Il futuro dell’Unione europea: stato dei lavori e agenda dei Leader
23 febbraio 2018 di Mauro Varotto
La lunga crisi economica e finanziaria, la Brexit, il risorgere dei nazionalismi, i nuovi equilibri geopolitici internazionali e i nuovi fenomeni da gestire, quali le migrazioni, hanno aperto una profonda riflessione sul futuro dell’Unione europea.
Sono due i riferimenti politici che forniscono oggi il quadro di riferimento per i lavori in corso nelle Istituzioni europee e nei Parlamenti nazionali sul futuro dell’Unione:
- “La dichiarazione e la tabella di marcia di Bratislava”, che i Leader dei 27 Paesi dell’Unione hanno adottato all’unanimità il 16 settembre 2016 all’indomani dei risultati del referendum del Regno Unito;
- “La dichiarazione di Roma”, che i medesimi Leader dei 27 Paesi dell’Unione hanno adottato all’unanimità il 27 marzo 2017, in occasione del 60° anniversario dalla firma dei Trattati di Roma istitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea dell’energia atomica.
Le riflessioni della Commissione europea
Come è noto, è sulla base di questi due fondamentali documenti politici che la Commissione europea, il 1° marzo 2017 ha presentato il “Libro bianco sul futuro dell’Europa” al quale sono seguiti, nei mesi successivi, ben cinque documenti di riflessione sui temi prioritari per il futuro dell’Unione europea, a ciascuno dei quali ho dedicato uno specifico approfondimento in questo blog:
- il documento di riflessione sulla dimensione sociale in Europa (26 aprile 2017);
- il documento di riflessione sulla gestione della globalizzazione (10 maggio 2017);
- il documento di riflessione sull’approfondimento dell’unione economica e monetaria (31 maggio 2017);
- il documento di riflessione sul futuro della difesa europea (7 giugno 2017);
- il documento di riflessione sul futuro delle finanze dell’UE (26 giugno 2017).
L’Agenda dei Leader
Sulla base dei temi di riflessione proposti dalla Commissione europea, nell’ottobre del 2017 il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha sottoposto ai capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi dell’Unione europea un serrato programma di lavoro, fino alle elezioni del Parlamento europeo del giugno 2019: l’Agenda dei Leader, come è stato chiamata tale iniziativa, ha la finalità di affrontare al più alto livello politico tutte le questioni relative al futuro dell’Unione europea, dalle nuove priorità politiche alla riforma della zona euro, fino al futuro finanziamento dell’Unione europea.
Al vertice informale del 23 febbraio 2018, i Leader dei 27 Paesi dell’Unione europea hanno iniziato ad affrontare i dossier relativi ad alcune questioni istituzionali e finanziarie, trovandosi sul tavolo gli scenari elaborati dalla Commissione europea, che ha dato voce anche ad alcune proposte del Parlamento europeo, in due recenti comunicazioni del 14 febbraio 2018:
- “Un’Europa dei risultati: opzioni istituzionali per rendere più efficace l’azione dell’Unione europea”;
- “Un quadro finanziario pluriennale nuovo e moderno per un’Unione europea in grado di realizzare efficientemente le sue priorità post-2020”.
Le questioni istituzionali
La prima questione istituzionale riguarda la composizione del futuro Parlamento europeo dopo la Brexit.
Il Consiglio europeo, infatti, dovrà decidere la composizione del Parlamento europeo per la legislatura 2019-2024, sulla base di una proposta del Parlamento europeo e con l’approvazione del testo definitivo da parte di quest’ultimo. Prima delle prossime elezioni europee del giugno 2019 è necessario rivedere la distribuzione dei seggi tra gli Stati membri, tenendo conto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione nel marzo 2019, il quale oggi ha 73 seggi.
Vi sono diverse opzioni:
– portare il totale dei seggi a un numero inferiore a 751 deputati, che è il massimo consentito dai trattati;
– riassegnare i seggi agli altri Stati membri;
– riservare i seggi rimasti inutilizzati ad un futuro allargamento dell’Unione;
– riservare i seggi rimasti inutilizzati all’eventuale creazione di una circoscrizione transnazionale.
Il 7 febbraio 2018 il Parlamento europeo ha proposto di combinare le prime tre opzioni: ridurre il numero totale dei deputati a 705, riassegnare 27 seggi e tenere i seggi rimasti inutilizzati come riserva per futuri allargamenti ad altri Paesi europei, quali i Paesi dei Balcani.
La seconda questione riguarda la nomina del futuro presidente della Commissione europea. I partiti politici europei intendono nominare capilista (noti come Spitzenkandidaten/-kandidatinnen) quali loro candidati di punta per tale carica. Si tratta di un processo applicato per la prima volta nel 2014.
Commissione e Parlamento europeo chiedono che il candidato alla carica di presidente della Commissione europea proposto dal Consiglio europeo sia scelto esclusivamente da tale rosa di capilista.
Un’altra nuova idea relativa alle elezioni europee è la creazione di liste transnazionali. E’ un passo importante, anche perché la modifica delle disposizioni elettorali sul Parlamento europeo richiede l’approvazione unanime del Consiglio, l’approvazione del Parlamento europeo sul testo definitivo e, successivamente, la ratifica da parte di ciascuno Stato membro, conformemente alle rispettive norme costituzionali.
Tra le altre questioni istituzionali che saranno affrontate nei prossimi mesi figurano anche il numero dei Commissari europei, la possibilità di fondere le cariche di presidente della Commissione europea e di Presidente del Consiglio europeo, i “cartellini rossi” con cui i Parlamenti nazionali potrebbero bloccare l’adozione di alcuni atti a livello europeo e, infine, la revisione delle materie oggetto di voto a maggioranza qualificata.
Le questioni finanziarie
Ogni sette anni i Leader dei 27 Paesi dell’Unione europea decidono in merito al futuro delle sue finanze, attraverso l’adozione di un quadro finanziario pluriennale (QFP) che traduce in numeri le priorità politiche.
Il prossimo quadro finanziario pluriennale interesserà il periodo 2021-2017 e la Commissione europea, sempre in occasione dell’avvio della discussione tra i capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’Unione nel vertice informale del 23 febbraio 2018, ha presentato un documento che presenta le diverse opzioni disponibili.
Come sostenuto dalla Commissione europea, la discussione in corso sul futuro dell’Unione “offre l’opportunità di scegliere l’Europa che vogliamo e di definire un bilancio che ci aiuti a costruirla”.
Il bilancio dell’Unione europea è unico nel suo genere: diversamente dai bilanci nazionali, che sono in gran parte utilizzati per fornire servizi pubblici e finanziare i sistemi di sicurezza sociale, il bilancio dell’Unione è soprattutto un bilancio di investimenti e il quadro finanziario pluriennale di sette anni offre un orizzonte di programmazione a più lungo termine e la stabilità necessaria per pianificare gli investimenti. Inoltre, il bilancio dell’Unione deve sempre essere in pareggio.
D’altro canto, in termini dimensionali, il bilancio dell’Unione europea rappresenta una piccola parte della spesa pubblica totale dell’Unione, pari a circa l’1 % del reddito nazionale lordo (RNL) complessivo degli attuali 28 Stati membri e solamente a circa il 2 % della spesa pubblica dell’Unione: ogni cittadino europeo gode degli enormi vantaggi derivanti dall’Unione al costo di meno di un caffè al giorno.
Sicurezza e difesa
Le priorità politiche del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono state delineate nella “Dichiarazione di Roma”: il bilancio dell’Unione europea dovrebbe consentire la realizzazione di un’Europa sicura, un’Europa prospera e sostenibile, un’Europa sociale e un’Europa più forte sulla scena mondiale.
Quindi, la prima priorità sarà la sicurezza dei cittadini europei, in un momento di instabilità nei paesi che confinano con l’Europa, il che significa investimenti per garantire una gestione efficace della migrazione, contrastare il terrorismo e affrontare le minacce informatiche, il rafforzamento e nel controllo delle frontiere esterne e, infine, un impegno del tutto nuovo in materia di difesa militare.
Cambiamenti climatici ed economia circolare
La seconda priorità sono la lotta ai cambiamenti climatici e la transizione verso un’economia moderna, pulita e circolare, in linea con gli impegni assunti dall’Unione europea nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Pilastro dei diritti sociali
Il bilancio dell’Unione dovrà sostenere anche l’economia sociale di mercato, un modello di sviluppo economico unico nel mondo: questo significa aumentare gli investimenti per la creazione di occupazione, lotta alla povertà e rafforzamento dei sistemi di protezione sociale.
Sviluppare la dimensione sociale dell’Unione significa anche dare piena attuazione al pilastro europeo dei diritti sociali, e sostenere i giovani e la mobilità dei cittadini europei. Saranno necessarie risorse adeguate per aumentare le opportunità di impiego e far fronte alle sfide in materia di competenze, comprese quelle relative alla digitalizzazione.
Digitalizzazione, ricerca e innovazione
Nella corsa verso un’economia e una società digitali, l’Europa è rimasta indietro. Una connettività all’avanguardia dell’infrastruttura digitale, energetica e dei trasporti è fondamentale per la coesione territoriale, sociale ed economica in Europa. Inoltre, l’Europa deve essere capace di sfruttare il potenziale dell’innovazione e cogliere le opportunità che ne derivano. In particolare, i cambiamenti tecnologici e la digitalizzazione stanno trasformando le nostre industrie e il nostro modo di lavorare, nonché i nostri sistemi di istruzione e previdenza sociale. Un forte investimento in ricerca e innovazione è cruciale per il futuro dell’Europa.
Coesione
La politica di coesione economica, sociale e territoriale è la principale politica di investimenti dell’Unione mirante a ridurre le disparità tra regioni e tra Stati membri garantendo pari opportunità alle persone in tutta Europa: dovrà essere maggiormente focalizzata nelle aree più povere dell’Unione e, soprattutto, i suoi incentivi dovranno essere collegati alle riforme economiche nazionali.
Agricoltura
La politica agricola comune sarà riformata per sostenere la transizione verso un settore agricolo pienamente sostenibile, lo sviluppo di aree rurali dinamiche, alimenti sicuri, di alta qualità, nutrienti, diversificati e a prezzi accessibili.
Proiezione internazionale
Infine, il futuro quadro finanziario pluriennale dovrà consentire all’Europa di raggiungere i suoi obiettivi internazionali.
Da un lato, l’Unione e i suoi Stati membri sono, nel loro insieme, il maggior fornitore di aiuti allo sviluppo a livello mondiale; dall’altro, l’Unione europea svolge un importante ruolo a livello mondiale nel promuovere la buona governance, la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani nonché lo sviluppo economico sostenibile.
Le nuove sfide sono rappresentate dalle esigenze di stabilità e sicurezza, in particolare nell’immediato vicinato europeo, e dalla necessità di affrontare alla radice le sfide globali come la migrazione irregolare e l’estremismo violento.
Il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, che è già oggi il fulcro del piano per gli investimenti esterni dell’UE, rappresenta un modello che potrebbe essere ampliato in futuro.
ACCESSO DIRETTO ALLE FONTI DI INFORMAZIONE:
Comunicazione della Commissione europea, Un’Europa dei risultati: opzioni istituzionali per rendere più efficace l’azione dell’Unione europea, doc. COM(2018) 95 del 14 febbraio 2018
Comunicazione della Commissione europea, Un quadro finanziario pluriennale nuovo e moderno per un’Unione europea in grado di realizzare efficientemente le sue priorità post-2020, doc. COM(2018) 98 del 14 febbraio 2018