L’Italia vista dall’Unione europea: promesse mancate e debiti eccessivi
24 febbraio 2017 di Mauro Varotto
Non c’è nulla di più ostico, per chi non conosce la materia, e di più noioso, per chi la materia non la ama, dei documenti di finanza pubblica.
Eppure, da questi documenti dipende il nostro futuro, quello del nostro lavoro o della nostra impresa, del territorio in cui viviamo o anche solo delle nostre pensioni, presenti e future.
Il processo di governance economica europea
Credo sia oggi diventata una consapevolezza abbastanza diffusa il fatto che le politiche economiche e di bilancio dei 28 Stati membri dell’Unione europea, dentro e fuori dall’euro, sono oggetto di un coordinamento a livello europeo, come è necessario (e opportuno) che avvenga per economie che sono fortemente integrate e interdipendenti.
Questo coordinamento europeo – chiamato governance economica europea – si basa su una procedura che si svolge in parte a livello centrale (Bruxelles) e in parte a livello nazionale (governi e parlamenti): chi ci governa si ritrova a Bruxelles per concordare, in sede di Unione europea, obiettivi economici basati sulle regole comuni che poi si impegna ad attuare a livello nazionale.
Alla fine del processo, i governanti dei Paesi dell’Unione si incontrano di nuovo a Bruxelles per verificare i risultati ottenuti e il raggiungimento dei comuni obiettivi e per dare avvio a un nuovo ciclo di programmazione economica.
La parte del processo di governance economica europea che si svolge a Bruxelles si chiama “semestre europeo”, perchè dura circa sei mesi, iniziando a novembre/dicembre di un determinato anno e concludendosi alla fine della primavera dell’anno seguente.
Il “semestre europeo” prende avvio con una analisi della situazione economica e sociale dell’Europa, condotta dalla Commissione europea a fine anno; prosegue con una analisi delle situazioni economiche e sociali di ciascuno dei singoli Paesi membri e con una valutazione circa il raggiungimento degli obiettivi economici concordati assieme tra tutti i Paesi e il rispetto delle regole comuni nell’anno appena trascorso; si conclude, a primavera inoltrata, con una serie di “raccomandazioni”, mediante le quali la Commissione europea fornisce consigli ai singoli Stati per continuare a proseguire il comune cammino di sviluppo economico e sociale.
Le procedure per gli squilibri e i disavanzi eccessivi
Che cosa succede, però, se un Paese non ce la fa a raggiungere gli obiettivi comuni e a rispettare le regole comuni?
La Commissione europea considera tutti i fattori in gioco e le eventuali “attenuanti” – situazione economica generale, riforme in corso, eventi eccezionali (catastrofi naturali o umanitarie, ecc.) – e decide se lo Stato che non ha raggiunto gli obiettivi e non rispetta le regole può essere giustificato e aiutato a migliorare oppure se la sua situazione sta minacciando tutti gli altri Stati ed è, quindi, subito da “correggere”, mediante l’apertura delle apposite procedure – una per gli squilibri macroeconomici e una per i disavanzi eccessivi – che mirano a condizionare le politiche economiche dello Stato negligente, fino a indurlo a tornare a essere virtuoso.
L’Italia continua ad essere il malato d’Europa
Esattamente un anno fa la Commissione europea aveva valutato la situazione economica e sociale dell’Italia (ma anche della Francia e di altri Paesi dell’Unione) e, di fronte al mancato raggiungimento degli obiettivi e allo sforamento delle regole comuni, aveva scelto la strada della “flessibilità” e aveva dato al nostro Paese un ulteriore anno in più di tempo per fare le riforme e per riallinearsi agli altri Pesi europei.
Quest’anno, la Commissione europea è tornata a valutare la situazione economica e sociale dell’Italia (e di altri Paesi) e ha notato che non solo gli obiettivi economici non sono stati raggiunti, non solo le regole comuni non sono rispettate, ma, addirittura, la situazione italiana sembra peggiorata: inoltre, la legge di bilancio per il 2017, presentata dal Governo italiano e approvata dal Parlamento italiano alla fine dello scorso anno, non rispetta i patti concordati un anno fa con la Commissione europea e gli altri Stati membri, sulla base dei quali era stata concessa la famosa “flessibilità”.
Quindi, qualche giorno fa la Commissione europea ha formalmente aperto nei confronti dell’Italia la procedura per disavanzo eccessivo, con la presentazione di una dettagliata relazione che mette a fuoco la situazione del debito pubblico italiano e individua gli squilibri macroeconomici nel nostro Paese.
Come qualcuno ricorderà, già nel 2010 il nostro Paese era entrato nel “girone infernale” della “procedura per disavanzo eccessivo” e ne era uscito solo nel 2013, dopo la “cura da cavallo” del governo Monti.
Che cosa è successo dopo il 2013 e fino ad oggi? I governi italiani che si sono succeduti hanno fatto le riforme promesse? Hanno approfittato dei bassi tassi di interesse per ridurre il debito pubblico? Hanno concentrato le risorse negli investimenti essenziali per la crescita? Hanno realizzato gli investimenti essenziali per fare ripartire l’economia italiana?
E, soprattutto, come sono stati impiegati dal governo italiano i più ampi margini di manovra nella spesa pubblica (flessibilità) ottenuti in cambio della promessa di importanti e fondamentali riforme “strutturali”?
I pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti.
La situazione dell’Italia oggi è peggiore di cinque anni fa: il debito pubblico è salito da 1.989,8 a 2.379,4 miliardi di euro (dal 110,9% al 132,7% del PIL): 390 miliardi di euro di spesa pubblica in più che non hanno prodotto né crescita né occupazione.
Anzi, oggi in Italia si assiste a un aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile; al persistere di una bassa crescita (ultimi in Europa) e a bassi tassi di inflazione.
Senza contare che, dai documenti di finanza pubblica presentati dal governo italiano a Bruxelles, l’Italia non rispetterà la regola del debito neppure nei prossimi anni e, anzi, i dati relativi al disavanzo e al debito potrebbero essere rivisti al rialzo a seguito dei 20 miliardi di euro (pari all’1,2% del PIL) del pacchetto di sostegno al settore bancario stanziati dal governo nel dicembre 2016.
Le promesse mancate del governo italiano
Oggi, osserva la Commissione europea nella relazione sull’Italia con cui ha aperto la procedura per disavanzo eccessivo, le condizioni macroeconomiche generali sono migliorate “e non possono più essere considerate come una circostanza attenuante per spiegare il mancato risanamento di bilancio da parte dell’Italia”.
La bassa crescita economica dell’Italia, quindi, è dovuta alle carenze strutturali dell’economia italiana che continuano a esserci a causa delle mancate riforme.
La promozione dell’ambizioso programma di riforme strutturali promesso dal governo italiano “avrebbe potuto incidere positivamente sulle prospettive di crescita a medio termine dell’Italia e, quindi, migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche italiane (…)”: ma quel programma è stato attuato solo in parte e oggi è fermo, con qualche tentazione a smantellare anche il poco che è stato realizzato.
Nel dettaglio, la relazione della Commissione europea evidenzia che l’adozione di nuove riforme (talvolta attese da tempo) ha subito un notevole rallentamento, benché l’attuazione di quelle già adottate sia sostanzialmente proseguita.
Per quanto concerne le finanze pubbliche, il governo ha adottato una riforma globale del processo di bilancio in cui le revisioni di spesa diventano un elemento permanente: tuttavia, l’attuazione di tale riforma è stata di fatto rinviata al bilancio 2018.
I progressi nel campo dell’imposizione fiscale, inoltre, sono molto limitati, gli obiettivi di privatizzazione del 2016 non sono stati raggiunti e le disposizioni del bilancio 2017 vanificano in parte la riforma delle pensioni del 2012.
Quanto al mercato del lavoro, l’attuazione della riforma delle politiche attive del lavoro è iniziata, ma dovrà superare numerosi ostacoli, e le misure previste per promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro sembrano insufficienti. Un’importante legge delega sull’istituzione di un regime globale di lotta alla povertà è in discussione al Parlamento da molto tempo senza approdare a nulla.
Nel settore bancario l’attuazione delle diverse riforme relative al governo societario è sostanzialmente a buon punto. Per ridurre il carico dei prestiti deteriorati sono state inoltre adottate alcune misure miranti a promuovere meccanismi di mercato supportati da risorse private, e alcune banche si stanno preparando ad utilizzare i nuovi strumenti nelle prossime settimane. Tuttavia, potrebbe essere necessaria una strategia più ambiziosa e di più ampio respiro per la riduzione dei prestiti deteriorati.
Per quanto riguarda il contesto imprenditoriale e la competitività delle imprese, l’attuazione del programma di semplificazione 2015-2017 è a buon punto ed è stata adottata una serie di misure di sostegno agli investimenti, all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese. La riduzione dell’incentivo al capitale proprio delle imprese, prevista nel bilancio 2017, non è però coerente con l’obiettivo di ridurre la dipendenza delle imprese dal finanziamento tramite debito. Nell’ambito del rafforzamento della concorrenza non si sono registrati ulteriori progressi: la legge annuale sulla concorrenza 2015 è ancora in attesa dell’adozione finale del Parlamento.
Per rafforzare la capacità istituzionale, infine, il governo sta attuando un’ambiziosa riforma della pubblica amministrazione, che è stata tuttavia in parte vanificata da una recente sentenza della Corte costituzionale, mentre un’ampia riforma costituzionale è stata respinta con un referendum svoltosi il 4 dicembre 2016.
Le precedenti riforme della giustizia civile, miranti anche a contenere il ricorso eccessivo al contenzioso, stanno dando timidamente i primi risultati, mentre i tempi di durata delle controversie civili e commerciali, in sede contenziosa, restano i più lunghi dell’Unione, in ogni grado di giudizio. Un’importante legge delega sulla riforma del processo civile è ancora in discussione al Parlamento.
Da ultimi, ma non meno importanti, la tanto attesa riforma dell’istituto della prescrizione mirante ad intensificare la lotta alla corruzione è ancora in sospeso e il quadro di prevenzione della corruzione, anche in materia di protezione degli informatori, resta frammentario.
Le prossime tappe della procedura
Le conclusioni della relazione della Commissione europea sono chiare: l’Italia presenta sia squilibri macroeconomici sia un disavanzo eccessivi, che devono essere corretti per assicurare la stabilità dell’intera economia europea.
E’ necessario che l’Italia dia subito un segnale della volontà politica di migliorare la situazione dei conti pubblici e di attuare riforme strutturali e nuove politiche di sviluppo economico: solo così la procedura per il disavanzo eccessivo, che equivale a una sorta di “commissariamento” dell’Italia.
Lascio parlare il documento della Commissione europea:
“Il 17 gennaio 2017 la Commissione ha inviato una lettera per informare il governo italiano che sarebbe necessario un ulteriore sforzo strutturale di almeno lo 0,2% del PIL per ridurre il divario e garantire la conformità al braccio preventivo nel 2017. Le lettere inviate e rese pubbliche dal governo italiano il 1º febbraio e il 7 febbraio 2017 contengono una serie di impegni che dovranno essere adottati entro aprile 2017 al fine di raggiungere un ulteriore sforzo strutturale di almeno lo 0,2% del PIL nel 2017. La Commissione prende atto con soddisfazione di tali impegni politici. Tuttavia, la prima lettera non ha fornito sufficienti dettagli circa le misure concrete che il governo intende adottare al fine di consentirne l’integrazione nelle previsioni d’inverno 2017 della Commissione, affinché esse siano prese in considerazione non appena saranno applicati gli impegni assunti in dette lettere. Di conseguenza, sulla base delle previsioni d’inverno 2017 della Commissione l’Italia presenta il rischio di non conformità con l’aggiustamento richiesto dal braccio preventivo sia nel 2016 che nel 2017.”
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Il comunicato stampa della Commissione europea in cui sono reperibili tutti i documenti sul “semestre europeo”.
Commissione europea, Relazione per paese relativa all’Italia 2017 comprensiva dell’esame approfondito sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici, doc. SWD(2017) 77 del 22 febbraio 2017
L’avvio della procedura per disavanzo eccessivo: RELAZIONE DELLA COMMISSIONE Italia Relazione elaborata a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del trattato, COM(2017) 106 del 22 febbraio 2017