L’Unione europea di fronte alla sfida del terrore: ripartire dall’istruzione
23 marzo 2016 di Mauro Varotto
L’Unione europea non ha un esercito e non ha una polizia: non ha, cioè, un apparato che assicuri la sicurezza delle frontiere esterne e dei propri cittadini all’interno di tali frontiere.
Non li ha per un motivo molto semplice: da sempre, i singoli Stati membri preferiscono gestire, ciascuno per conto proprio, queste politiche. Le vicende sulla Comunità europea di difesa (CED), proposta agli albori del processo di integrazione europea sono note.
I risultati di una gestione esclusivamente statale della politica di difesa e della pubblica sicurezza oggi sono sotto gli occhi di tutti: nessuna protezione alle frontiere esterne, nessuna protezione dentro le frontiere.
Dopo gli attentati di Parigi e di Bruxelles, che cosa altro deve accadere perché i capi di Stato e di governo dei 28 Stati membri si rendano conto che, senza una maggiore integrazione e, soprattutto, senza una vera Unione Politica, noi europei siamo destinati al massacro, sia dal punto di vista economico, sia in termini di sicurezza e, quindi, di libertà?
In questa situazione drammatica, tuttavia, le Istituzioni dell’Unione europea fanno quello che devono e che possono, nei limiti dei pochi poteri a esse assegnati dai vigenti Trattati.
Prima di tutto, le Istituzioni dell’Unione europea presidiano e difendono quei valori che costituiscono l’identità stessa dell’Europa, valori che sono il retaggio millenario della nostra storia e della nostra cultura.
Lo fanno con piccoli ma importanti gesti.
Uno di questi è il bando appena pubblicato dalla Commissione europea (nell’ambito del programma Erasmus+) che stanzia 13 milioni di euro per sostenere progetti nei settori dell’istruzione, della formazione e della gioventù, con l’obiettivo di valorizzare e divulgare buone prassi innovative che rientrano nel campo di applicazione della Dichiarazione sulla promozione della cittadinanza e i valori comuni di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l’istruzione, adottata a Parigi il 17 marzo 2015 dai Ministri dell’istruzione dei 28 Stati membri.
La “Dichiarazione di Parigi” ha lo scopo di promuovere la cittadinanza e i comuni valori di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l’istruzione; definisce obiettivi comuni e invita l’Unione europea a promuovere lo scambio di idee e di buone pratiche, con particolare attenzione ai seguenti quattro temi:
- assicurare l’acquisizione delle competenze civiche e interculturali e la promozione dei valori democratici, dei diritti fondamentali, dell’inclusione sociale, della non discriminazione e della cittadinanza attiva;
- incrementare lo sviluppo del pensiero critico e dell’alfabetizzazione digitale per favorire la resistenza a ogni forma di indottrinamento e discriminazione;
- incoraggiare l’istruzione dei bambini e dei giovani svantaggiati e garantire che i sistemi educativi rispondano veramente alle loro necessità;
- promuovere il dialogo interculturale attraverso tutte le forme possibili di apprendimento.
In questo contesto, il bando finanzierà progetti che perseguano uno dei due seguenti obiettivi:
1) prevenire la radicalizzazione violenta e promuovere i valori democratici, i diritti fondamentali, la comprensione interculturale e la cittadinanza attiva;
2) promuovere l’inclusione degli studenti svantaggiati, comprese le persone provenienti da un contesto migratorio, prevenendo e contrastando le prassi discriminatorie.
Possono presentare i progetti e le relative domande di contributo tutte le organizzazioni pubbliche e private attive nei settori di istruzione, formazione e gioventù, purché negli ambiti della “Dichiarazione di Parigi”:
– istituzioni scolastiche e altri enti erogatori,
– autorità pubbliche a livello nazionale/regionale/locale responsabili per istruzione, formazione e gioventù,
– organizzazioni non governative (ONG),
– istituti di ricerca,
– organizzazioni professionali e le parti sociali,
– centri di orientamento e riconoscimento,
– organizzazioni internazionali,
– aziende private.
I progetti devono avere un respiro europeo e, quindi, devono coinvolgere organizzazioni di più Paesi europei.
Il contributo finanziario del programma coprirà il 90% del totale dei costi ammissibili del progetto: l’importo massimo della sovvenzione che l’Unione assegnerà a ciascun progetto sarà di 500.000 euro.
Termine di presentazione delle candidature: 30 maggio 2016.
Altri dettagli nell’avviso di cui di seguito riporto gli estremi ed i link.
Questa è la migliore risposta al terrore.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Informal meeting of European union education ministers, Declaration on Promoting citizenship and the common values of freedom, tolerance and non-discrimination through education, Paris, Tuesday 17 march 2015
Invito a presentare proposte nell’ambito del programma Erasmus+. Azione chiave 3: Sostegno alle riforme delle politiche. Inclusione sociale attraverso istruzione, formazione e gioventù, pubblicato in GU UE C 99 del 15.3.2016, p. 4
Le linee guida e il fascicolo di domanda sono disponibili sul sito Internet dell’Agenzia europea che gestisce il programma Erasmus+.