L’Unione europea inizia ad attuare l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici

29 marzo 2016 di Mauro Varotto

Il 12 dicembre 2015, al termine della Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, i 196 partecipanti – cioè, 189 Stati, l’Unione europea e altri soggetti intervenuti come osservatori – hanno raggiunto un nuovo accordo per attuare la “Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”, adottata a New York il 9 maggio 1992.

L’accordo di Parigi del 2015 è un evento di portata storica perché è una sorta di ultima opportunità per contrastare i cambiamenti climatici e, soprattutto, gli effetti devastanti che hanno già iniziato a produrre in diverse parti del pianeta, quali siccità, alluvioni e altri disastri naturali.

In gioco c’è anche la possibilità di consegnare alle generazioni future un pianeta più stabile e sano, società più giuste ed economie più prospere: in questo senso, l’accordo si inquadra anche nel contesto dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, alla quale ho dedicato un precedente articolo del blog.

In sintesi, sono tre gli obiettivi dell’accordo di Parigi:

(a) mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, e proseguire l’azione volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali, riconoscendo che ciò potrebbe ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici;

(b) aumentare la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici e promuovere lo sviluppo resiliente al clima e a basse emissioni di gas ad effetto serra, di modo che non minacci la produzione alimentare;

(c) rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas ad effetto serra e resiliente al clima.

Il prossimo passo sarà la firma: infatti, l’accordo potrà essere firmato a New York a partire dal 22 aprile 2016 ed entrerà in vigore solo quando sarà stato ratificato da almeno 55 partecipanti (parti) che rappresentano almeno il 55% delle emissioni mondiali.

Dopo l’entrata in vigore, dovrà seguire la traduzione degli impegni assunti da tutti in paesi in azioni politiche concrete: se tutti i Paesi partecipanti firmeranno l’accordo, saranno adottati 189 piani climatici nazionali, che copriranno circa il 98% delle emissioni di gas a effetto serra dell’intero pianeta.

La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che utilizzi le risorse in modo sempre più efficiente, richiederà un mutamento radicale sul piano tecnologico, energetico, economico, finanziario e, da ultimo, dell’intera società.

L’attuazione dell’accordo di Parigi comporterà una grande trasformazione economica e sociale: una nuova economia, con nuovi posti di lavoro nei settori della cosiddetta “green economy”, ma anche nuove priorità nelle politiche di investimento, di ricerca e di innovazione, pubbliche e private, finalizzate a creare, ad esempio, un’economia circolare e a favorire la transizione verso le energie rinnovabili e l’efficienza energetica nei modi di produrre, di costruire e di vivere.

L’accordo di Parigi conferma l’approccio dell’Unione europea al problema dei cambiamenti climatici: l’Unione, infatti, è stata la prima delle grandi economie a presentare, il 6 marzo 2015, il proprio piano per il clima.

Questo piano europeo riprendeva gli elementi contenuti nel quadro 2030 per le politiche dell’energia e del clima, definito dal Consiglio europeo dell’ottobre 2014 e presentato in un precedente articolo del blog, e nel piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020 presentato dalla Commissione all’inizio del 2015.

I nuovi obiettivi climatico ambientali dell’Unione europea da raggiungere entro il 2030 sono i seguenti:

  • ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra prodotte in tutti i settori economici;
  • innalzare ad almeno il 27% la quota di energia da fonti rinnovabili;
  • ridurre di almeno il 27% il consumo di energia (ma questo obiettivo di efficienza energetica potrebbe essere portato al 30%).

Per l’Unione europea si prospettano importanti opportunità, soprattutto di crescita e occupazione: stimolando gli investimenti e l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili, la transizione contribuirà a realizzare l’ambizione dell’Unione di diventare il leader mondiale in questo settore e aprirà nuovi spazi nei mercati per i beni e i servizi unionali, ad esempio nel campo dell’efficienza energetica.

Ecco perché la Commissione europea ha già avviato il processo di ratifica dell’accordo di Parigi e ha anche già presentato una serie di proposte legislative necessarie per attuare gli obiettivi già concordati per il 2030, in modo equo ed efficiente in termini di costi, fornendo la massima flessibilità agli Stati membri e perseguendo il giusto equilibrio tra l’azione a livello nazionale e a livello europeo.

Infatti, dopo le nuove misure sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la nuova proposta di regolamento su un nuovo sistema di scambio delle quote di emissione dei gas serra, la Commissione sta preparando una decisione sulla condivisione degli sforzi e un atto in materia di uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF), cui faranno seguito iniziative legislative per istituire un sistema di governance affidabile e trasparente e per razionalizzare gli obblighi di pianificazione e di rendicontazione nei settori del clima e dell’energia a partire dal 2020.

La Commissione presenterà a breve, inoltre, le proposte programmatiche necessarie per modificare il quadro normativo dell’Unione affinché, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo dell’ottobre 2014, sia data priorità all’efficienza energetica e sia promossa la leadership mondiale dell’Unione nel settore dell’energia rinnovabile: tra di esse rientra il nuovo assetto del mercato dell’energia a livello europeo, per il quale, come ho anticipato in un precedente articolo, è in fase di avanzata costruzione il mercato unico dell’energia.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione europea, Dopo Parigi: valutazione delle implicazioni dell’accordo di Parigi a corredo della proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome dell’Unione europea, dell’accordo di Parigi adottato nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COM(2016 110 del 2.3.2016

Conclusioni del Consiglio europeo 23 e 24 ottobre 2014: Quadro 2030 per le politiche dell’energia e del clima

Comunicazione della Commissione europea, Il protocollo di Parigi – Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020, COM(2015) 81 del 25.2.2015

Nella pagina del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare è stata pubblicata una traduzione non ufficiale del testo integrale dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

 

 

 

 

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