Negli ultimi anni, il quadro normativo della finanza sostenibile ha subito un’evoluzione profonda, ponendosi come pilastro della strategia dell’Unione europea per il Green Deal. La transizione ecologica e la decarbonizzazione richiedono ingenti investimenti privati e pubblici, motivo per cui la regolamentazione si è progressivamente strutturata per indirizzare i flussi finanziari verso attività sostenibili: in un precedente articolo del blog avevo ricostruito il complesso e frastagliato quadro di riferimento.
Tuttavia, il processo di attuazione delle regole sulla finanza sostenibile non è stato privo di criticità. Imprese e investitori hanno segnalato il rischio di oneri burocratici eccessivi, di una complessità normativa difficile da gestire, e della necessità di un maggiore allineamento tra i diversi strumenti normativi.
A partire dai primi mesi del 2025, la Commissione europea ha avviato una semplificazione normativa, con l’obiettivo di ridurre i costi amministrativi senza compromettere gli obiettivi ambientali. La recente Comunicazione interpretativa sulla Tassonomia UE, accompagnata da due proposte di modifica alla Corporate Sustainability Reporting Directive (Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese – CSRD) e alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità – CSDDD), segna un punto di svolta.
L’evoluzione della regolamentazione sulla finanza sostenibile
L’Unione europea ha avviato il suo percorso di regolamentazione della finanza sostenibile con il Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile (COM(2018) 97), che ha introdotto il concetto di tassonomia per la classificazione delle attività economiche sostenibili. A questo si sono aggiunti il Regolamento sull’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation – SFDR) (Regolamento (UE) 2019/2088), che disciplina l’informativa fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) per gli operatori finanziari, e la CSRD (Direttiva (UE) 2022/2464), che ha rafforzato la rendicontazione sulla sostenibilità per le imprese.
Tuttavia, l’attuazione di queste normative ha evidenziato difficoltà applicative. In particolare, le aziende e gli investitori hanno lamentato:
- eccessiva onerosità della rendicontazione degli ESG;
- disallineamento tra i diversi quadri normativi;
- difficoltà per le PMI di adattarsi ai nuovi standard.
La risposta della Commissione europea è stata la recente presentazione di un pacchetto di semplificazione volto a migliorare l’usabilità della normativa senza compromettere gli obiettivi ambientali.
Un quadro normativo più snello: le novità chiave
Con la pubblicazione della Comunicazione Interpretativa sulla Tassonomia UE 2025, la Commissione ha introdotto linee guida per chiarire e semplificare l’applicazione del regolamento sulla tassonomia, riducendo gli obblighi di rendicontazione e facilitando la dimostrazione della sostenibilità economica delle attività delle imprese.
Parallelamente, le proposte COM(2025) 80 e COM(2025) 81 introducono importanti modifiche alla CSRD e alla CSDDD, prevedendo:
- riduzione delle imprese soggette a rendicontazione obbligatoria: il numero di aziende coinvolte dalla CSRD si riduce dell’80%, con l’obbligo limitato a imprese con più di 1000 dipendenti;
- riforma della Tassonomia UE (Regolamento (UE) 2020/852): le aziende potranno dichiarare la loro “parziale allineabilità” senza dover soddisfare tutti i criteri tecnici, rendendo più flessibile il sistema di classificazione delle attività sostenibili;
- digitalizzazione della rendicontazione: viene promossa l’automazione dei processi di reportistica per ridurre i costi amministrativi;
- riduzione dell’impatto della CSDDD sulle PMI: si limita l’obbligo di monitorare le catene di fornitura solo ai partner diretti, evitando l’effetto “trickle-down” (a cascata) sulle piccole imprese;
- allineamento tra CSRD, CSDDD e Tassonomia UE: si evita la sovrapposizione tra diverse regolamentazioni per semplificare il lavoro di aziende e investitori.
L’impatto sulle imprese e sugli investitori
Le nuove misure porteranno cambiamenti significativi nel panorama della finanza sostenibile europea. Alcuni dei principali effetti per le imprese e gli investitori includono:
- maggiore accessibilità agli investimenti sostenibili: la semplificazione delle regole di rendicontazione e la maggiore flessibilità nella Tassonomia permetteranno a più aziende di qualificarsi per finanziamenti e incentivi legati alla transizione verde;
- meno oneri burocratici per le PMI: ridurre il numero di imprese obbligate a rendicontare la sostenibilità consentirà alle PMI di concentrarsi sugli investimenti per l’innovazione, senza il peso di obblighi amministrativi complessi;
- miglior trasparenza e stabilità per gli investitori: le nuove disposizioni chiariscono il quadro informativo sugli asset sostenibili, migliorando la capacità degli investitori di valutare i rischi e le opportunità legate alla sostenibilità;
- implicazioni per le autorità di vigilanza: la BCE e l’ESMA avranno il compito di monitorare l’integrazione della finanza sostenibile nel mercato, valutando i rischi finanziari connessi al cambiamento climatico;
- equilibrio tra obblighi e competitività: le imprese avranno maggiore libertà nella gestione della transizione ecologica, evitando una regolamentazione troppo rigida che potrebbe penalizzare la competitività.
Prospettive future e criticità aperte
A fine febbraio 2025, la Commissione europea ha annunciato anche una Revisione del Regolamento sulla divulgazione della finanza sostenibile nel settore dei servizi finanziari (SFDR), con l’obiettivo di migliorare la coerenza tra gli obblighi di trasparenza e le esigenze degli investitori e degli operatori finanziari. Questa revisione mira a semplificare il quadro normativo, ridurre la sovrapposizione con altri regolamenti e rendere più efficace la comunicazione delle informazioni sulla sostenibilità nei prodotti finanziari.
Sebbene le riforme del 2025 vadano nella direzione di una maggiore semplicità e accessibilità, restano alcune sfide aperte:
- trasparenza e accountability: la semplificazione delle norme non deve compromettere la qualità delle informazioni ESG, rischiando di minare la credibilità della finanza sostenibile;
- difficoltà di adattamento per le imprese già conformi alle vecchie regole: molte aziende avevano già investito nella compliance con gli standard precedenti e potrebbero dover rivedere i loro processi;
- diversità di interpretazione tra Stati membri: la flessibilità lasciata alle aziende potrebbe portare a un’applicazione disomogenea della Tassonomia e delle norme di rendicontazione ESG.
Un nuovo equilibrio tra regolazione e competitività
Il pacchetto di semplificazioni della Commissione europea rappresenta un tentativo di conciliare due esigenze spesso in tensione: garantire un solido framework normativo per la finanza sostenibile, mantenendo al contempo un sistema più agile e accessibile per le imprese.
Se da un lato le modifiche possono favorire gli investimenti nella transizione ecologica, dall’altro resta aperta la sfida di mantenere un elevato livello di trasparenza e accountability nel reporting ESG. La vera partita si giocherà sull’efficacia dell’implementazione delle nuove regole e sulla capacità delle imprese di cogliere le opportunità offerte dalla finanza sostenibile senza subirne gli oneri eccessivi.
Con l’entrata in vigore delle nuove misure nel 2025, sarà essenziale monitorare l’impatto di queste riforme e valutare se l’UE riuscirà a rafforzare la sua leadership nella finanza sostenibile, garantendo un equilibrio tra sostenibilità, semplificazione e competitività economica.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
- Comunicazione della Commissione europea sull’interpretazione e sull’attuazione di talune disposizioni giuridiche degli atti delegati Ambiente, Clima e Informativa della tassonomia dell’UE,C/2025/1245, in GU UE C, C/2025/1373, 5.3.2025
- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica le direttive (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda le date a partire dalle quali gli Stati membri devono applicare determinati obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità aziendale e di due diligence, doc. COM(2025) 80 del 26.2.2025
- Proposta di DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica le direttive 2006/43/CE, 2013/34/UE, (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda determinati obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità aziendale e di due diligence, doc. COM(2025) 81 del 26.2.2025,
- AGGIORNAMENTO: approvata da
Direttiva (UE) 2025/794 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 aprile 2025, che modifica le direttive (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda le date a decorrere dalle quali gli Stati membri devono applicare taluni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, in GU UE L, 2025/794, 16.4.2025, ELI: http://data.europa.eu/eli/dir/2025/794/oj
- AGGIORNAMENTO: approvata da
Aggiornamenti successivi e articoli collegati
Per approfondire o seguire l’evoluzione dei temi trattati, si possono consultare i seguenti articoli collegati pubblicati su Fare l’Europa:
12 settembre 2025 – ESG per PMI: lo standard UE 2025 che semplifica tutto
25 luglio 2025 – Tassonomia UE 2025: chiarimenti della Commissione e nuove semplificazioni operative per le imprese
18 aprile 2025 – Finanza sostenibile: novità normative 2025
6 ottobre 2023 – Il passaggio del sistema finanziario europeo alla finanza sostenibile: avanzamento al 2023
21 maggio 2021 – Transizione ecologica e finanza sostenibile: il pacchetto legislativo UE 2021
30 ottobre 2020 – Il successo delle obbligazioni sociali dell’Unione europea: prima emissione 2020
15 novembre 2019 – La trasformazione della BEI in banca climatica europea
13 settembre 2019 – Programmazione UE 2021-2027: il ruolo della finanza sostenibile
9 marzo 2018 – Finanza sostenibile: la strategia di sviluppo della Commissione europea del 2018
