🇪🇺 Punti chiave
- Sesta edizione del Rapporto annuale 2025 sullo stato delle regioni e delle città dell’Unione europea: un’analisi comparativa dei divari territoriali e delle capacità locali di risposta alle crisi.
- Nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2028–2034 (QFP): revisione della governance finanziaria UE e introduzione dei Piani di Partenariato nazionali e regionali (PNR/NRP Plans).
- Politica di coesione come infrastruttura dell’Unione: 70 % delle politiche attuate a livello locale, ma disuguaglianze persistenti e rischio di recentralizzazione.
- Resilienza territoriale: adattamento a crisi climatiche, energetiche e sociali come nuovo criterio di efficacia delle politiche pubbliche.
- Prossimità: accesso ai servizi essenziali, parità di genere, qualità della vita e riequilibrio urbano-rurale come dimensione sociale della coesione.
- Barometro UE–Italia: convergenze e differenze nelle priorità per il futuro bilancio europeo; forte attenzione italiana alla transizione climatica.
- Prospettiva 2028–2034: rafforzare partenariato, capacità amministrativa e indicatori territoriali di resilienza e prossimità.
➜ Approfondimenti nell’articolo che segue.
Un appuntamento cruciale per la democrazia territoriale europea
Il Rapporto annuale sullo stato delle regioni e delle città 2025, pubblicato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR), è il principale osservatorio sulle trasformazioni territoriali dell’Unione.
Giunto alla sesta edizione, combina dati economici, analisi territoriali e un ampio barometro d’opinione che coinvolge oltre 3.300 amministratori locali e regionali nei ventisette Stati membri.
L’edizione 2025 si colloca in un momento di forte discontinuità: la proposta della Commissione europea per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2028–2034, che introduce i Piani di Partenariato nazionali e regionali (PNR/NRP Plans).
Questi strumenti intendono integrare in un unico quadro quattordici fondi a gestione concorrente, con l’obiettivo di semplificare la programmazione. Tuttavia, il Rapporto osserva che questa semplificazione rischia di produrre ricentralizzazione e riduzione del margine d’autonomia territoriale.
Il documento del CdR – sul quale si concentra l’ottavo articolo della serie speciale dedicata al QFP 2028-2034 – non è un esercizio politico, ma una valutazione empirica della capacità dell’Unione di restare coesa attraverso le proprie politiche. Le tre parole-chiave dell’analisi – coesione, resilienza e prossimità – sintetizzano l’evoluzione della politica territoriale europea dopo un ciclo segnato da crisi sovrapposte.
La coesione come infrastruttura territoriale dell’Unione
La politica di coesione continua a rappresentare l’unico strumento europeo con base territoriale universale e gestione decentrata.
Negli ultimi vent’anni ha ridotto le disparità di reddito regionale del 25%, sostenendo infrastrutture, capitale umano e amministrazioni locali.
Ma nel 2025 il quadro cambia:
- 51% delle regioni europee cresce meno della media UE;
- due terzi registrano un calo della competitività;
- metà resta sotto la media del PIL pro capite dell’Unione.
Il CdR parla di un resilience gap: le regioni più vulnerabili ai rischi ambientali ed energetici sono anche quelle con minore capacità amministrativa.
La coesione deve quindi evolvere da politica redistributiva a politica di investimento strutturale, ancorata alla logica place-based e alla governance multilivello.
Oggi:
- il 70% delle politiche UE è attuato da regioni e città;
- gli enti territoriali gestiscono due terzi della spesa pubblica europea.
La concentrazione dei fondi in piani nazionali unici, prevista dal QFP, viene letta dal CdR come un possibile arretramento.
L’efficacia delle politiche future dipenderà dalla piena applicazione del principio di partenariato e dall’adattamento degli obiettivi europei ai contesti regionali.
Resilienza: affrontare crisi multiple
Il Rapporto 2025 introduce un approccio sistemico alla resilienza territoriale, che comprende dimensioni ambientali, energetiche, economiche e sociali:
- nel 2024, le inondazioni hanno causato 18 miliardi di euro di danni;
- una comunità su cinque è esposta a più di un tipo di rischio naturale;
- 47 milioni di europei vivono in povertà energetica, un incremento del 30 % rispetto al 2020.
Il CdR evidenzia che le regioni con minore capacità di investimento sono anche le più vulnerabili.
Per colmare questo divario propone di:
- collegare la politica di coesione al Green Deal tramite un Local Energy Transition Fund;
- istituire un meccanismo europeo di emergenza locale per rispondere a shock ambientali o sociali;
- promuovere una governance integrata della sicurezza territoriale, includendo infrastrutture critiche e difesa civile.
La resilienza diventa così criterio di efficacia delle politiche pubbliche, al pari della crescita o della spesa.
Prossimità: la dimensione sociale della coesione
La terza dimensione analitica del Rapporto è la prossimità, intesa come accessibilità dei servizi, equità sociale e qualità della vita.
L’Unione resta percepita come “vicina” solo laddove le politiche europee migliorano concretamente le condizioni quotidiane:
- crisi abitativa: deficit di 2,3 milioni di abitazioni l’anno, per un fabbisogno di 270 miliardi di euro;
- transizione demografica: entro il 2050, due terzi delle regioni vedranno diminuire la popolazione, con impatti più severi nelle aree rurali (4 su 5 in calo);
- servizi pubblici: la spesa per sanità e istruzione è in riduzione in gran parte delle zone rurali;
- parità di genere: solo 26 assemblee regionali su 286 hanno maggioranza femminile.
Il CdR propone di includere indicatori di prossimità accanto a quelli economici: accesso alla casa, ai trasporti, alla sanità, alla formazione e ai servizi digitali.
La prossimità diventa una misura di capacità amministrativa e di inclusione territoriale, non un semplice concetto sociale.
Il Barometro 2025: percezioni locali e confronto europeo-italiano
Il Barometro regionale e locale allegato al Rapporto raccoglie le opinioni di oltre 3.000 amministratori europei su priorità, governance e fiducia istituzionale.
Priorità per il bilancio UE 2028–2034
| Tema | Media UE | Italia | Osservazioni |
|---|---|---|---|
| Transizione climatica ed energetica | 42% | 55% | L’Italia assegna maggiore centralità alla dimensione ambientale e alla decarbonizzazione locale. |
| Gestione demografica e servizi rurali | 39% | 37% | Priorità stabile: attenzione a invecchiamento e servizi di prossimità. |
| Crisi abitativa | 36% | 34% | Livelli simili; il tema resta fortemente percepito nelle aree urbane. |
| Resilienza della sicurezza | 32% | 21% | Minore rilevanza in Italia rispetto alla media UE. |
| Capacità industriale europea | 28% | 25% | Priorità più bassa, a favore di tematiche sociali e ambientali. |
Fiducia nei livelli di governo
- 61% nei governi locali e regionali;
- 52% nell’Unione europea;
- 36% nei governi nazionali.
L’asse della fiducia resta radicato nei livelli di governo più vicini ai cittadini.
Tendenze italiane
Nel campione italiano (222 interviste):
- prevale la richiesta di autonomia e semplificazione nella gestione dei fondi;
- le amministrazioni locali concentrano gli sforzi su inclusione sociale e transizione verde:
- 42% interventi per soggetti vulnerabili;
- 38% programmi di inverdimento urbano e riduzione dei rifiuti;
- 38% iniziative di efficienza energetica.
Il sistema territoriale italiano mostra quindi una forte sensibilità ambientale e sociale, ma anche una persistente disomogeneità amministrativa tra aree del Paese.
Linee di tendenza e prospettive
Dalla lettura complessiva del Rapporto emergono tre direttrici strategiche:
- Coesione come investimento strutturale
Da politica di compensazione a leva per la competitività sostenibile, integrata con transizione verde e innovazione sociale. - Resilienza come nuovo criterio di efficacia
Valutare le politiche non solo per l’impatto economico, ma per la capacità di adattamento e prevenzione delle crisi. - Prossimità come misura della qualità dell’integrazione europea
Un’Unione coesa solo se resta vicina ai cittadini, riducendo le distanze fisiche, sociali e digitali tra territori.
Il CdR raccomanda che nel nuovo ciclo 2028–2034:
- il principio di partenariato multilivello diventi vincolante nei regolamenti;
- vengano introdotti indicatori territoriali di resilienza e prossimità accanto a quelli di crescita;
- si rafforzi la capacità amministrativa locale mediante reti di cooperazione e assistenza tecnica permanenti.
Conclusioni
Il Rapporto 2025 sullo Stato delle Regioni e delle Città descrive un’Europa in trasformazione, attraversata da squilibri ma dotata di forti energie locali. La sua lettura mette in evidenza una tendenza comune: le comunità territoriali come laboratorio di soluzioni europee.
Nel dibattito sul QFP 2028–2034, la coesione emerge come più di una politica: è la struttura portante dell’Unione, ciò che tiene insieme sviluppo, solidarietà e cittadinanza.
Come rileva anche il recente studio del Joint Research Centre della Commissione europea (Localising European Governance: Civic Participation and Territorial Resilience, JRC, 2025), l’Europa “vista dai territori” si costruisce attraverso pratiche di adattamento locale, co-progettazione e innovazione civica.
La resilienza diventa così una competenza collettiva, maturata nei contesti locali prima ancora che nelle istituzioni centrali: un’evoluzione coerente con l’idea di democrazia territoriale europea delineata dal Rapporto 2025 del CdR.
Lo stesso studio del JRC – che fa seguito ad altre precedenti analisi sul tema della sfiducia nell’Unione europea – mostra inoltre che le regioni con maggiore consenso euroscettico registrano, nel lungo periodo, un PIL pro capite fino al 5% inferiore e una riduzione media del 3% dell’occupazione rispetto alle aree più europeiste.
Un dato che suggerisce come la distanza dall’Unione non sia solo politica ma anche economica: i territori che si percepiscono esclusi tendono a pagare un “prezzo di sviluppo” più alto.
L’Europa dei territori, dunque, non può limitarsi a redistribuire risorse; deve ricostruire fiducia e prossimità, trasformando la coesione in una vera politica di cittadinanza condivisa.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comitato europeo delle Regioni, Lo stato delle regioni e delle città. Relazione annuale UE 2025, 13 ottobre 2025
RODRIGUEZ-POSE, A., DIJKSTRA, L. and DORATI, C., Paying for Euroscepticism – JRC Working Papers on Territorial Modelling and Analysis 09/2025, European Commission, Ispra, 2025, JRC143982.
Aggiornamenti successivi e articoli collegati
Gli articoli della serie speciale dedicata al Quadro finanziario pluriennale 2028–2034, con i relativi link, sono disponibili nella pagina del blog “Analisi“.
Per seguire l’evoluzione della politica di coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione europea nei diversi cicli di programmazione, si possono consultare i seguenti articoli pubblicati su Fare l’Europa:
3 ottobre 2025 – QFP 2028-2034 | Piani di partenariato e Fondo PNR: governance e bilancio
27 giugno 2025 – Politica di coesione oltre il 2027: la Corte dei conti UE tra lezione critica e agenda di riforma
8 aprile 2025 – Revisione intermedia dei fondi UE: come cambia la politica di coesione 2021–2027
7 marzo 2025 – Futuro della coesione: rapporto 2025 del Parlamento europeo
9 maggio 2024 – 9 maggio 2024 – Festa dell’Europa: riflessione sull’euroscetticismo
9 febbraio 2024 – Oltre il 2027: il futuro della politica di coesione dell’UE
6 maggio 2022 – KOHESIO: dal 2022 il data-base della politica di coesione dell’UE
14 settembre 2018 – Programmazione UE 2021-2027: il futuro della politica di coesione
15 dicembre 2017 – Il futuro della politica europea di coesione oltre il 2020
11 giugno 2014 – La politica di coesione economica, sociale e territoriale e i fondi europei 2014-2020
