I cambiamenti climatici e il degrado ambientale stanno definendo le sfide globali del tempo in cui viviamo: i loro effetti sono sempre più evidenti e causano danni di vasta portata, ponendo rischi per le persone e per il pianeta, per la prosperità di tutti noi, con conseguenze non solo economiche e sociali ma anche per la pace, la collaborazione e la solidarietà tra popoli e Stati.

Tutti i paesi del mondo riconoscono la necessità urgente di affrontare tali sfide, come dimostra il sostegno all’Accordo di Parigi sul clima e all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, e stanno fissando obiettivi ambiziosi: come è noto, l’Unione europea e i suoi Stati membri sono in prima linea nel contrasto ai cambiamenti climatici e al degrado dell’ambiente e la strategia del Green Deal europeo è la bussola che orienta l’attuale generazione di politiche, strategie e programmi unionali.

Il fabbisogno di investimenti

La Commissione europea stima che, al fine di conseguire i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, l’Europa necessiterà di almeno 350 miliardi di euro in investimenti aggiuntivi all’anno nel decennio in corso nei soli sistemi energetici, assieme ai 130 miliardi di euro annui di cui avrà bisogno per gli altri obiettivi ambientali, a esempio nei trasporti e nella logistica e nel miglioramento della gestione delle risorse, compresi i rifiuti e l’acqua.

La necessità di risorse per la transizione, a medio e lungo termine, del sistema economico verso un modello di sviluppo sostenibile e per affrontare gli attuali rischi climatici e ambientali è tale che la stessa Commissione, in una recente Comunicazione afferma:

“È sempre più probabile che gli investimenti nelle attività e negli asset non sostenibili vengano bloccati, dal momento che le sfide a livello climatico e ambientale diventano sempre più rilevanti. L’insufficiente considerazione di tali rischi ostacola la ridistribuzione delle risorse e comporta il rischio che in futuro si verifichino riadattamenti perturbatori, con ripercussioni per la stabilità finanziaria.” [Commissione europea, Strategia per finanziare la transizione verso un’economia sostenibile, doc. COM (2021) 390 del 6.7.2021, p. 1].

 

I rischi per la stabilità finanziaria

Al tema è particolarmente sensibile anche il sistema finanziario, a partire dalle banche alle assicurazioni agli investitori istituzionali. La Banca centrale europea (BCE), a esempio, già da alcuni anni ha allertato le banche sull’impatto dei rischi climatici e ambientali nelle attività del credito, fornendo precise istruzioni per prevenirli, sulle quali da un paio d’anni sta compiendo degli stress test:

“Le banche devono comprendere le conseguenze che la transizione verso un’economia più sostenibile comporta per le loro operazioni ed esposizioni e rispecchiare tali rischi nella loro strategia complessiva di gestione del rischio. Da questo punto di vista, continuare ad erogare prestiti per finanziare attività esposte ad elevati rischi di transizione può essere considerato coerente con una gestione sana del rischio solo se il mutuatario dispone di un piano di transizione credibile e su basi scientifiche allineato con l’Accordo di Parigi per gestire e ridurre nel tempo il rischio di transizione” [Banca Centrale Europea, Parere del 6 giugno 2023 sulla proposta di direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, in GU UE C 249 del 14.7.2023, p. 4]

 

I rischi di credito cui allude la BCE sono principalmente di due tipi:

  • rischi fisici, ovvero quelli derivanti dall’intensificarsi di fenomeni naturali estremi attribuibili ai cambiamenti climatici. Le imprese danneggiate da eventi climatici avversi possono subire un potenziale deprezzamento delle azioni e delle obbligazioni da loro emesse con conseguenti perdite per gli intermediari e i risparmiatori che li detengono;
  • rischi di transizione, dovuti al passaggio a sistemi di produzione e consumo dell’energia che consentono una riduzione delle emissioni di gas serra. Per esempio, le misure adottate dalle autorità pubbliche per garantire la transizione verso un’economia con basse emissioni di anidride carbonica, se non ben pianificate, possono penalizzare l’attività di imprese che operano in settori economici più esposti, come l’industria energetica o quella automobilistica, con potenziali ripercussioni sugli intermediari che le finanziano e, di conseguenza, sugli investitori.

Nel 2020 la Banca d’Italia ha eseguito una stima del credito erogato dalle banche italiane a imprese soggette a rischi climatici: i risultati di tale esercizio sono esposti nel seguente grafico, che non richiede ulteriori commenti.

Grafico Banda d'Italia su imprese esposte a rischi climatici

 

Il concetto di finanza sostenibile

Poiché, i rischi climatici e ambientali influiscono anche sullo sviluppo economico e sulla stabilità del sistema finanziario, l’attenzione ai temi ambientali, sociali e di governance delle imprese e delle istituzioni (conosciuti con l’acronimo ESG – Environmental, Social and Governance), ha condotto a una rapida diffusione della cosiddetta “finanza sostenibile”, che la Commissione europea definisce nel seguente modo:

“Il termine ‘finanza sostenibile’ fa riferimento in genere a un processo che tiene debitamente conto delle riflessioni di natura climatica, ambientale e sociale nella procedura decisionale relativa agli investimenti e che comporta maggiori investimenti in attività a lungo termine e sostenibili”. [Commissione europea, Strategia per finanziare la transizione verso un’economia sostenibile, doc. COM (2021) 390 del 6.7.2021, nota 4].

La finanza sostenibile è, dunque, l’applicazione del concetto di sviluppo sostenibile, nelle tre dimensioni economica, sociale e ambientale, all’attività finanziaria.

L’Unione europea – i cui obiettivi di tutela dell’ambiente e di promozione di uno sviluppo sostenibile, nell’ambito di un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, sono sanciti dai Trattati istitutivi – a inizio 2018 si è dotata di un Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile, nel quale sono state, per la prima volta, delineate la strategia e le misure da adottare per la realizzazione di un sistema finanziario in grado di promuovere uno sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, come si legge nello scenario introduttivo al Piano d’azione stesso:

“Poiché dobbiamo far fronte sempre più alle conseguenze catastrofiche e imprevedibili dei cambiamenti climatici e dell’esaurimento delle risorse, è necessario agire urgentemente per adattare le politiche pubbliche a questa nuova realtà. In questo caso il settore finanziario è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano. Il sistema finanziario si trova in fase di riforma per integrare quanto appreso dall’esperienza della crisi finanziaria e in questo contesto può costituire parte della soluzione verso un’economia più verde e più sostenibile. Il riorientamento del capitale privato verso investimenti più sostenibili esige una transizione di ampia portata nelle modalità operative del sistema finanziario”. [Commissione europea, Commissione europea, Strategia per finanziare la transizione verso un’economia sostenibile, doc. COM (2018) 97 del 8.3.2018, p. 1].

Il corpus normativo europeo sulla finanza sostenibile

Pertanto, nell’Unione europea la regolamentazione in materia climatica e ambientale per favorire la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile e, quindi, contrastare l’aumento delle temperature, lo sfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento e la perdita di biodiversità, è oggi integrata da un quadro normativo che indirizza anche la finanza verso investimenti che riducono l’esposizione a tali rischi climatici e ambientali.

Il Piano d’azione del 2018, infatti, è stato pressoché interamente attuato, e anzi ampliato, fino a raggiungere oggi la dimensione di un vero e proprio corpus normativo – identificato, complessivamente, come “Quadro della finanza sostenibile (Sustainable finance framework)” -, formato da 25 atti giuridici approvati a partire dal 2019 e già in vigore; 8 atti giuridici in corso di approvazione; 2 atti in fase di avanzata elaborazione; 1 raccomandazione e 2 comunicazioni interpretative della Commissione europea.

Si tratta di un corpus normativo molto ampio e complesso, che interessa imprese, banche, assicurazioni, investitori istituzionali, revisori contabili, commercialisti e consulenti di impresa, istituzioni pubbliche (e, in definitiva, tutti i cittadini europei perché, solo per fare un esempio, disciplina anche i mutui ipotecari per l’acquisito o la ristrutturazione della casa) e definisce le regole per il passaggio del sistema finanziario europeo dalla finanza tradizionale alla finanza sostenibile.

Un recente documento di lavoro dei servizi della Commissione europea, intitolato “Enhancing the usability of the EU Taxonomy and the overall EU sustainable finance framework (Migliorare l’utilizzabilità della tassonomia dell’UE e del quadro generale di finanza sostenibile dell’UE)” [doc. SWD(2023) 209 del 13.6.2023], fornisce una panoramica aggiornata del quadro giuridico unionale sulla finanza sostenibile e aiuta tutti i soggetti interessati a comprenderlo e ad applicarlo.

L’architettura complessiva del quadro normativo europeo

Non è di certo questa la sede per entrare nel merito del nuovo sistema normativo, ma può essere utile descrivere la sua architettura, che si basa su tre pilastri:

  • la tassonomia dell’Unione europea, in vigore dal luglio 2020, sulla base del Regolamento (UE) 2020/852, sino ad oggi attuato attraverso 5 atti delegati della Commissione: si tratta di un sistema di classificazione unificato a livello dell’Unione (“tassonomia”), che definisce criteri armonizzati per stabilire se un’attività economica è ecosostenibile rispetto a sei obiettivi ambientali dell’UE: i) mitigazione dei cambiamenti climatici; ii) adattamento ai cambiamenti climatici; iii) protezione e ripristino sostenibili delle acque e delle risorse marine; iv) transizione verso un’economia circolare; v) prevenzione e riduzione dell’inquinamento; e vi) protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
  • diversi quadri normativi in materia di informativa per le imprese finanziarie e non finanziarie, a partire dal Regolamento (UE) 2019/2088, che interessa i servizi finanziari e si applica dal marzo 2021 (tra gli addetti ai lavori, è noto come Regolamento SFDR – Sustainable Finance Disclosure Regulation), fino alla Direttiva (UE) 2022/2464, che riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità (è nota come Direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) e si applicherà alle grandi imprese dall’esercizio finanziario 2024, incidendo profondamente sul ruolo e sulle competenze richieste ai revisori contabili;
  • una serie di strumenti di investimento per sviluppare soluzioni sostenibili, dai nuovi obblighi per gli investitori istituzionali di inserire anche le preferenze sulla sostenibilità nelle consulenze in materia di investimenti o assicurazioni alla disciplina dei cosiddetti ESG Rating, fino alla proposta di direttiva sulle “obbligazioni verdi europee” e alla imminente proposta di estendere ad alcuni prodotti finanziari il marchio UE “Ecolabel” e altri marchi per i prodotti finanziari responsabili sotto il profilo sociale (SRI – Sustainable and Responsible Investment).

Questa architettura è sintetizzata nel seguente grafico, estratto dal citato documento di lavoro dei servizi della Commissione europea.

 

Grafico architettura UE finanza sostenibile

 

In appendice, mi limito a riportare i link ai piani strategici della Commissione europea che hanno guidato sino ad oggi il disegno politico e normativo che sta trasformando il sistema finanziario europeo – e, di conseguenza, l’intero sistema economico e sociale – verso la sostenibilità, nonché alcuni altri atti rilevanti per il sistema bancario.

 

La teoria economica e la finanza sostenibile

Infine, poiché sul tema della finanza sostenibile si sono sviluppati negli ultimi anni diversi approcci e modelli teorici, spesso sottesi alle strategie e alle legislazioni nazionali, europee e internazionali, segnalo il testo di Dirk Schoenmaker e Willem Schramade, Principles of Sustainable Finance, pubblicato dalla Oxford University Press nel 2019 (ultima edizione Paperback del 19 agosto 2021), da cui ho estratto il seguente grafico che, a mio avviso, illustra in maniera molto efficace il passaggio dalla finanza tradizionale alla finanza sostenibile e, soprattutto, il suo impatto sul settore pubblico, sulle imprese e sulle famiglie.

 

Grafico su passaggio dalla finanza tradizionale alla finanza sostenibile

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Strategie della Commissione europea:

Relazioni della Corte dei conti dell’Unione europea:

  • Corte dei conti dell’Unione europea, Relazione speciale 22/2021: Finanza sostenibile: l’UE deve agire in modo più coerente per reindirizzare i finanziamenti verso investimenti sostenibili, del 20.07.2021

Sistema bancario:

  • Banca Centrale Europea, Guida sui rischi climatici e ambientali. Aspettative di vigilanza in materia di gestione dei rischi e informativa, novembre 2020
  • Basel Committee on Banking Supervision, Principles for the effective management and supervision of climate-related financial risks, June 2021
  • Banca d’Italia, Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici, marzo 2023

Aggiornamenti successivi e articoli collegati

Per approfondire o seguire l’evoluzione dei temi trattati, si possono consultare i seguenti articoli collegati pubblicati su Fare l’Europa:
12 settembre 2025ESG per PMI: lo standard UE 2025 che semplifica tutto
25 luglio 2025Tassonomia UE 2025: chiarimenti della Commissione e nuove semplificazioni operative per le imprese
18 aprile 2025Finanza sostenibile: novità normative 2025
21 maggio 2021Transizione ecologica e finanza sostenibile: il pacchetto legislativo UE 2021
30 ottobre 2020Il successo delle obbligazioni sociali dell’Unione europea: prima emissione 2020
15 novembre 2019La trasformazione della BEI in banca climatica europea
13 settembre 2019Programmazione UE 2021-2027: il ruolo della finanza sostenibile
9 marzo 2018Finanza sostenibile: la strategia di sviluppo della Commissione europea del 2018