UE e Covid-19: una strategia di uscita coordinata, un piano di rilancio globale e investimenti senza precedenti
30 marzo 2020 di Mauro Varotto
L’istinto naturale, di fronte ad un grave pericolo, è quello di difendere sé stessi e i propri cari. Questa è stata anche la prima reazione di tutti i governi dei Paesi dell’Unione europea di fronte al dilagare dell’epidemia di Covid-19: chiusura delle frontiere, blocco degli spostamenti di persone e merci, soprattutto delle esportazioni di attrezzature mediche e di altri beni di prima necessità.
Questa scontata e prevedibile chiusura all’interno dei confini nazionali è stata via via superata, grazie all’azione tempestiva e decisa dell’Unione europea che – non dimentichiamolo – oltre ad essere una organizzazione internazionale è uno spazio di dialogo e di cooperazione nel quale gli Stati membri possono trovare soluzioni a problemi comuni.
La pandemia da Covid-19 oggi è il problema comune dei Paesi europei ed esso che richiede l’attivazione – da parte dei singoli Stati e dell’Unione europea – di tutti gli strumenti che esistono nel quadro dei vigenti trattati istitutivi, ma anche di nuovi strumenti, ancora tutti da inventare.
A livello europeo, poi, la collaborazione in ambito sanitario e di gestione delle crisi è una novità, poiché i trattati istitutivi conferiscono poche o nessuna competenza specifica all’Unione europea in tali materie e, quindi, ogni singolo Stato membro sino ad oggi ha agito per proprio conto.
A causa dell’epidemia, quindi, sta maturando a livello europeo la consapevolezza che sia giunto il momento di istituire un sistema di gestione delle crisi più ambizioso e di più ampia portata all’interno dell’Unione europea.
Infatti, i 27 Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea – che si sono riuniti in videoconferenza il 10, il 17 e il 26 marzo 2020 – hanno trovato un accordo che si basa, innanzitutto, su una priorità assoluta, da tutti condivisa: la salute dei cittadini.
In proposito il Consiglio europeo ha dichiarato all’unanimità di essere disposto ad adottare “tutte le misure necessarie per proteggere i nostri cittadini e superare la crisi”.
Tali misure, tuttavia, anche in questo momento di crisi, devono garantire “i valori e lo stile di vita europei” e non possono in nessun caso essere usate per violare principi e diritti fondamentali dei cittadini europei.
In secondo luogo, l’accordo individua cinque i filoni di intervento condivisi tra i 27 Stati:
- limitare la diffusione del virus attraverso provvedimenti interni ai singoli Stati membri; il controllo delle frontiere esterne dell’Unione europee con il divieto temporaneo di viaggi non essenziali in Europa; la gestione delle frontiere interne al fine di assicurare il funzionamento del mercato unico europeo, anche mediante corsie verdi (green lanes); la lotta alla disinformazione;
- fornire attrezzature mediche, in particolare maschere e respiratori, in tutta l’Unione europea, eliminando qualsiasi forma di restrizione o divieto all’interno dei Paesi dell’Unione europea;
- promuovere la ricerca: la Commissione europea ha già finanziato 17 progetti di ricerca con 140 milioni di euro, anche per trovare un vaccino; occorre ora una più ampia condivisione delle informazioni scientifiche, sia a livello europeo che mondiale;
- affrontare le conseguenze socioeconomiche, in uno spirito di solidarietà a livello europeo. Consapevoli della gravità delle conseguenze socioeconomiche della crisi causata dalla Covid-19, i Capi di Stato e di Governo riuniti nel Consiglio europeo, oltre a condividere le iniziative della Commissione europea (in particolare, le deroghe alle regole sugli aiuti di Stato alle imprese, l’attivazione della clausola di salvaguardia generale prevista dal patto di stabilità e crescita, la mobilitazione delle residue risorse del bilancio europeo 2014-2020), da un lato, chiedono all’Eurogruppo – che riunisce i Ministri dell’economia e delle finanze dei 27 Stati membri – di predisporre, nelle prossime due settimane, gli strumenti finanziari di intervento, anche esplorando nuove possibilità al di fuori degli strumenti tradizionali previsti dal Trattati; dall’altro, invitano gli Stati membri “ad adottare tutte le misure necessarie a proteggere gli asset e le tecnologie strategiche dagli investimenti esteri che potrebbero minacciare legittimi obiettivi di politica pubblica”;
- infine, aiutare i cittadini bloccati in paesi terzi, sia aprendo le frontiere ai rimpatri, sia attivando la rete consolare dell’Unione europea, in appoggio a quella dei singoli Stati membri.
Oltre l’epidemia
Oggi l’urgenza è quella di combattere la pandemia di coronavirus e le sue conseguenze immediate.
Ma sin da ora occorre guardare al futuro.
Il dibattito è aperto a livello europeo e tra gli Stati membri. Ciò che sino ora hanno deciso il Consiglio europeo è di chiedere alla Commissione europea un piano globale di rilancio dell’economia e un piano di investimenti senza precedenti in Europa.
Ecco che cosa si legge, in proposito, nel documento finale del Consiglio europeo del 26 marzo scorso:
“Dovremmo tuttavia iniziare a preparare le misure necessarie per tornare al normale funzionamento delle nostre società ed economie e a una crescita sostenibile, integrando, tra l’altro, la transizione verde e la trasformazione digitale e traendo dalla crisi tutti gli insegnamenti possibili. Ciò richiederà una strategia di uscita coordinata, un piano di rilancio globale e investimenti senza precedenti. Invitiamo la presidente della Commissione e il presidente del Consiglio europeo, in consultazione con le altre istituzioni e segnatamente la BCE, ad avviare i lavori su una tabella di marcia accompagnata da un piano d’azione a tal fine”.
I lavori di pianificazione della futura ricostruzione dell’economia europea sono, quindi iniziati e molto presto conosceremo quali strumenti saranno messi in atto per sostenere il rilancio socio-economico dell’intera Unione europea.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Dichiarazione comune dei membri del Consiglio europeo, 26 marzo 2020
Conclusioni del presidente del Consiglio europeo a seguito della videoconferenza con i membri del Consiglio europeo sulla Covid-19, 17 marzo 2020
Conclusioni del presidente del Consiglio europeo a seguito della videoconferenza sulla Covid-19, 10 marzo 2020