Un nuovo Bauhaus europeo per una vita comune sostenibile

13 novembre 2020 di Mauro Varotto

La Staatliches Bauhaus in Weimar (Bauhaus statale di Weimar) è stata una scuola di arte e design attiva in Germania tra il 1919 e il 1933, con sede iniziale a Weimar, capitale della omonima Repubblica. Ideata dall’architetto e urbanista Walter Gropius e da alcuni amici, il termine Bauhaus derivava dalla parola medievale Bauhütte (in italiano: capannone) che indicava la loggia dei muratori. Il movimento Bauhaus assunse rapidamente una dimensione internazionale e divenne punto di riferimento fondamentale per tutti i movimenti di innovazione nel campo del design, dell’arte e dell’architettura legati al razionalismo e al funzionalismo. La scuola – considerata dai nazisti, appena saliti al potere in Germania, un “istituto bolscevico” – chiuse definitivamente nel 1935.

Tuttavia, la sua influenza sull’insegnamento artistico e tecnico è durata sino ai giorni nostri ed è proprio raccogliendo le suggestioni, ancora vive, di questo movimento che la Commissione europea ha deciso di chiamare “nuovo Bauhaus europeo” una componente fondamentale della strategia per avviare in Europa un’ondata di ristrutturazioni senza precedenti, al fine di promuovere una nuova estetica europea.

Obiettivi dell’ondata di ristrutturazioni in Europa

Attraverso l’ondata di ristrutturazioni, l’obiettivo dell’Unione europea è di conseguire, entro il 2030, almeno il raddoppio del tasso annuo di ristrutturazione energetica degli edifici residenziali e non residenziali: in termini concreti, il piano europeo prevede di incentivare la ristrutturazione di almeno 35 milioni di unità immobiliari entro medesimo anno.

Questo perché l’eterogeneo parco immobiliare dell’Europa, espressione della sua diversità culturale e della sua storia, è ormai obsoleto: più di 220 milioni di unità immobiliari, vale a dire l’85% del parco immobiliare, sono state costruite prima del 2001, e l’85-95% degli edifici odierni nel 2050 sarà ancora in uso.

Efficienza energetica …

La maggior parte di questi edifici non è efficiente sotto il profilo energetico: molti sono riscaldati e raffrescati con combustibili fossili e utilizzano vecchie tecnologie e apparecchiature energivore.

In un contesto in cui agli edifici, nel complesso, è imputabile circa il 40% del consumo totale di energia dell’Unione e il 36% delle emissioni di gas a effetto serra associate a tale consumo, un vasto programma europeo di ristrutturazioni offre la possibilità, innanzitutto, di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra al fine di raggiungere l’obiettivo europeo di diminuirle di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L’efficienza energetica, infatti, è un ambito di intervento essenziale nella lotta ai cambiamenti climatici e l’edilizia è uno dei settori in cui occorre intensificare gli sforzi: la Commissione europea stima che, per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030, l’Unione dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra degli edifici del 60%, il consumo di energia finale degli stessi del 14% e il consumo energetico per riscaldamento e raffrescamento del 18%.

Una strategia e uno stimolo pubblici sono necessari perché, attualmente, la percentuale annua del parco immobiliare dell’Unione sottoposta a un certo livello di ristrutturazione è pari solo all’11% degli edifici; inoltre, ogni anno solo lo 0,2% del parco immobiliare è sottoposto a ristrutturazioni profonde che riducono il consumo di energia di almeno il 60%.

…  e rilancio dell’economia

Tuttavia, come scrive la Commissione nel testo della strategia, non si tratta solo di ridurre le bollette e le emissioni: una grande ondata di ristrutturazioni, infatti, offrirà anche un’opportunità unica per ripensare, riprogettare e modernizzare i nostri edifici, per renderli adatti a una società digitale e più verde e sostenere la ripresa economica, creando possibilità di occupazione e crescita lungo la filiera della ristrutturazione, che spesso hanno un importante impatto a livello locale.

Anche sotto questo profilo le stime della Commissione sono promettenti: grazie a un’ondata di ristrutturazioni entro il 2030 potrebbero essere creati 160.000 posti di lavoro verdi in più nel settore edile dell’Unione, una vera e propria boccata d’ossigeno per un settore in cui oltre il 90% degli operatori è costituito da PMI, duramente colpite dall’impatto economico della crisi causata dalla pandemia. In base agli ultimi dati disponibili, infatti, l’attività nel settore delle costruzioni nel 2020 è calata del 15,7% rispetto al 2019 e gli investimenti nell’efficienza energetica sono diminuiti del 12% nel medesimo periodo.

Eliminare gli ostacoli alle ristrutturazioni

L’Unione europea dispone già di un quadro regolamentare e di una serie di strumenti di finanziamento per promuovere l’efficienza energetica, la ristrutturazione degli edifici e la diffusione delle energie rinnovabili a livello di immobile, quartiere e distretto: tale quadro, ha permesso di migliorare notevolmente la prestazione energetica degli edifici: un edificio nuovo oggi consuma metà energia rispetto allo stesso tipo di edificio costruito 20 anni fa.

Tuttavia, ancora oggi la ristrutturazione degli edifici trova ostacoli in diversi punti della catena del valore, dalla decisione iniziale di intraprendere i lavori al finanziamento fino al completamento del progetto.

Appunto per dare impulso a una ristrutturazione sostenibile su vasta scala in tutt’Europa, è necessario rimuovere gli ostacoli maggiori in ogni punto della filiera.

Come eliminare gli annosi ostacoli che si frappongono alla realizzazione di ristrutturazioni efficienti in termini di energia e di risorse?

 

Sette principi base per le ristrutturazioni

La strategia proposta dalla Commissione europea si basa su alcuni principi basilari, che dovranno guidare anche i programmi di intervento nazionali:

  • efficienza energetica al primo posto”, da assumere come principio guida trasversale della governance europea per il clima e l’energia, e non solo, come delineato nel Green Deal europeo – oggetto di diversi articoli in questo blog – e nella recente strategia dell’Unione l’integrazione del sistema energetico, in modo da produrre solo l’energia di cui abbiamo veramente bisogno;
  • accessibilità economica, consistente nell’assicurare un’ampia disponibilità di edifici efficienti sotto il profilo energetico e sostenibili, soprattutto per le famiglie a basso e medio reddito e per le persone e le zone più vulnerabili;
  • decarbonizzazione e integrazione delle fonti rinnovabili, ristrutturando gli edifici in modo da accelerare l’integrazione dell’energia da fonti rinnovabili, in particolare locali, e promuovere un uso maggiore del calore di scarto. La ristrutturazione dovrebbe integrare i sistemi energetici a livello locale e regionale contribuendo a decarbonizzare i trasporti nonché il riscaldamento e il raffrescamento;
  • applicare i concetti del “ciclo di vita” e della “circolarità”, il che significa ridurre al minimo l’impronta degli edifici usando le risorse in modo efficiente e circolare e trasformando il settore edile in un pozzo di assorbimento, ad esempio attraverso la promozione di infrastrutture verdi e l’uso di materiali da costruzione organici in grado di immagazzinare il carbonio, come il legno di origine sostenibile;
  • standard sanitari e ambientali elevati, al fine di assicurare un’elevata qualità dell’aria, una buona gestione delle acque, la prevenzione delle catastrofi e la protezione dai pericoli associati al clima (edifici resilienti al clima), la rimozione e la protezione da sostanze nocive quali amianto e radon, la sicurezza sismica e antincendio. Assicurare inoltre l’accessibilità creando pari condizioni per tutta la popolazione europea, inclusi gli anziani e i disabili;
  • affrontare in contemporanea la duplice sfida della transizione verde e digitale, perché gli edifici intelligenti consentono di generare e usare le energie rinnovabili in modo efficiente a livello di abitazione, distretto o città. Se combinati a sistemi intelligenti di distribuzione dell’energia, possono essere edifici altamente efficienti a zero emissioni;
  • infine, non da ultimo, rispetto dell’estetica e della qualità architettonica: la ristrutturazione deve rispettare i principi di conservazione della progettazione, della fattura, del patrimonio e dello spazio pubblico.

Sette ambiti di intervento per favorire l’ondata di ristrutturazioni

Sulla base della propria analisi e di una consultazione pubblica, la Commissione ha, pertanto, individuato nei seguenti settori d’intervento e azioni quelli determinanti per imprimere un salto di qualità alla ristrutturazione, che si vuole più profonda e più estesa:

  • rafforzare l’informazione, la certezza del diritto e gli incentivi a ristrutturare per i proprietari e i locatari pubblici e privati: in proposito, la Commissione intende rivedere le direttive sull’efficienza energetica e sulla prestazione energetica nell’edilizia;
  • garantire finanziamenti adeguati e ben mirati. La strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 e gli orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza – che ho presentato in un precedente articolo – che saranno finanziati dal nuovo fondo europeo per la ripresa, hanno individuato nella ristrutturazione degli edifici una priorità per i piani nazionali di ripresa nell’ambito dell’iniziativa faro europea “Renovate”;
  • aumentare la capacità di preparazione e realizzazione dei progetti. La Commissione amplierà l’assistenza tecnica e la avvicinerà agli attori regionali e locali, in particolare rafforzando l’assistenza energetica europea a livello locale (ELENA, European Local Energy Assistance) e utilizzando il filone d’intervento “assistenza tecnica” del citato Fondo per la ripresa e la resilienza;
  • promuovere interventi di ristrutturazione completi e integrati per ottenere edifici intelligenti, integrare le energie rinnovabili e consentire la misurazione del consumo effettivo di energia, anche grazie al nuovo indicatore di predisposizione degli edifici alle tecnologie intelligenti disciplinato dal recente regolamento di esecuzione C(2020) 6929 della Commissione che specifica le modalità tecniche per l’attuazione efficace di un sistema comune facoltativo a livello di Unione per valutare la predisposizione degli edifici all’intelligenza;
  • rendere il settore edile e il suo indotto adatti a realizzare ristrutturazioni sostenibili, che siano improntate ai principi dell’economia circolare, utilizzino e riutilizzino materiali sostenibili e integrino soluzioni basate sulla natura. La Commissione, in particolare, propone di promuovere lo sviluppo di soluzioni industriali sostenibili standardizzate e il riutilizzo dei materiali di scarto;
  • far leva sulla ristrutturazione per affrontare il problema della povertà energetica e garantire a tutti, compresi i disabili e gli anziani l’accesso ad alloggi salubri. La Commissione ha appena presentato una raccomandazione sulla povertà energetica, cui seguirà il varo di un’iniziativa volta a promuovere alloggi a prezzi accessibili per 100 distretti;
  • promuovere la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffrescamento, che consumano l’80 % dell’energia consumata negli edifici residenziali, attraverso le revisioni, nel 2021, delle direttive sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica e del sistema EU ETS, l’applicazione e l’ulteriore sviluppo delle misure di progettazione ecocompatibile ed etichettatura, nonché il sostegno agli approcci distrettuali.

 

Finanziamenti dell’UE che stimolano gli investimenti per la ristrutturazione

Il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e lo strumento per la ripresa NextGenerationEU offriranno opportunità di finanziamento senza precedenti per avviare l’ondata di ristrutturazioni.

Il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, attualmente in fase di negoziazione e al quale il Consiglio europeo ha deciso di destinare 672,5 miliardi di EUR (il 37% dei quali sarebbe destinato alla spesa per il clima), potrà sostenere gli investimenti nella ristrutturazione e le riforme in materia di efficienza energetica in tutti gli Stati membri.

Nella strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 la Commissione ha proposto le iniziative faro europee Renovate e Power Up sollecitando l’intervento coordinato di tutti gli Stati membri sulla base dei progetti inclusi nei rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

Per sostenere l’attuazione di queste iniziative faro, la Commissione integrerà gli orientamenti per gli Stati membri sulla preparazione dei piani di ripresa e resilienza con orientamenti specifici per ciascuno Stato membro nel contesto della valutazione individuale dei piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) e delle strategie di ristrutturazione a lungo termine.

Per fornire orientamenti pratici agli Stati membri, la Commissione presenterà esempi della possibile articolazione di un piano per la ripresa e la resilienza in materia di ristrutturazione degli immobili e di efficienza energetica e delle risorse.

Infine, la Commissione rafforzerà le azioni concertate esistenti per aiutare gli Stati membri a scambiarsi buone pratiche e a monitorarne l’attuazione nel tempo.

La politica di coesione, che ha storicamente rappresentato una delle principali fonti di finanziamento pubblico dell’Unione per gli investimenti diretti a migliorare l’efficienza energetica degli edifici, manterrà questo ruolo nel periodo 2021-2027: nell’attuale periodo di programmazione 2014-2020 sono stati destinati alla ristrutturazione degli edifici circa 17 miliardi di euro dei fondi di coesione.

I fondi per la coesione, pertanto, continueranno a fornire un sostegno integrato per la ristrutturazione immobiliare, compresi i programmi di ristrutturazione mirata a livello locale e regionale, al fine di conseguire un’elevata prestazione energetica e a migliorarne il monitoraggio grazie a un sistema di indicatori più affidabile e dettagliato.

Nelle zone rurali, anche i finanziamenti del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) potranno essere utilizzati per migliorare l’efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile.

 

Un nuovo Bauhaus europeo per abbinare stile e sostenibilità

L’ondata di ristrutturazioni non si limiterà al parco immobiliare esistente: sarà l’inizio di un processo orientato al futuro per abbinare sostenibilità e stile.

Come ho anticipato all’inizio dell’articolo, la Commissione lancerà un nuovo Bauhaus europeo per alimentare una nuova estetica europea che coniughi prestazioni e inventiva.

Il nuovo Bauhaus europeo fungerà da incubatore dell’innovazione e della creatività per promuovere in tutta Europa, e anche al di fuori del nostro continente, una progettazione sostenibile e al tempo stesso gradevole e a costi accessibili per i cittadini. Esso creerà una rete per far incontrare professionisti di diverse discipline e mobiliterà menti creative per ripensare quali caratteristiche possa e debba avere la vita sostenibile futura.

Il nuovo Bauhaus europeo è un progetto interdisciplinare che creerà spazi sperimentali in cui l’arte, la cultura, la scienza e la tecnologia possano combinare, immaginare, sperimentare e dimostrare nuove soluzioni che contribuiscano a sviluppare nuovi mercati guida.

Avrà due dimensioni: la prima è una rete di pensatori, urbanisti, architetti, imprenditori, studenti e cittadini che collaborano per sviluppare la sostenibilità in grande stile; la seconda dimensione sarà costituita da veri e propri progetti immobiliari in tutta l’Unione europea.

Il nuovo Bauhaus europeo si articolerà in tre fasi: ideazione, realizzazione e diffusione.

Nel primo semestre 2021 la Commissione organizzerà un ampio processo di co-“ideazione” partecipativa, con l’obiettivo di pubblicare inviti a presentare proposte nell’ambito del prossimo quadro pluriennale in tutti i programmi pertinenti. La “realizzazione” del primo progetto di costruzione o trasformazione del Bauhaus europeo inizierà nel secondo semestre del 2021.

 

ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:

Comunicazione della Commissione europea, Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa: inverdire gli edifici, creare posti di lavoro e migliorare la vita, doc. COM(2020) 662 del 14 ottobre 2020

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