Infrastrutture europee di ricerca: approvata la Roadmap ESFRI 2018
13 luglio 2018 di Mauro Varotto
Vi dicono qualcosa i seguenti nomi: Elixir, Emphasis, Mirri o Infrafrontier?
Sono i nomi di alcune tra le cinquanta grandi infrastrutture di ricerca europee: European Life-Science Infrastructure for biological Information (Elixir); European Infrastructure for multi-scale Plant Phenomics and Simulation for food security in a changing climate (Emphasis); Microbial Resource Research Infrastructure (Mirri); European Infrastructure for phenotyping and archiving of model mammalian genomes (Infrafrontier).
Si tratta di infrastrutture di ricerca di livello mondiale, cui partecipano decine e centinaia di organismi di ricerca e università europee, accessibili a tutti i ricercatori in Europa e non solo.
Rappresentano fattori chiave della competitività europea nell’intero ventaglio dei campi scientifici e hanno la funzione di permettere di sfruttare al meglio tutto il potenziale di progresso scientifico e di innovazione tecnologica di cui dispone l’Europa.
Le infrastrutture di ricerca sono essenziali per svolgere la ricerca necessaria per affrontare le grandi sfide per la società.
Infrastrutture di ricerca paneuropee stimolano la collaborazione transfrontaliera e tra le diverse discipline, creando uno spazio europeo della ricerca; consentono di realizzare ricerche e innovazioni di portata rivoluzionaria; promuovono la mobilità delle persone e delle idee, riuniscono i migliori scienziati di tutta Europa e del mondo e rafforzano l’istruzione scientifica; stimolano i ricercatori e le imprese innovative a sviluppare tecnologie all’avanguardia, rafforzando l’industria innovativa ad alta tecnologia europea; infine, possono rappresentare vetrine scientifiche d’eccezione per la società nel suo complesso.
Tuttavia, come è noto, in molti campi oggi è impossibile fare ricerca senza avere accesso ai supercomputer, agli strumenti analitici, alle fonti radianti per i nuovi materiali, ad ambienti puliti e alla metrologia avanzata per le nanotecnologie, a laboratori appositamente equipaggiati per la ricerca in campo biologico e medico, a banche di dati per la genomica e le scienze sociali, agli osservatori e a sensori per le scienze della Terra e dell’ambiente, alle reti a banda larga ad alta velocità per trasferire i dati, ecc.
Le infrastrutture di ricerca d’avanguardia, quindi, diventano sempre più costose e complesse, spesso richiedendo l’integrazione di attrezzature, fonti di dati e servizi diversi nonché un’ampia collaborazione transnazionale. Nessun paese dispone da solo delle risorse sufficienti per sostenere tutte le infrastrutture di ricerca necessarie.
Di fronte a queste problematiche, l’Unione europea ha fornito due risposte.
Innanzitutto, il programma quadro di ricerca e innovazione dell’Unione europea, denominato “Orizzonte 2020”, ha stanziato circa 2,4 miliardi di euro fino al 2020, per finanziare la nascita di nuove infrastrutture europee di ricerca; il nuovo programma quadro, proposto dalla Commissione europea per il periodo 2021-2027 – e che si intitolerà “Orizzonte Europa” – stanzia una cifra analoga.
Queste sono solo una parte delle risorse necessarie per creare e mantenere attive infrastrutture di ricerca europee di eccellenza: anche i singoli Stati membri e le singole regioni partecipano al finanziamento.
Quindi, l’Unione europea, per facilitare la creazione e il finanziamento di tali infrastrutture di ricerca non ha solo stanziato fondi propri, ma ha anche creato un quadro giuridico europeo, concordato tra tutti i paesi partecipanti, che consente la creazione di partenariati transnazionali: questo evita la ripetizione di negoziati internazionali, progetto per progetto, volti ad analizzare e discutere la forma giuridica più appropriata per tali organizzazioni di ricerca internazionali; supera l’esigenza di un dibattito presso ciascun Parlamento nazionale in vista dell’approvazione di un accordo internazionale, che sarebbe necessario per creare una infrastruttura di ricerca internazionale.
A tal fine, ha istituito il regolamento (CE) n. 723/2009 del Consiglio del 25 giugno 2009, il quale fornisce un nuovo strumento giuridico per creare infrastrutture europee di ricerca e consentire di mettere in comune le risorse a livello europeo e anche mondiale: il consorzio per un’infrastruttura europea di ricerca (ERIC). Il regolamento si fonda sull’art. 187 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE) ai sensi del quale: “L’Unione può creare imprese comuni o qualsiasi altra struttura necessaria alla migliore esecuzione dei programmi di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione dell’Unione”.
Che cosa è una infrastruttura di ricerca?
La nozione di infrastruttura di ricerca, definita per la prima volta a livello europeo nel 2009 nel citato regolamento ERIC, si rinviene oggi nel regolamento (UE) che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione (2014-2020) – Orizzonte 2020 ed è la seguente:
“strutture, risorse e servizi che sono usati dalle comunità di ricerca per condurre ricerca e promuovere l’innovazione nei rispettivi settori. Se del caso, esse possono essere utilizzate al di là della ricerca, ad esempio per scopi educativi o di servizio pubblico. Esse comprendono: attrezzature scientifiche di primaria importanza o serie di strumenti, risorse basate sulla conoscenza quali collezioni, archivi o dati scientifici, infrastrutture in rete quali sistemi di dati e calcolo e reti di comunicazione e qualsiasi altra infrastruttura di natura unica essenziale per raggiungere l’eccellenza nella ricerca e nell’innovazione. Tali infrastrutture possono essere ‘ubicate in un unico sito’, ‘virtuali’ o ‘distribuite’.”
Chi decide quali sono le infrastrutture di ricerca europee?
Negli ultimi anni l’approccio europeo alle infrastrutture di ricerca ha compiuto progressi notevoli grazie al costante sviluppo e all’attuazione di una tabella di marcia (Roadmap) da parte del Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI). Il Forum è stato istituito nel 2002 e i delegati dell’ESFRI sono nominati dai Ministri della ricerca dei paesi membri dell’Unione europea e degli altri paesi associati e comprende un rappresentante della Commissione europea.
All’EFRI è stato affidato dall’Unione europea e dagli Stati partecipanti un ruolo chiave nel processo decisionale sulle infrastrutture di ricerca in Europa, ruolo che viene svolto, appunto, attraverso lo sviluppo di una tabella di marcia strategica che identifica le nuove infrastrutture di ricerca di vitale importanza per l’Europa nel lungo periodo, cioè per i prossimi 10-20 anni.
La ESFRI Roadmap 2016, pubblicata nel marzo 2016, è stata appena aggiornata nel corso del 65° ESFRI Forum Meeting che si è tenuto dal 27 al 29 giugno 2018 a Corfù in Grecia che ha approvato.
Nella ESFRI Roadmap 2016 le infrastruttire di ricerca sono classificate in sei domini scientifici: Health Food; Energy; Environmental Research; Social and Cultural Innovation; Physical Sciences and Engineering; e-Infra.
Vi compaiono cinquanta infrastrutture di ricerca, classificate in due diverse tipologie:
- progetti: sono 21 e sono selezionati per la loro eccellenza e maturità scientifica; rivestendo un’importanza strategica per il sistema europeo delle infrastrutture di ricerca hanno priorità di finanziamento sia a livello europeo che nazionale;
- Landmark, progetti, che a seguito del percorso di selezione ESFRI, hanno raggiunto lo status di infrastrutture di ricerca di riferimento, poiché rappresentano elementi chiave della competitività della ricerca europea. A livello europeo, sono stati selezionati 29 Landmark in totale.
Infine, l’ESFRI ha selezionato anche un gruppo di progetti emergenti, cioè proposte considerate scientificamente eccellenti e di elevata pertinenza paneuropea, ma che richiedono un ulteriore perfezionamento, prima di soddisfare i criteri di maturità per entrare nella Roadmap come Progetti.
Tra i sei nuovi progetti emergenti selezionati, compare anche la prima e unica infrastruttura di ricerca europea a coordinamento italiano: si chiama METROFOOD-RI – Infrastructure for promoting Metrology in Food and Nutrition e affronta in maniera integrata tutti gli aspetti relativi alla produzione, conservazione, distribuzione e consumo degli alimenti. Per la parte italiana vi partecipano i più importanti enti di ricerca nazionali e regionali (CNR, CREA, ISS, INRIM, ICQRF, IEO e Fondazione MACH), nonché le Università degli Studi di Parma, di Brescia, di Udine e la Federico II di Napoli.
La tabella di marcia ESFRI 2018 sarà ufficialmente presentato al pubblico in un evento dedicato, sotto la presidenza austriaca, il 11 ° di settembre 2018 presso l’Aula der Wissenschaften di Vienna.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Relazione della Commissione europea al Parlamento europeo e al Consiglio, Seconda relazione sull’applicazione del regolamento (CE) n. 723/2009 del Consiglio, del 25 giugno 2009, relativo al quadro giuridico comunitario applicabile ad un consorzio per un’infrastruttura europea di ricerca (ERIC), doc. COM(2018)523 del 6 luglio 2018
European Strategy Forum for Research Infrastructures (ESFRI)
La ESFRI Roadmap 2016 è stata pubblicata a marzo 2016.
L’aggiornamento 2018 della Roadmap è stato approvato nel corso del 65° ESFRI Forum Meeting che si è tenuto dal 27 al 29 giugno 2018 a Corfù in Grecia.