Nel maggio 2014 i cittadini italiani sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo.
Al di là della scadenza elettorale, l’occasione invita a una riflessione più ampia: che cos’è l’Unione europea, che cosa non è, e quale idea di Europa è in gioco quando si vota per il Parlamento europeo.
Il Parlamento europeo e i limiti dell’Unione
Nonostante il nome possa suggerire il contrario, il Parlamento europeo non è il Parlamento di uno Stato sovrano.
L’Unione europea non è un ente a finalità generale: può agire solo nei limiti delle competenze che i suoi Stati membri hanno deciso di conferirle attraverso i Trattati.
Di conseguenza, anche i poteri del Parlamento europeo sono diversi da quelli di un Parlamento nazionale.
Pur essendo l’unica istituzione dell’Unione eletta direttamente dai cittadini, il Parlamento europeo può legiferare solo nei settori in cui gli Stati membri hanno scelto di esercitare competenze condivise a livello europeo, e lo fa insieme al Consiglio dell’Unione europea.
Restano invece di competenza prevalentemente nazionale ambiti fondamentali dell’azione pubblica, tra cui:
- la giustizia e l’ordine pubblico;
- la difesa;
- gran parte della politica estera;
- le politiche del lavoro e quelle sociali, dalla sanità all’istruzione;
- l’uso del suolo e molte scelte energetiche.
A ciò si aggiunge un ulteriore limite strutturale: il Parlamento europeo non dispone del potere di iniziativa legislativa, che resta prerogativa della Commissione europea.
Questi elementi spiegano perché il voto europeo non sia assimilabile, per effetti immediati, a un voto nazionale. Il suo significato è soprattutto politico e simbolico: orienta il progetto europeo nel suo complesso.
L’unità europea: non un’idea unica, ma più modelli storici
L’attuale Unione europea non è il primo né l’unico tentativo di costruire una forma di unità tra gli Stati del continente.
Negli ultimi cento anni l’Europa ha conosciuto diversi modelli di integrazione, ciascuno con esiti profondamente diversi.
Primo modello: il sistema di alleanze pre-1914
All’inizio del Novecento l’Europa era attraversata da un complesso sistema di alleanze tra Stati, concepito per garantire stabilità, prosperità e una pace duratura.
Quel fragile equilibrio, come la storia ha dimostrato, non solo non prevenne il conflitto, ma condusse allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Figura 1 – L’Europa allo scoppio della Prima guerra mondiale, 1914
Secondo modello: l’Europa totalitaria del Novecento
Circa settant’anni fa, nel cuore di una grave crisi economica e sociale, prese forma un altro progetto di “unità europea”, promosso dai regimi nazista e fascista.
Era un’idea di Europa fondata sull’esclusione, sulla purezza etnica, sulla negazione della dignità umana e dei diritti fondamentali, sulla contrapposizione tra popoli e identità.
Un’Europa apparentemente “unita”, ma costruita sulla forza, sulla discriminazione e sulla sopraffazione.
Quel progetto condusse alla Seconda guerra mondiale e alla distruzione del continente.
Figura 2 – L’Europa durante la Seconda guerra mondiale: le conquiste della Germania, 1939-1942
Il terzo modello: l’Europa libera e unita
Dopo due guerre mondiali, nasce un terzo progetto di integrazione europea, espresso con chiarezza nel Manifesto di Ventotene: quello di un’Europa libera e unita.
Questo progetto prende avvio il 9 maggio 1950 con la Dichiarazione Schuman e si sviluppa progressivamente nell’attuale Unione europea.
Non è un progetto perfetto né compiuto: presenta limiti evidenti, lacune istituzionali e tensioni politiche. Ma, fino a oggi, è l’unico modello di integrazione che ha garantito all’Europa decenni di pace, prosperità e cooperazione.
L’Unione europea si fonda su valori comuni: rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e diritti umani, compresi quelli delle minoranze.
Questi valori non sono astratti: rappresentano la risposta storica alle tragedie del Novecento.
Che cosa è davvero in gioco
Il voto per il Parlamento europeo non decide tutto, né risolve automaticamente i problemi dell’Unione.
Decide però la direzione del progetto europeo: se rafforzarlo, correggerlo e migliorarlo, oppure indebolirlo fino a renderlo irrilevante.
La storia europea insegna che l’alternativa a un’Europa imperfetta ma cooperativa non è un ritorno a una sovranità pura e rassicurante, bensì il rischio di nuove divisioni, rivalità e conflitti.
Per questo il progetto di un’Europa libera e unita non va idealizzato, ma custodito e sviluppato, perché, al di là delle sue contraddizioni, resta l’unica risposta credibile che il continente europeo ha saputo costruire dopo le catastrofi del secolo scorso.
Una scelta che riguarda il futuro dell’Europa
In questo senso, il voto europeo è una scelta che va oltre la contingenza politica.
È una scelta che riguarda il modello di convivenza tra i popoli europei, il rapporto tra libertà e sicurezza, tra identità e pluralismo, tra memoria storica e futuro.
È questo, in ultima analisi, il significato profondo dell’idea di un’Europa libera e unita.
Nota editoriale
Questo articolo va letto come riflessione culturale e storica scritta nel contesto delle elezioni europee del 2014, e come contributo alla comprensione delle diverse idee di “unità europea” che hanno attraversato la storia del continente.
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21 aprile 2015. Il contributo di Papa Francesco alla costruzione europea
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9 maggio 2022. 9 maggio: giornata della pace e dell’unità in Europa
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25 marzo 2017. #EU60
17 marzo 2017. Verso i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma: spunti di riflessione sull’Europa unita
30 settembre 2016. La “memoria europea”: i momenti salienti della nostra storia comune
25 settembre 2015. 1985-2015: i 30 anni della bandiera dell’Unione europea
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3 febbraio 2015. Quale visione dell’Europa ha il nuovo Presidente della Repubblica italiana?
7 gennaio 2015. Cinque italiani “eccellenti” in Europa
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