Grecia: l’Unione europea passa dalle parole ai fatti

31 luglio 2015 di Mauro Varotto

EuroIl 12 luglio 2015 resterà una data storica per la Grecia.

Infatti, i capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Unione europea che adottano l’euro come moneta comune (il cosiddetto, “Vertice euro”), invece di abbandonare la Grecia al suo destino, hanno deciso di offrirle una nuova chance: quella di ricostruire con gli altri 27 Paesi dell’Unione europea un nuovo rapporto di fiducia, dopo che le vicende degli ultimi mesi avevano addirittura messo in discussione la permanenza del Paese non solo nell’euro ma anche nella stessa Unione europea.

La fiducia, infatti, è il fondamento su cui si reggono l’Unione europea e le sue Istituzioni, nonché l’euro e il suo valore.

Fiducia in che cosa? Nel semplice fatto che ogni Paese che ha deciso di aderire all’Unione compia il proprio dovere in maniera leale, a partire dal rispetto di quelle regole comuni, che i Paesi dell’Unione, all’unanimità, si sono liberamente e democraticamente dati, per regolare la reciproca convivenza e le reciproche relazioni, anche economiche e monetarie.

Senza questo rapporto di assoluta, reciproca fiducia e lealtà, non esisterebbero né l’Unione europea, né una moneta unica utilizzabile come mezzo di scambio e come strumento di investimento.

E’ questo il senso racchiuso nella frase con cui si apre la “Dichiarazione del Vertice euro di Bruxelles del 12 luglio 2015”, adottata dai capi di Stato e di governo alla fine della riunione in cui hanno deciso di dare alla Grecia un’altra possibilità:

“Il Vertice euro sottolinea l’assoluta necessità di ricostruire la fiducia con le autorità greche, quale presupposto per un possibile futuro accordo su un nuovo programma del meccanismo europeo di stabilità (MES)”.

Il possibile terzo programma di salvataggio della Grecia

Queste parole, semplici e dirette, sono il segnale con cui gli altri Paesi hanno comunicato alla Grecia la disponibilità ad aprire la strada a un possibile terzo programma di salvataggio della sua economa e delle sue istituzioni, soprattutto finanziarie.

Un nuovo programma triennale con cui gli altri Paesi dell’Unione europea – e il Fondo monetario internazionale – si impegnato a prestare (e a rischiare) altri soldi, aggiungendo agli importi già erogati allo Stato greco, pari a 240 miliardi di euro, altri 82/86 miliardi di euro.

La cifra comprende anche un immediato prestito-ponte, per far fronte all’emergenza dei prossimi tre mesi: 7 miliardi di euro, già trasferiti alle casse greche entro il 20 luglio, e altri 5 miliardi di euro da trasferire entro la metà di agosto, prelevati dal Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, istituito nel 2010, al quale partecipano anche i Paesi dell’Unione che non aderiscono all’euro.

Il prestiti per il terzo programma di aiuti alla Grecia dovranno essere impiegati indicativamente nel seguente modo: il 50% per la ricapitalizzazione delle banche greche; il 25% per ridurre il debito greco in rapporto al PIL e il rimanente 25% sarà usato per gli investimenti.

Questa assistenza finanziaria alla Grecia continuerà a essere prestata dagli altri Stati dell’euro e dal FMI, come nel caso dei due primi programmi di aiuti: si tratta di prestiti erogati a condizioni molto favorevoli. Infatti, lo Stato greco, mentre prima della crisi contraeva prestiti sul mercato a un tasso di interesse di circa il 5% annuo, da quando ha iniziato a ricevere prestiti dal Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF), ha ottenuto un tasso dell’1,35%. Inoltre, alle condizioni attuali, la scadenza media ponderata dei prestiti dei Paesi europei alla Grecia è di 32,5 anni; il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale inizieranno soltanto a partire dal 2023.

In cambio di tali ulteriori prestiti, che cosa chiedono l’Unione europea e i suoi Stati membri alla Grecia?

Un programma di riforme strutturali, che preveda soprattutto il suo adeguamento alle norme europee vigenti (ad esempio, in materia di appalti pubblici, di processo civile o di imposte indirette, ecc.), e un tenore di vita della popolazione proporzionato ai mezzi a disposizione. Infine, la possibilità per chi i creditori di verificare il buon uso dei soldi prestati e la creazione di un fondo nel quale far confluire il ricavato del programma di privatizzazioni, a parziale garanzia dei prestiti erogati.

 

L’ulteriore intervento dei Fondi strutturali e di investimento europei

L’intervento di sostegno alla Grecia non si ferma ai prestiti erogati dagli altri Stati e dal FMI.

In aggiunta a questi, c’è un intervento diretto dell’Unione europea: 35 miliardi di euro, fino al 2020, per finanziare occupazione e crescita economica, stanziati soprattutto mediante i Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE).

Infatti, nel Vertice euro del 15 luglio si è deciso che “per contribuire a sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro in Grecia (nei prossimi 3-5 anni), la Commissione lavorerà a stretto contatto con la autorità greche per mobilitare fino a 35 miliardi di EUR (a titolo di vari programmi UE) per finanziare gli investimenti e l’attività economica, anche tra le PMI. Come misura eccezionale e considerata la situazione unica della Grecia, la Commissione proporrà di aumentare il livello di prefinanziamento di un miliardo di euro per fornire uno stimolo immediato agli investimenti, materia di cui si occuperanno i colegislatori dell’UE. Il piano di investimenti per l’Europa fornirà anche opportunità di finanziamento per la Grecia”.

I colegislatori unionali se ne stanno già occupando, poiché la Commissione europea, il 17 luglio scorso, ha già presentato le necessarie proposte di modifica al quadro regolamentare dei Fondi SIE, al fine di agevolarne al massimo l’utilizzo fino al 2020, secondo regole e procedure eccezionali, applicate solo in questo Paese.


 

Il conto del sostegno europeo e internazionale alla Grecia

Come osserva la Commissione europea in una recente comunicazione, significativamente intitolata “Un nuovo inizio per l’occupazione e la crescita in Grecia”, il sostegno e il soccorso che la Grecia ha ricevuto negli ultimi anni, e che continuerà a ricevere nei prossimi anni, dall’Unione europea, dagli Stati membri, da altri partner internazionali e dagli investitori privati, ammonta a oltre 400 miliardi di euro, equivalenti a oltre il 230% del PIL greco nel 2014 e a circa 38.000 euro per cittadino greco.

Questo importo – che non comprende ancora il terzo programma di aiuti in fase di discussione per un importo di circa 82-86 miliardi di euro, oggi si compone di quattro parti:

1) oltre 240 miliardi di euro di assistenza finanziaria (primo e secondo programma di aggiustamento economico per la Grecia);

2) quasi 42 miliardi di euro di finanziamenti UE nel periodo 2007-2013, provenienti per circa 24 miliardi di euro dai Fondi strutturali e di coesione dell’UE e dai fondi per la pesca e lo sviluppo rurale, e per circa 17 miliardi di euro dai pagamenti diretti agli agricoltori e dalle misure di sostegno per i mercati agricoli;

3) oltre 35 miliardi di euro di finanziamenti UE nel periodo 2014-2020, provenienti per 20 miliardi di EUR dai Fondi strutturali e di investimento europei e per oltre 15 miliardi di euro dai pagamenti diretti agli agricoltori e dalle misure di sostegno per i mercati agricoli

4) 100 miliardi di euro provenienti dal settore privato.

Per fare un paragone e capire le quantità in gioco, basti pensare che l’importo dei fondi dell’Unione europea e internazionali a favore della Grecia supera già quanto previsto dal Piano Marshall statunitense per l’intera Europa dopo la seconda guerra mondiale.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Dichiarazione del Vertice euro, Bruxelles, 12 luglio 2015

Council implementing decision (EU) 2015/1181 of 17 July 2015 on granting short-term Union financial assistance to Greece

COUNCIL IMPLEMENTING DECISION (EU) 2015/1182 of 17 July 2015 approving the adjustment programme of Greece

Comunicazione della Commissione europea, Un nuovo inizio per l’occupazione e la crescita in Grecia, COM(2015) 400 del 15 luglio 2015

Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni comuni sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca per quanto riguarda le misure specifiche per la Grecia, COM(2015) 365 del 17 luglio 2015

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