Quali obiettivi dell’Unione europea per l’energia e per il clima per il 2030?

29 aprile 2014 di Mauro Varotto

Tra qualche mese, a settembre 2014, si terrà un importante vertice delle Nazioni Unite, per preparare la Conferenza internazionale sul clima, che si svolgerà a Parigi nel 2015.

Poiché il Protocollo di Kyoto è scaduto nel 2012, il vertice getterà le basi per un nuovo trattato internazionale sul clima, al fine di contrastare il fenomeno del riscaldamento globale: si vuole evitare, infatti, che la Conferenza internazionale di Parigi si concluda senza risultati, come i precedenti quattro vertici mondiali (il primo a Copenhagen nel 2009, l’ultimo a Varsavia nel 2013), in cui non è mai stato raggiunto alcun accordo.

Sullo sfondo di queste trattative internazionali tra gli Stati, vi sono i dati, allarmanti, contenuti nel V Rapporto sui cambiamenti climatici, pubblicato a inizio ottobre 2013, dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), organismo internazionale istituito nel 1988 nell’ambito del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), per fornire una visione scientifica sullo stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e i potenziali impatti ambientali e socio-economici.

A differenza che nel passato, sui risultati del V Rapporto dell’IPCC vi è un sostanziale accordo dell’intero mondo scientifico, che è pressoché unanimemente concorde su due aspetti forse elementari, ma, sino a qualche mese fa, oggetto di aspre diatribe tra gli stessi studiosi: il primo aspetto, riguarda il fatto che nel nostro pianeta sono effettivamente in atto importanti cambiamenti climatici; il secondo aspetto, riguarda, invece, la responsabilità di questi cambiamenti climatici: ormai è chiaro che essa è da attribuire alle attività umane, con una certezza quasi assoluta (il Rapporto precisa: una certezza di almeno il 95%).

Gli attuali accordi internazionali vincolano gli Stati aderenti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ma solo fino al 2020: oltre tale data, non c’è alcun impegno.

Il nuovo trattato globale sul clima, al quale si  sta lavorando in sede ONU, mira a definire impegni vincolanti per gli Stati oltre tale data, almeno per un decennio, fino al 2030.

In questo contesto, l’Unione europea sta preparando la propria posizione sul clima, con cui presentarsi ai negoziati delle prossime conferenze dell’ONU, sulla base di un nuovo quadro strategico interno in materia di emissioni di gas a effetto serra, energie rinnovabili ed efficienza energetica, con obiettivi fino al 2030, in modo da dare agli operatori economici la stabilità e la prevedibilità necessarie, sul lungo periodo, per avviare processi di riconversione ed effettuare i necessari investimenti.

La base di discussione sui nuovi obiettivi dell’Unione europea è una recente Comunicazione della Commissione, presentata nel gennaio 2014, che ha definito un quadro per le politiche dell’energia e del clima fino al 2030, sulla base delle risposte ricevute al “Libro Verde” presentato nel marzo 2013.

Come è noto, il primo pacchetto di misure per il clima e l’energia è stato adottato dall’Unione europea nel 2008 e ha consentito di ottenere notevoli risultati sulla strada verso i tre obiettivi fissati per il 2020, che riguardano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (20%), la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili (20%) e l’incremento dell’efficienza energetica (20%).

Ora, la Commissione europea propone ai 28 Stati membri un ulteriore impegno, basato sui seguenti nuovi obiettivi vincolanti in materia di clima energia, da raggiungere entro il 2030:

  1. ridurre del 40% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, con uno sforzo ripartito tra i singoli Stati membri (come accade oggi, verrebbe fissato l’obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra di ciascuno Stato membro);
  2. portare le energie rinnovabili ad almeno il 27%: questo obiettivo sarebbe vincolante per l’Unione europea nel suo insieme, ma non per i singoli Stati membri;
  3. dare nuovo slancio alle politiche di efficienza energetica, secondo un nuovo obiettivo che potrebbe attestarsi attorno al 25% di minori consumi energetici, ma che sarà quantificato non appena saranno disponibili i dati relativi al grado di conseguimento dell’attuale obiettivo di risparmio energetico del 20% entro il 2020.

Nella sua ultima riunione del 20 e 21 marzo 2014, il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri dell’Unione europea ha analizzato la proposta della Commissione europea. Ha chiesto alcuni approfondimenti e, nel contempo, ha aperto ampie consultazioni tra gli stessi Stati membri, in modo da arrivare alla adozione di una decisione finale sul nuovo quadro strategico dell’Unione europea entro ottobre 2014, dopo aver valutato anche i risultati della Conferenza sul clima dell’ONU, prevista a settembre, e nella quale dovrebbero emergere gli orientamenti anche degli Stati di altre importanti aree del Pianeta, dagli USA, alla Cina, alla Russia.

Per il momento, il Consiglio europeo si è limitato a fornire alcuni orientamenti politici alla Commissione europea, fissando quattro principi-guida:

  • migliorare ulteriormente la coerenza tra riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, efficienza energetica e impiego delle energie rinnovabili e conseguire gli obiettivi per il 2030 in modo efficace rispetto ai costi, con un sistema di scambio di quote di emissione riformato che rivesta un ruolo centrale;
  • sviluppare un quadro di sostegno dell’Unione per promuovere le energie rinnovabili e assicurare la competitività internazionale;
  • garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico per le famiglie e le imprese a prezzi accessibili e competitivi;
  • garantire agli Stati membri una certa flessibilità nel modo di onorare gli impegni assunti, al fine di tenere conto delle diverse situazioni nazionali e rispettare la libertà degli Stati di determinare il proprio mix energetico.

Siamo, dunque, alla vigilia di un nuovo pacchetto legislativo in materia di clima energia, che presenterà un impatto non solo sul miglioramento dell’ambiente, ma anche sull’economia dell’Unione europea, modificando sia le tipologie che gli stili di produzione e di consumo, e sul quale si concentreranno le politiche e le risorse dell’Unione europea fino al 2030.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Quadro per le politiche dell’energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030, COM(2014) 15 del 22.1.2014

Commissione europea, Libro verde su un quadro per le politiche dell’energia e del clima all’orizzonte 2030, COM(2013) 169 del 27.3.2013

Il V Rapporto sui cambiamenti climatici, che si intitola: Climate Change 2013: The Physical Science Basis (Cambiamenti climatici 2013: fondamento nella scienza fisica) è pubblicato nel sito web dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)

Sulle Conferenze ONU per il clima e sul dibattito in corso a livello internazionale, si veda il sito web della United Nations Environment Programme (UNEP).

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