Carenza di manodopera e di competenze in Europa: il piano d’azione dell’Unione europea

26.04.2024 di Mauro Varotto

La carenza di manodopera e di competenze continua ad aumentare in tutti gli Stati membri dell’Unione europea e comporta notevoli conseguenze, sia economiche che sociali, che riguardano la capacità di innovazione e l’attrattività degli investimenti in Europa, determinando un indebolimento della competitività, ostacolando la crescita e, sul versante sociale, riducendo le risorse disponibili per finanziare il modello europeo di welfare.

La Commissione europea intende affrontare con urgenza questo problema, attraverso un piano di azione, presentato il 20 marzo scorso.

Il piano di basa su una approfondita analisi dei fattori che generano la carenza di manodopera e di competenze:

  • il cambiamento demografico, che riduce l’offerta di lavoro e aumenta la domanda di determinati servizi. Tra il 2009 e il 2023, l’Eurostat ha registrato che la popolazione in età lavorativa nell’Unione europea è diminuita da 27,2 milioni a 26,3 milioni, e prevede che diminuirà ulteriormente fino a raggiungere i 23,6 milioni entro il 2050. Parallelamente, i bisogni di assistenza della popolazione anziana sono in aumento;
  • la sostanziale crescita dell’occupazione richiesta dalle transizioni verde e digitale, le quali richiedono competenze che riguardano tutti i livelli di qualificazione e i profili accademici e tecnici e sono particolarmente rilevanti in settori quali la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica;
  • non da ultimo, le cattive condizioni di lavoro in alcune occupazioni e settori, che rendono difficile coprire i posti vacanti e /o trattenere i lavoratori. Condizioni di lavoro inadeguate e faticose, come una tensione lavorativa superiore alla media e salari bassi, sono un fattore chiave alla base della persistente carenza di manodopera in alcune occupazioni e settori.

Di fronte a tali dinamiche, il principale obiettivo occupazionale fissato dall’Unione europea per il 2030  – raggiungere almeno il 78% di occupati tra la popolazione in età lavorativa – anche se a portata di mano, risulta oggi insufficiente.

Le 42 occupazioni carenti di occupazione e competenze in Europa

Recentemente la Commissione europea ha individuato 42 occupazioni che considera carenti a livello europeo: l’elenco è riportato nella seguente tabella.

 

Le cinque aree prioritarie di intervento

Il piano di azione, elaborato dalla Commissione assieme alle Parti economiche e sociali a seguito del Vertice delle Parti sociali di Val Duchesse, che si è tenuto il 31 gennaio scorso,  individua cinque precise aree intervento e una serie di azioni da attuare con urgenza:

 

  1. sostenere l’attivazione delle persone sottorappresentate nel mercato del lavoro;
  2. fornire supporto per lo sviluppo delle competenze, la formazione e l’istruzione;
  3. migliorare le condizioni di lavoro in alcuni settori;
  4. migliorare la mobilità equa all’interno dell’UE per lavoratori e studenti;
  5. attrarre talenti extra-UE.

 

Il potenziale occupazionale non utilizzato e le barriere occupazionali

In questo articolo, mi soffermo sulla prima delle cinque risposte del piano di azione alla carenza di manodopera e di competenze, quella finalizzata ad aumentare la partecipazione al mercato del lavoro dei gruppi sottorappresentati.

Nonostante i continui miglioramenti nel tasso di occupazione dell’Unione, osserva la Commissione europea, al di fuori del mercato del lavoro resta un notevole potenziale non sfruttato. Nel complesso, il 21% della attuale popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni rimane inattiva.

Tra i gruppi di popolazione attualmente sottorappresentati nel mercato del lavoro , in particolare nelle zone rurali e costiere e nelle regioni remote e ultra-periferiche, figurano le donne, i lavoratori poco qualificati (ovvero le persone con un’istruzione secondaria o inferiore), i lavoratori più anziani. A tali tre gruppi, che rappresentano il più grande bacino potenziale di lavoro non utilizzato in Europa, si aggiungono i giovani, i migranti, le persone che appartengono a minoranze etniche e le persone con disabilità.

Le barriere occupazionali variano per ciascuno di questi gruppi.

Le donne hanno tassi di occupazione più bassi e una percentuale significativamente più elevata di lavoro part-time rispetto agli uomini, soprattutto a causa della ripartizione ineguale del lavoro domestico non retribuito e delle responsabilità di assistenza familiare. Esistono anche altri ostacoli strutturali, come la mancanza di servizi di educazione e cura della prima infanzia a prezzi accessibili e di qualità e di assistenza a lungo termine.

Nel caso degli individui con un’istruzione secondaria o inferiore, le barriere occupazionali includono la mancanza di pari opportunità nell’accesso a un’istruzione inclusiva di qualità e l’impatto dei crescenti requisiti richiesti in termini di competenze.

L’occupazione dei lavoratori anziani è spesso influenzata dalla rigidità delle norme pensionistiche, dalla rapida evoluzione dei requisiti di competenze combinati con un tasso inferiore di partecipazione alla formazione e da condizioni di lavoro che non sono adatte alle esigenze specifiche di questo gruppo, anche in termini di pratiche lavorative e ambienti di lavoro.

I giovani si trovano ad affrontare la segmentazione del mercato del lavoro e sono caratterizzati da una quota superiore alla media di contratti di lavoro irregolari o temporanei.

Le persone con disabilità incontrano la mancanza di luoghi di lavoro adeguati e di processi di reclutamento e istruzione inclusivi.

Per le persone migranti o appartenenti a una minoranza etnica, gli squilibri tra domanda e offerta di competenze, competenze inadeguate, difficoltà linguistiche, discriminazione e accesso debole o nullo ai servizi di supporto, mettono a dura prova la loro integrazione nel mercato del lavoro.

Per affrontare queste barriere occupazionali, la Commissione europea intende:

  • finanziare nuovi progetti nell’ambito della componente innovazione sociale del FSE+ sulla disoccupazione di lunga durata pari a zero;
  • finanziare nuovi progetti, sempre nell’ambito della componente innovazione sociale del FSE+, volti a stimolare e migliorare le competenze dei giovani che non lavorano, non frequentano corsi di istruzione o formazione (NEET);
  • finanziare specifici progetti nell’ambito dello strumento tematico del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) per promuovere iniziative multilaterali per l’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro.

Nel contempo, chiede un forte impegno degli Stati membri per attuare pienamente le iniziative già finanziate dall’Unione europea volte ad attivare i gruppi sottorappresentati, tra le quali la Garanzia giovani e la Garanzia per la prima infanzia, la strategia per i diritti delle persone con disabilità, l’istituzione del reddito minimo di inclusione attiva, il piano di azione per l’inclusione e la partecipazione dei ROM al mercato del lavoro.

Chiede anche agli stessi Stati un rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego, anche in collaborazione con i servizi privati; riforme fiscali che riducano il cuneo fiscale per i lavoratori a basso reddito; riforme previdenziali che affrontino sacche di inattività e forniscano un sostegno sufficiente a coloro che possono lavorare per rientrare gradualmente nel mercato del lavoro.

Infine, alle Parti sociali la Commissione europea chiede di garantire che i luoghi di lavoro siano tolleranti, accoglienti e accessibili a tutte le persone, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla nazionalità e da altre circostanze personali; di promuovere la contrattazione collettiva per trovare soluzioni adatte a promuovere l’ occupazione dei lavoratori anziani; di rafforzare la collaborazione dei servizi per l’impiego privati con i servizi pubblici per l’impiego per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in tutta Europa; di promuovere l’imprenditorialità, in particolare incoraggiando le donne e le persone provenienti da un contesto migratorio a diventare imprenditrici; ad attivare tutti i gruppi sottorappresentati, anche sostenendo la diversità, l’uguaglianza, l’inclusione e la non discriminazione verso le minoranze etniche.

 

Le risorse finanziarie dell’Unione europea

Le risorse finanziarie ci sono e sono notevoli per affrontare la carenza di manodopera e di competenze in tutte e cinque le aree di intervento individuate dal Piano di azione: dal Fondo sociale europeo+ (43,3 miliardi di euro), al Recovery and Resilience Facility (RRF), che sostiene i Piani nazionali di ripresa e resilienza e contribuisce a otto aree chiave in tema di occupazione e competenze (94,4 miliardi di euro); dal programma Erasmus+ (26,2 miliardi di euro), che sostiene anche lo sviluppo di discenti, personale e istituzioni nell’apprendimento degli adulti e nell’istruzione e formazione professionale,  al programma InvestEU che investe anche nelle infrastrutture sociali e nelle competenze (4,9 miliardi di euro).

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Commissione europea, Carenza di manodopera e competenze nell’UE: un piano d’azione, doc. COM(2024) 131 del 20 marzo 2024

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