Economia circolare: progressi e nuovi sviluppi europei

22 marzo 2019 di Mauro Varotto

Siamo tutti interessati – cittadini, imprese e istituzioni – dai nuovi modelli di produzione e di consumo introdotti dalle politiche dell’Unione europea per la creazione di una economia circolare. In un contesto di risorse naturali sempre più limitate e di impatti delle attività economiche sull’ambiente sempre più insostenibili, il “Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare”, lanciato dalla Commissione il 2 dicembre 2015, ha l’obiettivo di favorire la transizione dell’Europa verso “un’economia più circolare, in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo”.

Il piano, da attuare attraverso un insieme di ben 54 azioni concrete, ha l’ambizione di creare nuovi posti di lavoro e nuove attività imprenditoriali e di assicurare la competitività delle imprese attraverso un’economia a zero emissioni di carbonio, capace di utilizzare le risorse in modo efficiente.

Ho già presentato, in questo blog, l’analisi dei risultati del primo anno di attuazione del piano e, altresì, l’interessante sistema di monitoraggio, istituito a livello europeo, per misurare l’implementazione delle 54 azioni e i relativi effetti, nei singoli Stati membri dell’Unione, compresa l’Italia: il sistema, che si basa su dieci indicatori-chiave, riguardanti ciascuna fase del ciclo di vita dei prodotti, nonché aspetti legati alla competitività, è disponibile on-line e presenta anche la situazione del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi dell’economia circolare (il link si trova in appendice).

In questo articolo, mi soffermerò sulla recente relazione presentata dalla Commissione europea, dopo circa cinque anni di attuazione del Piano d’azione del 2015 e, soprattutto, i suoi sviluppi futuri, che interesseranno settori sempre più ampi della nostra economia.

 

Un approccio innovativo e di sistema

Come è noto, il Piano d’azione per l’economia circolare si basa su un innovativo “approccio di sistema”, che abbraccia intere catene del valore dei singoli prodotti industriali, dalla progettazione alla produzione, dal consumo alla gestione dei rifiuti e alla trasformazione degli stessi in risorse da immettere nuovamente in circolo: “l’economia circolare – scrive la Commissione europea – inizia nelle primissime fasi del ciclo di vita del prodotto. Sia la fase di progettazione sia i processi di produzione incidono sull’approvvigionamento delle risorse, sul loro uso e sulla generazione di rifiuti durante l’intero ciclo di vita del prodotto”.

Le 54 azioni previste dal piano d’azione sono state al momento completate o sono in fase di attuazione, anche se per alcune i lavori si protrarranno oltre il 2019.

Grazie a tale approccio, la Commissione ha integrato i principi della circolarità nella produzione e nel consumo di plastica, nella gestione delle risorse idriche, nei sistemi alimentari e nella gestione di flussi di rifiuti specifici, quali i rifiuti da costruzione e da demolizione, i rifiuti da biomassa e i bioprodotti.

Il piano per l’economia circolare non contribuisce solo agli obiettivi delle politiche europee, ma anche alla realizzazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU quali, ad esempio, l’obiettivo per lo sviluppo sostenibile 2 (promozione del riutilizzo dell’acqua e dei fertilizzanti organici, agevolazione della donazione di alimenti), 3 (contrasto delle microplastiche), 8 e 9 (incentivazione dell’innovazione, dell’occupazione e del valore aggiunto), 12 (sostegno della prevenzione dei rifiuti e della gestione responsabile di rifiuti e sostanze chimiche, contrasto degli sprechi alimentari e sostegno degli appalti pubblici verdi), 13 (potenziale dell’efficienza dei materiali ai fini della riduzione delle emissioni di CO2), 14 (azioni decisive per contrastare i rifiuti marini).

In tale contesto, la relazione della Commissione europea – sintesi di un dettagliato documento di lavoro, segnalato sempre in appendice – esamina i progressi e le questioni ancora aperte con riferimento alle tre principali fasi della produzione, del consumo e della gestione dei rifiuti.

 

Progressi nelle fasi di progettazione e produzione

La progettazione rappresenta l’inizio del ciclo di vita dei prodotti ed è essenziale per garantirne la circolarità.

Le iniziative intraprese dalla Commissione sono tutte comprese nel “Piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile” (2016-2019), adottato il 30 novembre 2016, che definisce le modalità attraverso le quali è possibile una “progettazione circolare” dei prodotti, integrando anche obiettivi di efficienza energetica.

Inoltre, la stessa Commissione ha incaricato gli organismi europei di normazione di elaborare criteri orizzontali per la misurazione della durabilità, della riutilizzabilità, della riparabilità, della riciclabilità e della presenza di materie prime essenziali. Tali criteri dovrebbero essere applicati sia nelle norme tecniche esistenti sia nelle nuove norme e inizieranno ad essere disponibili a partire dall’inizio del 2020.

 

Progressi nella fase del consumo

Per aiutare i cittadini a modificare i propri comportamenti di consumo, la Commissione europea ha adottato, da un lato, un approccio strategico per aumentare sempre di più l’efficacia del marchio europeo “Ecolabel”, in modo da  fornire informazioni ambientali accurate ai consumatori; dall’altro, ha sperimentato metodologie di calcolo della cosiddetta “impronta ambientale” dei prodotti e delle organizzazioni, le quali consentono alle imprese di rilasciare “dichiarazioni ambientali” affidabili, riproducibili e comparabili, permettendo di identificare le criticità ambientali e di rendere via via più “green” la catena di approvvigionamento delle imprese, in modo da divenire più sostenibili e circolari.

Circa 300 imprese provenienti da 27 diversi settori di attività economica e oltre 2.000 portatori di interessi, hanno lavorato per cinque anni per testare questi metodi, da loro considerati come migliori pratiche nell’ambito della valutazione del ciclo di vita dei prodotti. Presto tali metodi dovrebbero sostituire tutti i diversi “marchi ecologici” esistenti.

 

Progressi nella gestione dei rifiuti

Per modernizzare i sistemi di gestione dei rifiuti all’interno dell’Unione europea e consolidare il modello europeo come uno dei più efficaci al mondo, a luglio 2018 è entrato in vigore il nuovo quadro legislativo sui rifiuti, un pacchetto di sei direttive che cito perché avranno un impatto rilevante sulle nostre vite quotidiane: la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti; la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti; la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio; la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso; la direttiva 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulator, infine, la direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).

Tale quadro legislativo prevede:

  • nuovi tassi di riciclaggio: entro il 2030 deve essere riciclato il 70% di tutti i rifiuti di imballaggio ed entro il 2035 il 65% dei rifiuti urbani, nonché deve essere ridotta di almeno il 10% la percentuale di rifiuti urbani conferiti in discarica (termine prorogato di cinque anni per Grecia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Romania, Slovacchia e Bulgaria).
  • semplificazione e armonizzazione delle definizioni e dei metodi di calcolo; chiarimento della qualifica giuridica per materiali riciclati e sottoprodotti;
  • norme rafforzate e nuovi obblighi in materia di raccolta differenziata (rifiuti organici, rifiuti tessili e rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici, rifiuti di costruzione e demolizione);
  • requisiti minimi in materia di responsabilità estesa del produttore;
  • rafforzamento della prevenzione dei rifiuti e delle misure di gestione dei rifiuti, anche per quel che riguarda i rifiuti marini, i rifiuti alimentari e i prodotti contenenti materie prime essenziali.

 

Anelli mancanti e strategie di settore

Diverse altre iniziative sono in corso, a livello europeo, per attuare il “Piano per l’economia circolare”. Cito le principali, sempre alla luce dell’impatto che avranno sull’economia e sulla società:

– il nuovo regolamento sui prodotti fertilizzanti, attualmente nelle fasi finali del processo legislativo, il quale introduce norme armonizzate per i concimi organici ottenuti da materie prime secondarie, come i sottoprodotti di origine animale e i rifiuti organici recuperati;

– le iniziative per incentivare l’utilizzo delle materie prime secondarie, del 22 novembre 2018;

– la comunicazione relativa all’interazione tra la normativa in materia di sostanze chimiche, prodotti e rifiuti del 16 gennaio 2018;

– la strategia dell’Unione per la plastica nell’economia circolare del 16 gennaio 2018.

 

Le sfide del futuro

Guardando al futuro, la Commissione europea intende far diventare l’economia circolare l’asse portante della strategia industriale europea, con l’introduzione della circolarità in nuove aree e settori, facendo in modo che la valutazione del ciclo di vita dei prodotti diventi la norma e allargando quanto più possibile il quadro sulla progettazione ecocompatibile.

In proposito, saranno accelerati i lavori in corso su sostanze chimiche, ambiente non tossico, marchio di qualità ecologica ed eco-innovazione, materie prime essenziali e fertilizzanti.

Un ruolo sempre più centrale rivestiranno le scelte di consumo delle persone, che saranno messe nelle condizioni di compiere scelte sempre più informate circa l’impatto ecologico di ciò che acquistano.

Il settore pubblico dovrà accrescere l’impegno attraverso appalti pubblici sostenibili.

Naturalmente, anche l’Unione europea farà la sua parte, continuando a sostenere la ricerca, l’innovazione e gli investimenti nei settori prioritari individuati nel Piano d’azione e che sono i seguenti: plastica, rifiuti alimentari, materie prime essenziali, rifiuti di costruzione e demolizione e biomassa e bioprodotti.

Sulla base dell’esempio della strategia europea per la plastica nell’economia circolare, molti altri ambiti ad elevato impatto ambientale e alto potenziale per la circolarità, saranno coinvolti nella strategia per l’economia circolare. La Commissione europea indica nuovi settori quali ICT, elettronica, mobilità, ambiente edificato, settore minerario, mobili, alimenti e bevande e il settore tessile.

 

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Commissione europea, Relazione sull’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare, doc. COM(2019) 190 del 4 marzo 2019

Il quadro completo dello stato di attuazione della implementazione delle 54 azioni del piano d’azione è presentato nel documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la relazione:

Commission Staff Working Document accompanying the Report on the implementation of the Circular Economy Action Plan, doc. SWD(2019) 90 del 4 marzo 2019

Tutti gli indicatori sono aggiornati regolarmente e consultabili su un sito web dedicato dell’Eurostat: Circular economy – Overview

 

 

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