Le nuove priorità della politica industriale europea
10 novembre 2017 di Mauro Varotto
Nell’arco degli ultimi sette anni la Commissione europea è intervenuta per ben quattro volte per delineare le linee direttrici di una nuova politica industriale.
La posta in gioco è alta. Infatti, in Europa, un posto di lavoro su quattro dipende dall’industria manifatturiera e almeno un ulteriore posto su quattro rientra nella sfera dei servizi legati all’industria. L’industria è all’origine di più dell’80% delle esportazioni europee e l’80% di tutte le iniziative di ricerca e sviluppo condotte nel settore privato è attribuibile all’industria: essa è, dunque, un motore dell’innovazione e contribuisce a trovare soluzioni alle sfide cui si confrontano le nostre società.
L’industria, quindi, è al centro del nuovo modello di crescita che la strategia “Europa 2020. Per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” definisce per l’economia dell’Unione europea, che intende segnare il passaggio a un’economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e che fa un impiego efficiente delle risorse.
2010
Nell’ottobre del 2010, con il lancio dell’iniziativa faro intitolata “Una politica industriale integrata per l’era della globalizzazione”, la Commissione europea ha lanciato un nuovo approccio alla politica industriale, che ne supera definitivamente la visione settoriale.
Di fronte al radicale cambiamento del contesto economico avvenuto nel precedente decennio e alla necessità di aiutare le industrie a cogliere le nuove sfide e le nuove opportunità, la Commissione ha proposto un approccio integrato che comprende, da un lato, politiche con un impatto sui costi, sui prezzi e sulla concorrenzialità innovativa dell’industria e dei singoli settori; dall’altro lato, però, considera gli effetti sulla concorrenzialità prodotti da tutte le altre iniziative politiche, come quelle riguardanti i trasporti, l’energia, le politiche ambientali o quelle sociali e consumeristiche, ma anche la politica del mercato unico e le politiche commerciali, tutti elementi fondamentali della voce “industria”, poiché possono avere ripercussioni di rilievo su costi, prezzi e concorrenzialità innovativa dell’industria.
Una visione globale, quindi, della politica industriale che la mette al centro di tutte le politiche unionali che possono avere un impatto su di essa.
2012
Esattamente due anni dopo, nell’ottobre 2012, nel pieno della crisi finanziaria ed economica, la Commissione europea ha aggiornato la precedente comunicazione sulla politica industriale, al fine di invertire quella che allora sembrava una evidente tendenza al declino del ruolo dell’industria manifatturiera.
Per far questo, la nuove strategia aggiornata proponeva una visione ampia, incentrata sugli investimenti e sull’innovazione, ma che sapesse anche utilizzare, a beneficio della competitività delle industrie europee, tutti gli strumenti esistenti a livello unionale: il mercato unico, la politica commerciale, la politica a favore delle PMI, la politica della concorrenza, la politica ambientale e della ricerca.
Inoltre, fissava un obiettivo di reindustrializzazione dell’Europa, da raggiungere entro il 2020: portare il livello del contributo al PIL dell’industria manifatturiera dal valore di allora, pari al 16% circa, al 20%.
Come raggiungere tale obiettivo? Sostenendo una forte ripresa degli investimenti (investimenti lordi e investimenti in beni capitali), un’espansione degli scambi di merci nel mercato interno (fino a raggiungere il 25% del PIL nel 2020) e un aumento significativo del numero di PMI che esportano verso paesi terzi.
In questo contesto, oltre a creare nuovi strumenti finanziari, la Commissione decideva di concentrare gli investimenti e l’innovazione su sei linee d’azione prioritarie: tecnologie di fabbricazione avanzate, tecnologie chiave, bioprodotti, politica industriale sostenibile, edilizia e materie prime, veicoli puliti, reti intelligenti.
2014
Dopo altri due anni, nel gennaio 2014, la Commissione europea è tornata sul tema con una comunicazione dal titolo suggestivo: “Per una rinascita industriale europea”, dove tentava di sfruttare i primi segnali di uscita dalla crisi, focalizzando le principali priorità della politica industriale attorno ai seguenti temi:
- aumentare la produttività nell’ambito dei servizi alle imprese per accrescere la competitività industriale;
- sviluppare le necessarie infrastrutture;
- orientare gli strumenti dello sviluppo regionale – assieme agli strumenti nazionali e unionali – a sostegno dell’innovazione, delle competenze e dell’imprenditoria;
- aiutare le imprese ad accedere a fattori produttivi critici e, in particolare, a energia e materie prime a prezzi abbordabili che rispecchino la situazione dei costi internazionali;
- agevolare l’integrazione delle imprese unionali nelle catene di valore globali;
- confermare gli sforzi di reindustrializzazione dell’Europa, in linea con l’aspirazione della Commissione di innalzare il contributo dell’industria al PIL portandolo al 20% entro il 2020.
2017
Superata la crisi, il 28 febbraio 2017 e in vista del 2020, si è tenuta la prima Giornata europea dell’industria. Essa ha riunito circa 600 partecipanti provenienti da svariati settori industriali e dalla società civile di tutta l’Unione, per discutere quali obiettivi è riuscita a realizzare la politica industriale dell’Unione degli ultimi anni e quale sia il futuro dell’industria europea.
I risultati di quella giornata sono stati racconti in una recente comunicazione della Commissione europea, la quarta della serie, intitolata: “Investire in un’industria intelligente, innovativa e sostenibile. Una nuova strategia di politica industriale dell’UE”
La comunicazione fa il punto sui progressi compiuti e cerca di colmare eventuali carenze rimaste.
Afferma la Commissione:
“Le caratteristiche di questa nuova era industriale sono il ritmo accelerato delle trasformazioni economiche, sociali e ambientali, nonché i nuovi progressi tecnologici in settori come la robotica, l’internet delle cose, l’intelligenza artificiale, i sistemi energetici e la bioeconomia. L’automazione, consentita dalle tecnologie informatiche, sta trasformando i processi di produzione tradizionali e la natura del lavoro. L’industria è sempre più integrata nelle catene del valore globali con forti componenti di servizio. Modelli imprenditoriali emergenti turbano i mercati tradizionali. (…) È’ necessario pertanto rafforzare la capacità dell’industria di adattarsi e innovarsi costantemente, agevolando gli investimenti nelle nuove tecnologie e adottando cambiamenti prodotti dall’introduzione di una maggiore digitalizzazione e dalla transizione verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio. Ma le imprese devono fare la loro parte, aggiornando la base tecnologica, adeguando i modelli di attività al futuro, assimilando i principi di sviluppo sostenibile e adottando l’innovazione.”
Come rafforzare le basi industriali dell’Europa? La Commissione europea fornisce sette risposte.
- Rendere il mercato unico europeo più approfondito ma anche più equo per i cittadini
Non vi può essere successo dell’industria europea senza equità di mercato. La politica industriale deve si agevolare l’integrazione delle imprese nelle catene del valore europee e globali e agire come un elemento propulsivo essenziale della competitività industriale. Al tempo stesso, però, deve aiutare l’industria, i cittadini e le comunità locali ad adeguarsi ai cambiamenti sociali, economici e ambientali.
- Ristrutturare l’industria per l’era digitale
Il futuro dell’industria sarà digitale. I progressi tecnologici in settori quali i big data, l’intelligenza artificiale e la robotica, l’internet delle cose e il calcolo ad alte prestazioni, influiscono sulla natura stessa del lavoro e della società nel suo insieme. Con l’avvento delle tecnologie digitali, la componente “servizi” dell’industria sta diventando sempre più importante. Pertanto, è fondamentale per la crescita e la competitività dell’Europa promuovere la diffusione delle tecnologie intelligenti all’interno delle catene del valore industriali.
- Green Economy
L’Unione europea persegue lo sviluppo sostenibile in modo trasversale ed è la forza propulsiva dell’Accordo di Parigi sul Clima e dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. È’ all’avanguardia nella transizione globale verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio. L’Europa deve, quindi, saper sfruttare questa posizione di leadership in tutti i settori e affrontare la crescente concorrenza mondiale nella produzione ecologica e nelle tecnologie energetiche pulite.
- Investire nell’industria del futuro
Gli investimenti interni ed esterni all’Unione in infrastrutture e in nuove tecnologie sono una condizione indispensabile del processo di trasformazione industriale. Sebbene i livelli globali d’investimento stiano progressivamente aumentando, gli investimenti nell’innovazione e in altre attività immateriali restano inferiori a quelli di molti concorrenti internazionali. L’Europa deve stimolare più investimenti di capitale, favorire la diffusione di innovazioni promettenti e creare un ambiente favorevole allo sviluppo di PMI dinamiche.
- Sostenere l’innovazione industriale sul campo
L’Europa può vantare eccellenti risultati nella ricerca in molti ambiti tecnologici che contribuiscono, direttamente o indirettamente, allo sviluppo di un’industria intelligente, innovativa e sostenibile. È’ necessario andare oltre e trasformare la ricerca in innovazioni rivoluzionarie per la creazione di nuovi mercati che favoriscano la crescita e l’occupazione. Finora sono state troppo poche le imprese innovative che sono riuscite a crescere, diventando importanti datori di lavoro e leader di mercato. L’Europa deve rafforzare il contesto favorevole, al fine di garantire che le sue innovazioni radicali, sebbene rischiose, creino nuovi mercati e leadership industriale sul suo territorio anziché fuori da esso. È’ inoltre necessario intraprendere iniziative per accelerare e migliorare la diffusione delle tecnologie, in particolare tra PMI e industrie tradizionali.
- La dimensione internazionale
Un sistema commerciale internazionale aperto e fondato su norme chiare e rispettate da tutti, è un elemento essenziale degli sforzi necessari a governare la globalizzazione. Gli accordi commerciali promossi dall’Unione europea creano opportunità economiche per i cittadini europei, ossia posti di lavoro. Piccole e grandi imprese si servono degli accordi commerciali per godere dei benefici della globalizzazione nel proprio contesto locale, ma il commercio aperto deve essere equo e sostenibile. Strumenti per la difesa commerciale rafforzati e un nuovo quadro che consenta di vagliare gli investimenti esteri diretti che potrebbero costituire una minaccia per la sicurezza o l’ordine pubblico contribuiranno a far sì che l’Europa operi in condizioni di parità a livello globale.
- Partenariato con gli Stati membri, le regioni, le città e il settore privato
Mentre nell’Unione europea migliora il quadro per l’occupazione, la crescita e l’innovazione, la maggior parte degli strumenti e delle risorse finanziarie necessarie per stimolare e sostenere la competitività industriale sono disponibili a livello nazionale e regionale. L’ambizione di rafforzare l’industria europea a livello dell’Unione deve, pertanto, essere accompagnata da sforzi di riforma a livello nazionali, tenendo conto delle specificità nazionali e delle differenze regionali e utilizzando strategie di specializzazione intelligente.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea: “Una politica industriale integrata per l’era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità” doc. COM(2010) 614 del 28.10.2010
Comunicazione della Commissione europea: “Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica. Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale” doc. COM(2012) 582 del 10.10.2012
Comunicazione della Commissione europea: “Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica. Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale” doc. COM(2012) 582 del 10.10.2012
Comunicazione della Commissione europea: “Investire in un’industria intelligente, innovativa e sostenibile. Una nuova strategia di politica industriale dell’UE”, doc. COM(2017) 479 del 6.11.2017