per il monitoraggio della darknet e una maggiore attenzione all’estrazione di criptovalute, il cosiddetto mining.

La valutazione compiuta dalla Commissione indica, quindi, chiaramente la direzione e individua settori in cui la Commissione dovrà presentare proposte al fine di dare concretezza e continuità alla costruzione di quello spazio pubblico europeo di cui la Conferenza sul futuro dell’Europa è stato un primo esempio, dimostrandone tutte le potenzialità.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Commissione europea, Conferenza sul futuro dell’Europa. Dalla visione all’azione, doc. COM(2022) 404 del 17 giugno 2022

La relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa e tutti i materiali prodotti sono disponibili sulla piattaforma on line.

 

 

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