Arriverà anche in Europa la “rivoluzione digitale”?
14 Maggio 2015 di Mauro Varotto
Internet e le tecnologie digitali stanno cambiando il mondo: è in atto una transizione verso economie e società digitali, alla quale cittadini europei e imprese dovranno adattarsi, imparando a sfruttare nel modo migliore il potenziale dei nuovi servizi e beni digitali.
Si aprono, infatti, nuove opportunità, ma, nel contempo, emergono nuove minacce, a partire dall’uscita dal mercato di interi comparti produttivi e dalla distruzione di milioni di posti di lavoro, soprattutto nei settori più tradizionali dell’economia.
Come fare per partecipare a questa “rivoluzione digitale” che sta cambiando la vita di cittadini e imprese, senza subirla ma, anzi, riuscendo ad aprire nuove opportunità per tutti?
L’attuale realtà digitale europea
E’ la domanda che si pone oggi l’Unione europea di fronte a una realtà che vede 315 milioni di europei usare Internet tutti i giorni, ma che, allo stesso tempo, sconta fortissimi limiti:
- lo sviluppo del commercio elettronico tra i Paesi dell’Unione europea è limitato e frenato da ostacoli ancora numerosi:
- mentre, nel 2014, i cittadini europei che hanno fatto acquisti on-line nel proprio paese hanno raggiunto una media del 44%, solo il 15% dei consumatori ha fatto acquisti on-line in un paese dell’Unione diverso dal proprio. Meno acquisti significa meno entrate per le imprese. Inoltre, nel 52% di tutti i tentativi di ordinazione transfrontaliera, il venditore non serve il paese del consumatore. Che cosa potrebbe aumentare gli acquisti transfrontalieri? Per oltre il 90% degli acquirenti che comperano via Internet, un prezzo di consegna basso e condizioni di reso convenienti, sono i fattori più importanti nella decisione di acquisto on-line;
- solo il 7% delle piccole e medie imprese dell’Unione vende on-line oltre frontiera. Le piccole imprese sono scoraggiate dal fatto che, per operare on-line, devono sostenere costi supplementari stimati in circa 9.000 euro per adattarsi alle diverse normative nazionali e in almeno 5.000 euro l’anno per rispettare la normativa IVA di ogni Stato membro in cui intendono operare. Costi di consegna troppo elevati, inoltre, costituiscono un problema per il 62% delle imprese disposte a vendere on-line;
- la banda larga veloce è poco diffusa: oggi, in Europa, solo il 22,5% degli abbonamenti è a connessione veloce, cioè oltre 30 Mbps. L’Europa ha, inoltre, registrato forti ritardi nell’introduzione dell’ultima tecnologia 4G, a causa dell’indisponibilità di spettro radio idoneo: solo il 59% degli europei ha accesso alla rete 4G, percentuale che scende al 15% nelle zone rurali;
- quasi la metà della popolazione dell’Unione (il 47%) manca di competenze digitali adeguate: nel prossimo futuro si stima che il 90% dei posti di lavoro richiederà competenze digitali e la maggior parte dei lavoratori europei oggi ne è quasi del tutto sprovvista.
Che fare?
Di fronte a questa situazione, la risposta dell’Unione europea è la creazione del mercato unico digitale, per riuscire ad agganciare la rivoluzione digitale, generando nuove opportunità di crescita e nuovi posti di lavoro.
Ciò significa abbattere le barriere regolamentari esistenti tra gli Stati europei, fino a instaurare un unico mercato al posto dei 28 mercati nazionali ora esistenti. Secondo studi della Commissione, un mercato unico digitale pienamente funzionante potrebbe apportare all’economia europea 415 miliardi di euro l’anno in più e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.
La Commissione europea, quindi, ha presentato una strategia e un dettagliato piano operativo di misure da realizzare a breve e che poggia su tre pilastri, che rispondono alle tre problematiche prima descritte:
- migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese;
- creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi;
- massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.
Le azioni-chiave del piano operativo 2015-2016
Attorno a questi tre pilastri, si articolano le 16 azioni chiave proposte dalla Commissione europea e da attuare entro la fine del 2016.
Primo pilastro: migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese
Se per gli acquisti on-line i consumatori potessero scegliere fra l’intera gamma di beni e servizi offerti nell’intera Unione, i consumatori europei potrebbero risparmiare 11,7 miliardi di euro l’anno.
Se tutti gli Stati membri dell’Unione applicassero al commercio elettronico le stesse regole, il 57% delle imprese inizierebbe, o intensificherebbe, l’attività di vendita on-line rivolta ad altri paesi dell’Unione.
E’ alla luce di questi dati che la Commissione propone di:
- introdurre norme intese ad agevolare il commercio elettronico transfrontaliero. Ciò comprende norme dell’Unione armonizzate in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti on-line, sia che si tratti di beni materiali, come calzature o mobili, o di contenuti digitali, come le applicazioni o i libri elettronici;
- garantire un’attuazione più rapida e omogenea delle norme di protezione dei consumatori, mediante la revisione del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori;
- assicurare servizi di consegna dei pacchi più efficienti e a prezzi accessibili;
- eliminare il blocco geografico (il cosiddetto geo-blocco) che appare ingiustificato: si tratta di una pratica discriminatoria, utilizzata per motivi commerciali, secondo la quale i venditori on-line impediscono ai consumatori di accedere a un sito Internet sulla base della loro ubicazione, o li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica prezzi diversi. Questo blocco può significare, a esempio, che il noleggio di automobili può essere più costoso se effettuato a partire da un determinato Stato membro, rispetto all’identica operazione nello stesso paese di destinazione;
- individuare e risolvere i potenziali problemi relativi alla concorrenza che possano incidere sui mercati europei del commercio elettronico;
- aggiornare la legislazione sul diritto d’autore, rendendola più moderna ed europea: entro fine 2015, saranno presentate proposte legislative volte a ridurre le disparità tra i regimi di diritto d’autore nazionali e a permettere un accesso on-line più ampio alle opere in tutta l’Unione, anche mediante ulteriori misure di armonizzazione. La fruizione di immagini, film e musica e i giochi sono le attività on-line più diffuse e per i prossimi cinque anni il tasso di crescita della spesa digitale per l’intrattenimento e i media è dato su due cifre (attorno al 12%). L’obiettivo delle proposte della Commissione è di migliorare l’accesso dei cittadini ai contenuti culturali on-line, sostenendo così la diversità culturale, e allo stesso tempo sbloccando nuove opportunità per i creatori e per l’industria di contenuti. In particolare, la Commissione intende garantire che gli acquirenti di film, musica o articoli possano fruirne anche quando viaggiano nel territorio europeo perché le indagini rivelano che, quando si trova all’estero, un europeo su tre è interessato a guardare o ascoltare contenuti provenienti dal paese di origine. Essa migliorerà anche l’applicazione della legge nei confronti delle violazioni su scala commerciale dei diritti di proprietà intellettuale;
- rivedere la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo per verificare se il suo ambito di applicazione debba essere esteso alle trasmissioni radiotelevisive on-line e per esaminare come aumentare l’accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa;
- ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi IVA perché anche i venditori di beni materiali verso altri Paesi possano trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento unici, con una soglia di IVA comune per sostenere le start-up più piccole che vendono on-line.
Secondo pilastro: creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi
In questo ambito, la Commissione europea intende:
- presentare un’ambiziosa revisione della regolamentazione europea in materia di telecomunicazioni che comporterà, tra l’altro, un coordinamento più efficace dello spettro radio e criteri comuni a livello dell’Unione per l’assegnazione dello spettro a livello nazionale; incentivi agli investimenti nella banda larga ad alta velocità; condizioni di concorrenza eque per tutti gli operatori del mercato, vecchi e nuovi; un nuovo quadro istituzionale efficace per la gestione delle reti;
- riesaminare il quadro dei media audiovisivi per adeguarlo al XXI secolo, mettendo in rilievo il ruolo dei diversi operatori del mercato nella promozione delle opere europee (emittenti televisive, fornitori di servizi audiovisivi a richiesta, ecc.). La Commissione esaminerà anche le modalità per adattare la normativa esistente (la direttiva sui servizi di media audiovisivi) ai nuovi modelli commerciali per la distribuzione di contenuti;
- effettuare un’analisi dettagliata del ruolo delle piattaforme on-line (motori di ricerca, social media, app store, ecc.) nel mercato. Tale esame verterà su aspetti quali la mancanza di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e fornitori e la promozione dei propri servizi a scapito dei concorrenti, nella misura in cui tali aspetti non siano già trattati nell’ambito del diritto della concorrenza. Saranno individuati anche i modi migliori per contrastare i contenuti illeciti su Internet;
- rafforzare la fiducia nei servizi digitali e la sicurezza degli stessi, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei dati personali. Sulla base delle nuove norme dell’Unione europea in materia di protezione dei dati, che dovrebbero essere adottate entro fine 2015, la Commissione procederà alla revisione delladirettiva e-privacy;
- proporre un partenariato con l’industria sulla sicurezza informatica nell’ambito delle tecnologie e delle soluzioni per la sicurezza delle reti.
Terzo pilastro: massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale
I dati sono il motore e il cardine dell’economia futura. Qualsiasi tipo di organizzazione ha bisogno di elementi conoscitivi per migliorare i propri risultati: dalle aziende agricole alle fabbriche, dai laboratori alle officine.
Secondo gli studi della Commissione, se le 100 principali industrie manifatturiere dell’Unione europea usassero i megadati (Big Data), i risparmi potrebbero toccare i 425 miliardi di euro; entro il 2020, l’analisi dei megadati potrebbe incrementare la crescita economica dell’Unione di un ulteriore 1,9%, pari a un aumento del PIL di 206 miliardi di euro.
Inoltre, una strategia del tipo “digitali per definizione (digital by default)” nel settore pubblico potrebbe comportare un risparmio annuo intorno ai 10 miliardi di euro.
Per cogliere queste opportunità, la Commissione europea intende:
- proporre un’iniziativa europea per il libero flusso dei dati, per promuoverne la libera circolazione nell’Unione europea.Talvolta i nuovi servizi sono ostacolati da restrizioni relative al luogo in cui si trovano i dati o all’accesso dei dati, restrizioni che spesso non hanno alcun rapporto con la protezione dei dati personali. Questa nuova iniziativa affronterà il problema di tali restrizioni, favorendo in tal modo l’innovazione. La Commissione avvierà anche un’iniziativa europea a favore delcloud computing, relativa alla certificazione dei servizi di cloud computing, al cambiamento di fornitore di detti servizi e a un “cloud per la ricerca”;
- individuare le priorità per l’elaborazione di norme e l’interoperabilità in settori fondamentali per il mercato unico digitale, quali la sanità elettronica, la pianificazione dei trasporti o l’energia (contatori intelligenti);
- promuovere una società digitale inclusiva in cui i cittadini dispongano delle competenze necessarie per sfruttare le opportunità offerte da Internet e aumentare le possibilità di trovare un lavoro. Anche grazie ad un nuovo piano di azione per l’e-Government, i registri delle imprese in tutta Europa saranno collegati, i diversi sistemi nazionali potranno lavorare in modo compatibile, e le imprese e i cittadini avranno la possibilità di comunicare i dati una sola volta alle amministrazioni pubbliche, che non dovranno più richiedere ripetutamente al cittadino la medesima informazione ogni volta in cui possono riutilizzare le informazioni che già possiedono. Questa iniziativa, denominata “una tantum”, consentirà di ridurre le formalità burocratiche e potrebbe portare a un risparmio di circa 5 miliardi di euro all’anno entro il 2017. Sarà accelerata anche l’introduzione degli appalti elettronici e delle firme elettroniche interoperabili.
Conclusioni
Ogni azione proposta in questo piano avrà un forte impatto sull’economia e sulla società europee.
Il mercato unico digitale comporterà non solo profondi cambiamenti degli scenari in cui operano le imprese che forniscono servizi e prodotti digitali, ma rivoluzionerà l’ambiente in cui operano e si trovano a competere le imprese di ogni settore, nonché il mondo della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici e gli stessi nostri stili di vita e di lavoro.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Tutti i dati e le notizie contenute in questo articolo sono stati ricavati dalla pagina WEB sul mercato unico digitale del Server Europa.