Quali diritti sociali nell’Unione europea? La Commissione apre una consultazione pubblica sul modello sociale europeo

2 aprile 2016 di Mauro Varotto

A partire dalla meta del XIX secolo, gli Stati europei hanno sviluppato una rete di protezione sociale che garantisce tutti i cittadini in caso di bisogno e di fronte ai diversi rischi della vita. Questo complesso di tutele e di servizi erogati dai singoli Stati ai propri cittadini si chiama Welfare State e si fonda sul riconoscimento di una ampia serie di “diritti sociali”, dei quali tutti usufruiamo nelle diverse fasi della nostra vita, quali: istruzione, sanità, pensioni, previdenza sociale (in caso di malattia, gravidanza, disoccupazione), servizi socio-assistenziali (per bambini e ragazzi senza famiglia, anziani, malati cronici e disabili).
Nell’Unione europea, le politiche sociali e del lavoro si sono sviluppate e sono ancora oggi gestite a livello nazionale dai singoli Stati membri: le competenze dell’Unione su questo tema sono limitate a creare le condizioni per la creazione del mercato unico, ad esempio favorendo la libera circolazione dei lavoratori: infatti, nel 1956, durante i negoziati per la stipula dei Trattati di Roma, si decise di tenere separate la costruzione del mercato comune dalla realizzazione di politiche di welfare a livello sovranazionale. Semplificando, il processo di integrazione europea si fonda su questa separazione di fondo: a livello europeo l’economia, a livello statale le politiche sociali e del lavoro.
Questo modello sociale europeo è ancora attuale e, soprattutto, è ancora sostenibile?
E’ in grado di rispondere ai nuovi bisogni delle nostre società, alle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, alle nuove sfide sociali e demografiche o deve essere riformato?
Quali dovrebbero essere oggi, nell’Unione europea, i diritti sociali minimi e fondamentali? Questi diritti a chi devono essere riconosciuti? Solo ai cittadini europei oppure anche ai cittadini di Paesi terzi, ad esempio i migranti?

 

Perché un “pilastro europeo dei diritti sociali”?

Secondo la visione della Commissione europea:

“La politica sociale moderna dovrebbe basarsi sull’investimento in capitale umano fondato sulle pari di opportunità, sulla prevenzione dei rischi sociali e la protezione da essi, sull’esistenza di reti di sicurezza efficaci e di incentivi per l’accesso al mercato del lavoro, mettendo in grado la popolazione di vivere dignitosamente, di passare ad un diverso status personale e professionale nel corso della vita e di sfruttare al massimo le proprie capacità.”

Per questo, la Commissione propone di creare un “pilastro europeo dei diritti sociali”.
L’obiettivo è di fissare alcuni principi essenziali, a livello europeo, necessari per promuovere mercati del lavoro e sistemi di protezione sociale funzionanti ed equi.
Il pilastro verrà sviluppato, prima di tutto, nei diciannove Paesi della zona euro, pur permettendo agli altri Stati membri dell’Unione di aderirvi, se lo desiderano.
Perché creare un “pilastro europeo dei diritti sociali”?
Per tre motivi di fondo, che la Commissione esplicita e approfondisce in una recente comunicazione:

  • valutare le performance occupazionali e sociali degli Stati membri partecipanti;
  • stimolare le riforme a livello nazionale;
  • fungere da bussola per una rinnovata convergenza economica e sociale nella zona euro, dopo gli importanti divari di sviluppo che si sono creati tra i diversi Paesi che aderiscono all’euro a causa della crisi economica e finanziaria.

 

La proposta di pilastro sociale europeo
La Commissione europea presenta una prima stesura di massima del pilastro e lo sottopone a una pubblica consultazione per avere il parere di tutti i soggetti interessati.
Il progetto è articolato in tre rubriche principali:

  • pari opportunità e pari accesso al mercato del lavoro, compresi lo sviluppo di competenze e l’apprendimento permanente e il sostegno attivo all’occupazione, per aumentare le opportunità occupazionali, facilitare le transizioni tra status diversi e migliorare l’occupabilità dei singoli;
  • condizioni di lavoro eque per creare un equilibrio adeguato ed affidabile dei diritti e dei doveri tra i lavoratori e i datori di lavoro, come anche tra gli elementi di flessibilità e quelli di sicurezza, facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro, le assunzioni e l’adattabilità delle imprese, nonché promuovere il dialogo sociale;
  • protezione sociale adeguata e sostenibile, come anche accesso a servizi essenziali di alta qualità, comprese l’assistenza all’infanzia, l’assistenza sanitaria e l’assistenza a lungo termine, assicurare una vita dignitosa e protezione dai rischi e mettere in grado i singoli di partecipare pienamente alla vita professionale e sociale.

Sono stati individuati diversi settori per ciascuno dei quali la comunicazione della Commissione enuncia una serie di “principi”, che hanno origine in alcuni diritti già sanciti nelle fonti del diritto, dell’Unione o di altra natura.
Le formulazioni che si leggono circa i diritti sociali traggono, inoltre, ispirazione dagli orientamenti politici già esistenti a livello di Unione europea, ad esempio nel contesto del coordinamento delle politiche economiche, sforzandosi di cogliere anche le tendenze più attuali.
I “principi sociali europei” sono selezionati in base alla loro rilevanza, sia economica sia sociale, per misurare le performance dei singoli Stati membri partecipanti e riguardano venti ambiti di intervento ben precisi.
Scorrendo l’elenco proposto dalla Commissione, si può notare che questi principi riguardano diritti sociali fondamentali di ciascuno di noi, dall’istruzione al lavoro, dalle pensioni alla sanità:

I: PARI OPPORTUNITÀ E ACCESSO AL MERCATO DEL LAVORO

1. Competenze, istruzione e apprendimento permanente
2. Contratti di lavoro flessibili e sicuri
3. Cambiamenti di professione in sicurezza
4. Sostegno attivo all’occupazione
5. Parità di genere ed equilibrio tra vita professionale e vita familiare
6. Pari opportunità
II: CONDIZIONI DI LAVORO EQUE

7. Condizioni di impiego
8. Retribuzioni
9. Salute e sicurezza sul luogo di lavoro
10. Dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori
III: PROTEZIONE SOCIALE ADEGUATA E SOSTENIBILE

11. Prestazioni e servizi sociali integrati
12. Assistenza sanitaria e prestazioni di malattia
13. Pensioni
14. Prestazioni di disoccupazione
15. Reddito minimo
16. Prestazioni di invalidità
17. Assistenza di lunga durata
18. Assistenza all’infanzia
19. Alloggi
20. Accesso ai servizi essenziali

 

E’ importante che ognuno di noi – come cittadino o come studente o come lavoratore, o rappresentante di enti, imprese, associazioni sindacali – comprenda bene la portata dell’iniziativa della Commissione e tutte le sue possibili conseguenze sul nostro futuro.

Nei prossimi articoli del blog mi riprometto di tornare sul tema, per sviscerare gli aspetti e le implicazioni che potrebbero risultate più ostici per i non addetti ai lavori.
Tuttavia, mi permetto di sottolineare l’importanza di una partecipazione ampia e consapevole a questa consultazione on line della Commissione europea (di seguito è indicato il sito internet per accedervi) sui venti diritti sociali fondamentali, presentando osservazioni o proposte, in qualsiasi lingua, entro il 31 dicembre 2016.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali, doc. COM(2016) 127 dell’8 marzo 2016

Per partecipare alla consultazione:
Consultazione pubblica sul pilastro europeo dei diritti sociali

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