Una nuova agenda europea per la ricerca e l’innovazione
18 Maggio 2018 di Mauro Varotto
Investire nella ricerca e nell’innovazione significa investire nel futuro: il progresso di una società, infatti, va di pari passo con la sua capacità di innovare.
Una prosperità duratura è possibile solo se una comunità è capace di mettere pienamente a frutto le conoscenze, lo spirito imprenditoriale e la produttività dei propri cittadini. E qualsiasi sistema economico può mantenere una posizione concorrenziale di primo piano solo se riesce a rimanere alla frontiera della ricerca di punta e dell’innovazione.
Con il 7% della popolazione mondiale, l’Europa rappresenta il 20% degli investimenti nella ricerca e sviluppo a livello mondiale e circa un terzo di tutte le pubblicazioni scientifiche di alta qualità. Inoltre, l’Europa vanta anche una forte base industriale.
Tuttavia, i paesi di tutto il mondo stanno investendo massicciamente nella ricerca e nell’innovazione in tutti i settori dell’economia. Ciò significa che la concorrenza globale si sta intensificando e che la posizione concorrenziale di primo piano dell’Europa in settori industriali chiave è minacciata.
Sulla base di una rigorosa analisi dell’attuale situazione, la Commissione europea ha proposto ai leader degli Stati membri dell’Unione una nuova agenda europea per la ricerca e l’innovazione, perché è necessario e urgente rafforzare la capacità di innovazione dell’Europa, assicurare congrui investimenti e accelerare la diffusione dell’innovazione.
E’ in gioco la prosperità futura del nostro continente.
Infatti, la possibilità che l’Europa diventi leader della prossima ondata di innovazione dipenderà dalla capacità di adottare la giusta combinazione di politiche e strumenti.
L’Europa ha basi solide, ma deve fare un salto di qualità
Oggi l’Europa dispone di un quadro di riferimento solido (il mercato unico digitale, l’Unione dell’energia, le strategie industriali e la politica in materia di concorrenza) e di strumenti finanziari che assicurano risultati importanti: dal Fondo europeo per gli investimenti strategici al programma quadro “Orizzonte 2020” per la ricerca e l’innovazione, ai Fondi strutturali e d’investimento europei.
Su queste basi l’Europa è riuscita a conseguire l’avanguardia a livello mondiale in numerosi settori scientifici e tecnologici e ha creato le condizioni migliori per l’innovazione e la concorrenza tra le imprese.
Ora la Commissione europea propone agli Stati membri dell’Unione di fare un salto di qualità.
Diversi Paesi europei sono rimasti indietro rispetto all’obiettivo fissato dall’agenda strategica “Europa 2020” di investire almeno il 3% del PIL in ricerca e sviluppo: la media dell’Unione nell’ultima rilevazione, compita nel 2016, si attesta intorno al 2%. Solo Svezia, Austria e Germania centrano l’obiettivo del 3%.
L’Italia investe in ricerca e innovazione meno della Repubblica Ceca e della Slovenia, come evidenzia il seguente grafico.
La Commissione europea, pertanto, propone una nuova agenda europea per la ricerca e l’innovazione articolata attorno a pochi elementi chiave.
Aumentare gli investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione
Innanzitutto sono necessari investimenti pubblici.
Nella sua proposta sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, del 2 maggio 2018, la Commissione europea ha chiarito che la ricerca e l’innovazione devono continuare ad essere una priorità fondamentale dell’Unione europea e ha proposto di aumentare gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, stanziando 100 miliardi di euro per il futuro programma “Orizzonte Europa” e il programma Euratom di ricerca e formazione.
Ma anche gli stati membri devono fare la loro parte: stimolare gli investimenti pubblici nella ricerca e nell’innovazione negli Stati membri che dedicano poche risorse a tal fine è essenziale per massimizzare il potenziale di innovazione dell’UE.
Stimolare anche gli investimenti privati
La modesta entità degli investimenti privati destinati all’innovazione è una persistente debolezza dell’Europa. Il livello di investimenti nella ricerca e innovazione da parte delle industrie nell’Unione europea è pari all’1,3% del prodotto interno lordo.
Il confronto con la Cina (1,6%), gli Stati Uniti (2%), il Giappone (2,6%), e la Corea del Sud (3,3%) è allarmante: le imprese dell’Unione spendono meno in ricerca e sviluppo rispetto ai loro concorrenti, come evidenzia il grafico.
Un particolare punto debole europeo è la disponibilità di capitale di rischio, una fonte essenziale di finanziamento per le start-up innovative. Come evidenza il seguente grafico, nel complesso gli investimenti nel capitale di rischio sono pari a un quinto del livello degli Stati Uniti. Ciò porta a un deficit di finanziamento delle imprese durante la loro crescita nonché a un eccessivo affidamento sul sostegno pubblico.
Il seguente grafico mostra i fondi di capitale di rischio raccolti (in miliardi di euro) nell’Unione europea rispetto agli Stati Uniti nel decennio 2007-2016.
Politiche e legislazioni orientate all’innovazione
Tuttavia, gli investimenti, pubblici e privati, da soli non bastano.
Occorre che in Europa, e nei singoli Stati membri, vi siano dei quadri normativi orientati all’innovazione, a partire dalla legislazione in materia di libera concorrenza, che svolgono un ruolo fondamentale per creare condizioni di parità per i nuovi operatori del mercato e fornire incentivi all’innovazione, fino alle norme tecniche comuni e alle norme sulla interoperabilità dei prodotti le quali facilitano l’adozione e la diffusione sul mercato di soluzioni innovative.
Secondo la Commissione europea è anche necessario un nuovo diritto fallimentare che offra agli innovatori e agli imprenditori onesti una seconda occasione, liberandoli integralmente dai debiti di precedenti iniziative imprenditoriali a rischio dopo un periodo di 3 anni.
Ma servono anche pubbliche amministrazioni orientate all’innovazione, che utilizzino i nuovi strumenti degli appalti pubblici per l’innovazione.
Innovazioni rivoluzionarie
Infine, è necessario che l’Europa sia capace di creare nuovi mercati.
L’Europa riesce con discreto successo ad aumentare o mantenere il valore di prodotti, servizi e processi esistenti, processo noto come “innovazione incrementale”: nei settori dello spazio, dell’aeronautica, dei prodotti farmaceutici, dell’elettronica, dell’energia rinnovabile, delle bioindustrie e delle tecnologie produttive avanzate, ma anche in quelli delle cosiddette tecnologie abilitanti fondamentali, quali la robotica, la fotonica e le biotecnologie, l’Unione europea conserva una leadership industriale a livello mondiale.
Ma l’Europa deve fare di meglio e generare anche innovazioni rivoluzionarie: un’innovazione rivoluzionaria crea prodotti, servizi o processi completamente nuovi o porta a sostanziali miglioramenti della qualità di quelli esistenti.
Le innovazioni rivoluzionarie e dirompenti sono ancora troppo rare in Europa. Per la Commissione europea il motivo è da ricercare in una serie di fattori, tra cui la mancanza di capitali di rischio, una radicata avversione al rischio, il mancato trasferimento di nuove tecnologie dalla base di ricerca e l’incapacità di sfruttare la dimensione di scala dell’Unione.
Divari tra regioni europee e strategie di specializzazione intelligente
Infine, anche se il divario in materia di innovazione in Europa tra Paesi del Nord e Sud, e tra Paesi dell’Est e Ovest, oggi è molto più sfumato che in passato, tuttavia permangono forti divari tra le regioni, con diverse zone in netto ritardo in termini di investimenti, capacità di innovazione e prestazioni. Tali carenze nella diffusione dell’innovazione spiegano in gran parte la lenta crescita di queste regioni.
La seguente cartina evidenzia la situazione delle regioni europee e i forti divari nelle prestazioni in materia di innovazione.
Servono nuovi sforzi per far progredire le regioni europee più arretrate. La Commissione europea continua a scommettere sulle “Strategie di specializzazione intelligente”, essenziali per garantire che tutte le regioni dell’Unione possano sfruttare il loro potenziale e attuare con successo la transizione industriale basata sull’innovazione
Investire nelle persone
Infine, per stimolare l’innovazione in tutti i settori dell’economia e in tutti i segmenti della popolazione è necessario sviluppare una società dell’apprendimento e dell’imprenditorialità.
Questo significa importanti cambiamenti nel sistema di istruzione, formazione e ricerca e sul posto di lavoro.
Finché le competenze digitali sono quelle evidenziate nel seguente grafico, sarà difficile fare innovazione: oltre la metà di tutti i cittadini ha modeste competenze digitali di base o non ne ha nessuna.
Per concludere: in Europa sono oggi necessari nuove ambizioni condivise e, soprattuto, un cambiamento di mentalità rispetto ai temi della scienza e dell’innovazione.
Questa, secondo la Commissione europea, può essere la strada che permetterà ai cittadini e alle imprese europee di cogliere le nuove opportunità, affrontando nel contempo le sfide e le incertezze.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Una nuova agenda europea per la ricerca e l’innovazione – l’opportunità dell’Europa di plasmare il proprio futuro, doc. COM(2018) 306 del 15.5.2018