1. Il significato del 1° maggio in chiave europea

Il 1° maggio è, per tradizione, la Festa del Lavoro: celebrazione dei diritti conquistati e occasione di riflessione sulle sfide del presente. In una prospettiva europea, questa ricorrenza assume un significato particolare: l’Unione europea ha progressivamente costruito un corpus giuridico e politico volto a garantire lavoro dignitoso, equo e protetto, fondandosi sul principio che il progresso economico non può prescindere dalla coesione sociale.

2. La base giuridica: il diritto primario dell’Unione

a. Trattati e finalità sociali

L’art. 3, par. 3, del Trattato sull’Unione europea (TUE) enuncia chiaramente che l’UE promuove “la giustizia e la protezione sociale”. Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE), agli artt. 151-161, stabilisce una competenza di sostegno e coordinamento in materia sociale e occupazionale, lasciando ampio spazio agli Stati membri, ma attribuendo all’Unione il compito di favorire il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

b. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea

Dal 2009, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, la Carta di Nizza ha valore vincolante. Tra i diritti garantiti figurano:

  • Art. 15 – Libertà professionale e diritto di lavorare
  • Art. 27 – Diritto all’informazione e alla consultazione dei lavoratori
  • Art. 28 – Diritto di negoziazione e di azioni collettive
  • Art. 30 – Tutela contro il licenziamento ingiustificato
  • Art. 31 – Condizioni di lavoro giuste e eque

Questi articoli rappresentano la dimensione fondamentale del lavoro nella cittadinanza europea, e impongono agli Stati, nei limiti delle competenze UE, il rispetto di standard minimi.

3. L’architettura normativa secondaria: direttive e regolamenti

L’Unione ha adottato numerose direttive che hanno trasformato principi generali in diritti esigibili:

  • Direttiva 89/391/CEE (sicurezza sul lavoro);
  • Direttiva 2003/88/CE (orario massimo di lavoro: 48 ore settimanali, riposo settimanale e ferie annuali retribuite);
  • Direttive su contratti atipici (lavoro a tempo determinato, part-time, tramite agenzia);
  • Direttiva 2019/1152/UE (condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili);
  • Direttiva 2022/2041/UE (salario minimo adeguato).

Questo corpus ha armonizzato standard minimi comuni, lasciando spazio agli Stati membri per modelli più ambiziosi.

4. Il Pilastro europeo dei diritti sociali: verso un’Europa sociale più forte?

Nel 2017 è stato proclamato il Pilastro europeo dei diritti sociali, articolato in 20 principi. Alcuni dei più rilevanti per il mondo del lavoro:

  • Parità di opportunità e accesso al mercato del lavoro;
  • Condizioni di lavoro eque;
  • Protezione sociale e inclusione.

Nel Piano d’azione 2021, la Commissione ha fissato traguardi vincolanti al 2030, tra cui:

  • almeno il 78% di occupazione nella fascia 20-64 anni;
  • almeno 60% dei lavoratori in formazione continua ogni anno;
  • riduzione significativa del numero di persone a rischio povertà.

Il Pilastro, pur non vincolante di per sé, è assunto come criterio guida nelle raccomandazioni del Semestre europeo e nelle condizionalità dei fondi.

5. Il caso del salario minimo: tra diritto europeo e modelli nazionali

La Direttiva 2022/2041/UE sui salari minimi adeguati ha rappresentato una svolta simbolica e giuridica. Essa:

  • non impone un salario minimo legale, ma richiede che i salari siano adeguati e sufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso;
  • promuove la contrattazione collettiva, fissando l’obiettivo dell’80% di copertura contrattuale;
  • richiede agli Stati membri di riferire periodicamente alla Commissione sull’adeguatezza dei livelli salariali.

Italia: una posizione ibrida

L’Italia, pur non disponendo di un salario minimo legale, fa affidamento sui contratti collettivi nazionali (CCNL). Tuttavia, l’assenza di una legge quadro sulla rappresentanza sindacale e la diffusione dei contratti pirata pongono dubbi sull’effettività di tale modello.

Il termine di recepimento della direttiva (novembre 2024) è scaduto senza trasposizione, esponendo l’Italia al rischio di una procedura d’infrazione.

6. Politiche, fondi e governance: il sostegno operativo dell’UE

L’Unione sostiene le politiche del lavoro anche tramite:

  • Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+): formazione, inserimento lavorativo, inclusione sociale;
  • Iniziativa Garanzia Giovani e ALMA: mobilità e occupazione giovanile;
  • SURE: strumento emergenziale per sostenere il lavoro nei periodi di crisi (es. pandemia);
  • Resilience Facility: collegamento tra riforme e investimenti nella qualità del lavoro.

Tutti questi strumenti confermano che la dimensione sociale è oggi integrata nelle politiche di coesione, digitalizzazione e transizione verde.

7. Il ciclo 2024–2029: verso un’Europa del lavoro più giusta, inclusiva e competente

Il nuovo ciclo istituzionale dell’Unione europea (2024–2029) si configura come una fase di consolidamento e rilancio dell’Europa sociale, in cui il tema del lavoro torna al centro delle agende politiche e legislative. Il Programma della Commissione europea 2025, articolato in priorità, obiettivi strategici e iniziative concrete, delinea un orizzonte normativo e operativo ricco di implicazioni per i diritti dei lavoratori e per la qualità dell’occupazione.

a. Nuovo Piano d’azione per il Pilastro europeo dei diritti sociali

Previsto entro il 4° trimestre 2025, il nuovo Piano d’azione aggiornerà gli impegni assunti nel 2021, rafforzando l’integrazione tra politiche occupazionali, strumenti di inclusione sociale e strumenti finanziari (come il FSE+). Il piano si accompagnerà a una Tabella di marcia per posti di lavoro di qualità, elaborata in collaborazione con i partner sociali, con l’obiettivo di:

  • sostenere salari adeguati;
  • garantire transizioni professionali eque;
  • aumentare la copertura della contrattazione collettiva;
  • migliorare la protezione dei lavoratori autonomi e delle nuove forme di lavoro​.

b. Il Patto europeo per il dialogo sociale

Firmato nel marzo 2025, il Patto per il dialogo sociale europeo dà seguito alla Dichiarazione tripartita del Val Duchesse Social Partners Summit e si propone di rilanciare il coinvolgimento sistematico di sindacati e organizzazioni datoriali nella definizione delle politiche UE​.

c. Unione delle competenze e strategia per la formazione

Tra le risposte più strutturate alla sfida della carenza di manodopera e delle transizioni settoriali, vi è la proposta della Commissione di istituire una vera Unione delle competenze (COM(2025)90). Ad essa si affiancano:

  • l’Action Plan on Basic Skills (COM(2025)88), per rafforzare le competenze fondamentali degli adulti;
  • il Piano strategico per l’istruzione e le professioni STEM (COM(2025)89), che mira a contrastare il calo delle prestazioni, promuovere la parità di genere e attrarre nuovi talenti in settori chiave

8. Conclusioni: l’Europa che lavora, l’Europa che protegge

l nuovo ciclo 2024–2029 propone dunque una visione sistemica del lavoro, che intreccia produttività, diritti e formazione. Il rafforzamento del Pilastro dei diritti sociali, la promozione di posti di lavoro dignitosi, il sostegno alla contrattazione collettiva, e l’investimento nelle competenze strategiche delineano una traiettoria in cui l’Unione europea si propone come garante di un’economia giusta e di una società inclusiva.

In questa prospettiva, la Festa del Lavoro assume un valore ancora più alto: non solo memoria delle conquiste passate, ma proiezione verso un’Europa capace di coniugare competitività e giustizia sociale.

Fare l’Europa significa anche ripensare il lavoro come leva di coesione, e l’Unione come spazio in cui i diritti sociali siano condivisi, difesi e rinnovati. Buon 1° maggio.

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Commissione europea – Pilastro europeo dei diritti sociali

Questa pagina, curata dalla Direzione Generale per l’Occupazione, gli Affari Sociali e l’Inclusione della Commissione europea, offre una panoramica completa sul Pilastro europeo dei diritti sociali. Include informazioni dettagliate sui 20 principi fondamentali, sulle iniziative legislative e politiche correlate, nonché sugli strumenti di finanziamento come il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+). È una risorsa autorevole e costantemente aggiornata, ideale per i lettori interessati ad approfondire le politiche sociali dell’UE.