L’Unione europea e la terza rivoluzione industriale
28 aprile 2014 di Mauro Varotto
L’Unione europea è l’unico grande attore globale che sta affrontando seriamente la grande questione della sopravvivenza della specie umana sulla Terra.
Per l’Europa è una nuova, importante missione storica, che ha iniziato a delinearsi all’inizio del 2000, quando le Istituzioni dell’Unione, a partire dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea, hanno iniziato a orientarsi decisamente verso politiche in grado di ridurre le emissioni di CO2 e, quindi, hanno promosso l’avvio di una transizione dell’economia europea verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Nel corso degli anni l’Unione europea ha via via elaborato obiettivi e parametri del nuovo modello di sviluppo, modificando, di conseguenza, le priorità delle proprie politiche, dalla agricoltura alla ricerca e sviluppo, dalla coesione ai trasporti, dall’energia all’industria, dall’ambiente al clima.
Questa svolta ha trovato il suo maggiore teorico in uno studioso americano, Jeremy Rifkin, che già da anni stava lavorando alla elaborazione di un nuovo paradigma economico in grado di accompagnare l’economia mondiale verso un’epoca post-carbonio: una nuova civiltà industriale non più fondata sull’impiego dei combustibili fossili, quali il petrolio e il gas, che non solo si stanno via via esaurendo, ma sono anche i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta.
Per spiegare questo passaggio epocale, scrive Rifkin, nell’introduzione al suo libro “La terza rivoluzione industriale”:
“(…) le grandi trasformazioni economiche della storia avvengono quando una nuova tecnologia di comunicazione converge con un nuovo sistema energetico: le nuove forme di comunicazione diventano il mezzo per organizzare e gestire una civiltà più complessa, resa possibile dalle nuove fonti di energia.”
E’ accaduto alla fine del 1700, quando l’applicazione delle tecnologie del vapore alle tecnologie di stampa ha trasformato un mezzo di comunicazione nel principale strumento di gestione della Prima rivoluzione industriale.
E’ accaduto nei primi decenni del 1900, quando si è verificato il convergere della comunicazione elettrica con il motore a scoppio, alimentato a benzina, che ha aperto la strada alla Seconda rivoluzione industriale.
Sta accadendo oggi:
“Oggi siamo agli albori di una nuova convergenza di tecnologie della comunicazione e regime energetico. Il connubio di tecnologie di comunicazione in rete ed energie da fonti rinnovabili sta dando il via alla Terza rivoluzione industriale.”
Jeremy Rifkin dal 2006 è consulente delle principali Istituzioni europee: anche sulle sue basi teoriche, nel 2007, il Parlamento europeo ha adottato una dichiarazione scritta “sull’instaurazione di un’economia verde all’idrogeno e una terza rivoluzione industriale in Europa”.
Rifkin individua cinque grandi pilastri su cui costruire le fondamenta della Terza rivoluzione industriale:
- il passaggio alle fonti di energia rinnovabile;
- la trasformazione del patrimonio immobiliare esistente, in impianti di microgenerazione, per raccogliere in loco le energie rinnovabili;
- l’applicazione dell’idrogeno e di altre tecnologie di immagazzinamento dell’energia, per conservare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili;
- l’utilizzo della rete Internet per trasformare la rete elettrica in una inter-rete per la condivisione dell’energia (le cosiddette reti intelligenti);
- la transizione della flotta dei veicoli da trasporto passeggeri e merci, pubblici e privati, in veicoli elettrici, alimentati dalla rete o da cella a combustibile a idrogeno.
Nell’Unione europea, le condizioni necessarie per integrare e armonizzare questi cinque pilastri hanno iniziato a formarsi già dal 2000, quando era iniziata una discussione tra gli Stati membri sull’opportunità di fissare un obiettivo di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2020.
Tuttavia, è solo nel 2010, che vengono fissati tre parametri, condivisi e vincolanti per tutti gli Stati membri, per favorire la transizione dell’economia europea dalla Seconda alla Terza rivoluzione industriale.
Come è noto, la strategia “Europa 2020” prevede uno specifico obiettivo climatico-ambientale, che dispone, entro il 2020: la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno del 20%, rispetto ai livelli del 1990; l’innalzamento al 20% della quota delle fonti di energia rinnovabile, rispetto al consumo finale di energia; il miglioramento del 20% dell’efficienza energetica, rispetto alle proiezioni per il 2020.
Per raggiungere questi obiettivi, l’Unione europea ha predisposto un nuovo apparato legislativo – che riguarda, ad esempio, il risparmio energetico negli edifici, l’uso di energie rinnovabili nell’industria -, e ha stanziato importanti risorse che, nei prossimi anni, finanzieranno massicci investimenti nelle nuove reti intelligenti, in grandi progetti e infrastrutture di ricerca per lo sviluppo delle energie rinnovabili, delle tecnologie verdi e delle tecnologie all’idrogeno, nelle auto e nelle strade e autostrade elettriche.
L’attuale strategia dell’Unione è ampiamente descritta in una delle sette iniziative-faro della strategia “Europa 2020”, che si intitola “Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”, presentata dalla Commissione europea il 26 gennaio 2011.
Per l’Unione europea questi non sono solo obiettivi e politiche di tutela ambientale e di prevenzione dei cambiamenti climatici: sono la transizione verso un nuovo modello di sviluppo economico, sul quale l’Europa punta le proprie carte per rimanere competitiva nel contesto globale e assicurare ai propri cittadini un futuro di prosperità e di benessere.
Nel contempo, questo modello di sviluppo mira ad assicurare una gestione sostenibile delle risorse del nostro pianeta: l’Europa si fa carico seriamente del futuro della Terra e della nostra specie, sia nelle proprie politiche interne, sia nelle diverse sedi internazionali.
In questa nuova “missione storica”, si può ritrovare il più antico e autentico ruolo dell’Europa nel mondo, di culla della civiltà.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI:
Jeremy Rifkin, La Terza rivoluzione industriale,. Come il “potere laterale” sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo, traduzione italiana di Paolo Canton, Mondadori, 2011,