Un approccio sempre più europeo all’immigrazione: il punto della situazione
29 giugno 2018 di Mauro Varotto
Il noto aforisma dello scrittore e drammaturgo irlandese George Bernard Shaw, secondo il quale: “Per ogni problema complesso, c’è sempre una soluzione semplice. Che è sbagliata”, sembra si attagli perfettamente al problema delle migrazioni, un problema globale, che interessa numerose aree del pianeta, e che, in Europa, si è presentato nel corso dei millenni in maniera ricorrente, dalle migrazioni da est verso l’Impero romano, fino alle attuali migrazioni dalle tre rotte del Mediterraneo: orientale, centrale e occidentale.
Con l’importante contributo del nuovo Governo italiano, il Consiglio europeo di Bruxelles del 28 giugno 2018 ha adottato una serie di nuovi orientamenti politici per creare una politica sull’immigrazione più europea e basata su una maggiore solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione europea e nei confronti dei richiedenti asilo.
Per valutare in una giusta prospettiva i risultati raggiunti, tuttavia, è prima necessario chiarire il contesto politico in cui si collocano tali orientamenti e la situazione di partenza.
I tre capisaldi della politica europea sulla migrazione
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, quindi dall’1 dicembre 2009, la politica dell’asilo e della migrazione, fino ad allora oggetto di una mera cooperazione intergovernativa tra gli Stati membri dell’Unione, è divenuta una vera e propria politica europea, fondata su tre capisaldi – i controlli alle frontiere esterne, l’asilo e l’immigrazione – volti ad offrire ai cittadini europei “uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone (…)”. In un precedente articolo, al quale rinvio, ho tracciato le linee di evoluzione di tale politica.
In estrema sintesi, l’obiettivo della politica europea in materia di asilo è offrire uno status appropriato a qualsiasi cittadino di un Paese terzo che necessita di protezione internazionale in uno degli Stati membri e garantire il rispetto del principio di non respingimento: negli ultimi vent’anni l’Unione europea ha messo in atto alcuni dei più alti standard comuni in materia di asilo nel mondo, cercando di sviluppare un sistema comune europeo di asilo.
La politica migratoria europea mira a stabilire un approccio equilibrato per affrontare l’immigrazione sia regolare che clandestina, fondato sulla solidarietà: negli ultimi due anni, la politica migratoria europea ha fatto passi da gigante, a partire dall’agenda europea sulla migrazione proposta dalla Commissione Juncker nel maggio 2015, presentata in un apposito articolo del blog.
Infine, anche la politica di gestione delle frontiere esterne ha registrato progressi, grazie alla creazione, a livello europeo, di strumenti e di agenzie, quali il sistema d’informazione Schengen, il sistema d’informazione visti e l’Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera.
I risultati raggiunti nell’ultimo triennio
Nel 2015, 2016 e 2017 le operazioni organizzate dall’Unione europea hanno prodotto alcuni risultati indiscutibili:
- oltre 520.000 vite sono state salvate;
- oltre 2.100 presunti trafficanti e contrabbandieri sono stati arrestati;
- 387 imbarcazioni utilizzate illegalmente sono state rimosse.
Nel giugno 2016 gli Stati membri hanno concordato di istituire una nuova guardia costiera e di frontiera europea, per rafforzare la gestione e la sicurezza delle frontiere esterne comuni dell’Unione. Come indicato in un precedente articolo, attualmente conta circa 1.500 funzionari che appoggiano gli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne, a complemento delle capacità nazionali esistenti degli Stati membri che sono di oltre 100.000 guardie di frontiera.
Infine, l’agenzia Europol ha aperto un nuovo Centro europeo per il contrabbando di migranti , al fine di supportare gli Stati membri dell’Unione nello smantellamento delle reti criminali coinvolte nel traffico di migranti organizzato.
Questi dati sono desumibili dall’ultima relazione della Commissione europea, presentata il 16 maggio 2018, che fornisce una visione d’insieme dei progressi e degli sviluppi intervenuti in tutti i filoni di attività dell’agenda europea sulla migrazione.
Nuove sfide migratorie
Dal 2015 sono state poste in essere diverse misure a livello europeo per un controllo efficace delle frontiere esterne dell’Unione che hanno permesso di ottenere un calo del 95% del numero di attraversamenti illegali delle frontiere verso l’Europa, rispetto al picco registrato nell’ottobre 2015.
Tuttavia, oggi i flussi hanno ripreso a crescere sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale.
Il seguente grafico illustra l’andamento dei flussi migratori irregolari, registrato negli ultimi tre anni attraverso le principali tre rotte verso l’Europa: il Mediterraneo centrale, orientale e occidentale.

Attraversamenti irregolari delle frontiere lungo le principali rotte migratorie – 2014-2017 – Fonte: Commissione europea, 2018
Una nuova fase per le politiche migratorie europee
Le sfide connesse all’aumento dei flussi migratori nell’Unione europea, e le aumentate preoccupazioni in materia di sicurezza, hanno dato il via a una nuova fase di attività politica a livello europeo, dalla quale, non senza difficoltà e contraddizioni, stop and go, sta comunque progressivamente emergendo un approccio diverso e più europeo alla gestione della migrazione.
I risultati del Vertice europeo del 28 giugno 2018 si collocano in questo contesto, senza conoscere il quale è difficile valutarne la portata.
La nuova fase è stata aperta già nel 2015, quando la Commissione europea ha proposto la revisione del sistema europeo di asilo, il cosiddetto “Regolamento Dublino III”, in vigore dal luglio 2013, il quale definisce i criteri per individuare lo Stato membro competente per l’esame della domanda di asilo: la proposta del “regolamento Dublino IV” è oggi all’esame delle Istituzioni legislative europee (Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea) e le discussione sui nuovi criteri di accoglienza dei rifugiati è aperta.
Il secondo elemento della nuova fase è il miglioramento delle relazioni con cinque principali paesi di origine e di transito in Africa (Etiopia, Mali, Niger, Nigeria e Senegal). Il quadro di partenariato e il piano d’azione (Dichiarazione di Malta), concordato nel vertice informale europeo tenutosi a La Valletta il 3 febbraio 2017, hanno permesso di avviare una cooperazione a lungo termine con un certo numero di paesi partner dell’Unione.
A seguito della dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016, il passaggio giornaliero dalla Turchia alla Grecia è sceso da 10.000 in un solo giorno nell’ottobre 2015 a una media di circa 80 persone al giorno. Complessivamente, gli arrivi nelle isole greche dalla Turchia sono diminuiti del 97%.
L’Unione europea ha stanziato 3 miliardi di euro per aiutare i profughi siriani in Turchia, che sono un milione.
Nel frattempo, un nuovo progetto di 8,5 milioni di euro finanziato dall’Unione e gestito dall’UNICEF sosterrà oltre 6.000 bambini rifugiati e migranti in tutta la Grecia, compresi i minori non accompagnati, che necessitano di cure dedicate.
Inoltre, l’Unione ha costituito il Fondo fiduciario UE per la Siria, con oltre 9,4 miliardi di euro in aiuti umanitari e allo sviluppo già stanziati.
Infine, il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile stanzia 4,1 miliardi di euro per l’Africa che mobiliteranno investimenti complessivi, pubblici e privati, fino a 44 miliardi di euro, o addirittura 88 miliardi di euro se tutti gli Stati membri dell’Unione europea contribuissero.
I risultati del vertice europeo del 28 giugno 2018
Nel quadro appena delineato si collocano le “Conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno 2018”.
Va precisato che il Consiglio europeo non è un organo legislativo: riunisce tutti i capi di Stato e di governo e detta gli indirizzi politici che le istituzioni dell’Unione europea nei prossimi mesi dovranno trasformare in concrete misure nei prossimi mesi.
Inoltre tali indirizzi mirano a favorire la cooperazione e la reciproca fiducia tra gli Stati dell’Unione europea, senza obblighi o imposizioni: l’Unione europea non è una gabbia, ma un luogo di dialogo e di confronto tra visioni e sensibilità diverse.
Quali sono i nuovi principi ai quali si ispirerà la politica europea di immigrazione e asilo?
Vediamoli per punti:
- tutti gli Stati membri hanno ribadito la volontà di “un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE, il rafforzamento dell’azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori”;
- i medesimi Stati membri hanno ribadito l’impegno a evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti. In particolare, per quel che riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, nella quale è direttamente coinvolta l’Italia, l’impegno comune è a intensificare gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri paesi, sostenendo, anche finanziariamente, la regione del Sahel, la guardia costiera libica, le comunità costiere e meridionali, i rimpatri umanitari volontari, la cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché i reinsediamenti volontari. In questo contesto, si è concordato che tutte le navi operanti nel Mediterraneo dovranno rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica. Nella rotta del Mediterraneo orientale, invece, sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente la “dichiarazione UE-Turchia”, impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi;
- per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi, attraverso un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri e creando piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM;
- nel territorio dell’Unione europea coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, saranno presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell’Unione europea, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà, e saranno, quindi, ripartiti tra gli Stati membri;
- per affrontare alla radice il problema della migrazione, è necessario un partenariato con l’Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai paesi africani nella “Agenda 2063”: tutti gli Stati membri si sono impegnati per assicurare maggiori finanziamenti allo sviluppo ma anche a porre in essere misure intese a creare un nuovo quadro che consenta di accrescere sostanzialmente gli investimenti privati degli africani e degli europei;
- occorre intensificare in tutti i Paesi europeo l’effettivo rimpatrio dei migranti irregolari;
- il bilancio dell’Unione europea 2021-2027 dovrà assicurare importanti risorse per la politica europea dell’immigrazione, rafforzando la guardia costiera europea, l’assistenza ai richiedenti asilo ma anche i rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale;
- circa la situazione all’interno dell’Unione europea, poiché i cosiddetti “movimenti secondari” di richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e l’acquis di Schengen, gli Stati membri si sono impegnati ad adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e a cooperare strettamente per impedirli.
- infine, circa la riforma del sistema europeo comune di asilo (il passaggio da Dublino III a Dublino IV), il Consiglio europeo invita le istituzioni dell’Unione europea, impegnate nel processo legislativo, a cercare un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso.
Infine, il Consiglio europeo di ottobre 2018 esaminerà i progressi compiuti nell’attuazione di questi indirizzi, perché è chiaro che – trattandosi di grandi orientamenti – lasciano spazio a interpretazioni divergenti che dovranno trovare ulteriori sintesi in sede di attuazione concreta.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Relazione sullo stato di attuazione dell’agenda europea sulla migrazione, doc. COM(2018) 301 del 16 maggio 2018
Conclusioni del Consiglio europeo, 28 giugno 2018
Agenda europea sulla migrazione e sviluppi futuri
Riforma del sistema di asilo europeo (regolamento di Dublino)