Reindustrializzare l’Europa: la nuova politica industriale dell’Unione europea

24 aprile 2014 di Mauro Varotto

Invertire la tendenza al declino del ruolo dell’industria in Europa, portando il contributo del settore manifatturiero al prodotto interno lordo dell’Unione europea dall’attuale 16% al 20% entro il 2020: questo è l’obiettivo della nuova politica industriale dell’Unione europea, delineata a partire dal 2010, attraverso una delle sette iniziative faro della strategia europea per la crescita “Europa 2020”, intitolata: “Una politica industriale integrata per l’era della globalizzazione”.

L’iniziativa faro ha gettato le basi per iniziare un coordinamento, a livello europeo, delle politiche industriali nazionali: infatti, va subito precisato che, nel settore “industria”, l’Unione europea ha solo un ruolo complementare rispetto a quello degli Stati membri e, quindi, può solo svolgere “azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri”, come prescrive l’art. 6 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea.

Entro questi limiti istituzionali, la Commissione europea, oltre a proporre una strategia condivisa a livello europeo per favorire un profondo processo di ristrutturazione industriale in Europa, ha anche iniziato a monitorare regolarmente le politiche industriali dei singoli Stati membri, per valutarne l’impatto sulla concorrenzialità e la sostenibilità delle rispettive industrie, nonché i risultati, in termini aumento della produttività e della competitività internazionale, del numero dei posti di lavoro creati, del tasso di aumento della produzione manifatturiera, in particolare nelle cosiddette eco-industrie e nei settori manifatturieri a tecnologia medio-alta.

L’alba della terza rivoluzione industriale

Due anni dopo, di fronte a un calo del 10% della produzione industriale in Europa e alla perdita di più di tre milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero, la Commissione europea ha compiuto un ulteriore passo in avanti nel coordinamento delle politiche industriali nazionali, sollecitata anche dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri che, nel Consiglio europeo del giugno 2012, hanno adottato, accanto al più noto “Fiscal Compact”, anche un “Patto europeo per la crescita e l’occupazione”.

Pertanto, in una seconda comunicazione dell’ottobre 2012, la Commissione ha meglio definito la strategia industriale europea, lanciando un partenariato tra l’Unione europea, i suoi Stati membri e l’industria, per favorire una forte ripresa degli investimenti in nuove tecnologie, al fine preparare le industrie europee ad entrare nella “terza rivoluzione industriale”: negli ultimi anni, infatti, vari nuovi settori tecnologici convergono nel porre le basi di una nuova rivoluzione industriale, basata sull’energia verde, su trasporti puliti, nuovi metodi di produzione, nuovi materiali e sistemi di comunicazione intelligenti. L’aumento della velocità dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico stanno trasformando il paesaggio industriale, dagli USA all’Asia, ed è necessario che anche l’industria europea si prepari in modo da essere competitiva.

Verso un “Industrial Compact” per l’Unione europea

La proposta della Commissione europea, dopo un’ampia consultazione pubblica che ha coinvolto le associazioni industriali dei Paesi dell’Unione, è di concentrare gli investimenti e l’innovazione, in sei settori, considerati di importanza prioritaria per il futuro dell’industria europea:

  1. tecnologie di fabbricazione avanzate per la produzione pulita;
  2. tecnologie chiave, in particolare microelettronica, nanoelettronica, materiali avanzati, biotecnologia industriale, fotonica, nanotecnologie e sistemi di fabbricazione avanzata;
  3. bioprodotti, quali, ad esempio, i bioprodotti chimici (bioplastiche, biolubrificanti, biosolventi, ecc.) o la biomassa, ecc.;
  4. industria sostenibile, edilizia e materie prime, compresi i materiali per l’efficienza energetica negli edifici e il riciclaggio dei rifiuti;
  5. veicoli e navi puliti, in particolare veicoli elettrici e ibridi plug-in;
  6. reti intelligenti e infrastrutture per integrare le energie rinnovabili nel sistema elettrico, contribuire all’efficienza energetica e stimolare la domanda, a esempio di veicoli elettrici.

Si tratta di sei settori scelti non solo in base ai punti di forza dell’industria europea, ma anche al potenziale di crescita, sia sul mercato interno europeo, che nei mercati internazionali: infatti, se si vogliono stimolare nuovi investimenti da parte delle imprese, è necessario che queste non abbiano dubbi sugli sbocchi di mercato dei nuovi prodotti.

Inoltre, la proposta della Commissione europea affronta due specifici aspetti critici per l’industria europea.

Investimenti innovativi non sono possibili senza finanziamenti: la crisi economica e le difficoltà del settore bancario hanno avuto un impatto negativo sul credito all’economia reale e, quindi, la Commissione propone un ventaglio di misure per facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese che investiranno in quei settori tecnologici prioritari.

In secondo luogo, le nuove tecnologie non possono essere sviluppate e messe sul mercato se la forza lavoro europea non dispone delle competenze necessarie: la strategia della Commissione prevede, quindi, una serie di misure destinate ad aumentare le qualifiche dei cittadini europei e permettere loro di affrontare il futuro e favorire la ristrutturazione industriale.

La strategia proposta dalla Commissione europea è stata condivisa dai Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri dell’Unione, nel Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014.

Una chiara definizione dei ruoli

Nel campo della politica industriale la Commissione europea intende definire gli indirizzi strategici in ciascuno dei sei settori industriali prioritari per il futuro dell’industria europea, costituendo task-force specializzate, in partenariato con gli Stati membri e i rappresentanti del mondo dell’industria, e utilizzando tutti gli strumenti, legislativi, normativi e finanziari, a sua disposizione, in modo integrato.

A sua volta, il ruolo dell’industria sarà quello di realizzare gli investimenti e i prodotti necessari.

Gli Stati membri, invece, dovranno tenere conto degli indirizzi strategici europei nelle politiche industriali nazionali e nelle strategie per la coesione sociale e lo sviluppo economico delle diverse regioni, soprattutto nell’ambito dei programmi dei Fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2014-2020.

In questo senso, negli ultimi anni, diversi Stati membri, tra cui Francia, Spagna, Germania o Regno Unito, hanno già definito politiche o strategie industriali a livello nazionale e regionale.

Anche l’Italia è chiamata ad adattare le priorità e le strategie stabilite di comune accordo a livello europeo, in funzione delle esigenze nazionali, al fine di ridurre i divari di competitività accumulati rispetto agli altri Stati membri dell’Unione.

Tanto più che al disegno della nuova politica industriale dell’Unione europea ha concorso un italiano, oggi vice-presidente della Commissione europea e Commissario per le imprese e l’industria, Antonio Tajani, indicato dal Governo italiano nel 2010.

Un apposito capitolo del Programma nazionale di riforma, allegato al Documento di economia e finanza 2014, è dedicato al tema “Impresa, competitività e attrazione degli investimenti” e prevede una serie articolata di interventi – da nuovi strumenti per la finanza di impresa, alla riduzione dei costi energetici, dalle liberalizzazioni alla internazionalizzazione, ecc. – per iniziare a creare, anche in Italia, un contesto imprenditoriale migliore, premessa per creare sviluppo interno ma anche per attirare investimenti esteri.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Una politica industriale integrata per l’era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità, COM(2010) 614 del 28.10.2010

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica. Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale, COM(2012) 582 del 10.10.2012

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Per una rinascita industriale europea, COM(2014) 14 del 22.1.2014

Conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2014, EUCO 7/1/14 REV 1

I report della Commissione europea sulla competitività dell’industria negli Stati membri dell’Unione, compresa l’Italia, e sul monitoraggio delle politiche industriali nazionali sono reperibili nel sito web della Direzione Generale “Imprese e industria”.

 

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