Per una vita migliore in campagna: i risultati della Conferenza sullo sviluppo rurale “Cork 2.0”

16 settembre 2016 di Mauro Varotto

A vent’anni dalla prima conferenza di Cork (Irlanda) sullo sviluppo rurale, il 5 e 6 settembre scorsi la Commissione europea ha nuovamente riunito gli operatori economici e sociali che vivono in campagna per individuare assieme a loro le sfide future dell’agricoltura e delle zone rurali dell’Europa e per condividere le nuove linee politiche necessarie per favorire uno sviluppo rurale “innovativo, integrato e inclusivo”.

Alle quattro sessioni parallele in cui si sono articolati i lavori della conferenza (Occupazione, crescita e investimenti nelle filiere agroalimentari e nell’economia rurale; Ambiente rurale, clima ed acqua; Mirare l’innovazione alle esigenze degli agricoltori; Accessibilità e vitalità delle zone rurali), hanno partecipato circa trecento partecipanti, provenienti da tutti i Paesi dell’Unione europea in rappresentanza di agricoltori; associazioni ambientaliste; imprenditori; mondo della ricerca; rappresentanti delle amministrazioni pubbliche unionali, nazionali, regionali e locali.

I lavori hanno trovato una sintesi nel documento politico finale, una dichiarazione congiunta intitolata “Una vita migliore in campagna (A better Life in Rural areas)”.

Come la precedente dichiarazione – adottata nella prima conferenza di Cork del novembre del 1996 e intitolata “Una campagna viva (A living countryside)” – anche la nuova è indirizzata ai decisori politici degli Stati membri e dell’Unione europea perché ne incorporino le linee strategiche nella politica di sviluppo rurale post-2020.

 

Quali politiche di sviluppo rurale e con quali finalità?

Le campagne e le foreste coprono più dei tre quarti del territorio dell’Unione europea e in esse vive più della metà della popolazione della stessa Unione. Quali politiche sviluppare in tali aree e con quali finalità?

Per rispondere a tale domanda, la dichiarazione “A better Life in Rural areas” prende, innanzitutto, le mosse e si incardina nei grandi scenari mondiali delineati dai principi contenuti:

  • nell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, approvata dall’Assemblea delle Nazioni unite il 25 settembre 2015, che ho illustrato in un precedente articolo;
  • le Conclusioni della XXI Conferenza annuale (COP21) sulla Convenzione delle Nazioni unite sul clima che fa portato all’ACcordo di Parigi del 12 dicembre 2015, sui cui contenuti e sulle cui implicazioni sull’agricoltura mi sono soffermato in precedenti articoli.

Sul solco di questi nuovi principi di sviluppo sostenibile, la dichiarazione prende atto della realtà delle zone rurali europee le quali se, da un lato, presentano una grande eterogeneità di situazioni economiche, sociali ed ambientali, dall’altro lato, tuttavia, hanno anche caratteristiche comuni con riferimento alle quali è possibile costruire la futura politica di sviluppo rurale dell’Unione europea.

Infatti, esse rivestono una fondamentale importanza nella conservazione del patrimonio naturale e culturale e dei paesaggi; sono serbatoi di risorse che assicurano una fornitura sicura e sostenibile di cibi di qualità, nonché lo sviluppo dell’economia circolare e della bioeconomia, favorendo l’efficienza nell’uso delle risorse, la lotta contro i cambiamenti climatici e la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

Le aziende agricole e forestali sono i principali soggetti che assicurano la gestiscono dei territori rurali e forestali: tali imprese forniscono fondamentali beni pubblici ambientali e servizi legati alla biodiversità, al suolo, all’acqua e alle azioni di adattamento e prevenzione dei cambiamenti climatici.

Altro fattore che accomuna tali aree è l’esodo della popolazione e, in particolare, la fuga dei giovani: vi è, quindi, la necessità di assicurare che le aree rurali e le comunità che in esse sono insediate rimangano luoghi attraenti dove vivere e lavorare, migliorando l’accesso ai servizi e alle opportunità e anche la promozione dell’imprenditorialità nei settori tradizionali dell’economia rurale ma anche nei settori nuovi e più avanzati.

 

I dieci orientamenti politici di Cork 2.0

I partecipanti alla Conferenza europea di Cork 2,0 sullo sviluppo rurale hanno approvato un documento finale in cui si dichiarano a favore dello sviluppo nell’Unione europea di una politica rurale e agricola “innovativa, integrata e inclusiva” che dovrebbe essere guidata da dieci orientamenti politici.

 

  1. Promuovere la prosperità delle zone rurali

L’Unione europea dovrebbe continuare a sviluppare politiche specifiche per le zone rurali, seppure basate su strategie integrate e approcci multisettoriali. Queste politiche dovrebbero, da un lato, conservare e valorizzare l’identità di tali aree, dall’altro, liberare tutto il potenziale delle zone rurali per fare in modo che diano il proprio contributo per affrontare le attuali sfide sociali e ambientali.

  1. Rafforzare le catene del valore nelle zone rurali

Le nuove politiche dell’Unione dovrebbero concentrarsi su approcci integrati per sviluppare e rafforzare le catene del valore presenti nelle zone rurali e le reti produttive locali, sostenendo le opportunità di business emergenti per l’agricoltura, la silvicoltura e le imprese rurali, soprattutto legate all’economia verde e circolare.

  1. Investire nell’accessibilità e nella vitalità delle zone rurali

L’Unione europea dovrebbe concentrare il proprio sostegno agli investimenti nelle aree rurali che creano valore aggiunto per l’intera società, quali gli investimenti nello sviluppo delle imprese agricole, per promuovere un’agricoltura competitiva e diversificata; nei servizi pubblici e privati e nelle infrastrutture di base, in funzione della qualità della vita delle popolazioni ma anche del superamento del digital divide.

  1. Preservare l’ambiente rurale

Le politiche dell’Unione europea dovrebbero continuare a incentivare la fornitura di beni pubblici ambientali da parte delle aziende agricole e forestali, tra i quali la conservazione del patrimonio naturale e culturale dell’Europa, la quale offre una ricca varietà di habitat di flora e fauna e di valenze paesaggistiche la cui conservazione dipende in larga misura dai sistemi agricoli e forestali.

  1. Gestire le risorse naturali

All’aumento della pressione sulle risorse naturali derivanti dalla crescente domanda di alimenti, mangimi, fibre e biomateriali deve essere data una risposta politica coordinata e inter-settoriale che miri a garantire la gestione sostenibile di risorse naturali come acqua, suolo e biodiversità le quali, peraltro, sono i mezzi stessi della produzione agricola.

La futura politica di sviluppo rurale dovrebbe, quindi, favorire lo sviluppo di soluzioni innovative e integrate, basate sulla scienza, che permettano di produrre di più con meno, assicurando che le risorse naturali restino nella disponibilità delle generazioni future.

  1. Incoraggiare l’azione per il clima

I cambiamenti climatici rappresentano una delle più importanti sfide che si troveranno ad affrontare sia le zone rurali he urbane dell’Europa: per questo sono urgenti politiche di sostegno mirato alla realizzazione di efficaci strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Nelle zone rurali lo sforzo dell’Unione europea dovrebbe essere indirizzato non tanto verso la riduzione delle emissioni di carbonio, ma in altri ambiti, quali una gestione sana e nutriente del bestiame, la fornitura di servizi e opere di adattamento ai cambiamenti climatici e la produzione di energia rinnovabile sostenibile e di biomateriali. La priorità per le zone rurali dovrà essere lo sviluppo dell’economia circolare.

  1. Incentivare la conoscenza e l’innovazione

Anche le comunità che vivono nelle zone rurali devono essere poste nelle condizioni di partecipare alla nuova “economia della conoscenza” e di sfruttare pienamente i grandi progressi scientifici e tecnologici in campo economico, sociale e ambientale. La futura politica rurale dell’Unione europea dovrebbe dedicare maggiore attenzione ai temi dell’innovazione sociale, dell’apprendimento, dell’educazione, della consulenza e della formazione professionale, sviluppando reti e occasioni di cooperazione tra gli agricoltori e gli imprenditori rurali.

  1. Rafforzare la governance delle zone rurali

Le futura politica di sviluppo rurale dell’Unione europea dovrebbe sviluppare e potenziare notevolmente la capacità amministrativa delle amministrazioni locali delle zone rurali e, soprattutto, dei gruppi di azione locale sorti sulla scia del successo dell’iniziativa Leader e del nuovo approccio allo sviluppo locale di tipo partecipativo.

Solo attraverso un approccio dal basso (bottom-up) e iniziative gestite in maniera decentrata a livello locale sarà possibile mobilitare il potenziale delle zone rurali.

  1. Politiche più mirate ai risultati e semplificazione

Le politiche per l’agricoltura e le zone rurali dovrebbero essere notevolmente semplificate, anche al fine di ricostruire la fiducia tra le parti interessate. Un deciso snellimento del quadro normativo della PAC e l’utilizzo di strumenti e le procedure amministrative “smart” dovrebbero essere perseguite in modo da ridurre l’onere amministrativo per i beneficiari e le amministrazioni nazionali e regionali.

  1. Migliorare le prestazioni e le responsabilità

Il sostegno pubblico al settore agricolo e alle zone rurali dovrebbe essere oggetto di un credibile sistema di monitoraggio e di valutazione, che evidenzi i benefici delle azioni finanziate, l’efficienza della spesa, e valuti il raggiungimento degli obiettivi politici perseguiti. Le parti interessate dovrebbero avere un ruolo più incisivo nel valutare le performance della PAC, così come cittadini e contribuenti dovrebbero essere puntualmente informati.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

CORK 2.0 DECLARATION 2016

Tutti i materiali sulla “Cork 2.0: European Conference on Rural Development” sono disponibili sul sito della Commissione europea.

 

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