Il Green Deal europeo: la roadmap della Commissione europea

13 dicembre 2019 di Mauro Varotto

Green Deal è il nome della nuova strategia di crescita proposta dalla Commissione europea, presieduta da Ursula von der Leyen, nel suo primo atto politico dopo l’insediamento, avvenuto l’1 dicembre scorso: essa rappresenta la prima delle sei priorità politiche del programma della Commissione per il mandato 2019-2024, che ho illustrato in un precedente articolo del blog.

Si tratta di una strategia politica, come si legge nella comunicazione della Commissione dell’11 dicembre, “mirata a trasformare l’Unione europea in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse”.

Questa strategia propone una vera e propria transizione economica dell’Europa verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile e avrà un impatto su territori, industrie, lavoratori: per questo è necessario che essa sia giusta e inclusiva e, soprattutto, deve coinvolgere i cittadini.

Per la Commissione europea, quindi, per assicurare l’attuazione del Green Deal serve un vero e proprio “patto climatico europeo”: “È necessario – si legge nel documento – un nuovo patto che riunisca i cittadini, con tutte le loro diversità, le autorità nazionali, regionali, locali, la società civile e l’industria, in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi dell’Unione europea”.

Su queste premesse di fondo si sviluppa la tabella di marcia (roadmap) iniziale proposta dalla Commissione europea, la quale indica le politiche e le misure principali necessarie per realizzare il Green Deal europeo e che sarà aggiornata in funzione delle esigenze e delle risposte degli attori coinvolti.

A livello europeo, tutte le azioni, le politiche, i programmi e i fondi dell’Unione saranno chiamati a dare un contributo agli obiettivi del Green Deal europeo: sarà, quindi, necessario un importante sforzo di coordinamento per valorizzare le sinergie possibili in tutti i settori d’intervento dell’Unione europea.

Infatti, il Green Deal non solo è parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (nel blog ho già illustrato il documento di riflessione presentato dalla Commissione a inizio anno), ma attorno al Green Deal la Commissione intende riorientare il processo di coordinamento delle politiche economiche nazionali attuato tramite il semestre europeo al fine di integrare in tale processo gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, con la dichiarata finalità di porre la sostenibilità e il benessere dei cittadini al centro della politica economica e rendere gli obiettivi di sviluppo sostenibile il fulcro della definizione delle politiche e degli interventi dell’Unione.

Gli elementi che compongono la strategia europea sono riassunti nel seguente grafico. Subito di seguito illustrerò le principali iniziative che la Commissione europea prevede di adottare nei prossimi mesi, rinviando, per una visione completa della strategia, al documento integrale il cui link è disponibile in appendice all’articolo.

 

La prima componente della strategia è la definizione di nuovi e più ambizioni obiettivi climatico-ambientali per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica entro il 2050, secondo il programma lanciato dalla Commissione circa un anno fa – “Un pianeta pulito per tutti”, presentato in questo blog – il quale sarà la base della strategia di lungo termine che l’Unione europea presenterà alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici all’inizio del 2020. Inoltre, entro marzo 2020 la Commissione proporrà la prima “legge europea per il clima” e una nuova e più ambiziosa strategia dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici.

Una ulteriore decarbonizzazione del sistema energetico è fondamentale per conseguire gli obiettivi 2030 e 2050 in materia di clima: il regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima prevede che tutti gli Stati membri presentino i rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima entro la fine del 2019 e la Commissione europea si aspetta contributi nazionali ambiziosi al conseguimento degli obiettivi dell’Unione europea.

E’ necessario l’impegno dell’industria europea per una economia circolare e pulita: siccome, secondo le stime della Commissione, occorrono almeno 25 anni – una generazione – per trasformare un settore industriale e tutte le catene del valore, per essere pronti nel 2050, le decisioni e le azioni dovranno essere prese nei prossimi cinque anni. Nel marzo 2020, la Commissione adotterà una strategia industriale dell’Unione per affrontare la duplice sfida della trasformazione verde e digitale, un nuovo piano d’azione per l’economia circolare e prenderà provvedimenti per ridurre il rischio di un marketing ambientale fuorviante (“green washing“) da parte delle imprese, adottato per confondere i consumatori.

Costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse è un ulteriore elemento della strategia: la costruzione, l’utilizzo e la ristrutturazione degli edifici assorbono quantità significative di energia e risorse minerarie (come sabbia, ghiaia, cemento). Per far fronte alla duplice sfida dell’efficienza energetica e dell’accessibilità economica dell’energia, l’Unione assieme agli Stati membri lancerà nel 2020 una importante iniziativa per avviare una “ondata di ristrutturazioni” (renovation wave) di edifici pubblici e privati.

I trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE e il loro impatto è in continua crescita. Per conseguire la neutralità climatica è necessario ridurre le emissioni prodotte dai trasporti del 90 % entro il 2050 e occorrerà il contributo del trasporto stradale, ferroviario, aereo e per vie navigabili. La mobilità multimodale automatizzata e connessa svolgerà un ruolo sempre più importante, insieme ai sistemi intelligenti di gestione del traffico resi possibili dalla digitalizzazione: su di essa si concentreranno gli sforzi della Commissione europea, assieme a iniziative per ridurre drasticamente l’inquinamento da traffico nelle città e aumentare la produzione e la diffusione di combustibili alternativi sostenibili.

La produzione alimentare provoca ancora inquinamento dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo, contribuisce alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici e consuma quantità eccessive di risorse naturali, mentre una parte importante degli alimenti viene sprecata: iniziative per progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente saranno un ulteriore elemento del Green Deal europeo. Nella primavera del 2020 la Commissione presenterà la strategia “Dal produttore al consumatore“, per ridurre significativamente l’uso di pesticidi chimici e i rischi connessi, nonché l’uso di fertilizzanti e antibiotici, nonché per realizzare un’economia circolare e perseguirà l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio intervenendo sui trasporti, lo stoccaggio, l’imballaggio e i rifiuti alimentari.

La Commissione presenterà una strategia sulla biodiversità entro marzo 2020 per contribuire a preservare e ripristinare il capitale naturale europeo, poiché gli ecosistemi forniscono servizi essenziali quali cibo, acqua dolce, aria pulita e riparo e attenuano le catastrofi naturali, contrastano parassiti e malattie e contribuiscono alla regolazione del clima. Accanto a tale iniziativa si collocheranno una nuova strategia forestale e sulla cosiddetta “economia blu“.

La creazione di un ambiente privo di sostanze tossiche richiede un’azione più incisiva per prevenire l’inquinamento, nonché misure per pulire e porre rimedio a tale inquinamento: per far fronte a queste sfide interconnesse la Commissione adotterà nel 2021 un piano d’azione per l’inquinamento zero di aria, acqua e suolo.

Infine, il Green Deal prevede una serie di iniziative trasversali, volte a integrare la sostenibilità in tutte le politiche dell’Unione europea.

Secondo le stime della Commissione, per conseguire gli obiettivi 2030 in materia di clima ed energia serviranno investimenti supplementari dell’ordine di 260 miliardi di euro l’anno, equivalenti a circa l’1,5 % del PIL 2018: oltre all’impegno della Banca europea per gli investimenti la quale, come ho anticipato, intende sostenere
investimenti, per un valore di 1.000 miliardi di euro a favore dell’azione per il clima e della sostenibilità ambientale nel periodo 2021-2030, la Commissione europea proporrà un “Piano di investimenti per un’Europa sostenibile“, che includerà un fondo per una transizione giusta che mira a favorire almeno 100 miliardi di euro di investimenti l’anno e sarà rivolto alle regioni e ai settori maggiormente colpiti dalla transizione a causa della dipendenza dai combustibili fossili o da processi ad alta intensità di carbonio, e una strategia rinnovata in materia di finanza sostenibile nonché il riesame della direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario nelle relazioni allegati ai bilanci societari.

Inoltre anche i bilanci pubblici nazionali possono svolgere un ruolo chiave nella transizione verso uno sviluppo sostenibile: infatti, un maggior ricorso a strumenti di bilancio verdi aiuterà a riorientare gli investimenti pubblici, i consumi e la tassazione verso le priorità verdi, abbandonando le sovvenzioni dannose. Pertanto, la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, individuerà ed effettuerà un’analisi comparativa delle pratiche di bilancio che vanno in questa direzione: sarà quindi più facile valutare in che misura i bilanci annuali e i piani di bilancio a medio termine tengano conto delle considerazioni e dei rischi ambientali, come pure imparare dalle migliori pratiche. A livello nazionale, il Green Deal europeo creerà un contesto adatto a riforme fiscali su larga scala che aboliscano le sovvenzioni ai combustibili fossili, allentino la pressione fiscale sul lavoro per trasferirla sull’inquinamento e tengano conto degli aspetti sociali

Ultima iniziativa a carattere trasversale riguarderà lo stimolo della ricerca e dell’innovazione: nuove tecnologie, soluzioni sostenibili e innovazione radicale sono essenziali per realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo. Una leva, inoltre, può essere offerta dai sistemi di istruzione e di formazione. A quest’ultimo proposito la Commissione europea si sta adoperando per fornire agli Stati membri nuove risorse finanziarie con cui rendere più sostenibili le attività e gli edifici scolastici e, a tal fine, ha approfondito la collaborazione con la Banca europea per gli investimenti allo scopo di mobilitare 3 miliardi di euro di investimenti destinati alle infrastrutture scolastiche nel 2020.

Poiché i cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono sfide mondiali che richiedono una risposta mondiale, l’Unione continuerà a promuovere e attuare in tutto il mondo politiche ambiziose in materia di ambiente, clima ed energia, dispiegando una “diplomazia del Green Deal” e prodigandosi perché  l’accordo multilaterale di Parigi resti il caposaldo della lotta ai cambiamenti climatici.

Infine, come si è scritto all’inizio dell’articolo, la partecipazione e l’impegno del pubblico e di tutti i portatori di interessi saranno cruciali per il successo del Green Deal europeo: i recenti avvenimenti politici hanno dimostrato che le politiche più audaci funzionano solo se i cittadini sono stati pienamente coinvolti nella loro elaborazione. Scrive in proposito la Commissione europea: “Il posto di lavoro, riscaldare la propria abitazione, far quadrare i conti: sono queste le loro preoccupazioni. Se vuole garantire il successo del Green Deal e determinare cambiamenti duraturi, la Commissione deve dare ascolto alle istanze dei cittadini, che sono e dovrebbero rimanere il motore della transizione”.

Pertanto, entro marzo 2020 la Commissione varerà un patto europeo per il clima che contempla tre modi di coinvolgere il pubblico nell’azione per il clima:

  • la condivisione delle informazioni, l’ispirazione e la comprensione delle minacce e delle sfide rappresentate dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale, così come delle soluzioni per affrontarle. Ciò avverrà attraverso diversi canali e strumenti, tra cui eventi organizzati negli Stati membri sul modello dei “dialoghi con i cittadini” della Commissione;
  • l’allestimento di spazi fisici e virtuali in cui i cittadini possano esprimere le proprie idee e la propria creatività, collaborando a iniziative ambiziose a livello sia individuale che collettivo. I partecipanti dovrebbero essere incoraggiati ad assumersi impegni specifici connessi all’azione per il clima.
  • lo sviluppo delle capacità per favorire le iniziative dal basso in materia di cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente. Informazioni, orientamenti e moduli di insegnamento potrebbero agevolare lo scambio di buone pratiche.

Su queste basi, nel 2020, la Commissione europea presenterà la proposta di un VIII programma d’azione per l’ambiente.

Il Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019 ha sostanzialmente approvato la strategia della Commissione europea, invitandola anche a valutare se l’obiettivo della neutralità climatica richieda un adeguamento delle norme europee attuali, anche in materia di aiuti di Stato e appalti pubblici.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione europea, Il Green Deal europeo, doc. COM(2019) 640 del 11.12.2019

Riunione del Consiglio europeo (12 dicembre 2019) – Conclusioni, doc. EUCO 29/19 del 12 dicembre 2019

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