Gli indirizzi della Commissione europea per il piano strategico della PAC 2023-2027 dell’Italia

22.01.2021 di Mauro Varotto

Per aiutare gli Stati membri nella elaborazione dei piani strategici della PAC 2023-2027, nella strategia “Dal produttore al consumatore” la Commissione europea aveva annunciato l’impegno a formulare delle raccomandazioni per ciascuno Stato membro e per ciascuno dei nove obiettivi specifici della PAC, prima della formale presentazione delle proposte di piani strategici: queste raccomandazioni – il documento relativo all’Italia è consultabile al link che riporto alla fine dell’articolo – sono parte di un dialogo strutturato tra la Commissione e i singoli Stati, in modo da concordare (e quantificare) i target che i piani nazionali dovranno raggiungere per poter usufruire dei Fondi europei.

Questi target, come ho scritto nel precedente articolo, sono frutto di scelte politiche, innanzitutto, concordate a livello europeo; in secondo luogo, adattate ai diversi contesti nazionali. Tuttavia, tali scelte politiche non possono essere arbitrarie o frutto delle sensazioni o delle convinzioni personali di chi le compie: devono basarsi su una solita base di dati scientifici.

Le raccomandazioni, quindi, si fondano su una analisi della situazione economica, sociale e ambientale nei diversi Stati membri, in riferimento, innanzitutto, ai nove obiettivi specifici fissati dal futuro regolamento sulla PAC e all’obiettivo trasversale delle conoscenze, dell’innovazione e della digitalizzazione.

In secondo luogo, tale analisi ha riguardato anche una valutazione della situazione di ciascuno Stato membro alla luce del rispettivo contributo a ogni obiettivo e traguardo del Green Deal europeo, in particolare relativamente ad alcuni “valori” chiave (intesi in senso numerico), fissati nella strategia “Dal produttore al consumatore” e nella strategia sulla biodiversità: l’uso dei pesticidi e i rischi connessi: le vendite di antimicrobici; le perdite di nutrienti (riducendo l’uso eccessivo di fertilizzanti); le superfici destinate all’agricoltura biologica; gli elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità presenti sui terreni agricoli; infine, l’accesso a Internet veloce a banda larga nelle zone rurali.

Nelle raccomandazioni, pertanto, la Commissione europea individua le questioni strategiche principali da affrontare con urgenza in ogni Stato membro e fornisce orientamenti su come affrontarle all’interno dei piani strategici della PAC, al fine di contribuire al conseguimento sia degli obiettivi specifici propri della PAC che degli obiettivi del Green Deal europeo, quali concordati da tutti gli Stati membri nel Consiglio “Agricoltura e pesca” del 19 e 20 ottobre 2020.

Quindi, esse rappresentano una valida base affinché gli stessi Stati membri quantifichino il loro potenziale contributo al traguardo ambizioso comune da raggiungere e, allo stesso tempo, indicano la direzione che i piani strategici della PAC dovranno seguire per l’attuazione dei nove obiettivi specifici della stessa politica.

Infatti, la proposta di regolamento sui piani strategici della PAC prevede che gli Stati membri elaborino una strategia d’intervento per ciascuno dei nove obiettivi specifici, che fissi i target finali (a livello degli indicatori di risultato) e gli interventi più appropriati. In aggiunta, gli Stati membri sono tenuti a fissare valori nazionali espliciti in riferimento ai vari obiettivi del Green Deal.

Infine, queste raccomandazioni saranno utilizzate dalla Commissione nella valutazione dei piani strategici della PAC in seguito alla loro presentazione formale da parte degli Stati membri, prevista nel corso dell’anno.

Questo articolo, pertanto, sarà dedicato all’esame delle questioni strategiche che la Commissione europea chiede all’Italia di affrontare nel proprio piano strategico della PAC 2023-2027 e ai modi suggeriti per affrontarlo in modo da contribuire agli obiettivi comuni del Green Deal europeo: la partita è importante anche dal punto di vista delle risorse dell’Unione europea destinate all’Italia che ammonteranno ad almeno 25,2 miliardi di euro per il sostegno al reddito degli agricoltori e a 8,6 miliardi per lo sviluppo rurale (a quest’ultimo importo va aggiunto il cofinanziamento nazionale).

Il piano strategico della PAC dell’Italia sarà, quindi, un piano da circa 40 miliardi di euro (fondi che si aggiungono al PNRR finanziato da Next Generation EU e ai Fondi per la coesione).

 

Struttura delle raccomandazioni della Commissione europea

Le raccomandazioni sono strutturate attorno ai tre grandi obiettivi generali della PAC, i quali, come è noto, affrontano la dimensione economica, ambientale e sociale della sostenibilità dei sistemi agroalimentari:

a) promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare;

b) rafforzare la tutela dell’ambiente e l’azione per il clima e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione in materia di ambiente e clima;

c) rafforzare il tessuto socioeconomico delle aree rurali.

Esse dedicano, inoltre, particolare attenzione all’obiettivo trasversale delle conoscenze, dell’innovazione e della digitalizzazione.

All’interno di ciascun obiettivo generale, poi, le raccomandazioni prendono in esame i nove obiettivi specifici della PAC.

 

Il contributo del sistema agroalimentare italiano agli obiettivi generali e specifici della PAC

Con riferimento alla situazione dell’agricoltura e dello sviluppo delle zone rurali in Italia, il documento della Commissione europea si occupa, innanzitutto, delle sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare e, in base ad esse, propone gli interventi da attuare attraverso i futuri piani strategici della PAC 2023-2027.

 

1.1. Promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare

Diagnosi

Per gli agricoltori italiani – osserva la Commissione europea – il passaggio a un sistema alimentare sostenibile significa sia opportunità economiche che sfide.

Se, da un lato, negli ultimi anni, si registra un moderato andamento positivo del reddito nei settori dell’agricoltura, tuttavia, tale tendenza non è sempre accompagnata da un aumento della competitività.

L’Italia – scrive la Commissione europea – deve ancora far fronte a una bassa crescita della produttività nelle sue aziende agricole a causa dell’invecchiamento della popolazione agricola, del basso livello di digitalizzazione e delle piccole dimensioni delle aziende agricole. Inoltre, nonostante il buon livello di organizzazione dei produttori, la quota di valore aggiunto del settore primario nella catena alimentare è diminuita.

Raccomandazioni

Per affrontare queste sfide la Commissione ritiene che il piano strategico della PAC italiana debba focalizzare le proprie priorità e concentrare i propri interventi sui seguenti punti, tenendo adeguatamente conto dell’elevata diversità territoriale dell’agricoltura italiana e zone rurali:

  • promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare;
  • rafforzare la posizione competitiva e la resilienza del settore agricolo, ostacolato tra l’altro dal suo basso livello di digitalizzazione e dalle piccole dimensioni delle aziende agricole, migliorando l’equità del sostegno agli agricoltori – anche superando l’attuale sistema di distribuzione dei pagamenti diretti basata sui dati storici delle aziende agricole;
  • migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare con azioni mirate disponibili nell’ambito di entrambi i pilastri della PAC, come il rafforzamento e lo sviluppo delle organizzazioni di produttori (OP) e delle cooperative, in particolare nelle regioni e nei settori in cui sono meno presenti, nonché la promozione di innovative filiere corte alimentari.

 

1.2. Rafforzare la tutela dell’ambiente e l’azione per il clima e contribuire agli obiettivi dell’Unione in materia di ambiente e clima

Diagnosi

Secondo la Commissione europea, gli obiettivi ambientali sono particolarmente rilevanti per l’agricoltura italiana.

In particolare, la mitigazione dei cambiamenti climatici è una questione chiave: le emissioni agricole [comprese le emissioni di gas a effetto serra (GHG) e di ammoniaca] in Italia, dopo una riduzione tra il 1990 e il 2013, non sono diminuite negli ultimi sette anni e sarà necessario fare di più per ridurli per contribuire agli obiettivi dell’Unione.

Il settore zootecnico, soprattutto nelle aree agricole più intensive del nord Italia (pianura padana), svolge qui un ruolo particolarmente importante, in quanto le emissioni da fermentazione enterica e gestione del letame sono le principali fonti di emissioni totali. L’estensificazione e un’adeguata gestione dei pascoli, l’adozione di strategie di alimentazione a basse emissioni e una migliore gestione del letame possono lavorare in sinergia e contribuire a rendere il settore dell’allevamento più sostenibile.

Anche la produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale può essere migliorata, poiché l’Italia è al di sotto della media UE nonostante un potenziale significativo di produzione di biomassa, energia solare ed eolica.

Assieme a tali problematiche, la Commissione segnala che, nonostante la significativa copertura forestale, gran parte delle foreste italiane non è gestita attivamente, il che potrebbe impedire alle foreste di svolgere il loro ruolo di serbatoi di carbonio, ridurre la loro resilienza alle condizioni meteorologiche estreme e impedire loro di fornire altri beni e servizi ecosistemici.

Inoltre, interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici risultano indispensabili in Italia: il Paese, infatti, è altamente vulnerabile ai rischi idrogeologici e ai rischi di erosione del suolo da parte dell’acqua, con danni crescenti causati da eventi climatici estremi e sfide correlate, come incendi boschivi, specie invasive e attacchi biotici alle foreste, per non parlare dell’acqua, risorsa naturale fondamentale in un Paese mediterraneo come l’Italia, dove gli episodi di siccità sono già frequenti e potrebbero diventare più acuti in futuro a causa dei cambiamenti climatici.

Servono modelli di irrigazione sostenibile e un effettivo adempimento degli obblighi imposti dalle norme europee sulla gestione delle acque.

Infine, la Commissione attira l’attenzione sul fatto che anche se l’agricoltura biologica in Italia si colloca ben al di sopra della media unionale, la situazione della biodiversità in Italia è in costante peggioramento, soprattutto per gli uccelli, le specie e gli habitat dei terreni agricoli. Si dovrebbe, quindi, fare di più per promuovere un uso molto più basso e più razionale dei prodotti fitosanitari (considerando che alcune regioni italiane sono tra i più intensivi utilizzatori di pesticidi nell’Unione, in particolare nella pianura padana), nonché per garantire la presenza e la conservazione degli elementi paesaggistici. È necessaria altresì una migliore gestione delle aree Natura 2000 e di altre aree protette.

Raccomandazioni

Per superare tali limiti, secondo la Commissione europea il piano strategico della PAC dovrebbe:

  • contribuire all’obiettivo del Green Deal dell’UE sull’agricoltura biologica migliorando l’attuale tendenza all’aumento delle aree coltivate in agricoltura biologica attraverso incentivi adeguati per programmi di conversione e mantenimento e iniziative come il riconoscimento dei biodistretti per l’agricoltura biologica;
  • aumentare la sostenibilità della produzione, mitigando i cambiamenti climatici e riducendo le emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici, attraverso un’adeguata combinazione di interventi volontari e obblighi, quali pratiche di supporto che portano a un uso più efficiente degli input (in particolare sfruttando il potenziale dell’agricoltura del carbonio, dell’agricoltura di precisione, metodi a basso input e agro-ecologici), adottando strategie di alimentazione a basse emissioni, migliorando la gestione del letame, aumentando l’uso di energia da fonti rinnovabili, migliorando la gestione dei residui agricoli, prati e aree forestali e la loro valorizzazione come pozzo di carbonio;
  • promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza incentivando la gestione sostenibile dei terreni agricoli e forestali attraverso la definizione di requisiti e schemi che promuovono l’agroforestazione, riducendo l’erosione del suolo e i rischi idrogeologici, ottenendo una gestione dell’acqua più sostenibile (anche migliorando il coordinamento tra i diversi attori e promuovendo un’irrigazione efficiente e colture a minore intensità idrica) e migliorando la qualità del suolo (in particolare il contenuto di carbonio nel suolo) con pratiche agricole che aumentano l’efficienza dell’uso di fertilizzanti dall’allevamento degli animali fino alle tecniche di fertilizzazione, agli strumenti di gestione dei nutrienti e alla gestione delle colture;
  • arrestare e invertire la perdita di biodiversità migliorando pratiche di gestione appropriate e azioni di ripristino degli habitat verso specie e habitat protetti, uccelli dei terreni agricoli e impollinatori, contribuendo all’obiettivo del Green Deal europeo sugli elementi paesaggistici ad alta diversità sui terreni agricoli, nonché rafforzando il ruolo dei registri nazionali-regionali come i paesaggi e le risorse dell’agrobiodiversità, aumentando al contempo la coerenza con la legislazione ambientale a livello del quadro d’azione prioritario e dei piani di gestione dei siti Natura 2000;
  • infine, migliorare la gestione forestale sostenibile multifunzionale, la protezione forestale e il ripristino degli ecosistemi forestali per raggiungere buone condizioni degli habitat e delle specie legate alla biodiversità forestale e per costruire la resilienza a minacce come il cambiamento climatico.

 

1.3. Rafforzare il tessuto socioeconomico delle zone rurali e affrontare le preoccupazioni della società

Diagnosi

La transizione verso un settore agricolo verde e moderno – nota la Commissione europea – potrebbe ulteriormente contribuire a rendere la varietà italiana di prodotti alimentari di alto valore una storia di successo globale.

Tuttavia, il nostro paese si trova ad affrontare una delle sfide sociali più importanti per l’intera agricoltura europea: il ricambio generazionale. In particolare in Italia, tale sfida è molto acuta poiché la percentuale di giovani agricoltori del paese la colloca nel terzo inferiore degli Stati membri e questa percentuale continua a diminuire. Questa tendenza è riscontrabile anche nel rapporto tra giovani dirigenti e anziani (6 giovani agricoltori ogni 100 anziani).

Tuttavia, la successione nelle aziende agricole è legata soprattutto a condizioni e prospettive favorevoli che consentono alle persone di rimanere e vivere bene nelle zone rurali. Nell’ultimo decennio l’Italia ha dovuto affrontare un generale esodo rurale. Di tutti gli Stati membri, il nostro Paese ha il tasso di occupazione rurale più basso (con uno dei divari di genere più elevati), la seconda percentuale più alta di giovani (15-24 anni) che non lavorano né vanno a scuola, e il terzo tasso di disoccupazione rurale. Affrontare le esigenze specifiche delle zone rurali, quindi, è diventato fondamentale per assicurarne il futuro.

Secondo la Commissione europea saranno necessari investimenti in capitale sia fisico che umano sostenuti da adeguate risorse finanziarie e da un’attenzione particolare ai territori e agli stakeholder più bisognosi.

Raccomandazioni

A tal fine, il futuro piano strategico italiano, secondo la Commissione dovrebbe:

  • compiere sforzi significativi per ridurre l’uso e i rischi dei pesticidi in linea con l’obiettivo del Green Deal europeo, sostenendo programmi che danno la priorità alle pratiche di gestione dei parassiti non chimici e che promuovono il passaggio a prodotti fitosanitari meno pericolosi e a pratiche agricole sostenibili come la disinfestazione integrata;
  • contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del Green Deal mettendo in atto sforzi considerevoli per ridurre in modo significativo l’uso di antimicrobici in agricoltura, considerato che le cifre indicano un fatturato di antimicrobici al di sopra della media dell’Unione, ad esempio promuovendo le migliori pratiche sull’uso ridotto e prudente degli antimicrobici, insieme a una migliore gestione del bestiame, biosicurezza, prevenzione e controllo delle infezioni;
  • migliorare il benessere degli animali, soprattutto per i suini e le galline ovaiole, promuovendo e sostenendo le migliori pratiche, le conoscenze e gli investimenti nella produzione zootecnica intensiva e nei settori e nelle aree geografiche maggiormente interessate;
  • incoraggiare un maggior numero di giovani a spostarsi nell’agricoltura e in altre attività nelle zone rurali, anche proseguendo le dinamiche positive in termini di giovani donne contadine, combinando interventi anche per rimuovere gli ostacoli all’accesso ai fattori di produzione (come il deficit di finanziamento e accesso alla terra per le giovani imprenditrici agricole);
  • promuovere lo sviluppo socioeconomico delle zone rurali e invertire le tendenze di spopolamento, concentrandosi sulle aree rurali più bisognose, con un appropriato mix di interventi, tra gli altri, per colmare il divario rurale-urbano nei servizi di base e nelle infrastrutture e cogliere le opportunità economiche, compresa l’esplorazione del potenziale per il turismo rurale e la bioeconomia, in sinergia con altri fondi unionali e nazionali;
  • rafforzare gli sforzi per promuovere l’inclusione sociale nelle zone rurali, prestando particolare attenzione ai gruppi vulnerabili e in particolare alla situazione critica dei migranti e allo sfruttamento del lavoro in agricoltura.

 

1.4. Promuovere e condividere la conoscenza, l’innovazione e la digitalizzazione nell’agricoltura e nelle zone rurali e incoraggiare la loro diffusione

Diagnosi

Affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali delineate nei paragrafi precedenti è un passo essenziale nella transizione verso una produzione alimentare sostenibile e aree rurali competitive.

La presenza di un sistema di conoscenza e innovazione agricola (AKIS) ben funzionante sarà fondamentale nel processo che l’Italia dovrà avviare per affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali sin qui delineate.

La Commissione fa notare che oggi la frammentazione del sistema della conoscenza e dell’innovazione agricola italiana e la mancanza di coordinamento strategico tra le sue componenti influisce negativamente sul flusso di conoscenza e innovazione.

Considerando, oltre a questo, il livello di istruzione relativamente basso degli agricoltori italiani e la mancanza di iniziative di formazione per consulenti e agricoltori, le carenze dell’AKIS italiano possono limitare la loro capacità di transizione verso un’agricoltura più verde e più digitale e zone rurali più attraenti.

Infine, un AKIS più forte potrebbe anche aiutare ad aumentare il livello di digitalizzazione delle aziende agricole italiane e delle aree rurali, che ora sono in ritardo rispetto ad altri Stati membri e rispetto alle aree non rurali del paese, senza dimenticare che la disponibilità di una copertura impeccabile di infrastrutture digitali veloci sarà fondamentale per migliorare l’adozione delle tecnologie digitali e per migliorare le competenze digitali della popolazione rurale italiana.

Raccomandazioni

Il futuro piano strategico della PAC dell’Italia, in questo contesto dovrebbe:

  • contribuire all’obiettivo del Green Deal europeo sulla banda larga, completando tempestivamente gli investimenti per la copertura della connessione a banda larga veloce che raggiunge la porta di casa di tutte le famiglie nelle zone rurali, in particolare nelle aree scarsamente popolate, colmando il divario tra le aree rurali e urbane e accelerando lo sviluppo del digitale e della conoscenza competenze nelle zone rurali e nell’agricoltura;
  • affrontare la frammentazione dell’AKIS, utilizzando interventi volti a rafforzare i servizi di consulenza e collegarli con le altre componenti del sistema di conoscenza e innovazione agricola, incoraggiando la costruzione e lo scambio di conoscenze, sostenendo la formazione di consulenti e agricoltori, in modo da aumentare l’adozione di pratiche agricole sostenibili, il livello della digitalizzazione e l’adozione di innovazioni che possono favorire la sostenibilità delle attività agricole e la competitività delle zone rurali in generale.

 

Il contributo del sistema agroalimentare italiano al Green Deal europeo

Come si sarà potuto notare, l’agricoltura italiana e, più in generale, il suo sistema agroalimentare, sono chiamati a fornire un contributo fondamentale agli obiettivi del Green Deal europeo.

Spetta al piano strategico della PAC stabilire quali obiettivi l’Italia sarà in grado di perseguire, con una visione realistica e consapevole del fatto che il successo del piano sarà legato al raggiungimento degli stessi.

La Commissione europea, per ogni settore d’intervento del Green Deal europeo, ha valutato la situazione di partenza in ciascuno Stato membro e ha fornito una base di dati che sarà utile, a chi avrà il compito di preparare il piano strategico della PAC, per valutare gli sforzi necessari per contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni.

Mi limito a riportare, qui di seguito, le due tabelle predisposte dalla Commissione europea, e i dati relativi all’Italia.

La prima tabella presenta i valori di riferimento per gli obiettivi quantificati del Green Deal, quali sono definiti nella strategia “Dal produttore al consumatore” e nella strategia sulla biodiversità; la seconda, invece, illustra l’andamento delle emissioni di gas a effetto serra causate dall’agricoltura e dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nell’Unione europea e in Italia.

 

Nei due allegati alla comunicazione della Commissione europea che reca le “Raccomandazioni agli Stati membri sui relativi piani strategici della politica agricola comune” si possono trovare i dati completi e le relative fonti.

Dopo aver concordato tali obiettivi con la Commissione europea, il futuro piano strategico nazionale della PAC dovrà indicare il modo in cui raggiugerli, cioè il mix di misure concrete da porre in atto e da finanziare.

Dopo l’approvazione del piano da parte della Commissione europea, annualmente ogni stato membro dovrà predisporre e pubblicare una relazione sull’efficacia dell’attuazione, nella quale dovrà esporre gli output conseguiti, le spese sostenute e la distanza dai target intermedi e finale stabiliti dal piano stesso. A tale relazione faranno seguito riunioni annuali con la Commissione europea, volte ad analizzare se il piano funziona o se sono necessari correttivi.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT, Commission recommendations for Italy’s CAP strategic plan, doc. SWD(2020) 396 del 18 dicembre 2020

 

Profilo dell’autore

Ricerca per tema:

Ricerca per data:

gennaio: 2021
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
25262728293031

Visitatori:

  • 251.723

Scopri l’UE: