Un piano industriale dell’Unione europea per lo sviluppo delle “Net-zero industries”
13 marzo 2023 di Mauro Varotto
Nei prossimi anni l’economia dell’era a zero emissioni nette (net-zero age) prenderà definitivamente forma.
Si apriranno nuovi mercati, con tecnologie pulite pionieristiche, che avranno superato le fasi di innovazione e sviluppo per diventare pienamente commercializzabili, e con sistemi energetici completamente trasformati.
Secondo la Commissione europea, chi oggi per primo romperà gli indugi e saprà avviare rapidamente gli investimenti, si garantirà un posto al tavolo nella nuova economia e creerà occupazione per lavoratori dotati di qualifiche aggiornate, rinnoverà il tessuto produttivo industriale, ridurrà i costi per le persone e le imprese e godrà di una posizione privilegiata per aiutare altre parti del mondo a decarbonizzare le proprie economie.
Segnali incoraggianti per l’Europa provengono dal fatto che sempre più industrie stanno iniziando a cogliere le opportunità industriali dell’azzeramento delle emissioni nette.
L’industria a zero emissioni nette è in forte crescita a livello mondiale, al punto che la domanda talvolta supera l’offerta. In Europa, un’ampia gamma di nuove tecnologie a zero emissioni nette è in fase di sviluppo e di diffusione: nei trasporti, nell’edilizia, nell’industria manifatturiera, nell’energia e, persino, nella creazione di mercati completamente nuovi. Nel 2021 l’ecosistema europeo a zero emissioni nette valeva più di 100 miliardi di euro, valore raddoppiato rispetto al 2020, secondo un rapporto del 2023 di Dealroom.co, intitolato “The rise of European Clean Tech – Report” e che esamina 3.100 startup europee di tecnologia climatica fondate dal 2010.
Del resto, negli Stati Uniti l’Inflation Reduction Act mobiliterà oltre 360 miliardi di dollari (circa 330 miliardi di euro) entro il 2032. Inoltre, i piani di trasformazione verde del Giappone mirano a raccogliere fino a 20.000 miliardi di JPY (circa 140 miliardi di euro) per mezzo di obbligazioni dedicate alla “transizione verde” (“green transition” bonds). L’India ha presentato il regime di incentivi collegati alla produzione per rafforzare la competitività in settori quali il fotovoltaico solare e le batterie. Anche il Regno Unito, il Canada e molti altri paesi hanno presentato piani di investimento nelle tecnologie pulite.
Tuttavia, come sottolinea la Commissione europea, è necessario che gli scambi e la concorrenza nell’industria a zero emissioni nette siano improntati all’equità.
Infatti, alcune iniziative dei partner dell’Unione europea possono avere effetti collaterali indesiderati sulle industrie europee a zero emissioni nette.
Ad esempio, la Cina eroga da tempo sovvenzioni di entità (in proporzione al PIL) due volte superiore a quelle erogate dall’Unione europea per lo sviluppo di tale industrie. Da ciò derivano distorsioni del mercato e il fatto che oggi la produzione di una serie di tecnologie a zero emissioni nette è dominata dalla Cina, la quale ha fatto delle sovvenzioni all’innovazione tecnologica e alla produzione manifatturiera pulite una priorità del suo piano quinquennale. Il programma di investimenti in tecnologie pulite annunciato dalla Cina supera i 280 miliardi di dollari (circa 260 miliardi di euro). L’Europa e i suoi partner, scrive la Commissione europea, devono fare di più per contrastare gli effetti di tali sovvenzioni inique e della prolungata distorsione del mercato. Dove l’impronta pubblica sui mercati privati è eccessiva, le distorsioni creano condizioni di disparità ed emergono situazioni di concorrenza sleale. Pertanto, la Commissione continuerà a valersi pienamente degli strumenti di difesa commerciale per salvaguardare il mercato unico e il commercio internazionale basato su regole da pratiche commerciali sleali come il dumping e le sovvenzioni distorsive: a tal fine, ha appena aperto una consultazione pubblica sull’attuazione del regolamento europeo sulle sovvenzioni estere, entrato in vigore appena il 12 gennaio 2023: la consultazione si chiuderà il 6 marzo 2023.
Un piano industriale del Green Deal per i nuovi mercati delle
In questo contesto di opportunità e sfide epocali, l’Europa ha bisogno di un nuovo piano industriale del Green Deal, soprattutto perché l’industria dell’Unione europea a zero emissioni svolge un ruolo importante nella produzione di prodotti innovativi e di alta qualità utilizzati in tutto il mondo.
La dimensione di quest’opportunità per l’industria europea evidenzia quanto sia necessario coglierla.
L’Agenzia internazionale per l’energia nell’ “Energy Technology Perspectives 2023”, pubblicato a gennaio, stima che entro il 2030 il mercato mondiale delle principali tecnologie dell’energia pulita prodotte su larga scala varrà circa 650 miliardi di dollari all’anno (circa 600 miliardi di euro), pari a oltre il triplo del livello attuale. I posti di lavoro connessi nell’industria energetica potrebbero più che raddoppiare nello stesso periodo.
A livello politico, il Green Deal europeo, presentato dalla Commissione l’11 dicembre 2019, fissa l’obiettivo di fare dell’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050, con una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Nel 2020, la strategia industriale dell’Unione europea ha già gettato le basi per una politica industriale che sostiene la doppia transizione verso un’economia verde e digitale, e intende rendere l’industria europea più competitiva a livello globale e rafforzare l’autonomia strategica aperta dell’Europa stessa.
Inoltre, per consentire l’inverdimento e la competitività della nostra industria e gli investimenti nella trasformazione della nostra economia, la Commissione ha già fornito un quadro politico chiaro con una regolamentazione ambiziosa, come, ad esempio, i regolamenti sulle batterie o sulla progettazione ecocompatibile per i prodotti sostenibili. Inoltre, ha lanciato alleanze nel campo delle batterie, delle materie prime, del solare, dell’idrogeno e della plastica circolare per promuovere la cooperazione industriale.
Ora, la Commissione europea propone un vero e proprio piano industriale del Green Deal europeo articolato in quattro pilastri: un contesto normativo prevedibile e semplificato; un accesso più rapido ai finanziamenti; migliori competenze e commercio aperto per catene di approvvigionamento resilienti.
Un contesto normativo prevedibile e semplificato
Il primo pilastro del piano riguarda un quadro normativo più semplice.
La Commissione proporrà una legge sull’industria a zero emissioni nette per individuare gli obiettivi di capacità industriale a zero emissioni nette e fornire un quadro normativo adatto alla sua rapida diffusione, garantendo autorizzazioni semplificate e rapide, promuovendo progetti strategici europei ed elaborando norme a sostegno dell’espansione delle tecnologie in tutto il mercato unico.
Il quadro sarà integrato dalla normativa sulle materie prime critiche, per garantire un accesso sufficiente a materiali, come le terre rare, che sono essenziali per la produzione di tecnologie chiave, e dalla riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica, affinché i consumatori possano beneficiare dei minori costi delle energie rinnovabili.
Accesso più rapido ai finanziamenti
Il secondo pilastro del piano accelererà gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite in Europa. I finanziamenti pubblici, unitamente ad ulteriori progressi nell’Unione europea dei mercati dei capitali, possono sbloccare gli ingenti finanziamenti privati necessari per la transizione verde.
Nell’ambito della politica della concorrenza, la Commissione mira a garantire condizioni di parità all’interno del mercato unico, semplificando, nel contempo, la concessione da parte degli Stati membri degli aiuti necessari per accelerare la transizione verde. A tal fine, per rendere più rapida e semplice la concessione degli aiuti, la Commissione consulterà gli Stati membri in merito a una modifica del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato in caso di crisi e transizione e rivedrà il regolamento generale di esenzione per categoria alla luce del Green Deal, aumentando le soglie di notifica per il sostegno agli investimenti verdi. Ciò contribuirà, tra l’altro, a razionalizzare e semplificare ulteriormente l’approvazione dei progetti relativi all’IPCEI.
Inoltre, nel breve termine, la Commissione agevolerà inoltre l’uso dei fondi unionali esistenti per finanziare l’innovazione, la fabbricazione e la diffusione delle tecnologie pulite. La Commissione sta inoltre valutando le possibilità di ottenere maggiori finanziamenti comuni a livello europeo per sostenere gli investimenti nella produzione di tecnologie a zero emissioni nette, sulla base di una valutazione del fabbisogno di investimenti, attualmente in corso. Concentrandosi su REPowerEU, InvestEU e il Fondo per l’innovazione, la Commissione collaborerà a breve termine con gli Stati membri ad una soluzione ponte, per fornire un sostegno rapido e mirato.
A medio termine, tuttavia, la Commissione intende fornire una risposta strutturale al fabbisogno di investimenti, proponendo un Fondo per la sovranità europea nel contesto della revisione del quadro finanziario pluriennale prima dell’estate 2023.
Per aiutare gli Stati membri ad accedere ai fondi di REPowerEU, la Commissione ha adottato, assieme alla strategia industriale per il Green Deal, nuovi orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza, illustrando il processo di modifica dei piani esistenti e le modalità di preparazione dei capitoli REPowerEU.
Migliorare le competenze
Una delle priorità del 2023, anno europeo delle competenze, sarà lo sviluppo delle competenze necessarie per posti di lavoro di qualità e ben retribuiti, elemento centrale del terzo pilastro del piano, dato che una percentuale compresa tra il 35% e il 40% di tutti i posti di lavoro potrebbe essere interessata dalla transizione verde.
Per sviluppare le competenze necessarie per una transizione verde incentrata sulle persone, la Commissione proporrà di istituire Academy per l’industria a zero emissioni al fine di attuare programmi di miglioramento delle competenze e di riqualificazione nelle industrie strategiche. Esaminerà inoltre le possibilità di combinare un approccio che dia priorità alle competenze (“skills-first” approach), riconoscendo le effettive competenze, con gli approcci esistenti basati sulle qualifiche, e valuterà come agevolare l’accesso dei cittadini di paesi terzi ai mercati del lavoro dell’Unione in settori prioritari, nonché misure volte a promuovere e allineare i finanziamenti pubblici e privati per lo sviluppo delle competenze.
Commercio aperto per catene di approvvigionamento resilienti
Il quarto pilastro riguarderà la cooperazione globale e il contributo del commercio mondiale alla transizione verde, nel rispetto dei principi della concorrenza leale e del commercio aperto, sulla base degli impegni assunti con i partner dell’Unione e dei lavori condotti dall’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). A tal fine, la Commissione continuerà a sviluppare la rete dell’Unione di accordi di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner per sostenere la transizione verde. Valuterà inoltre la creazione di un Club delle materie prime critiche, al fine di riunire i “consumatori” di materie prime e i paesi ricchi di risorse per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a livello mondiale attraverso una base industriale competitiva e diversificata, e di partenariati industriali per tecnologie pulite e zero emissioni nette.
La Commissione, infine, come si è anticipato all’inizio dell’articolo, proteggerà il mercato unico dal commercio sleale nel settore delle tecnologie pulite e si avvarrà dei suoi strumenti per garantire che le sovvenzioni estere non falsino la concorrenza nel mercato unico, anche nel settore delle tecnologie pulite.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Un piano industriale del Green Deal per l’era a zero emissioni nette, doc. COM(2023) 62 del 1.2.2023
[…] In questo modo, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), che finanzia i PNRR, con la sua nuova componente REPowerEU rafforzerà la competitività dell’industria dell’Unione, offrirà notevoli possibilità di finanziamenti supplementari per accelerare la transizione dell’industria dell’Unione verso tecnologie a zero o a basse emissioni di carbonio, nel cammino verso l’azzeramento delle emissioni nette, e stimolerà gli investimenti in nuove capacità di produzione per le tecnologie pulite, in coerenza con il recente piano industriale del Green Deal europeo, cui ho dedicato il precedente articolo del blog. […]