La giustizia in Italia e nei Paesi dell’Unione europea
25 aprile 2016 di Mauro Varotto
La parte più importante dell’intervista al Corriere della Sera rilasciata nei giorni scorsi dal presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (ANM), Piercamillo Davigo, non è la prima, dedicata al tema della corruzione politica e, quindi, più clamorosa e appetibile per i giornali; è la seconda, dove Davigo descrive la situazione della giustizia in Italia e avanza alcune proposte.
In particolare, il presidente dell’ANM, ha evidenziato che in Italia mancano un migliaio di magistrati. Tuttavia, il numero dei magistrati in Italia non è basso. Il vero problema italiano è che ci sono troppi processi, alimentati anche dall’abnorme numero di avvocati che operano in Italia: nei 28 Paesi dell’Unione ci sono quasi 900 mila avvocati e un terzo sono italiani.
Questa seconda parte dell’intervista, pressochè ignorata dai commentatori, è invece quella più rilevante, anche in relazione alla valutazione anuale del sistema della giustizia in Italia, elaborato dall’Unione europea e pubblicato pochi giorni prima della citata intervista.
Infatti, come scrive la Commissione europea nell’ultimo “Quadro di valutazione UE sulla giustizia 2016”:
“Sistemi giudiziari efficienti svolgono un ruolo fondamentale per preservare lo Stato di diritto e i valori fondamentali dell’Unione. Rappresentano inoltre un presupposto per la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e alle imprese”.
Da diversi anni, il miglioramento dell’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali – in particolare dei sistemi civile e amministrativo – è una delle priorità dell’Unione europea e del cosiddetto “semestre europeo”, il meccanismo di coordinamento a livello europeo delle politiche economiche nazionali.
Infatti, nelle Raccomandazioni specifiche indirizzate all’Italia nel 2015, le Istituzioni dell’Unione hanno invitato il nostro Paese a “fare in modo che le riforme adottate per migliorare l’efficienza della giustizia civile contribuiscano a ridurre la durata dei procedimenti”.
In risposta a tale invito, nel Programma nazionale di riforma (PNR) dell’Italia, deliberato dal Consiglio dei Ministri l’8 aprile scorso e allegato al Documento di economia e finanza (DEF) 2016, si legge che: “Per agevolare le decisioni di investimento delle imprese la giustizia italiana deve divenire più equa ed efficiente, uniformandosi agli standard europei”.
Che cosa ha fatto e sta facendo il Governo italiano per uniformarsi agli standard europei?
Scrive il Governo nel PNR: “Negli ultimi due anni si è proceduto alla introduzione del processo telematico e di incentivi fiscali alla negoziazione assistita e all’arbitrato, alla ridefinizione e razionalizzazione della geografia dei tribunali, all’allargamento della sfera di applicazione degli accordi stragiudiziali. Sono state inoltre avviate le riforme del processo civile e della disciplina delle crisi di impresa e dell’insolvenza (…). Si perseguono obiettivi di snellimento e semplificazione della macchina giudiziaria, la cui transizione mira a una gestione manageriale dei procedimenti”.
Il Quadro di valutazione UE sulla giustizia 2016
In tale contesto, il “Quadro di valutazione UE sulla giustizia 2016”, giunto alla sua quarta edizione, è lo strumento dell’Unione europea per raccogliere informazioni sul funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali e valutare l’impatto delle riforme giudiziarie in atto.
La sua funzione è di concorrere a individuare le possibili carenze, i possibili miglioramenti e le buone prassi, illustrando le tendenze del funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali nel tempo.
Non elabora un’unica graduatoria generale, ma una panoramica sul funzionamento di tutti i sistemi giudiziari in base a vari indicatori che presentano un interesse comune per tutti gli Stati membri.
L’edizione 2016, come le precedenti (in questo blog un anno fa ho presentato l’edizione 2015), propone una rassegna generale del funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali, ma questa edizione presenta informazioni ancora più approfondite: infatti, da un lato, è aumentato il numero di Stati membri che hanno partecipato alla raccolta di dati; dall’altro, sono stati introdotti nuovi indicatori di qualità, sono stati arricchiti gli indicatori sull’indipendenza del sistema giudiziario e, infine, è fornita un’analisi più approfondita di alcuni settori, ad esempio nel campo della comunicazione elettronica.
Principali risultati
I risultati dela valutazione pubblicata nel 2016 sono molto articolati e puntualmente esposti nel documento della Commissione europea.
Riassumo alcuni elementi, per ciascuno dei quali è evidenziata la posizione dell’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea.
Durata dei procedimenti
La durata dei procedimenti indica il tempo stimato (in giorni) necessario per definire una causa dinanzi all’autorità giudiziaria, ossia il tempo impiegato da un tribunale per giungere a una decisione di primo grado: l’Italia compare al 20° posto della graduatoria, come evidenzia il seguente grafico.

Tempo necessario per definire le cause civili, commerciali, amministrative e di altra natura (primo grado/in giorni) (fonte: studio CEPEJ)
Cause pendenti
Il numero di cause pendenti esprime il numero di cause ancora da trattare alla fine di un periodo e influisce sui tempi di trattazione: anche sotto questo profilo, come mette in evidenza il grafico, l’Italia compare tra i paesi dell’UE con più arretrato giudiziario.

Numero di cause civili, commerciali, amministrative e di altra natura pendenti (primo grado/per 100 abitanti) (fonte: studio CEPEJ)
Efficienza in settori specifici: tutela dei consumatori
Il quadro di valutazione europeo della giustizia analizza anche l’efficienza dei sistemi giudiziari nazionali in alcuni ambiti specifici: ad esempio, nelle procedure fallimentari oppure relative ai brevetti e altre.
Uno degli aspetti analizzati dalla Commissione europea è l’effettiva applicazione della normativa dell’Unione in materia di tutela dei consumatori, la quale garantisce che i consumatori beneficino dei loro diritti e che le imprese che violano le norme relative alla tutela dei consumatori non traggano indebiti vantaggi.
Le autorità per la tutela dei consumatori e i tribunali svolgono un ruolo fondamentale nel dare attuazione alla normativa dell’UE in materia di tutela dei consumatori.
Lo scenario presentato di seguito interessa gli Stati membri in cui alle autorità per la tutela dei consumatori è conferito il potere di adottare decisioni che accertino violazioni del diritto dei consumatori: anche in questo ambito, l’Italia dimostra di non essere il Paese dell’Unione in cui i diritti dei consumatori sono i più tutelati.

Tutela dei consumatori. Durata media dei procedimenti di controllo giurisdizionale delle decisioni delle autorità nazionali per la tutela dei consumatori che applicano la normativa dell’UE* (primo grado/in giorni) (fonte: Commissione europea in collaborazione con la Rete di cooperazione per la tutela dei consumatori)
Presentare un’istanza online
La presentazione elettronica delle istanze e la comunicazione elettronica tra tribunali e avvocati rappresentano un’altra componente essenziale che semplifica l’accesso alla giustizia e riduce ritardi e costi. Inoltre, i sistemi TIC nei tribunali svolgono anche un ruolo sempre più importante nella cooperazione transfrontaliera tra le autorità giudiziarie e, pertanto, facilitano l’attuazione del diritto dell’Unione.
La giustizia italiana è bel lontana dalla digitalizzazione, come si può notare dal seguente grafico: meno della metà dei tribunali italiani utilizza le nuove tecnologie.

Presentazione elettronica delle istanze nel 2014 (0 = disponibile presso lo 0% dei tribunali; 4 = disponibile presso il 100% dei tribunali) (fonte: studio CEPEJ)
Risorse finanziarie
I seguenti grafici mostrano il bilancio effettivamente speso per i tribunali, il primo per abitante e il secondo in percentuale del prodotto interno lordo.
In Italia non si spende poco per la giustizia.

Spesa totale delle amministrazioni pubbliche per i tribunali (in euro per abitante) (fonte: Eurostat)

Spesa delle amministrazioni pubbliche per i tribunali (in percentuale del prodotto interno lordo) (fonte: Eurostat)
Risorse umane
Le risorse umane costituiscono un importante punto di forza per i sistemi giudiziari.
In Italia il numero di giudici, rispetto alla popolazione, è tra i più bassi d’Europa.
Per contro, il numero di avvocati è abnorme: a parte il Lussemburgo che ha altre caratteristiche, in tutti i Paesi meno sviluppati dell’Unione si assiste allo stesso fenomeno.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Il quadro di valutazione si avvale di diverse fonti di informazione. La maggior parte dei dati quantitativi è fornita dalla commissione per la valutazione dell’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ), cui la Commissione ha chiesto di svolgere uno studio specifico annuale:
Comunicazione della Commissione europea, Quadro di valutazione UE della giustizia 2016, doc. COM (2016) 199 del 11.4.2016