🇪🇺 Punti chiave

  • INTERREG non scompare: dal 2028 diventa un Piano unico europeo con capitoli geografici.
  • Dotazione complessiva: 10,264 miliardi €, distribuiti tra Stati membri con priorità alle aree di confine.
  • Francia, Germania, Italia e Spagna assorbono circa il 45% delle risorse totali.
  • Nuova logica programmatoria: strategie territoriali, milestone e target misurabili, rendicontazione rigorosa.
  • Governance basata su Autorità di gestione e audit, Segretariati congiunti e Comitati di sorveglianza.
  • Responsabilità finanziarie condivise tra Stati partecipanti, con regole chiare sulle passività.
  • Procedure di approvazione rapide: capitoli presentati entro 6 mesi, decisione della Commissione in 4 mesi.
  • Significato politico: INTERREG come laboratorio di cooperazione, resilienza dei confini e integrazione europea.

⤷ Nell’articolo che segue analizzo il futuro della cooperazione territoriale europea attraverso la programmazione e la gestione del Piano INTERREG 2028–2034.

Introduzione

Con in nono articolo della serie speciale QFP 2028–2034, il viaggio alla scoperta della nuova architettura finanziaria e normativa dell’Unione europea entra nel cuore della politica di coesione.

Dopo aver analizzato il quadro generale dei Piani di partenariato e il funzionamento del nuovo Fondo PNR, ci concentriamo oggi su un tema attesissimo dagli addetti ai lavori: che fine farà il programma INTERREG dopo il 2027?

La risposta emerge chiaramente dalle proposte di regolamento presentate dalla Commissione europea il 16 luglio 2025, dedicate al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e al Fondo per la coesione economica, sociale e territoriale (PNR/NRP) [COM(2025) 552].

In questo approfondimento analizzo il ruolo di INTERREG nella programmazione 2028–2034, la sua nuova collocazione istituzionale, la dotazione finanziaria, la ripartizione delle risorse tra Stati membri e le modalità operative di elaborazione dei capitoli nazionali e di approvazione del Piano unico europeo di cooperazione territoriale.

Chi lavora già con i progetti INTERREG troverà in queste pagine una panoramica aggiornata e dettagliata su ciò che cambierà, quali regole diventeranno centrali e come la cooperazione territoriale europea si evolverà nel prossimo ciclo finanziario.

1. Contesto generale: la riforma dei Piani nazionali e regionali (PNR/NRP)

La Commissione europea ha presentato nel luglio 2025 due proposte di regolamento fondamentali per la prossima politica di coesione: il regolamento sul Fondo per la coesione economica, sociale e territoriale (Regolamento PNR) [COM(2025) 565] e il regolamento specifico sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) [COM(2025) 552], comprensivo della dimensione di cooperazione territoriale europea (INTERREG).

Come ho anticipato in diversi articoli precedenti, si tratta di un cambio di paradigma significativo. Dopo il 2027, la politica di coesione, quella agricola e altre saranno attuate principalmente attraverso 27 Piani nazionali e regionali (PNR/NRP), uno per ogni Stato membro, che incorporeranno tutti i fondi strutturali e di investimento e altri fondi a gestione concorrente. Parallelamente, il Fondo PNR prevede altri due strumenti: uno strumento dell’Unione (EU Facility) e un unico Piano INTERREG a livello europeo, distinto dai PNR, ma strettamente collegato ad essi per obiettivi, logica d’intervento e regole di attuazione.

Il messaggio politico è chiaro: la cooperazione territoriale europea, da sempre considerata un pilastro della coesione, non scompare dopo il 2027, ma viene riorganizzata e potenziata in un quadro normativo e finanziario più leggibile, semplificato e maggiormente orientato ai risultati.

2. INTERREG come piano distinto e unitario

La proposta di regolamento PNR sancisce che accanto ai Piani nazionali e regionali, affidati alla responsabilità dei singoli Stati membri, ci sarà un Piano INTERREG unico che fungerà da cornice per tutte le forme di cooperazione territoriale europea: transfrontaliera, transnazionale, interregionale e delle regioni ultraperiferiche. Questa scelta elimina la frammentazione attuale in decine di programmi separati (nel periodo 2021-2027, ben 86) e conferisce ad INTERREG maggiore visibilità, chiarezza e coerenza strategica.

La sua natura “unitaria” non significa però uniformità assoluta: il Piano sarà articolato in capitoli geografici (chapters), ciascuno dei quali corrisponderà a un’area di cooperazione definita, con obiettivi, strategie e governance specifiche. Gli Stati membri che partecipano a un determinato capitolo dovranno concordarne i contenuti e presentarlo congiuntamente alla Commissione.

3. Dotazione finanziaria e ripartizione tra Stati membri

Il regolamento PNR/NRP fissa la dotazione complessiva di INTERREG per il periodo 2028-2034: 10,264 miliardi di euro. L’allegato III dispone che queste risorse siano distribuite tra gli Stati membri sulla base di una metodologia fondata su criteri demografici e territoriali, con specifici pesi:

  • 45,8% per la popolazione nelle regioni di confine (NUTS3) e aree limitrofe;
  • 30,5% per la popolazione residente entro 25 km dai confini;
  • 20% per la popolazione complessiva degli Stati membri;
  • 3,7% per la popolazione delle regioni ultraperiferiche.

Dalla tabella allegata alla proposta di regolamento emergono alcuni dati significativi: Francia (13,6%), Germania (12,2%), Italia (10,7%) e Spagna (8,5%) assorbono insieme circa il 45% delle risorse totali, riflettendo il peso delle loro frontiere terrestri e marittime. Seguono Paesi come Polonia (6,4%), Romania (4,3%), Paesi Bassi (4,2%) e Svezia (4,7%), mentre le quote minori spettano a Stati insulari e di piccola dimensione (Malta 0,3%, Cipro 0,5%, Lussemburgo 0,4%).

Questa metodologia conferma la priorità della Commissione: rafforzare la cooperazione nelle aree di frontiera, vere cerniere dell’integrazione europea, e garantire attenzione costante alle regioni ultraperiferiche.

4. La logica programmatoria dei capitoli INTERREG

La proposta di regolamento FESR e il relativo allegato tecnico (Template for the Interreg Plan Chapter) chiariscono in dettaglio come gli Stati membri dovranno elaborare i capitoli del Piano INTERREG. Ogni capitolo dovrà includere:

  • strategia di intervento: basata su un’analisi dei bisogni territoriali e delle lacune di sviluppo, con mappa geografica e descrizione delle aree coinvolte;
  • misure e obiettivi: per ciascuna misura occorrerà specificare il collegamento con gli obiettivi generali del PNR/NRP e con gli obiettivi specifici di INTERREG (cooperazione, sicurezza, resilienza dei confini orientali);
  • milestone e target: ogni misura dovrà essere accompagnata da traguardi misurabili, con baseline, unità di misura, obiettivi, tempistiche (per trimestre e anno) e valore di riferimento per i pagamenti;
  • costi e giustificazione: stima dei costi complessivi e settoriali, metodologia di calcolo, plausibilità e ragionevolezza verificata dall’Autorità di audit;
  • verifica e monitoraggio: descrizione dei sistemi di raccolta dati, strumenti di verifica (anche on-the-spot) e responsabilità di ciascun partner;
  • governance: indicazione dell’Autorità di gestione e di audit, supportate da un Segretariato congiunto e da un Comitato di sorveglianza responsabile della selezione dei progetti;
  • partenariato e consultazione: sintesi delle consultazioni condotte, con indicazione di come i partner territoriali, economici e sociali sono stati coinvolti nella preparazione e di quale ruolo avranno nell’attuazione e nel monitoraggio;
  • responsabilità finanziarie: chiara ripartizione delle passività tra Stati membri e, ove coinvolti, Paesi terzi.

Questa impostazione rispecchia la logica del Recovery and Resilience Facility (RRF): ogni misura è collegata a milestone e target, condizione per l’erogazione dei fondi. INTERREG diventa così non più solo un programma di spesa, ma una politica di risultati verificabili e misurabili.

5. Governance del Piano INTERREG: dal capitolo nazionale alla gestione condivisa

Ogni Stato membro coinvolto in un’area di cooperazione partecipa alla redazione di un capitolo del Piano INTERREG, che viene trasmesso alla Commissione dal Paese che ospita l’Autorità di gestione designata. La Commissione approva l’insieme dei capitoli sotto forma di Piano unico europeo di cooperazione territoriale.

La gestione concreta dei capitoli si fonda su tre pilastri principali:

  • Autorità di gestione e di audit: per ogni capitolo viene individuata un’Autorità di gestione e un’Autorità di audit, situate nello stesso Stato membro. Esse sono responsabili, rispettivamente, dell’attuazione e della verifica finanziaria;
  • Segretariato congiunto: struttura tecnica comune che supporta l’Autorità di gestione e il Comitato di sorveglianza, fornisce assistenza ai beneficiari e garantisce il flusso informativo tra i partner;
  • Comitato di sorveglianza: composto dai rappresentanti degli Stati membri (e, se del caso, dei Paesi terzi coinvolti), è l’organo che seleziona i progetti e vigila sull’attuazione delle strategie di cooperazione.

Accanto a queste strutture, il regolamento stabilisce la responsabilità condivisa: ciascuno Stato partecipante rimane corresponsabile in caso di correzioni finanziarie, con regole chiare sulla ripartizione delle passività.

In pratica, il Piano INTERREG avrà una governance multilivello e multinazionale, con il duplice obiettivo di semplificare (un solo Piano, capitoli standardizzati) e al contempo valorizzare la dimensione partecipativa, attraverso partenariati territoriali e monitoraggio congiunto.

6. Iter di adozione e approvazione

Il processo di approvazione dei capitoli INTERREG è altrettanto stringente. Gli Stati membri partecipanti devono presentare i capitoli entro sei mesi dall’entrata in vigore del regolamento. La Commissione dispone di quattro mesi per valutarli e approvarli tramite atto di esecuzione. In caso di carenze o necessità di chiarimenti, i termini si sospendono fino all’invio delle modifiche richieste.

Una volta approvati, i capitoli valgono come decisioni di finanziamento vincolanti: fissano le dotazioni, la tempistica dei contributi annuali e gli eventuali prefinanziamenti. Se un capitolo non viene presentato entro le scadenze (2030 o 2031), le risorse assegnate vengono riallocate ad altri capitoli. È prevista anche la possibilità di sospendere o ridurre i finanziamenti in caso di difficoltà politiche o amministrative tra i partner.

Un’attenzione speciale è riservata al programma PEACE PLUS tra Irlanda e Irlanda del Nord, che proseguirà con il contributo del Regno Unito come entrata esterna assegnata. Esso mantiene la valenza politica di strumento di riconciliazione e stabilità.

7. Il significato politico di INTERREG 2028-2034

L’insieme delle norme analizzate porta a una conclusione: INTERREG non solo sopravvive alla riforma post-2027, ma viene rafforzato. La sua configurazione come Piano unico europeo con capitoli nazionali/geografici standardizzati ne aumenta la visibilità e ne semplifica la gestione. La dotazione finanziaria, pur relativamente contenuta rispetto ai Piani nazionali, è significativa e mirata alle aree in cui la cooperazione ha più senso: confini, regioni ultraperiferiche, spazi marittimi.

La logica dei milestone e dei target introduce una cultura della performance e della responsabilità: i fondi non saranno più erogati solo in base alla capacità di spesa, ma in funzione dei risultati raggiunti. L’obbligo di partenariato e consultazione garantisce che la cooperazione resti un processo inclusivo, radicato nei territori. Infine, l’aggiunta di obiettivi specifici – come la sicurezza e la resilienza dei confini orientali – conferma la dimensione geopolitica che INTERREG assume in un’Europa segnata dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni globali.

Conclusioni

Alla domanda che molti operatori si pongono – che fine farà INTERREG dopo il 2027? – la risposta è chiara: INTERREG non solo continuerà a esistere, ma diventerà uno strumento ancora più strategico, orientato ai risultati e parte integrante della nuova architettura della coesione europea. Per i professionisti e le istituzioni che già oggi lavorano nei programmi di cooperazione, la sfida sarà quella di adattarsi a un quadro più rigoroso e orientato alla performance, ma anche più coerente e leggibile, con l’opportunità di valorizzare al meglio il valore aggiunto europeo dei progetti.

INTERREG rimarrà, dunque, la frontiera avanzata della coesione europea, il laboratorio in cui si costruisce, giorno dopo giorno, l’Europa della cooperazione, della solidarietà e dello sviluppo condiviso.

Nel prossimo articolo approfondirò un tema di carattere trasversale all’intera architettura del Fondo PNR: lo sviluppo locale di tipo partecipativo.

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Tutti i documenti ufficiali citati in questo articolo sono disponibili nella sezione Speciale QFP 2028–2034.


Aggiornamenti successivi e articoli collegati

Gli articoli della serie speciale dedicata al Quadro finanziario pluriennale 2028–2034, con i relativi link, sono disponibili nella pagina del blog “Analisi“.

Per approfondire o seguire l’evoluzione della cooperazione territoriale europea, si possono consultare i seguenti articoli collegati pubblicati su Fare l’Europa:

1° marzo 2024 – Le zone di confine all’interno dell’UE: laboratori viventi dell’integrazione: le proposte legislative di fine 2023
28 settembre 2018 –
Programmazione UE 2021-2027: il futuro della cooperazione nelle regioni di confine