Il futuro dello sviluppo sostenibile in Europa
20 gennaio 2017 di Mauro Varotto
L’impegno dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile risulta oggi non solo confermato ma, anzi, rafforzato, nonostante le incertezze del quadro politico internazionale, derivanti, soprattutto, dalla nuova presidenza USA che sul tema sembra voglia fare dei passi indietro, anche rispetto agli attuali accordi internazionali.
Fu il 1987 l’anno in cui nacque il concetto di “sviluppo sostenibile”, concetto estratto dalla relazione della Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (la cosiddetta “Commissione Brundtland”), dove si trovava scritto:
“L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di rispondere alle loro.”
Da allora, lo sviluppo sostenibile è diventato un obiettivo mondiale, che ha conosciuto varie tappe, dalla iniziale “Dichiarazione di Rio” delle Nazioni Unite del 1992, alla XIX seduta speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1997, nel corso della quale tutti i Paesi si sono impegnati a elaborare strategie per lo sviluppo sostenibile in tempo utile per il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, poi svoltosi a Johannesburg, Sudafrica, dal 26 agosto al 4 settembre del 2002.
Infine, il 2015 ha rappresentato un anno chiave per lo sviluppo sostenibile a livello mondiale.
Infatti, dapprima, il 25 settembre 2015, in occasione della 70ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, i leader mondiali hanno adottato, con Risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/70/1, un nuovo quadro globale per lo sviluppo sostenibile: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, incentrata su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).
Poi, sempre nel 2015, sono stati adottati:
- l’accordo di Parigi sul clima (COP21), attraverso la Decisione delle Nazioni Unite CP.21, adozione dell’accordo di Parigi;
- il programma d’azione di Addis Abeba, mediante la Risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/69/313, quale parte integrante dell’Agenda 2030
- il quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi, adottato il 18 marzo 2015 in occasione della terza conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi svoltasi a Sendai, Giappone.
Come si può notare, lo sviluppo sostenibile oggi poggia su un solido e variegato insieme di atti politici e di convenzioni internazionali che dovrebbero mirare ad assicurare un futuro al nostro pianeta.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS)
Oggi il modello di sviluppo sostenibile è l’Agenda globale 2030 dell’ONU, la quale sancisce l’impegno a eliminare la povertà e a conseguire uno sviluppo sostenibile entro il 2030 a livello mondiale, garantendo che nessuno sia lasciato indietro.
L’Agenda 2030 integra in modo equilibrato le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) e riflette, per la prima volta, un consenso internazionale sul fatto che la pace, la sicurezza, la giustizia per tutti e l’inclusione sociale sono obiettivi da perseguire assieme, poiché si rafforzano vicendevolmente.
I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) – e i 169 obiettivi correlati – sono di natura globale, universalmente applicabili e interconnessi, e tutti i Paesi, quelli sviluppati come quelli in via di sviluppo, hanno la responsabilità condivisa di conseguirli. Infatti, l’Agenda 2030 si fonda su un partenariato globale che vede coinvolte tutte le parti interessate e richiede la mobilitazione di tutti i mezzi di attuazione nonché un solido meccanismo di monitoraggio e controllo per garantire i progressi e la responsabilità.
Lo sviluppo sostenibile nell’Unione europea
L’Unione europea ha svolto un ruolo determinante nella definizione dell’Agenda 2030, la quale è totalmente in linea con la visione dell’Europa e i compiti assegnati alle comuni Istituzioni.
Nell’articolo 3, paragrafo 2 del trattato sull’Unione europea (TUE), si legge che l’Unione:
“Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente.”
Inoltre, l’Unione ha anche delle responsabilità internazionali, come si legge nel successivo paragrafo 5 del citato articolo 2:
“Nelle relazioni con il resto del mondo l’Unione (…) contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra (…)”.
Questi sono i motivi per cui, a partire dal 2001, l’Unione europea si è dotata di una propria strategia per lo sviluppo sostenibile, disegnata dalla Commissione europea in una storica comunicazione al Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001 [doc. COM(2001) 264 del 15.05.2001], strategia riveduta nel 2006 [Documento del Consiglio 10917/06, Riesame della strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell’UE) − Nuova strategia], e riesaminata dalla Commissione europea nel 2009 [doc COM(2009) 400 del 24.07.2009).
Come è noto, dal 2010 lo sviluppo sostenibile è stato integrato nella strategia “Europa 2020”, confermata dal programma politico dell’attuale Commissione europea e incentrata sull’istruzione e sull’innovazione (“intelligente”), su basse emissioni di carbonio, sulla resistenza ai cambiamenti climatici e sull’impatto ambientale (“sostenibile”), nonché sulla creazione di posti di lavoro e sulla riduzione della povertà (“inclusiva”).
La risposta dell’Unione europea all’Agenda 2030
Rispetto all’Agenda 2030 dell’ONU, l’Unione europea intende muoversi lungo due assi di intervento:
- il primo, consiste nella piena integrazione dei 17 OSS nel quadro strategico (e finanziario) europeo 2014-2020 e nelle attuali priorità della Commissione europea;
- il secondo, consiste nell’avvio di una riflessione volta ad ampliare ulteriormente la visione dell’Unione a più lungo termine e la priorità delle politiche settoriali dopo il 2020, in vista dell’attuazione a lungo termine dei 17 OSS. In particolare, il nuovo quadro finanziario pluriennale post 2020 permetterà di riorientare i contributi del bilancio dell’Unione verso il conseguimento di tali obiettivi a lungo termine.
L’integrazione dei 17 OSS nell’attuale fase di programmazione dell’Unione, per l’arco temporale 2014-2020, è avvenuta sulla base di una valutazione del punto della situazione e dopo aver individuato i principali problemi in termini di sostenibilità: in un apposito documento di lavoro, la Commissione europea ha presentato una panoramica completa del contributo delle politiche e delle iniziative europee al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, all’interno dell’UE e attraverso la sua azione esterna, e ha sintetizzato le azioni più importanti che l’Unione europea sta avviando per ognuno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
Dalla panoramica emerge che le attuali politiche dell’Unione includono tutti i 17 obiettivi.
Valutazione dei progressi a livello nazionale, di regioni ONU, dell’UE e a livello mondiale
Il monitoraggio sistematico e trasparente dei progressi nel raggiungimento dei 17 OSS dell’Agenda 2030 dell’ONU è essenziale.
L’Agenda prevede il follow-up e la valutazione a livello nazionale, regionale e mondiale.
Essa, come si è detto, prevede 17 obiettivi principali e 169 obiettivi associati, per i quali a marzo 2016 la Commissione di statistica delle Nazioni Unite ha approvato un quadro composto da 230 indicatori, un utile punto di partenza per il monitoraggio globale.
L’Agenda 2030 prevede inoltre un controllo a livello di regioni ONU. Per quanto riguarda il monitoraggio nella regione della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), è in fase di elaborazione una tabella di marcia per orientare le attività dei paesi UNECE sulle statistiche per gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
A livello nazionale, gli Stati membri sono invitati dalle Nazioni Unite a mettere in atto sistemi per misurare i progressi e per la presentazione di relazioni.
Una prima panoramica della situazione dell’UE e dei suoi Stati membri in relazione al conseguimento degli OSS è disponibile nella pubblicazione Eurostat uscita a novembre 2016.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione, Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tappe. L’azione europea a favore della sostenibilità, COM(2016) 739 del 22.11.2016
Eurostat, Sustainable Development in the European Union – A statistical glance from the viewpoint of the UN Sustainable Development Goals, 2016