Il ruolo dell’euro nei mercati internazionali
16 dicembre 2018 di Mauro Varotto
La politica monetaria è una materia complessa ma anche affascinante, sia per la sua storia, iniziata nel VII secolo a.C. con la trasformazione dei metalli preziosi in monete d’oro, d’argento e di rame; sia per l’etimologia stessa della parola “moneta” che, sempre qualche secolo prima di Cristo, nel linguaggio popolare, sostituì il nomisma dei greci e il nummus dei latini.
Nell’economia moderna la moneta svolge tre principali funzioni:
- unità di conto;
- strumento di pagamento;
- riserva di valore.
Sono le funzioni svolte anche dalla moneta unica europea, l’euro. Fin dal momento della sua introduzione, vent’anni fa, l’euro si è affermato come la seconda valuta più importante a livello internazionale:
- come riserva sicura di valore, l’euro rappresenta oggi il 20% circa delle riserve internazionali delle banche centrali estere;
- le imprese e i governi esteri utilizzano l’euro per l’emissione di titoli di debito. Alla fine del 2017 oltre il 20% delle emissioni di titoli di debito sui mercati internazionali risultava denominata in euro;
- l’euro è diventato una valuta ampiamente accettata per i pagamenti internazionali. Nel 2017, il 36% circa del valore delle transazioni internazionali è stato fatturato o regolato in euro, rispetto al livello del40 % raggiunto dal dollaro USA;
- infine, circa 60 Stati del mondo utilizzano o utilizzeranno l’euro o agganciano la loro moneta all’euro. L’euro è la principale valuta di riferimento per la maggior parte dei paesi dello Spazio economico europeo, nonché dei paesi vicini di piccole dimensioni e dei paesi africani della zona CFA 7 (14 paesi). L’adozione dell’euro da parte di altri Stati membri dell’Unione europea, che è uno degli obblighi previsti dal trattato (eccezion fatta per la Danimarca e il Regno Unito), contribuirà ad aumentare il peso della moneta unica.

Paesi che utilizzano l’euro o hanno agganciato la valuta interna all’euro. Fonte: Dati basati sui dati del FMI e della BCE
L’euro, peraltro, è, innanzitutto, un progetto politico: una tappa nel processo di integrazione europea e, nei suoi primi vent’anni di esistenza, è diventato un emblema della forza economica dell’Europa e un simbolo dell’Europa unita nel mondo. Con il tempo, anche i vantaggi pratici dell’euro stanno diventando evidenti: stabilità dei prezzi; riduzione dei costi delle transazioni per i cittadini e le imprese; aumento della trasparenza e della competitività dei mercati e crescita degli scambi all’interno dell’Unione europea e a livello internazionale. Grazie alla moneta unica, l’Unione rimane lo spazio economico favorevole agli investimenti più integrato del mondo.
L’esigenza che l’euro abbia, sulla scena mondiale, un ruolo tale da rispecchiare il peso politico, economico e finanziario della zona euro, è il motivo che ha spinto la Commissione europea a presentare una serie di proposte volte a consolidarne e a rafforzarne il ruolo internazionale, le quali rappresentano una nuova frontiera per l’euro ma anche la continuazione logica di un percorso e di un programma iniziato quattro anni fa di approfondimento dell’Unione economica e monetaria, iniziato con la “Relazione dei 5 Presidenti” 9 del giugno 2015, ripreso e sviluppato nei Documenti di riflessione sull’approfondimento dell’Unione economica e monetaria e sul futuro delle finanze dell’Unione, pubblicati nella primavera 2017, e, infine, dalla tabella di marcia delineata dalla Commissione europea.
Non si tratta di una questione nuova: il ruolo internazionale dell’euro è oggetto di dibattito fin dall’introduzione della moneta unica, ma – come scrive la Commissione europea presentando le sue proposte – “è la prima volta che si presenta un’occasione così propizia per passare all’azione”.
Che cosa determina il successo di una moneta?
La scelta della valuta che viene utilizzata dai cittadini, dalle imprese e dai mercati di tutto il mondo non è statica e definitiva ma dipende da ragioni storiche, da considerazioni in materia di liquidità e da valutazioni politiche: dopo la Seconda Guerra Mondiale il dollaro USA si è affermato come la principale valuta a livello mondiale, grazie alla forza economica, al sistema finanziario evoluto e alla stabilità degli Stati Uniti.
Infatti, in base agli accordi di Bretton Woods del 1944, il dollaro USA è stato scelto come valuta di riserva internazionale a livello mondiale, andando a sostituire la lira sterlina come principale valuta mondiale. Parallelamente, il dollaro USA è anche diventato la valuta predominante utilizzata per gli scambi di prodotti di base e per le operazioni su derivati.
Tuttavia, osserva la Commissione europea che nel contesto odierno le recenti tendenze che si manifestano a livello mondiale, l’affermazione di nuove potenze economiche e lo sviluppo di nuove tecnologie contribuiscono a favorire la possibilità di un passaggio verso un sistema maggiormente diversificato e multipolare con diverse valute mondiali.
Per fare un esempio, anche se il renminbi cinese non costituisce ancora una valuta internazionale che può mettere in pericolo la posizione del dollaro o dell’euro, il suo uso a livello internazionale è un elemento importante del programma di riforme della Cina.
Allo stesso tempo, osserva sempre la Commissione europea, le recenti iniziative unilaterali extraterritoriali adottate dalle giurisdizioni di paesi terzi, ad esempio nel caso delle sanzioni nuovamente imposte all’Iran (l’8 maggio 2018 gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano e di ripristinare unilateralmente tutte le sanzioni contro l’Iran precedentemente revocate, che sono entrate in vigore in due tempi, il 7 agosto e il 5 novembre: l’Unione europea ha reagito con l’attivazione dello statuto di blocco “blocking statute”, di cui ho parlato in un precedente articolo) o delle recenti sfide mosse alla governance e agli scambi internazionali fondati su regole, suonano come un campanello d’allarme per quanto riguarda la sovranità economica e monetaria dell’Europa.
Perché rafforzare il ruolo internazionale dell’euro?
La promozione del ruolo internazionale dell’euro fa parte dell’impegno dell’Europa a favore di un’economia e di scambi mondiali aperti, multilaterali e basati sulle regole.
Infatti, un ruolo rafforzato dell’euro contribuirebbe a migliorare la resilienza del sistema finanziario internazionale, fornendo agli operatori di mercato di tutto il mondo un’ulteriore possibilità di scelta e rendendo l’economia internazionale meno vulnerabile agli shock.
“In casa”, invece, esso consentirebbe all’Unione europea di migliorare il livello di protezione dei propri cittadini e delle proprie imprese, di difendere i valori di cui è portatrice e di promuovere i propri interessi quando è chiamata ad intervenire, nel rispetto di un multilateralismo basato sulle regole, in questioni di rilevanza mondiale. In altri termini, un più ampio utilizzo mondiale dell’euro consentirebbe di ridurre i costi e i rischi sostenuti dalle imprese europee, così come i tassi di interesse pagati dalle famiglie.
In concreto, secondo la Commissione europea, un uso più diffuso dell’euro a livello mondiale può apportare diversi vantaggi:
- diminuzione dei costi e dei rischi associati agli scambi internazionali che le imprese europee dovranno sostenere. L’utilizzo dell’euro piuttosto che di una valuta straniera negli scambi eliminerà i rischi di cambio e i costi associati all’impiego di altre valute, in particolare per le piccole e medie imprese europee;
- ulteriori possibilità di scelta per gli operatori di mercato di tutto il mondo;
- diminuzione dei tassi di interesse che le famiglie e le imprese europee e gli Stati membri dovranno pagare. Un euro più attraente come riserva di valore riduce il tasso d’interesse (o il profitto) richiesto dagli investitori;
- aumento dell’affidabilità dell’accesso ai finanziamenti per le imprese e per i governi europei, anche in periodi di instabilità finanziaria esterna, in quanto i mercati finanziari europei diventerebbero maggiormente sviluppati in profondità, liquidi ed integrati;
- aumento dell’autonomia dei consumatori e delle imprese d’Europa, che si traduce nella possibilità di versare o di ricevere i pagamenti relativi ai loro scambi commerciali e di finanziare le proprie attività con una minore esposizione alle azioni legali intraprese dalle giurisdizioni di paesi terzi, ad esempio alle sanzioni extraterritoriali;
- miglioramento della resilienza dell’economia e dei sistemi finanziari internazionali e conseguente diminuzione della vulnerabilità agli shock valutari.
Che cosa fare?
L’Europa potrebbe rafforzare il ruolo internazionale dell’euro rendendolo ancora più attraente come strumento di pagamento negli scambi e come valuta d’investimento affidabile.
Tuttavia, l’euro è una moneta molto più giovane del dollaro e le sue strutture devono essere ulteriormente sviluppate e completate. Infatti, osserva la Commissione europea, le valute internazionali devono poter contare sul sostegno di grandi sistemi economici e finanziari stabili ed efficienti, che risultino attraenti per gli utenti e gli investitori internazionali, e aggiunge:
“Mentre il ruolo internazionale dell’euro è principalmente determinato dalle forze di mercato, sono le politiche nazionali finanziarie sane e favorevoli alla crescita, la salute del settore finanziario e il rispetto del quadro economico e di bilancio dell’UE che, essenzialmente, costituiscono la base della credibilità della moneta unica”.
Pertanto, il primo passo da compiere per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro è quello di creare nell’Unione europea un quadro economico e finanziario ancora più stabile e resiliente, il quale può contribuire ad accrescere l’attrattività dell’euro a livello mondiale. Questo significa, in primo luogo, completare l’architettura dell’Unione economica e monetaria, che è alla base della moneta unica, l’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali: sino ad oggi, soltanto 7 delle 40 proposte legislative che la Commissione ha presentato in tali ambiti sono state adottate dai co-legislatori, Parlamento europeo e Consiglio.
Inoltre, servono ulteriori misure per favorire il consolidamento in profondità del settore finanziario europeo, anche rafforzando le infrastrutture del mercato finanziario europeo; solidi indici di riferimento per la determinazione dei tassi di interesse e un sistema di pagamento istantaneo integrato a livello di Unione europea.
Infine, la Commissione europea intende favorire un utilizzo più ampio dell’euro da parte degli operatori economici europei in alcuni importanti settori strategici, poiché, nonostante il loro status di grandi acquirenti o di grandi produttori, in alcuni importanti mercati strategici le imprese europee continuano ad utilizzare il dollaro USA per i loro scambi, spesso anche per gli scambi tra di esse.
Nel settore dell’energia, oltre l’80% delle importazioni di energia in Europa viene tariffato e pagato in dollari USA.
Nei mercati delle materie prime (metalli e minerali) e dei prodotti di base alimentari, la situazione è analoga. Sebbene l’Europa consumi complessivamente il 10% circa delle materie prime mondiali e sia un grande importatore, la maggior parte delle materie prime sono negoziate nelle borse mondiali utilizzando il dollaro USA.
Altro esempio è il settore dei trasporti: studi recenti hanno concluso che la quasi totalità delle fatturazioni del settore delle costruzioni aeronautiche è effettuata in dollari USA, anche all’interno della zona euro.
Il caso dell’energia
In tale contesto, la Commissione ha adottato una prima raccomandazione per promuovere l’utilizzo più ampio dell’euro negli accordi e nelle operazioni internazionali in materia di energia poiché i prodotti energetici, in particolare il greggio, sono le materie prime maggiormente scambiate nell’UE e nel mondo. I volumi scambiati ogni anno sui mercati energetici europei superano i 40.000 miliardi di euro: oltre il 90% delle operazioni aggregate connesse al petrolio, al gas e ad altri prodotti energetici è effettuato in valute diverse dall’euro.
Se si considera che l’Unione europea è il primo importatore mondiale di energia e che importa oltre la metà dell’energia che consuma (l’Europa importa petrolio e gas per coprire, rispettivamente, circa il 90% e circa il 70% del suo fabbisogno); che, negli ultimi cinque anni, la fattura energetica annuale estera dell’Unione ammontava in media a circa 300 miliardi di euro; che la maggior parte delle importazioni nell’UE proviene dalla Russia (circa il 34%), dal Medio oriente e dall’Africa (circa il 33 % cumulativamente) e dalla Norvegia (circa il 20%, grosso modo ripartito a metà fra petrolio e gas, quest’ultimo consegnato con contratti denominati in euro); si possono anche solo intuire i vantaggi di denominare in euro quell’80-90% di contratti a lungo termine che disciplinano le importazioni energetiche nell’Unione oggi stipulati in dollari USA.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Per un rafforzamento del ruolo internazionale dell’euro, doc. COM(2018)796 del 5.12.2018
Raccomandazione della Commissione europea del 5.12.2018 in merito al ruolo internazionale dell’euro nel settore energetico, doc. C(2018) 8111 del 5.12.201814