Lo sviluppo rurale non è una politica residuale, né un semplice capitolo della politica agricola comune.
È una delle grandi politiche territoriali dell’Unione europea, chiamata a tenere insieme sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente, coesione sociale, innovazione economica e qualità della vita.
Le campagne e le foreste coprono oltre i tre quarti del territorio dell’Unione europea e ospitano più della metà della sua popolazione. Il modo in cui l’Europa sceglie di governare questi territori incide direttamente sul modello di sviluppo complessivo dell’Unione.
È in questa prospettiva che va letta la Conferenza europea sullo sviluppo rurale “Cork 2.0”, organizzata dalla Commissione europea il 5 e 6 settembre 2016, a vent’anni dalla prima conferenza di Cork del 1996.
Non come un evento isolato, ma come un momento di sintesi politica destinato a orientare l’evoluzione della politica di sviluppo rurale europea nel medio-lungo periodo.
Perché Cork 2.0 è uno snodo strategico
La Conferenza di Cork 2.0 ha riunito circa trecento partecipanti provenienti da tutti i Paesi dell’Unione europea: agricoltori, imprenditori rurali, associazioni ambientaliste, ricercatori, rappresentanti delle amministrazioni pubbliche europee, nazionali, regionali e locali.
I lavori si sono articolati attorno a quattro grandi aree tematiche:
- occupazione, crescita e investimenti nelle filiere agroalimentari e nell’economia rurale;
- ambiente rurale, clima e risorse idriche;
- innovazione orientata ai bisogni degli agricoltori;
- accessibilità, servizi e vitalità delle zone rurali.
L’esito della Conferenza è confluito nella Dichiarazione politica finale “A better Life in Rural Areas – Una vita migliore nelle zone rurali”, rivolta ai decisori politici dell’Unione europea e degli Stati membri, con l’obiettivo esplicito di orientare le scelte future in materia di sviluppo rurale.
Come la Dichiarazione di Cork del 1996 – significativamente intitolata “A living countryside” – anche Cork 2.0 si propone come un testo di indirizzo, destinato a essere incorporato nelle politiche europee successive, in particolare nel dibattito sulla PAC post-2020.
Zone rurali e sviluppo sostenibile: il quadro globale di riferimento
La Dichiarazione di Cork 2.0 si colloca esplicitamente nel quadro dei grandi impegni internazionali assunti dalla comunità globale nel 2015, in particolare:
- l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, che definisce obiettivi integrati sul piano economico, sociale e ambientale;
- l’Accordo di Parigi sul clima, adottato alla COP21, che impone una profonda trasformazione dei modelli produttivi e territoriali.
Alla luce di questi impegni, le zone rurali europee vengono riconosciute come:
- custodi di un patrimonio naturale, paesaggistico e culturale di valore strategico;
- spazi chiave per la sicurezza alimentare e la qualità delle produzioni;
- luoghi centrali per lo sviluppo dell’economia circolare e della bioeconomia;
- territori decisivi per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Le imprese agricole e forestali sono individuate come attori fondamentali della gestione sostenibile del territorio, in quanto fornitrici di beni pubblici ambientali legati alla biodiversità, al suolo, all’acqua e alla resilienza climatica.
Accanto a queste potenzialità, la Dichiarazione non ignora le criticità strutturali delle aree rurali: spopolamento, invecchiamento della popolazione, fuga dei giovani, carenza di servizi, divari digitali e infrastrutturali.
Da qui la necessità di politiche capaci di rendere le zone rurali luoghi attrattivi in cui vivere, lavorare e investire.
Una politica rurale “innovativa, integrata e inclusiva”
Il cuore della Dichiarazione di Cork 2.0 è l’affermazione della necessità di una politica rurale europea:
- innovativa, capace di valorizzare conoscenza, ricerca e tecnologia;
- integrata, fondata su approcci multisettoriali e territoriali;
- inclusiva, attenta alle comunità locali e alla partecipazione degli attori rurali.
Su questa base, la Conferenza ha individuato dieci orientamenti politici destinati a guidare l’evoluzione delle politiche rurali europee.
I dieci orientamenti politici di Cork 2.0
1. Promuovere la prosperità delle zone rurali
L’Unione europea deve continuare a sviluppare politiche specifiche per le zone rurali, capaci di valorizzarne l’identità e di liberarne il potenziale economico, sociale e ambientale.
2. Rafforzare le catene del valore rurali
Occorre sostenere filiere locali e reti produttive, in particolare nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, dell’economia verde e circolare.
3. Investire in accessibilità e vitalità
Gli investimenti devono migliorare servizi, infrastrutture e connettività, inclusa la riduzione del digital divide, per garantire qualità della vita e competitività.
4. Preservare l’ambiente rurale
Le politiche europee devono continuare a incentivare la fornitura di beni pubblici ambientali e la tutela del patrimonio naturale e culturale.
5. Gestire in modo sostenibile le risorse naturali
Acqua, suolo e biodiversità sono risorse produttive essenziali: la politica rurale deve favorire soluzioni scientifiche e innovative per “produrre di più con meno”.
6. Incoraggiare l’azione per il clima
Nelle zone rurali l’accento deve essere posto su adattamento, resilienza, energie rinnovabili sostenibili ed economia circolare.
7. Incentivare conoscenza e innovazione
Le comunità rurali devono essere pienamente integrate nell’economia della conoscenza, attraverso formazione, consulenza, apprendimento permanente e innovazione sociale.
8. Rafforzare la governance rurale
Lo sviluppo rurale richiede un forte approccio dal basso, basato su capacità amministrativa locale, partecipazione e strumenti come LEADER e lo sviluppo locale partecipativo.
9. Politiche più mirate e semplificate
La semplificazione normativa e procedurale è essenziale per ricostruire fiducia, ridurre oneri amministrativi e rendere le politiche più efficaci.
10. Migliorare prestazioni e responsabilità
Il sostegno pubblico deve essere accompagnato da sistemi credibili di monitoraggio e valutazione, orientati ai risultati e alla trasparenza verso cittadini e contribuenti.
Cork 2.0 come base per le politiche successive
Cork 2.0 non propone una rottura, ma un cambio di paradigma: dallo sviluppo rurale come politica compensativa a una visione territoriale strategica, fondata su risultati, integrazione e responsabilità.
Molti degli orientamenti emersi a Cork 2.0 anticipano temi che diventeranno centrali negli anni successivi: semplificazione, governance multilivello, approccio orientato alle performance, integrazione tra politiche agricole, ambientali e territoriali.
Per questo, la Dichiarazione del 2016 rappresenta ancora oggi un testo di riferimento per comprendere le traiettorie di lungo periodo delle politiche rurali europee.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
- CORK 2.0 DECLARATION 2016
- Tutti i materiali sulla “Cork 2.0: European Conference on Rural Development” sono disponibili sul sito della Commissione europea.
Aggiornamenti successivi e articoli collegati
Per approfondire o seguire l’evoluzione della politica di sviluppo rurale dell’UE, si possono consultare i seguenti articoli collegati pubblicati su Fare l’Europa:
31 ottobre 2025. QFP 2028-2034 | PAC nei PNR e il nuovo ruolo di LEADER
17 novembre 2023. Rapporto OCSE 2023 sul futuro dell’agricoltura nell’UE
16 luglio 2021. Il futuro delle zone rurali dell’Europa: una visione, un patto e un piano di azione 2021-2027
22 gennaio 2021. Indirizzi della Commissione europea per il piano strategico PAC 2023-2027 dell’Italia
8 febbraio 2019. Verso l’agenda strategica europea per la sostenibilità entro il 2030
7 settembre 2018. Programmazione UE 2021-2027: il futuro della politica agricola comune
18 settembre 2017. Dopo il “fai da te”, una tutela europea per i veri “prodotti di montagna”
6 maggio 2016. Agricoltura e ambiente dopo l’Accordo di Parigi sul clima
