La disoccupazione di lunga durata in Europa e in Italia: interventi e risultati

19 aprile 2019 di Mauro Varotto

In Europa, nel periodo della crisi, tra il 2007 e il 2013, il numero di persone disoccupate da oltre un anno, cioè i cosiddetti “disoccupati di lunga durata”, è raddoppiato. La punta massima della disoccupazione di lungo periodo ha colpito circa 12 milioni di persone.

Il seguente grafico descrive l’evoluzione del fenomeno nell’Unione europea nell’ultimo decennio.

Tassi di disoccupazione di lungo periodo e quota della disoccupazione di lungo periodo (20-64 anni), medie annuali 2008-2017, UE-28, Eurostat

 

Come si può notare dal grafico, negli ultimi cinque anni, tuttavia, la situazione è migliorata.

In tale periodo, infatti, l’Unione europea ha registrato una crescita economica ininterrotta, accompagnata da una ripresa degli investimenti, da una crescita dei consumi, da un miglioramento delle finanze pubbliche in quasi tutti i Paesi e dalla continua creazione di posti di lavoro, con un tasso di occupazione record di 240 milioni di persone.

L’impatto di tali miglioramenti si è visto anche nel tasso medio di disoccupazione di lungo periodo nell’intera Unione europea, il quale ha continuato a diminuire, passando dal 5,2% nel 2013 al 3,5% nel 2017: il grafico descrive la situazione in ciascuno Stato membro dell’Unione.

 

Tasso di disoccupazione di lungo periodo per paese ( 20-64 anni), medie annuali 2013 e 2017, Eurostat

 

Tuttavia, la situazione della disoccupazione di lungo periodo è ancora grave e, soprattutto, interessa alcuni Paesi dell’Unione europea, tra i quali l’Italia, la quale, come si scriverà tra poco, ha una media più che doppia rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Unione europea.

 

Il coordinamento europeo delle politiche nazionali per l’inserimento lavorativo dei disoccupati di lungo periodo

Per far fronte al problema del crescente numero di disoccupati di lunga durata e promuoverne l’inserimento nel mercato del lavoro, nel 2006 il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea ha dato il via a un coordinamento a livello europeo, volto a rafforzare la più ampia strategia europea per l’occupazione, in linea con la raccomandazione della Commissione europea del 2008 relativa all’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro.

Attraverso una raccomandazione, il Consiglio ha delineato la nuova politica, chiedendo agli Stati membri dell’Unione europea di adottare un approccio comune basato sui seguenti quattro interventi da adottare e da attuare a livello nazionale:

  1. favorire la registrazione dei disoccupati di lungo periodo presso un servizio per l’impiego, al fine di promuovere l’accesso ai servizi;
  2. aumentare il sostegno personalizzato dei disoccupati di lungo periodo, attraverso una valutazione dettagliata delle esigenze e garantire l’offerta di un accordo di inserimento lavorativo entro e non oltre 18 mesi;
  3. coordinare i servizi a disposizione dei disoccupati di lungo periodo attraverso un punto di contatto unico (SPOC);
  4. incoraggiare e sviluppare partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi sociali e per l’impiego, autorità pubbliche ed erogatori di istruzione e formazione, e sviluppare servizi per i datori di lavoro.

 

La valutazione dei risultati ottenuti dai singoli Stati membri

Che cosa è successo nei singoli Stati membri dalla data di adozione di tale raccomandazione a oggi?

La Commissione ha appena realizzato una valutazione sulla sua attuazione, dalla quale emerge che, in linea generale, il numero di disoccupati di lungo periodo è diminuito di oltre 2,5 milioni di unità.

Tuttavia, la situazione resta molto diversificata in Europa e in alcuni Stati membri deve ancora raggiungere i livelli precedenti la crisi. Tra i disoccupati, la quota di quelli di lungo periodo è ancora pari a circa il 45%.

In Italia, come evidenzia il seguente grafico, la situazione è tra le più gravi d’Europa: la media dei disoccupati di lunga durata è più che doppia rispetto alla media europea.

Confronto tra il tasso di disoccupazione di lunga durata in Italia, nell’Unione europea e nella zona euro, medie annuali dal 2013 al 2017, Eurostat

I risultati a livello europeo e nazionale

Dalla valutazione della Commissione emerge che la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea ha adottato le misure indicate nella raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 2016.

I maggiori cambiamenti nelle politiche sono avvenuti negli Stati membri con un sostegno meno marcato per i disoccupati di lungo periodo e ciò ha portato a una maggiore convergenza degli approcci strategici in tutta l’Unione europea.

Tuttavia, osserva la Commissione, “poiché la raccomandazione invita a cambiamenti che spesso sono di natura strutturale, che richiedono un sostegno politico e tempo per affermarsi, è troppo presto per trarre conclusioni su tutti i suoi effetti, compreso l’impatto sui tassi di disoccupazione. Su tali tassi influiscono anche gli effetti esterni, in particolare gli sviluppi favorevoli complessivi dell’economia”.

Nei prossimi paragrafi, sarà analizzata l’attuazione dei quattro interventi previsti dalla Raccomandazione nei singoli Stati membri dell’Unione, compresa l’Italia.

Il periodo considerato dalla Commissione europea va dal primo semestre del 2015 a novembre 2018, quindi, per l’Italia, riguarda le politiche attive del lavoro precedenti al cosiddetto “reddito di cittadinanza” il quale, come è noto, sta per essere attuato solo in questi mesi e, quindi, se ne potranno misurare gli effetti solo dal prossimo anno.

Tuttavia, la valutazione della Commissione consente di comprendere meglio le scelte alla base del “reddito di cittadinanza”, le quali mirano a colmare alcune lacune proprie del sistema italiano del mercato del lavoro e delle relative politiche pubbliche.

 

Registrazione dei disoccupati di lungo periodo presso un servizio per l’impiego

La registrazione presso i servizi pubblici per l’impiego (SPI) è essenziale per ottenere il sostegno all’inserimento nel mercato del lavoro. Una caratteristica comune tra gli Stati membri con tassi di registrazione elevati è costituita dalla “condizionalità” delle prestazioni sociali erogate.

Dall’adozione della raccomandazione, 15 Stati membri hanno migliorato la qualità delle misure messe in atto per incoraggiare la registrazione, come emerge dal seguente grafico.

Tra le più comuni figurano l’attività di informazione rivolta alle persone non registrate in merito alle misure di sostegno disponibili e le misure di sensibilizzazione per incoraggiare specifici gruppi inattivi.

In Italia, la copertura è tra le più basse in Europa.

 

 

Variazioni della qualità delle misure volte a incoraggiare la registrazione (2015-2018) – Fonte: studio giustificativo della valutazione, Rambøll, 2019

 

Aumento del sostegno personalizzato

La raccomandazione invita a offrire a tutti i disoccupati di lungo periodo una valutazione personalizzata e approfondita e un accordo di inserimento lavorativo al più tardi al raggiungimento dei 18 mesi di disoccupazione.

L’accordo dovrebbe contenere un’offerta personalizzata che comprenda servizi per l’occupazione, servizi sociali e altri servizi eventualmente necessari, forniti da un punto di contatto unico. Dovrebbe indicare obiettivi, calendari, obblighi reciproci e le misure di reinserimento al lavoro disponibili.

Dal 2015, la qualità delle misure per le valutazioni individuali è migliorata in 12 Stati membri, come evidenzia il seguente grafico.

 

Fonte: studio giustificativo della valutazione, Rambøll, 2019

I dati di monitoraggio indicano che la maggior parte dei servizi pubblici per l’impiego fornisce un piano d’azione individuale a tutti i disoccupati registrati poco dopo la registrazione e spesso al più tardi entro 6 mesi. Il piano d’azione individuale, proposto dopo la valutazione iniziale, definisce l’offerta di servizi e i diritti e gli obblighi del prestatore di servizi e dell’assistito; pertanto costituisce la base dell’accordo di inserimento lavorativo di cui alla raccomandazione.

Tuttavia, il grado di attuazione dell’accordo di inserimento lavorativo varia da Stato a Stato.

Solo la metà degli Stati membri offre un piano che comprende altri servizi di sostegno oltre a quelli tipici connessi all’occupazione offerti dai servizi pubblici per l’impiego, quali la riabilitazione, l’assistenza sanitaria, l’assistenza a lungo termine o i servizi abitativi.

Solo la metà dei servizi pubblici per l’impiego effettua una valutazione approfondita nel momento in cui la persona diventa disoccupata di lungo periodo: il seguente grafico illustra la situazione nei singoli Stati membri dell’Unione.

Si potrà notare che, in Italia, dopo il “Piano di azione individuale” non accade nulla, cioè non si arriva ad assicurare l’inserimento lavorativo.

 

Fonte: elaborazione della DG EMPL della raccolta di dati per il monitoraggio della raccomandazione sulla disoccupazione di lungo periodo: relazione 2017

 

Coordinamento del servizi a disposizione dei disoccupati di lungo periodo

Il coordinamento dei servizi è importante per affrontare i molteplici ostacoli che spesso incontrano i disoccupati di lungo periodo. La raccomandazione ha intensificato gli sforzi per garantire un’offerta di servizi più coesa (sportello unico di accesso) e 17 Stati membri – tra i quali non vi è ancora l’Italia – hanno migliorato la qualità delle loro misure in questo ambito, come illustra il seguente grafico.

 

Variazioni della qualità delle misure volte ad aumentare il coordinamento interistituzionale e istituire un punto di contatto unico (2015-2018). Fonte: studio giustificativo della valutazione, Rambøll, 2019

Dei 15 Stati membri che non disponevano di un punto di contatto unico nel 2015, nove hanno adottato o previsto misure per istituirne uno.

Anche in questo caso, tuttavia, il grado di attuazione è diverso: alcuni Stati membri hanno introdotto elementi fondamentali (per esempio i meccanismi di condivisione dei dati), mentre altri hanno designato un’autorità come punto di contatto unico, senza però garantirne l’operatività.

La seguente figura illustra la situazione nei singoli Stati membri: l’Italia ha designato lo sportello unico sulla carta, ma non risulta operativo.

Istituzione del punto di contatto unico. Fonte: DG EMPL sulla base dello studio giustificativo e delle conclusioni del riesame del comitato per l’occupazione.

Sviluppo di partnership tra datori di lavoro, parti sociali, servizi sociali e per l’impiego, autorità pubbliche ed erogatori di istruzione e formazione

Infine, dalla adozione della raccomandazione, 14 Stati membri hanno migliorato la qualità delle misure per aumentare il coinvolgimento dei datori di lavoro, come indica il seguente grafico, dal quale si può notare che, in Italia, il “sistema” di raccordo tra servizi sociali e per l’impiego e datori di lavoro non esiste.

 

Cambiamenti nella qualità delle misure per aumentare il coinvolgimento dei datori di lavoro (2015-2018). Fonte: studio giustificativo della valutazione, Rambøll, 2019

Negli altri Paesi europei, la forma più comune per coinvolgere i datori di lavoro è rappresentata dagli incentivi . Tutti gli Stati membri forniscono ora ai datori di lavoro servizi, come la selezione dei candidati e il sostegno al collocamento, mentre un’ampia maggioranza fornisce servizi di tutoraggio e formazione sul luogo di lavoro.

 

Prospettive future

Alla luce delle tendenze demografiche, dell’irrigidimento dei mercati del lavoro e di un mondo del lavoro in rapida evoluzione, garantire che tutti coloro che possono lavorare siano occupati è fondamentale.

La Commissione europea, alla luce della valutazione appena realizzata, invita gli Stati membri a rafforzare l’attuazione della raccomandazione del Consiglio del 2016, in particolare rispetto ai seguenti profili:

Aumentare la registrazione

  • aumentare le capacità dei servizi per l’impiego e dei servizi sociali di svolgere opera di sensibilizzazione degli inattivi
  • impegnare la società civile, gli attori locali e i disoccupati stessi nella definizione delle misure di sensibilizzazione
  • aumentare l’importanza degli approcci preventivi, attraverso sistemi di allarme rapido, previsioni delle competenze e corrispondenza delle competenze.
  • migliorare la qualità del sostegno individuale
  • aumentare le capacità dei servizi pubblici per l’impiego di fornire un’assistenza personalizzata e olistica in una fase precoce.
  • garantire che le misure di politica attiva del mercato del lavoro (PALM) offerte ai disoccupati di lunga durata siano mirate e adeguate alle loro esigenze.

Continuare il coordinamento dei servizi

  • accelerare il passaggio all’istituzione del punto di contatto unico attraverso il sostegno politico e il cambiamento istituzionale e legislativo per consentire la condivisione dei dati e il coordinamento tra le organizzazioni, ad esempio collegando diversi registri.

Intensificare il coinvolgimento dei datori di lavoro

  • aumentare i servizi di sostegno post-collocamento offerti dai servizi pubblici per l’impiego ai datori di lavoro, anche attraverso solide partnership con le organizzazioni della società civile e le parti sociali.
  • sostenere lo sviluppo delle imprese sociali che offrono opportunità di lavoro e di formazione ai disoccupati di lungo periodo.
  • incoraggiare l’occupazione assistita e i posti di lavoro personalizzati (job carving).

Si tratta, con tutta evidenza, di indicazioni fondamentali anche per una efficace attuazione delle nuove misure di inserimento lavorativo previste dal Governo italiano.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

La disoccupazione di lungo periodo, definita da Eurostat come numero di persone che non hanno un lavoro e lo cercano attivamente da almeno un anno. I dati, aggiornati annualmente, sono reperibili al seguente link:

 

 

 

 

 

 

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