Un piano dell’UE per il rispetto delle norme ambientali nell’industria e in agricoltura
26 gennaio 2018 di Mauro Varotto
L’Unione europea ha il potere per intervenire in tutti gli ambiti della politica ambientale, dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua alla gestione dei rifiuti, fino alla prevenzione e alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
Tale competenza le è stata riconosciuta dagli Stati membri sin dall’Atto unico europeo del 1987, che ha introdotto nei Trattati istitutivi dell’Unione uno specifico titolo “Ambiente”, il quale ha rappresentato la prima base giuridica per una politica ambientale comune, finalizzata a salvaguardare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute umana e garantire un uso razionale delle risorse naturali.
Pertanto, come è facilmente intuibile, oggi l’Unione europea dispone di un vasto e maturo corpus legislativo in materia ambientale la cui attuazione, tuttavia, incontra gravi difficoltà, come ha evidenziato il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (Environmental Implementation Review – EIR) condotto dalla Commissione europea nel corso del 2017.
Per fare un esempio, il rapporto sull’Italia, disponibile a questo link, ha evidenziato importanti carenze del nostro paese nella applicazione delle politiche e della legislazione ambientali dell’Unione nel campo della gestione dei rifiuti, delle infrastrutture idriche, compreso il trattamento delle acque reflue, soprattutto nel Sud Italia; nella gestione dell’uso del suolo, delle inondazioni e dell’inquinamento atmosferico nel centro e nelle regioni settentrionali; forti criticità, diffuse in tutta Italia, nello stato di conservazione degli habitat e delle specie protette della rete “Natura 2000”; infine, un utilizzo scarso e inefficiente dei fondi europei dedicati ad affrontare tali problematiche.
Le difficoltà di applicazione delle politiche e della legislazione ambientale dell’Unione interessano un po’ tutti gli Stati membri e ciò comporta il persistere di problemi ambientali come il diffuso inquinamento delle risorse idriche, la scarsa qualità dell’aria nelle aree urbane, il trattamento insoddisfacente dei rifiuti e la perdita di specie e habitat.
A ciò è da aggiungere la forte incidenza dei reati ambientali, i quali, in termini di dimensioni monetarie, a livello internazionale rappresentano il quarto tipo di reati più diffusi [le stime sono calcolate dall’OCSE, dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’INTERPOL].
La Commissione stessa riceve anche almeno 600 denunce ambientali all’anno.
In Europa, i costi della mancata applicazione delle norme ambientali sono stimati in 50 miliardi di euro all’anno e comprendono, tra gli altri, i costi ambientali e sanitari, i benefici non realizzati nelle industrie verdi, le distorsioni del mercato e i costi amministrativi per l’industria.
Il piano di azione per migliorare la conformità e la governance ambientali
Tuttavia, sono i singoli Stati membri ad avere la responsabilità primaria della corretta attuazione della normativa dell’Unione europea.
Per questo motivo, la Commissione europea ha presentato un piano d’azione inteso ad aiutare gli Stati membri ad accrescere la conformità alla normativa ambientale dell’Unione europea e a migliorare la governance nel settore delle politiche per l’ambiente a livello locale, regionale e nazionale.
Il piano prevede che la Commissione lavori a stretto contatto con gli Stati membri, le regioni, gli enti locali e con professionisti quali ispettori, auditor, funzionari di polizia e pubblici ministeri, al fine di creare una cultura intelligente e collaborativa della conformità alle norme ambientali dell’Unione con riferimento alle attività di produzione industriale, agricoltura e smaltimento dei rifiuti.
Infatti, la Commissione ritiene assolutamente necessario che le autorità pubbliche di tutti gli Stati membri rafforzino i controlli sul settore industriale, sui proprietari di terreni, agricoli e non, e sugli enti pubblici, anche perché meccanismi di controllo deboli sono un fattore di concorrenza sleale (si pensi alle industrie che smaltiscono in maniera illegale i rifiuti) e di danno economico (a esempio, in termini di perdita di gettito fiscale), e minano la fiducia dei cittadini nell’efficacia della legislazione dell’Unione europea.
La Commissione europea, quindi, ha preso in considerazione una serie di opzioni (anche di carattere legislativo) per migliorare la garanzia della conformità ambientale.
Alla fine ha deciso di intervenire mediante un piano d’azione articolato in nove azioni:
- migliorare lo sviluppo delle competenze in materia ambientale nell’Unione europea mediante visite e scambi di funzionari tra Stati membri e promozione di misure applicative congiunte;
- individuare le necessarie competenze professionali e le esigenze formative degli ispettori ambientali e migliorare la cooperazione con i professionisti e altri organismi che promuovono l’eccellenza e offrono formazione ai professionisti competenti per la garanzia della conformità ambientale a livello nazionale ed europeo;
- facilitare la condivisione delle buone pratiche e di materiale informativo e di riferimento, promuovere possibilità di finanziamento per la garanzia della conformità ambientale e valutare l’opportunità di creare un più ampio portale sull’attuazione delle politiche ambientali;
- redigere un documento di orientamento sulle buone pratiche per le strategie di contrasto dei reati ambientali e di altre violazioni correlate, con un’attenzione particolare per i reati relativi ai rifiuti e alla fauna selvatica;
- redigere uno o più documenti sulle buone pratiche per la garanzia della conformità ambientale nelle aree rurali (in riferimento al terreno e alle risorse idriche);
- redigere orientamenti tecnici per le ispezioni di impianti per i rifiuti delle industrie estrattive
- preparare una documentazione sulle buone pratiche per la gestione delle denunce ambientali e il coinvolgimento dei cittadini a livello degli Stati membri, anche per mezzo di iniziative scientifiche dei cittadini e in collaborazione con gli Stati membri, al fine di condividere le buone pratiche relative a efficaci meccanismi nazionali di gestione delle denunce riguardanti la normativa ambientale dell’Unione;
- potenziare le capacità e l’utilizzo di dati geospaziali per la garanzia della conformità e promuovere progetti per le buone pratiche (ad esempio utilizzando dati del programma Copernicus);
- valutare i sistemi nazionali di garanzia della conformità ambientale come parte di un più ampio quadro di valutazione della governance e sottoporre periodicamente riscontri agli Stati membri, anche nell’ambito del riesame dell’attuazione delle politiche ambientali.
Le risorse finanziarie per attuare tali azioni saranno fornite dal bilancio dell’Unione europea, attraverso strumenti di finanziamento già esistenti, in particolare il programma LIFE e il Fondo sicurezza interna (Internal Security Fund – ISF).
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Azioni dell’UE volte a migliorare la conformità e la governance ambientali, doc. COM(2018) 10 del 18 gennaio 2018