Orientamenti della Commissione europea per la riforma della politica agricola comune – prima parte
1 dicembre 2017 di Mauro Varotto
Molti ricorderanno ancora la comunicazione del 18 novembre 2010, “La PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territorio”, con cui la Commissione europea aprì la strada alla riforma della politica agricola comune (PAC) e al suo rifinanziamento per il periodo di programmazione 2014-2020.
Il 29 novembre scorso, a sette anni di distanza da quella famosa comunicazione – e, ancora una volta, con quattro anni di anticipo sul futuro quadro finanziario pluriennale che prenderà avvio l’1 gennaio 2021 – la stessa Commissione ha presentato la comunicazione che traccia le linee di riforma della PAC e le priorità per il suo rifinanziamento dopo il 2020.
La comunicazione si intitola: “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura” e già questo titolo è tutto un programma.
Il contesto è cambiato: serve un’agricoltura più sostenibile
Gli orientamenti di riforma della PAC elaborati dalla Commissione europea si basano, innanzitutto, sui risultati della consultazione pubblica indetta dalla stessa Commissione nel febbraio scorso, sul tema: “Modernizzazione e semplificazione della PAC”, i cui temi di discussione ho presentato in un precedente articolo.
In secondo luogo, essi tengono conto del mutato contesto in cui si svolge l’attività agricola in Europa.
In estrema sintesi, oggi l’agricoltura appare fortemente influenzata, molto più che nel passato, dalle condizioni meteorologiche, spesso estreme, che si verificano a livello locale; è messa a dura prova dalla volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati internazionali, dalle calamità naturali, da parassiti e malattie: tutti questi fattori comportano, come conseguenza diretta, che, ogni anno, almeno il 20% degli agricoltori europei perdono più del 30% del reddito, rispetto alla media degli ultimi tre anni.
Nel contempo, la pressione sulle risorse naturali è ancora forte da parte di determinate attività agricole e, d’altro canto, i cambiamenti climatici minacciano di aggravare ulteriormente i problemi appena indicati.
Conclusione politica della Commissione europea:
“la politica agricola comune (PAC) dovrebbe favorire la transizione verso un’agricoltura più sostenibile”.
La sostenibilità sarà, dunque, il pilastro portante della riforma della PAC e del suo futuro finanziamento.
Il quadro di riferimento politico per la riforma della PAC
Infatti, anche la PAC è chiamata a dare un contributo decisivo al raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, approvata da tutti gli Stati del mondo nel settembre 2015 e in vigore dall’1 gennaio 2016: l’Unione europea, come ho avuto modo di scrivere, è fortemente impegnata nell’attuazione dell’Agenda dell’ONU e, nella seguente immagine, la Commissione indica con precisione il ruolo che può avere la PAC rispetto ai singoli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nel quadro di riferimento tracciato dall’Agenda 2030 dell’ONU sullo sviluppo sostenibile, la futura riforma della PAC farà in modo che l’agricoltura contribuisca, in particolare, all’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima del dicembre 2015 (il famoso COP21, che ho presentato in un precedente articolo) e, non da ultimo, alla realizzazione dei 10 orientamenti politici indicati dalla “Dichiarazione di Cork 2.0” del settembre 2016, intitolata: “Una vita migliore nelle aree rurali” (anche questa oggetto di un precedente articolo in questo blog), orientando, pertanto, interventi e risorse finanziarie verso investimenti in competenze, in servizi pubblici, in infrastrutture e nello sviluppo di capacità in grado di creare comunità rurali vitali e reattive.
Dove andare? Le nuove priorità politiche della PAC
Negli ultimi anni la PAC, pur perseguendo gli obiettivi a essa assegnati dal Trattato sull’Unione europea, tuttavia si è sempre più concentrata sull’ambiente, il clima e il contesto rurale, seguendo un approccio più ampio rispetto al contesto agricolo inteso in senso stretto.
Attraverso tali interventi, il settore agricolo europeo è riuscito ad aumentare la produttività di quasi il 9%, dal 2005 ad oggi, e a ridurre, in parallelo, le emissioni di gas a effetto serra (GHG) del 24%, rispetto al 1990, nonché l’uso dei fertilizzanti, con conseguenze positive sulla qualità delle acque.
La PAC in futuro dovrà continuare a potenziare la risposta dell’agricoltura a queste sfide.
Inoltre, in piena coerenza con le priorità delle altre politiche dell’Unione europea, le priorità che guideranno la prossima riforma della PAC, che entrerà in vigore dal 2021, saranno le seguenti:
- promuovere occupazione, crescita e investimenti di qualità;
- sfruttare il potenziale dell’Unione dell’energia, dell’economia circolare e della bioeconomia, rafforzando, contestualmente, la tutela dell’ambiente e la lotta e l’adattamento ai cambiamenti climatici;
- portare ricerca e innovazione fuori dei laboratori, inserendole nei campi e nei mercati;
- collegare completamente gli agricoltori e le aree rurali all’economia digitale;
- contribuire all’Agenda della Commissione europea sulla migrazione.
Verso un nuovo modello di PAC basato sui risultati e su un approccio “bottom up”
La Commissione europea annuncia una vera e propria “rivoluzione copernicana” per la futura PAC.
Oggi la PAC è attuata attraverso una serie di regolamenti che fissano requisiti molto dettagliati, identici in tutta l’Unione europea, con controlli, sanzioni e meccanismi di verifica rigorosi. Le regole fissate a livello europeo sono spesso minuziosamente prescrittive, fino al livello della singola azienda agricola.
Questo modello gerarchico di gestione della PAC “dall’alto verso il basso” e uniforme in tutta Europa non può più funzionare in un contesto agricolo e climatico fortemente mutato e diversificato: non sono più proponibili approcci generici all’agricoltura, fissati a livello europeo e poco attenti alle specificità locali.
Pertanto, il nuovo modello di attuazione della futura PAC prevederà che l’Unione europea si limiti solo a fissare parametri di base (obiettivi, tipologie d’intervento, requisiti di base), delegando agli Stati membri la scelta delle modalità concrete per raggiungere obiettivi e traguardi concordati a livello europeo.
In altri termini, gli obiettivi generali della PAC risponderanno pienamente agli obblighi del Trattato sull’Unione europea e mireranno a conseguire, altresì, i traguardi concordati, ad esempio, rispetto all’ambiente e ai cambiamenti climatici (COP 21) e a numerosi altri obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nell’elaborare i piani strategici della PAC (saranno il nuovo strumento di programmazione a livello nazionale e comprenderà sia gli interventi del I che del II pilastro della PAC), gli Stati membri terranno conto degli strumenti di pianificazione adottati in forza della legislazione e delle politiche dell’UE sull’ambiente e sul clima. Al tempo stesso – e questa sarà la novità più rilevante – gli Stati membri saranno responsabili dell’affidabilità del monitoraggio e della rendicontazione delle operazioni, a sostegno dell’affidabilità del bilancio UE.
Nel contesto di obiettivi e traguardi comuni, fissati a livello unionale, una maggiore sussidiarietà consentirà, quindi, di tenere conto più specificamente delle condizioni ed esigenze locali.
La nuova architettura unitaria della PAC consentirà a ciascuno Stato membro – e, in Italia, a ciascuna Regione – di disegnare interventi chiaramente collegati al raggiungimento di obiettivi economici, sociali e ambientali ben definiti, integrando, nel contempo, le esigenze e le aspirazioni dei diversi territori interessati.
Il futuro sistema di attuazione della PAC dovrebbe, in definitiva: essere più orientato ai risultati; rafforzare la sussidiarietà, dando agli Stati membri un margine molto più ampio per eseguire i regimi di aiuto della PAC; perseguire traguardi realistici e adeguati, concordati tra Governi nazionali e Commissione europea; infine, contribuire a ridurre l’onere amministrativo che grava sui beneficiari degli aiuti.
(continua)
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, doc. COM(2017) 713 del 29.11.2017