Alle origini del mercato unico digitale: l’indice di digitalizzazione dell’Europa e dell’Italia 2016
13 Maggio 2016 di Mauro Varotto
Un anno fa, in questo blog, avevo annunciato l’imminente lancio, da parte della Commissione europea, di una strategia per il mercato unico digitale in Europa.
Oggi quella strategia è al suo primo anno di attuazione: alle sue realizzazioni, ai risultati sin qui ottenuti e agli sviluppi futuri intendo dedicare questo e i prossimi articoli del blog.
Questo primo articolo va alle origini: perché una strategia per creare un mercato unico digitale in Europa?
Alle origini della strategia vi è, innanzitutto, un dato di fatto.
La Commissione europea lo sintetizza sin dalle prime righe del documento di presentazione:
“Rapidamente l’economia globale diventa digitale: le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) non costituiscono più un settore a sé stante, bensì il fondamento medesimo di tutti i sistemi economici innovativi moderni. Via via che ne aumenta l’integrazione in tutti i settori della nostra economia e società, internet e le tecnologie digitali ci trasformano la vita, ci trasformano il modo di lavorare, nella sfera tanto personale quanto professionale e collettiva”.
Questo dato di fatto interessa anche l’Europa: quale è la situazione del nostro continente rispetto ai nuovi scenari aperti dalla digitalizzazione dell’economia e della società?
Per capirlo, la stessa Commissione europea (DG CNECT) ha creato un nuovo indice europeo dell’economia e della società digitali, denominato DESI (Digital Economy and Society Index – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), che sostituisce la precedente rilevazione effettuata mediante la “Digital Agenda Scoreboard”, sulla base del modello, elaborato nell’ambito dell’iniziativa “i2010 e approvato dagli Stati membri dell’UE nel novembre 2009, denominato “Benchmarking framework 2011-2015”.
L’indice, quindi, nasce sulle basi di una precedente esperienza: oggi combina una serie di più di 30 indicatori ed è in grado di misurare il grado di digitalizzazione di ciascuno dei 28 Paesi membri e dell’Unione europea nel suo complesso.
Gli indicatori sono aggregati intorno a cinque diverse dimensioni della digitalizzazione: connettività alla banda ultra larga; formazione del capitale umano nelle nuove tecnologie; uso di internet; integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese; infine, servizi pubblici digitali.
Queste cinque dimensioni coincidono con i cosiddetti “obiettivi di prestazionale fondamentali” fissati dall’Agenda digitale europea per il 2020: pertanto, il nuovo indice DESI, da un lato fotografa la situazione dei servizi digitali in Europa, dall’altro, monitora lo stato di avanzamento dei singoli Stati membri dell’Unione verso un’economia e una società digitali.
Nel primo rapporto DESI 2015, che fotografava la situazione alla luce dei dati per Paese del 2013 e del 2014, l’Italia era il fanalino di coda dell’Unione europea, classificandosi al 25° posto, seguita solo da Grecia, Bulgaria e Romania.
Il secondo rapporto DESI 2016 si basa su indicatori aggiornati, che si riferiscono principalmente al 2015: in quale posizione si trova l’Italia?
La digitalizzazione dell’Unione europea
I punteggi del DESI vanno da 0 a 1: più alto è il punteggio, migliori sono le prestazioni del Paese.
Nel 2015, l’Unione europea, nel suo complesso, ha un punteggio di 0,52 su 1, un miglioramento rispetto allo 0,5 del 2014: tutti i paesi dell’Unione, tranne la Svezia (già ai vertici della classifica), hanno migliorato il punteggio.
Anche l’Italia ha fatto un piccolo passo avanti: da un punteggio di 0,38 è salita a un punteggio di 0,4: tra poco vedremo perché.
Per la prima volta la Commissione europea ha confrontato la situazione dell’Unione europea con alcuni Paesi in testa alla classifica della digitalizzazione (Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud).
I risultati preliminari indicano che gli Stati ai primi posti nella graduatoria dell’Unione europea sono anche fra i più digitalizzati al mondo: tuttavia, l’Unione, nel suo complesso, è in ritardo e ha ancora molta strada da fare per diventare un leader mondiale nel settore.
Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia rimangono in testa alla classifica anche del DESI 2016.
Invece, Paesi Bassi, Estonia, Germania, Malta, Austria e Portogallo sono i Paesi che crescono più in fretta e stanno distanziando tutti gli altri.
Circa le diverse dimensioni della digitalizzazione, in tema di connettività, il 71% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell’anno prima. L’Unione, quindi, è nella posizione necessaria per realizzare la copertura totale entro il 2020. Il numero di abbonati alla banda larga mobile è in rapido aumento: da 64 abbonamenti per 100 abitanti nel 2014 ai 75 attuali.
In termini di capitale umano, nonostante sia lievemente aumentato nell’Unione il numero di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche e in matematica, quasi la metà degli europei (il 45%) non possiede competenze digitali di base (uso della posta elettronica, strumenti di editing o installazione di nuovi dispositivi).
Circa l’utilizzo di internet, il rapporto evidenzia come il commercio elettronico sia ancora un’occasione mancata per le piccole imprese: il 65% degli internauti europei effettua acquisti online, ma solo il 16% delle PMI vende sulla rete e meno della metà di queste ultime (il 7,5%) lo fa anche oltre frontiera.
Infine, nell’Unione vi sono più servizi pubblici online, ma sottoutilizzati: gli indicatori mostrano che le amministrazioni pubbliche forniscono una gamma più ampia di servizi online (consentendo ai cittadini di utilizzare Internet per dichiarare un nuovo indirizzo di residenza, la nascita di un bambino e altri eventi importanti). Tuttavia il numero di utenti che interagiscono online con le amministrazioni pubbliche rimane stazionario (32%).

Punteggi e classifica dei Paesi UE rispetto alle 5 dimensioni della digitalizzazione – Fonte: DESI 2016
La digitalizzazione dell’Italia
Come è cambiata in un anno la situazione dell’Italia?
Semplicemente, la situazione in Italia non è cambiata: l’Italia rimane al 25° posto nella classifica dei 28 Stati membri dell’Unione, seguita solo da Grecia, Bulgaria e Romania.
Lascio parlare il rapporto DESI. Nella sintesi relativa al nostro Paese si legge:
“Nell’ultimo anno ha fatto pochi progressi in relazione alla maggior parte degli indicatori. Una delle eccezioni riguarda il ruolo maggiore del commercio elettronico nel fatturato delle PMI (8,2% del totale), ma l’industria italiana potrebbe trarre vantaggi da un uso più diffuso delle soluzioni di eBusiness. La copertura delle reti NGA è passata dal 36% delle famiglie nel 2014 al 44% nel 2015, ma i progressi sono ancora troppo lenti, ostacolando anche la sottoscrizione di abbonamenti alla banda larga veloce (solo il 5,4% del totale, che è limitato al 53% delle famiglie). L’assenza di competenze digitali di base è la ragione principale del basso tasso di adozione della banda larga fissa. In effetti, il 37% della popolazione non usa internet regolarmente e il restante 63% svolge poche attività complesse online. Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, l’Italia si avvicina alla media dell’UE. L’Italia fa parte del gruppo di paesi che stanno recuperando il ritardo; sebbene le sue prestazioni siano ancora inferiori a quelle dell’UE nel suo insieme, nell’ultimo anno ha registrato rapidi progressi e si è avvicinata alla media dell’UE. Le prestazioni dell’Italia sono tuttavia ancora inferiori alla media del gruppo di paesi in fase di recupero (Croazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna)”.
La situazione dell’Italia è rappresentata dalle seguenti tavole, estratte dal rapporto DESI 2016 e disponibili on line: i dati parlano da soli.
In ogni tavola, una per ciascuna delle dimensioni monitorate dall’indice DESI, nelle prime colonne sono riportati i dati relativi alla situazione dell’Italia tra il 2012 e il 2015; nell’ultima colonna la posizione dell’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.

Diffusione della banda larga in Italia nel 2015. Fonte: DESI 2016

Competenze digitali in Italia nel 2015. Fonte: DESI 2016

Utilizzo di internet in Italia nel 2015. Fonte: DESI

Servizi pubblici digitali (e-Government) in Italia nel 2015. Fonte: DESI 2016

Integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese: e-Commerce in Italia nel 2015. Fonte: DESI 2016

Integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese: e-business in Italia nel 2015. Fonte: DESI 2016
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
The Digital Economy & Society Index (DESI)
Situazione dell’Italia: Italy