Il piano d’azione dell’Unione europea sul traffico di armi da fuoco in Europa
25 settembre 2020 di Mauro Varotto
Secondo i dati forniti dal gruppo di ricerca indipendente “Small Arms Survey”, istituito presso l’Istituto di studi internazionali e di sviluppo di Ginevra, il quale lavora con un’ampia varietà di istituzioni partner in tutto il mondo che raccolgono e forniscono dati e informazioni sul traffico di armi da fuoco e di armi leggere e di piccolo calibro, è di 35 milioni il numero delle armi da fuoco illegali detenuto nel 2017 da civili nell’Unione europea, pari al 56% del totale stimato di armi da fuoco.
Queste stesse stime, che la Commissione europea pone a base delle proprie analisi strategiche, rivelano che il numero di armi da fuoco detenute illegalmente supererebbe quello delle armi da fuoco detenute legalmente in ben 12 Stati membri dell’Unione europea, compresa l’Italia.
Oggi le armi da fuoco illegali sono più facilmente accessibili online (in particolare sul dark web) e il relativo commercio è portato avanti sempre di più da singoli criminali, oltre che dai gruppi della criminalità organizzata. Le armi da fuoco illegali sono principalmente pistole e fucili (che rappresentano rispettivamente il 34% e il 27% dei sequestri).
A livello internazionale, l’Europa è uno dei principali punti di partenza dei flussi illeciti, anche se questi flussi rimangono per lo più confinati all’interno del continente: lo dimostrano i dati raccolti dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) in uno studio del 2020 intitolato: Global Study on Firearms Trafficking.
Le armi da fuoco che circolano illegalmente nell’Unione europea provengono, per la quasi totalità, dall’area dell’Europa sud-orientale, che comprende i paesi dei Balcani occidentali, la Moldavia e l’Ucraina, come ha evidenziato la Relazione della Commissione europea sulla Valutazione del piano d’azione 2015-2019 sul traffico di armi da fuoco tra l’UE e la regione dell’Europa sudorientale del giugno 2019 e come confermano le relazioni elaborate dall’agenzia Europol. Tra i principali mezzi usati per il traffico illecito, la stessa Europol evidenzia il ruolo di “bande di motociclisti fuorilegge trafficano armi da fuoco in tutta l’Unione europea”.
Poiché il traffico illecito di armi rappresenta una grave minaccia per i cittadini, è fonte di insicurezza fisica e aumenta il rischio di violenza domestica, che può degenerare in omicidio o nel rischio di suicidio, l‘Unione europea ha da tempo definito una politica specifica per far fronte a questa problematica.
A seguito della comunicazione della Commissione europea sulle armi da fuoco del 2013 e dell’Agenda europea sulla sicurezza del 2015, l’Unione ha adottato diversi strumenti, non solo legislativi, al fine di impedire ai terroristi e ai criminali di avere gli strumenti necessari per agire, rendendo loro più difficile avere accesso alle armi da fuoco e ai precursori di esplosivi, finanziare le attività e viaggiare senza essere individuati.
Un aspetto importante di questa attività è rappresentato dalle misure volte a controllare l’acquisizione e la detenzione di armi e limitare la capacità dei criminali e dei terroristi di procurarsi armi illegali.
Uno specifico piano di azione dell’Unione europea è stato adottato nel 2015 e si è concluso nel 2019: tuttavia, restano aperte numerose sfide e si rende necessaria una nuova gamma di azioni per contrastare la diffusione del fenomeno.
La Commissione europea, pertanto, nell’ambito della nuova Strategia per la sicurezza 2020-2025, che ho illustrato in un precedente articolo, ha deciso di dotarsi di un nuovo piano d’azione per il quinquennio 2020-2025, un piano unico per l’Unione europea e per i suoi partner dell’Europa sudorientale (Balcani occidentali, Moldova, Ucraina), incentrato su quattro priorità specifiche, con l’obiettivo di affrontare le restanti lacune legislative e le incongruenze giuridiche in materia di controllo delle armi da fuoco che ostacolano la cooperazione tra le polizie dei diversi Stati europei ed extra europei.
Le quattro priorità sono le seguenti:
Priorità 1: tutelare il mercato legale e limitare lo sviamento
La Commissione europea potenzierà il proprio impegno per garantire che la direttiva sulle armi da fuoco e i relativi atti delegati e di esecuzione siano recepiti correttamente e applicati efficacemente da tutti gli Stati membri. Infatti, i quadri giuridici e le definizioni nazionali restano divergenti, situazione che impedisce di mettere in atto approcci congiunti e può ancora essere sfruttata dalla criminalità. In particolare, gli Stati membri sono ancora lontani dall’aver pienamente recepito e attuato la direttiva (UE) 2017/853 del 17 maggio 2017 sulle armi da fuoco.
Priorità 2: migliorare il quadro dell’intelligence
La Commissione si adopererà per istituire una raccolta sistematica e armonizzata di dati sui sequestri di armi da fuoco e pubblicherà statistiche annuali analogamente a quanto avviene per l’analisi dei sequestri di droga: questo aiuterà le autorità nazionali di contrasto nell’identificazione delle nuove tendenze dei traffici e nella creazione di profili di rischio più precisi.
Priorità 3: aumentare la pressione sui mercati criminali
La Commissione europea sollecita gli Stati membri e i partner dell’Europa sudorientale a ultimare la creazione, in ogni giurisdizione nazionale, di “punti focali” sulle armi da fuoco, dotati di un organico completo e debitamente formato, in grado di tracciare e contrastare i traffici d’armi.
Per contrastare tale traffico illecito a livello internazionale, sono state adottate diverse convenzioni in sede ONU che devono essere attuate in ogni Stato che le ha ratificate. Dal suo canto, la Commissione europea valuterà la fattibilità di introdurre norme che abilitino la cooperazione di polizia a garantire un rintracciamento sistematico delle armi sequestrate e lo scambio di intelligence anche al di fuori delle singole indagini, in modo da favorire una condivisione più agevole e sistematica dei dati.
Operazioni coordinate a livello europeo di ciberpattugliamento e azioni contro i mercati del dark web e un protocollo d’intesa tra gli operatori dei servizi di corriere e postali e le autorità di polizia e doganali, favoriranno la lotta ai traffici illeciti.
Priorità 4: potenziare la cooperazione internazionale
Infine, per migliorare il contrasto al traffico illegale di armi un grande potenziale è costituito dalla cooperazione tra le autorità di contrasto all’interno dell’Unione e a livello internazionale.
In particolar modo, il piano d’azione della Commissione europea prevede di potenziare la cooperazione con i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, in particolare con la Tunisia, il Libano e la Giordania.
Esigenze di finanziamento per affrontare le sfide
Il piano d’azione della Commissione europea si preoccupa anche dei costi delle attività previste e contiene un preciso impegno a intensificare le risorse destinate ai partner dell’Europa sudorientale per favorire il loro allineamento alle norme internazionali ed europee.
Oltre agli 11,8 milioni di euro già stanziati a dicembre 2019 dal Consiglio dell’Unione europea, la Commissione intende mobilitare e destinare specifiche risorse disponibili per il periodo 2021-2027 nell’ambito del Fondo sicurezza interna e dello Strumento di assistenza preadesione: saranno queste le due principali fonti di finanziamento per rispondere alle sfide più urgenti nel campo del traffico illecito di armi.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Piano d’azione 2020-2025 dell’UE sul traffico di armi da fuoco, doc. COM(2020) 608 del 24 luglio 2020
Relazione della Commissione europea sulla Valutazione del piano d’azione 2015-2019 sul traffico di armi da fuoco tra l’UE e la regione dell’Europa sudorientale, doc. COM(2020) 293 del 27 giugno 2019