La trasformazione della BEI in banca climatica europea
15 novembre 2019 di Mauro Varotto
Le emissioni di carbonio dell’industria energetica globale hanno raggiunto un nuovo record nel 2018. Gli scienziati stimano che attualmente il pianeta si sta dirigendo verso 3-4 ° C di aumento della temperatura entro la fine del secolo. Se ciò accadesse, ampie parti del nostro pianeta diventeranno inabitabili, con conseguenze disastrose per le persone di tutto il mondo.
In vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25), che si terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre 2019, l’Unione europea intende dare un segnale al mondo di impegno per la salvaguardia del pianeta.
Non è un caso, quindi, se la prima delle sei grandi priorità politiche del programma sulla base del quale, il 16 luglio scorso, Ursula von der Leyen è stata eletta Presidente della Commissione europea dal Parlamento europeo, consiste nel cosiddetto “Green Deal europeo”, un patto climatico europeo che – come ho avuto modo di scrivere in un precedente articolo – porrà obiettivi climatico-ambientali più ambiziosi di quelli di oggi, con l’obiettivo di fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero.
Infatti, uno dei primi atti che saranno varati dalla Commissione europea dopo il suo, ormai prossimo, insediamento sarà il lancio di piano di investimenti per un’Europa sostenibile, che permetterà investimenti per mille miliardi di euro nel prossimo decennio, disseminati in tutta l’Unione europea.
Saranno, innanzitutto, risorse pubbliche ma, poiché i finanziamenti pubblici da soli non saranno sufficienti, il piano mirerà a sfruttare il potenziale offerto dagli investimenti privati, ponendo la finanza verde e sostenibile al centro della catena d’investimento e del sistema finanziario europeo, attraverso una apposita strategia dedicata. Sul ruolo della finanza sostenibile nelle politiche e nei programmi dell’Unione europea, rinvio a un recente articolo del blog.
In questo contesto, la neo-Presidente della Commissione europea ha proposto di trasformare una parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) in una banca climatica europea.
Già oggi, infatti, la BEI è il principale fornitore multilaterale di finanziamenti per il clima a livello mondiale, con il 25% dei suoi finanziamenti totali assegnato a investimenti per il clima. In particolare, dal 2012 a oggi la BEI ha erogato finanziamenti per 150 miliardi di euro a sostegno di investimenti per 550 miliardi di euro in progetti che riducono le emissioni e aiutano i Paesi ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. L’obiettivo minimo è quello di raddoppiare tali fondi entro il 2025.
La nuova politica di finanziamento della BEI dal 2020
In linea con tali indirizzi politici, il Consiglio di amministrazione della BEI ha deciso la nuova politica di investimento in campo climatico-ambientale, basata su due pilastri:
- dalla fine del 2021 saranno interrotti tutti i finanziamenti BEI per i progetti di energia da combustibili fossili;
- entro la fine del 2020 tutte le attività di finanziamento della BEI saranno allineate con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e qualsiasi finanziamento che non sia ecologico sarà reso sostenibile, secondo i requisiti del medesimo accordo.
Circa il primo pilastro, la nuova politica di prestiti energetici della BEI, oltre a non prendere più in considerazione nuovi finanziamenti per progetti di energia fossile, compreso il gas, fissa già ora un nuovo standard di prestazione delle emissioni di 250g di CO2 per Kilowatt/ora (KwH), che sostituirà lo standard applicato sino ad oggi nella valutazione dei progetti di investimento di 550g di CO2/KwH.
Circa il secondo, pilastro, invece, il gruppo BEI si prepara ad avviare la più ambiziosa strategia di investimento sul clima promossa da qualsiasi istituzione finanziaria pubblica mondiale, destinando mille miliardi di euro nel decennio 2020-2030 per sostenere investimenti per il clima e investimenti ambientali.
I finanziamenti futuri della BEI mireranno ad accelerare l’innovazione nel settore dell’energia pulita, l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, secondo i seguenti cinque principi che fungeranno da criteri di selezione delle operazioni da finanziare:
- dare la priorità all’efficienza energetica al fine di sostenere il nuovo obiettivo dell’Unione europea – definito dalla direttiva europea sull’efficienza energetica 2012/27/UE, modificata dalla direttiva (UE) 2018/2002) – che prevede un risparmio energetico almeno pari al 32,5% a livello di Unione entro il 2030;
- consentire la decarbonizzazione dell’energia attraverso un maggiore sostegno alla tecnologia a basse o zero emissioni di carbonio, con l’obiettivo di raggiungere una quota di energia rinnovabile del 32% in tutta l’Unione entro il 2030 e una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno di un ulteriore 40 % entro il 2030 rispetto al 1990, in linea con la strategia “L’Unione dell’energia”;
- aumentare i finanziamenti per la produzione decentrata di energia, lo stoccaggio innovativo di energia e la mobilità elettrica;
- assicurare investimenti di rete essenziali per nuove fonti di energia intermittente come l’eolico e il solare, nonché rafforzare le interconnessioni transfrontaliere;
- aumentare l’impatto degli investimenti a sostegno della trasformazione energetica al di fuori dell’Unione europea.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI FINANZIAMENTO:
Comunicato stampa della BEI, La Banca europea lancia una nuova ambiziosa strategia per il clima e una politica di prestiti energetici, 14 novembre 2019
Ursula von der Leyen, Un’Unione più ambiziosa: il mio programma per l’Europa. Orientamenti politici per la prossima Commissione Europea (2019-2024), 16 luglio 2019