Il commercio con l’Unione europea come motore di crescita dei Paesi in via di sviluppo

19 gennaio 2018 di Mauro Varotto

Ci sono due modi per aiutare un Paese in via di sviluppo (PVS) a uscire dalla trappola della povertà: erogare finanziamenti – i cosiddetti “aiuti allo sviluppo” – che si rivelano fondamentali per affrontare le situazioni di crisi umanitarie ma che, però, comportano anche l’effetto collaterale di creare dipendenza del paese beneficiario dal paese donatore; oppure, aiutare tale Paese a diventare economicamente autosufficiente, a sviluppare la sua economia, in una parola, a uscire dalla condizione di sottosviluppo.

L’Unione europea, principale donatore mondiale di aiuti ai PVS, dal 1971 ha istituito un meccanismo per sostenere la crescita delle economie di quei paesi, stimolandone l’industrializzazione, la diversificazione economica, lo sviluppo sostenibile, attraverso l’agevolazione delle esportazioni dei relativi prodotti verso i mercati europei.

Questo meccanismo si chiama: “Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG)” e fa leva sul commercio tra PVS e Unione europea come motore per la crescita economica.

In sintesi, l’Unione consente ai PVS che vi aderiscono di pagare meno dazi o dazi inferiori sulle esportazioni verso i mercati europei, in cambio, però, del miglioramento dell’attuazione dei principi e degli standard fondamentali in materia di diritti umani e diritti del lavoro, dell’emancipazione femminile, del buon governo e dei principi dello sviluppo sostenibile.

Il sistema di preferenze tariffarie istituito dall’Unione a favore dei PVS concede, infatti, un accesso privilegiato dei prodotti provenienti da quei Paesi al mercato dell’Unione europea, secondo tre diversi regimi, che tengono conto delle differenti esigenze dei singoli paesi che ne beneficiano:

  • il regime “SPG Standard”, che riduce i dazi doganali normalmente applicati dall’Unione alle importazioni dai paesi terzi di circa il 66%, per tutte le categorie di prodotti. Di questo regime beneficiano oggi 23 paesi;
  • il regime speciale di incentivazione per lo sviluppo sostenibile e il buon governo, denominato “SPG+”, che elimina ogni dazio doganale per due terzi dei prodotti provenienti da altri 10 PVS (Armenia, Bolivia, Capo Verde, Georgia, Kirghizistan, Mongolia, Pakistan, Paraguay, Filippine e Sri Lanka), i quali si sono impegnati ad applicare ben 27 convenzioni internazionali sui diritti umani e del lavoro, sulla protezione ambientale e sul buon governo;
  • infine, il regime denominato: “Tutto tranne le armi (Everything But ArmsEBA)”, che elimina i dazi doganali per quasi tutti i prodotti e di cui beneficiano 49 PVS.

L’adozione di dazi più favorevoli, o la loro eliminazione, infatti, rappresentano un metodo essenziale per incentivare i flussi commerciali, poiché, com’è noto, il dazio doganale è, tradizionalmente, il principale meccanismo di protezione economica.

E’ importante sottolineare che il sistema delle preferenze tariffarie dell’Unione non si basa sulla reciprocità, cioè non viene concesso a patto che il PVS che ne beneficia riduca, a sua volta, i dazi nei confronti delle importazioni dai Paesi europei.

Tale sistema di agevolazioni tariffarie è adottato in via unilaterale dall’Unione con la finalità di promuovere lo sviluppo sostenibile dei PVS sul piano economico, sociale e ambientale e con l’obiettivo primario di eliminare la povertà.

Inoltre, aspetto non secondario, esso concorre ad assicurare un approvvigionamento equo e sostenibile di materie prime nella stessa Unione.

Per adeguare tale sistema ai profondi cambiamenti intervenuti nell’economia mondiale, dal 1° gennaio 2014 è in vigore nell’Unione europea il nuovo sistema di preferenze tariffarie generalizzate, istituito dal Regolamento (UE) del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 978/2012, che ha abrogato il precedente regolamento risalente al 2008.

Il nuovo regolamento ha previsto una forte riduzione dei paesi beneficiari, che sono passati dai 177 del 2008 a soli 90. Ad esempio, sono usciti da tale regime unilaterale e hanno stipulato (o hanno in corso trattative per) accordi commerciali bilaterali con l’Unione europea i seguenti Paesi che, fino al 2014 erano inclusi tra i beneficiari del SPG: Brasile, Argentina, Russia, Cuba, Cina, Ecuador, Maldive e Tailandia.

Dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, tra il 2014 e il 2016, le importazioni dell’Unione europea nell’ambito del SPG sono aumentate del 23%, raggiungendo i 63 miliardi di euro. I PVS hanno tratto i maggiori vantaggi: le importazioni dell’Unione da tali paesi sono aumentate di circa il 40% circa e, nel solo 2016, hanno raggiunto 23,5 miliardi di euro.

Quali sono i prodotti che vengono maggiormente importati nell’Unione europea attraverso l’SGP?

Nel 2016, il settore tessile e abbigliamento ha rappresentato il 48% (30 miliardi di euro) delle importazioni totali nell’ambito dell’SPG; la seconda più grande sezione di importazioni – rappresentata dalle calzature – rappresentava solo il 9% (5,8 miliardi di euro) delle importazioni totali.

Questi sono i principali risultati del monitoraggio che, ogni due anni, la Commissione europea effettua sul funzionamento del sistema SPG. La relazione appena pubblicata è la seconda e riguarda il biennio 2016-2017 di applicazione del nuovo accordo.

Essa registra molti cambiamenti positivi nei PVS. La Commissione europea cita diversi esempi, tra i quali la nuova legislazione del Pakistan contro i delitti d’onore e la violenza sessuale; la promozione dell’uguaglianza di genere nelle Filippine; l’inserimento del Paraguay nell’elenco dei paesi che maggiormente s’impegnano per la protezione delle specie a rischio di estinzione nel quadro della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione.

La relazione segnala, tuttavia, anche i limiti del sistema. In estrema sintesi, tutti i beneficiari devono intensificare gli sforzi per un’attuazione più efficace, l’emanazione e l’applicazione della legislazione sui diritti umani e lo sviluppo sostenibile, fornendo piani d’azione e quadri politici per realizzare cambiamenti reali e non di facciata.

Tuttavia, la relazione evita di compiere dei confronti tra i diversi PVS: ogni beneficiario dell’SPG, infatti, in particolare del sistema SPG+, cerca di rispettare i propri impegni nel suo specifico contesto nazionale, affrontando diverse questioni, sfide e vincoli. Si tratta, con tutta evidenza, di problemi complessi che richiedono un impegno a lungo termine e che non possono essere risolti da un giorno all’altro: richiedono importanti riforme e azioni governative sostenute nel tempo.

Per questo il sistema SGP è stato, sin dalle origini, progettato dall’Unione europea per offrire un supporto a lungo termine: l’attuale accordo ha una durata di 10 anni e viene costantemente monitorato per misurare i progressi dei PVS non solo dal punto di vista economico ma anche sociale ed ambientale, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

European Commission, Report on the Generalised Scheme of Preferences covering the period 2016-2017, doc. COM(2018) 36 del 19.1.2018

Tutti i documenti chef anno parte della relazione principale sono reperibili al seguente link.

Sul SPG, in generale, si veda la sezione dedicata del Server Europa, al seguente link.

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