🇪🇺 PUNTI CHIAVE
🔹 Dieci anni dopo l’Accordo di Parigi, l’UE rilancia la propria leadership climatica.
🔹 Nasce la EU Global Climate and Energy Vision: una strategia che unisce industria, diplomazia e sicurezza.
🔹 Oltre 500 miliardi di euro di investimenti previsti tra Global Gateway e Global Europe.
🔹 L’obiettivo: fare dell’Europa la potenza industriale della transizione verde.➤ Continua a leggere per capire come l’Europa sta ridisegnando la transizione.
Dieci anni fa, nel dicembre 2015, a Parigi, quasi duecento Paesi firmarono un accordo che avrebbe dovuto cambiare la storia: mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 °C e orientare l’economia mondiale verso la neutralità climatica.
Oggi, nel 2025, quell’obiettivo non è ancora garantito, ma è diventato la bussola strategica dell’Unione europea.
Mentre altre grandi economie hanno rallentato o oscillato (gli Stati Uniti si sono ritirati e poi rientrati nell’Accordo, la Cina alterna aperture e chiusure), l’Europa ha tenuto la rotta.
Non solo ha mantenuto i suoi impegni, ma li ha tradotti in una nuova visione industriale e geopolitica.
Per l’UE, la lotta al cambiamento climatico non è più solo una questione ambientale: è politica economica, strategia industriale e sicurezza internazionale.
L’eredità di Parigi
L’Accordo di Parigi ha fissato un principio semplice ma rivoluzionario: ogni Paese deve presentare piani di riduzione delle emissioni coerenti con la scienza, aggiornandoli nel tempo (Nationally Determined Contributions).
Dieci anni dopo, il mondo non è dove speravamo: le emissioni globali sono ancora in crescita (+8,5% dal 2015) e la traiettoria media di riscaldamento è scesa, ma resta intorno ai 2,7 °C.
L’UE, invece, ha fatto ciò che aveva promesso:
- ha ridotto le proprie emissioni del 37% rispetto al 1990, pur crescendo economicamente del 68%;
- produce solo il 6% delle emissioni globali (contro il 29% della Cina, l’11% degli USA e l’8% dell’India);
- è il primo finanziatore mondiale per il clima, con oltre 27 miliardi di euro l’anno di finanziamenti pubblici e privati mobilitati;
- ha costruito una rete di regole e incentivi che rendono la decarbonizzazione compatibile con la competitività.
Dalla diplomazia climatica alla politica industriale
Nel 2015 Parigi rappresentava un momento di multilateralismo. Nel 2025, lo scenario è cambiato: il clima è diventato campo di competizione economica e tecnologica.
Il mercato delle tecnologie pulite supera già 600 miliardi di euro, e potrebbe oltrepassare i 2.000 miliardi entro il 2035.
Negli ultimi dieci anni, gli investimenti globali in energie pulite sono raddoppiati, raggiungendo 2.000 miliardi di euro nel 2024, contro 1.000 miliardo per le fonti fossili: un rapporto di 2 a 1 a favore del clean energy.
Le rinnovabili hanno ormai coperto l’80% della nuova capacità elettrica mondiale nel 2024, con 585 GW di nuovi impianti installati.
La Cina domina la manifattura: produce oltre il 70% dei veicoli elettrici, l’80% delle turbine eoliche e il 90% dei moduli fotovoltaici.
Gli Stati Uniti investono con politiche protezionistiche.
L’Europa – forte del suo Green Deal – punta a un ruolo di “potenza industriale della transizione pulita”, capace di presidiare filiere tecnologiche strategiche, garantire approvvigionamenti sicuri e definire standard globali.
È in questa cornice che nasce la nuova EU Global Climate and Energy Vision, la strategia con cui la Commissione europea e l’Alto Rappresentante vogliono proiettare nel mondo il modello del Clean Industrial Deal: il piano che, all’interno dell’UE, punta a reindustrializzare l’Europa attraverso energia pulita, investimenti mirati e innovazione.
Dalla visione interna alla strategia globale
Con il Clean Industrial Deal, l’Europa si è data un piano “in casa”: energia accessibile, filiere pulite, incentivi fiscali, semplificazione amministrativa e fondi per mobilitare oltre 400 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati entro il 2030.
La Global Climate and Energy Vision, presentata nell’ottobre 2025, ne rappresenta il passo successivo: portare quella logica fuori dai confini dell’Unione, costruendo alleanze, mercati e regole che rendano la transizione verde un progetto condiviso e geopoliticamente vantaggioso.
“L’obiettivo è chiaro: essere la potenza industriale della transizione pulita, in grado di fornire tecnologie, investimenti e competenze ai partner nel mondo.”
Che cosa contiene la “Visione globale”
Il documento congiunto Commissione-Alto Rappresentante traduce questa ambizione in una diplomazia economica verde fatta di investimenti, standard e sicurezza.
1. Partnership globali per la transizione
Negli ultimi anni l’UE ha siglato oltre 40 partenariati bilaterali e regionali su rinnovabili, idrogeno, materie prime critiche e sicurezza energetica, mobilitando più di 300 miliardi di euro tramite il programma Global Gateway.
Ora punta a estendere la rete con Clean Trade and Investment Partnerships (CTIPs) e Green Alliances con Paesi emergenti.
Le imprese europee saranno parte attiva di queste alleanze grazie all’EU External Clean Transition Business Council, che coordinerà opportunità di investimento e cooperazione industriale.
2. Finanza al servizio della transizione
Due strumenti chiave:
- Global Gateway: 300 miliardi di euro entro il 2027 in progetti energetici e infrastrutturali nei Paesi partner;
- Global Europe (2028–2034): 200 miliardi, di cui il 30% per clima e ambiente.
Obiettivo: de-rischiare gli investimenti, attrarre capitale privato, sostenere PMI e tecnologie pulite europee.
3. Regole e standard “made in Europe”
Il CBAM introduce un prezzo del carbonio alle frontiere europee; la Carbon Pricing Task Force aiuta altri Paesi a sviluppare mercati ETS credibili (oggi già 80 giurisdizioni hanno introdotto strumenti simili, contro 40 nel 2015).
Il fine è creare un mercato mondiale regolato da criteri ambientali condivisi, riducendo gli effetti di concorrenza sleale e dumping climatico.
4. Clima, energia e sicurezza
La Visione lega la transizione energetica alla sicurezza: meno dipendenza dai combustibili fossili = più autonomia strategica.
Prevede cooperazione con ONU e NATO, sviluppo di partenariati di difesa climatica e lotta contro la disinformazione energetica.
Il climate-security nexus entra per la prima volta nel linguaggio ufficiale della politica estera europea.
5. Mercati e lavoro
L’UE punta a conquistare il 15% del mercato mondiale delle tecnologie pulite.
Solo nel 2023, nel settore europeo del clean tech, sono stati creati oltre 100.000 nuovi posti di lavoro, in un contesto globale che conta 36 milioni di occupati nel settore (in aumento del 21% rispetto al 2019).
Perché interessa PA e imprese
Questa nuova fase del Green Deal non parla più solo di emissioni, ma di mercati, finanza e industria.
- Per le amministrazioni pubbliche: significa che le politiche di sviluppo, coesione e cooperazione dovranno essere coerenti con la logica della transizione globale.
I fondi UE, compresi quelli del Global Gateway e del nuovo Quadro finanziario pluriennale 2028-2034, si muoveranno in questa direzione. - Per le imprese: si aprono nuovi spazi su scala internazionale — energie rinnovabili, infrastrutture, digitale, finanza verde — ma con regole ambientali e sociali più rigorose.
- Per entrambe: la transizione non è più un costo da gestire, ma un mercato da conquistare.
L’Europa come “potenza della transizione”
Dieci anni dopo Parigi, l’Europa non si limita a “fare la sua parte”: vuole guidare la direzione di marcia.
“La transizione pulita deve essere equa, resiliente, investibile e globale.”
È una sfida che intreccia diplomazia, industria e politica economica.
Ma anche un’occasione per ridisegnare il modo in cui l’Unione agisce nel mondo: non solo come regolatore, ma come attore economico strategico.
L’Europa del dopo-Parigi: da potenza normativa a potenza strategica
Con il Clean Industrial Deal e la Global Climate and Energy Vision, l’Unione europea entra in una nuova stagione.
Non più solo potenza normativa, ma potenza strategica della transizione: capace di coniugare sostenibilità, sicurezza e crescita.
L’energia pulita non è più solo una scelta ambientale, ma un modo per ridurre dipendenze, stabilizzare aree fragili, rafforzare l’autonomia industriale.
La transizione diventa così un motore di sicurezza e prosperità.
Un’agenda che richiede coerenza
Perché funzioni, questa visione deve tenere insieme:
- politica industriale e commerciale, per sostenere le imprese senza distorcere i mercati;
- finanza pubblica e sostenibilità, per orientare la spesa verso la transizione;
- diplomazia e sicurezza, perché il clima è ormai questione di governance globale.
L’Europa sta cercando un equilibrio tra apertura e protezione, tra ambizione ecologica e realismo economico.
È forse la prima strategia capace di unire clima, industria e geopolitica in un’unica visione coerente.
Perché conta, adesso
Per le pubbliche amministrazioni, significa che ogni politica di sviluppo o cooperazione dovrà misurarsi con questa cornice.
Per le imprese, è un invito ad anticipare il cambiamento: non aspettare incentivi o obblighi, ma leggere la transizione come parte integrante della competitività europea.
Dieci anni dopo Parigi, l’Europa non si limita a chiedere agli altri di fare di più:
sta costruendo il mercato, le regole e gli strumenti per rendere possibile – e conveniente – la transizione globale.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione congiunta dell’Alto Rappresentante e della Commissione europea, Visione globale dell’UE in materia di clima ed energia: garantire il ruolo competitivo dell’Europa sui mercati mondiali e accelerare la transizione pulita, doc. JOIN(2025) 25 del 16.10.2025
Aggiornamenti successivi e articoli collegati
Per approfondire o seguire l’evoluzione dei temi trattati, si possono consultare i seguenti articoli collegati pubblicati su Fare l’Europa:
31 gennaio 2025 – L’Europa alla prova della competitività: la nuova strategia UE del 2025 è all’altezza della sfida?
13 settembre 2024 – Rapporto Draghi 2024: forza e debolezza della competitività UE
21 giugno 2024 – European competitiveness deal 2024
5 maggio 2023 – Oltre il 2030: strategia a lungo termine 2023 per la competitività UE
29 aprile 2022 – Green Deal europeo: stretta alle emissioni inquinanti di industrie e allevamenti nelle proposte legislative 2022
22 aprile 2022 – Green deal europeo: la responsabilità di consumatori e imprese nel pacchetto legislativo 2022
24 dicembre 2021 – Green Deal europeo: strategia UE per il suolo 2030
17 dicembre 2021 – Green Deal europeo: la proposta 2021 di nuove norme sulle spedizioni dei rifiuti al di fuori dell’UE
10 dicembre 2021 – Green Deal europeo: la proposta 2021 di nuove norme UE per prodotti “a disboscamento zero”
9 luglio 2021 – Green Deal europeo: la strategia “inquinamento zero” per la salute del 2021
2 luglio 2021 – Economia blu e green deal europeo: nuovo approccio 2021
29 maggio 2020 – Il contributo della filiera agroalimentare al Green Deal europeo
17 gennaio 2020 – Europa verde: il piano di investimenti 2020 del Green Deal europeo
13 dicembre 2019 – Il Green Deal europeo: la roadmap 2019 della Commissione europea
